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Difficile trovare un paese che non abbia la sua valle delle streghe. La più angusta e tetra, la più inaccessibile e sinistra. Le streghe escono sul far della sera, dopo l’Ave Maria, e fino all’Ave Maria mattutina la loro azione malefica può insidiare animali e persone. Poi si ritirano nella loro ombrosa dimora.
In quel di Albaredo per San Marco la valle delle streghe è la Val Viaga, sul versante a monte del paese, un po’ sopra la sua uscita verso il passo di San Marco. Una valle breve e ripida, coperta di fitto bosco, che precipita nell’ultimo tratto quasi verticalmente nelle oscure forre del Bitto. Una leggenda ne conserva il timore. La via Priula la attraversa con un ponte, e ad Albaredo si diceva che un masso fatto rotolare da qui sarebbe finito nel Bitto, oltre 500 metri più in basso.


Cappelletta e corna di Val Viaga

Ecco che, nel 1721, un tal Togn (cioè Antonio) di Albaredo ebbe la bella idea di far costruire, nei pressi del ponte sul canalone della valle (il canàa de Viaga),una cappelletta (gesöo, con voce dialettale) dedicata alla Madonna, con l’intento di tener lontane le pestifere megere da quella via, così importante per i contadini che dovevano salire ai monti, così come ai mercanti, che passavano dalla valle di Bitto di Albaredo alla bergamasca per il passo di San Marco. Colse nel segno, e le maliarde accusarono il colpo: l’odore di santità che promanava da quella sacra edicola le costringeva a starsene alla larga. Ma non si diedero per vinte: meditavano un’atroce vendetta, ed alla fine la loro mente contorta e perversa la partorì. In una notte di sabba, oscura, tremenda, senza luna, con l’aiuto del loro signore, il diavolo, posero un grande masso proprio sopra la cappelletta, a strapiombo sulla mulattiera. Il masso era sì saldato alla parete di roccia che fiancheggiava la mulattiera, ma il suo equilibrio appariva quantomeno precario.


Sentiero della Transumanza

Il mattino successivo il primo contadino che passò di lì rimase esterrefatto: quel masso strapiombante non prometteva proprio nulla di buono, sembrava proprio lì lì per cadere sulla mulattiera. Tornò, quindi, ad Albaredo per informare la gente del paese, che accorse, curiosa, timorosa, interdetta.
Alla fine uno di coloro che erano saliti per vedere quell’inquietante masso, un tipo cui non difettavano coraggio e spavalderia, tagliò corto e se ne uscì con questa frase, con un tono che non lasciava spazio a repliche: “Ma quale prodigio e prodigio! Comunque sia arrivato fin qui, quel masso, non potrà certo saltar giù dalla roccia. Di cosa dobbiamo aver paura? Voi fate come credete, ma io certo non mi farò alcun problema a passare. Figuriamoci se adesso dobbiamo star qui a tremare per un grosso sasso!”
Alle sue parole seguì qualcosa di davvero stupefacente: il masso, come se fosse rimasto offeso da quella tracotanza, cominciò ad oscillare. Tutti rimasero paralizzati dalla paura. Solo il più audace, ormai troppo compromesso per tirarsi indietro senza perdere la faccia, fece qualche passo avanti, come se volesse oltrepassare il masso e proseguire sulla mulattiera. Appena questi giunse, però, sulla verticale del masso, accadde qualcosa di ancor più incredibile ed orribile: il masso si staccò dalla parete di roccia e gli piombò addosso, schiacciandolo.


Sentiero della Transumanza

Con grida di raccapriccio i presenti si diedero alla fuga. Passarono giorni prima che qualcuno osasse tornare sul luogo, e, cosa prodigiosa, del malcapitato contadino, vittima del masso, non c’era traccia. Il masso, dal canto suo, se ne stava esattamente là dove era comparso, come se fosse tornato, non si sa come, al suo posto. I contadini, però, lo sapevano bene come tutto ciò era potuto accadere: c’erano dietro quelle disgraziate di streghe della val Viaga, e magari la mano dello stesso demonio.
Era un gran bel guaio. Quella via era un passaggio obbligato per chi doveva salire ai maggenghi di Egul (Egolo), Gradesc’ e Corte Grande (Curt Granda), ed agli alpeggi di Baitridana e Piazza. Qualcuno, spinto dal bisogno, tentò di farlo, ma ogni volta la cosa finì in tragedia, perché il masso prese ad oscillare per poi precipitare infallibilmente sul capo del disgraziato.
Come fare? Se la Madonna aveva fatto la prima grazia cacciando, dopo la costruzione della cappelletta, le streghe della Val Viaga, solo lei poteva fare la seconda grazia, ponendo fine alla maledizione del masso. Ma dove pregare per questa grazia, se non alla chiesetta della Madonna delle Grazie, al dosso Chierico? Così pensò un tal mandriano, che, armato di fede e determinazione, si recò proprio là, ritirandosi in preghiera.


Sentiero della Transumanza

Quando uscì dalla chiesetta, sapeva cosa fare. Chiese ai contadini di una baita vicina un pezzo di burro fresco (panèt), che immerse nell’acqua benedetta della chiesetta, recitando un’Ave Maria. Si incamminò, poi, alla volta del masso maledetto. Quando giunse nei suoi pressi, si ripeté la solita scena sinistra, il masso cominciò ad oscillare.
Il mandriano non si perse d’animo, e pose il burro proprio alla sua base. E fu grazia per la seconda volta: il masso si fermò, d’improvviso, e non fu mai più visto oscillare. Il burro si era fatto roccia, lo aveva rinserrato definitivamente al corpo della roccia della montagna. La maledizione era terminata.
Da allora chiunque passi di qui recita un’Ave Maria, che è insieme un ringraziamento ed una richiesta di protezione, un’Ave Maria perché il masso non venga più via.
Fantasie partorite dai tempi in cui regnavano povertà e stenti? Ciascuno giudichi da sé, ma tutto possiamo visitare questi luoghi, descrivendo un bell’anello escursionistico che circonda proprio la Val Viaga.


Sentiero della Transumanza

IL SENTIERO DELLE STREGHE (L'ANELLO DELLA VAL VIAGA)

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Albaredo-Val Viaga-Val Fregera-Piazzola-Foppe-Egolo-Albaredo
3 h e 30 min.
600
E
SINTESI. Parcheggiata l'auto nella piazza di Albaredo per San Marco, saliamo lungo il paese fino al ristoro "El Cumpanadech". Qui seguiamo per breve tratto la provinciale per il passo di San Marco, salendo fino a trovare sulla sinistra un tratturo che se ne stacca (indicazioni per la Via Priula, il Sentiero dela Transumanza ed il Sentiero dei Miseri). Il tratturo passa per la cappelletta della Corna e su un ponte attraversa la Val Viaga, poi raggiunge il ponte sulla Val Fregera. Appena prima del ponte, sulla sinistra, imbocchiamo il sentiero che sale nel bosco, lambendo, sulla sinistra, i prati della di Piàzzola e delle Foppe. Qui intercettiamo una pista sterrata. La seguiamo verso sinistra, aggirando un ampio dosso e procedendo per un buon tratto, quasi in piano, circondati dal bosco. La traversata verso ovest termina al limite alto dello splendido maggengo di Egolo, sulla verticale di Albaredo. Raggiungiamo così una piazzola con una cappelletta (edificata nel 1995) che ospita una Madonnina (la Madonna Regina della Pace), presso le baite alte di Egolo (m. 1412). Sendiamo a sinistra e seguiamo il sentiero, che volge a sinistra e corre fra muretti a secco in direzione delle baite basse di Egolo. Il sentiero piega ancora a destra e raggiunge una baita più bassa, sulla cui facciata vediamo un dipinto di Madonna con Bambino datato 1916, con la scritta “Ravelli Francesco fece per divozione”. Scendiamo ancora tagliando in diagonale il ripido prato e ci portiamo alla baita più bassa, sulle cui pareti troviamo due segnavia bianco-rossi. Scendendo ancora su debole traccia in diagonale siamo al limite del bosco, dove con un po' di attenzione troviamo una larga mulattiera che prosegue nella discesa con tornanti regolari in un bosco fiabesco. Nell'ultimo tratto la mulattiera esce dal bosco e si cala ripida, a fianco di un canalino in cemento, ad intercettare la strada sterrata a monte delle Case di Sopra. Ci ritroviamo sulla pista a sinistra del ponte che attraversa la Valletta. Procediamo quindi verso sinistra, fino a ritrovare la mulattiera che scende diretta alle Case di Sopra. Dopo un breve tratto sulla carozzabile, intercettiamo la strada provinciale e, sul lato opposto, troviamo il viottolo che scende verso destra e ci riporta alla piazza San Marco al centro di Albaredo.

Dalla piazza di Albaredo percorriamo la via San Marco, fino ad intercettare la provinciale per il passo di San Marco. Pochi metri oltre, vedremo, sulla sinistra, la partenza della via Priula (in questo tratto denominata “grisciùn”). Dopo aver intercettato una pista più a monte, proseguiamo verso destra, ed in breve eccoci alla cappelletta ed al masso che incombe sulla via. È ancora lì. Ben saldato alla roccia. E le streghe della val Viaga? Non hanno più dato segno di vita. Ci sarà di che star tranquilli?


Piazzola

Se avremo, comunque, superato indenni la corna e, sul ponticello, la Val Viaga, potremo proseguire nella salita, in direzione della più ampia Val Fregera, che raggiungiamo, in breve, dopo essere passati a valle di una striscia di prati con alcune baite ammodernate. Dopo una curva a sinistra, ecco il ponte sulla valle; invece di impegnarlo, lasciamo la Via Priula (che effettua l’ultima salita prima di intercettare la strada provinciale per il passo di S. Marco) sulla sinistra, imboccando il sentiero che fiancheggia per un buon tratto, sulla sinistra, per chi sale, il torrentello della valle.


Le Foppe

Troviamo subito il cartello verde che ci rassicura: siamo sul Sentiero della Transumanza. Dopo una breve salita, ignoriamo un sentiero che si stacca sulla destra, attraversa il torrentello e prosegue sul lato opposto della valle: noi restiamo sul lato sinistro, ed incontriamo subito una svolta a sinistra, effettuando poi una diagonale in salita che ci porta in prossimità di una baita. Qui il sentiero (che si è fatto una ben marcata mulattiera) piega di nuovo a destra, e propone un bivio: una traccia meno marcata prosegue diritta, verso destra, mentre la mulattiera scarta subito a sinistra, protetta da un muretto a secco. Troviamo un nuovo cartello che ci conferma che è questa la direzione giusta. Iniziamo, ora, a salire decisamente, con diversi tornantini, sul filo di un dosso boscoso. La salita è piuttosto faticosa, e viene da chiedersi come mai sulla mulattiera non si rinvengano i miseri resti di qualche mucca schiattata nell’aspro sforzo di guadagnare il maggengo che, peraltro, non è lontano. Durante una sosta, potremo, peraltro, scorgere, alla nostra destra, sul lato opposto della valle, la carrozzabile che si stacca dalla strada provinciale per S. Marco e sale fino a Cornelli (località cui giungeremo anche noi, per altra via).


Dos

Un segno blu su un sasso preannuncia il limite inferiore della lunga striscia di prati del maggengo di Piàzzola: raggiunta la baita più bassa (m. 1340 circa), troviamo, alla sua sinistra, un nuovo cartello che segnala che il Sentiero della Transumanza prosegue salendo diritto; un secondo cartello segnala, invece, che il sentiero che se ne stacca, sulla sinistra, con andamento pianeggiante, porta al maggengo di Égolo. La salita, dunque, riprende, sempre con pendenza piuttosto severa. La traccia, che procede a zig-zag, è meno marcata, ma non ci si può sbagliare (qualche segno blu su alcune piante è di ulteriore aiuto): dobbiamo rimanere nei pressi del limite sinistro (per chi sale) dei prati.
Dopo aver donato diverse altre gocce di sudore al terreno di questo splendido bosco, sbuchiamo al limite inferiore del maggengo delle Foppe (m. 1470), intercettando la pista che lo raggiunge da destra, staccandosi dalla pista pricnipale che dalla strada perovinciale per il passo di San Marco sale fino ai Cornelli.


Egolo

Seguiamo ora questa pista verso sinistra, aggirando un ampio dosso e procedendo per un buon tratto, quasi in piano, circondati dal bosco. Sotto di noi, alla nostra sinistra, affonda il ripido vallone della Val Viaga, di cui contorniamo il bordo superiore. La traversata verso ovest termina al limite alto dello splendido maggengo di Egolo, sulla verticale di Albaredo. Raggiungiamo così una piazzola con una cappelletta (edificata nel 1995) che ospita una Madonnina (la Madonna Regina della Pace), presso le baite alte di Egolo (m. 1412). Siamo dunque al maggengo di Egolo. La pista sterrata prosegue scendendo verso il Serterio.


Egolo

Noi però non seguiamo la pista ma imbocchiamo il sentiero che dalla piazzola procede a sinistra, in piano e poi in discesa verso sud (davanti a noi distinguiamo, dai caratteristici tralicci, sul fondo della valle, il passo di San Marco). Pochi metri sopra, alla nostra sinistra, vediamo due paline con cartelli. Il primo segnala un albero classificato come albero monumentale, un vicino acero di monte alto 19 metri, con una circonferenza di 255 cm. Gli altri segnalano la prosecuzione del sentiero del Matusc' (che porta a Gradesc' in 40 minuti, e termina a Baitridana ed all'alpe Piazza). Non seguiamo però queste indicazioni, ma seguiamo in discesa il sentiero, che volge a sinistra e corre fra muretti a secco in direzione delle baite basse di Egolo. Il sentiero piega ancora a destra e raggiunge una baita più bassa, sulla cui facciata vediamo un dipinto di Madonna con Bambino datato 1916, con la scritta “Ravelli Francesco fece per divozione”. Scendiamo ancora tagliando in diagonale il ripido prato e ci portiamo alla baita più bassa, sulle cui pareti troviamo due segnavia bianco-rossi.


Mulattiera Egolo-Case di Sopra

Scendendo ancora su debole traccia in diagonale siamo al limite del bosco, dove con un po' di attenzione troviamo una larga mulattiera che prosegue nella discesa con tornanti regolari in un bosco fiabesco. Nell'ultimo tratto la mulattiera esce dal bosco e si cala ripida, a fianco di un canalino in cemento, ad intercettare la strada sterrata a monte delle Case di Sopra. Ci ritroviamo sulla pista a sinistra del ponte che attraversa la Valletta. Procediamo quindi verso sinistra, fino a ritrovare la mulattiera che scende diretta alle Case di Sopra. Dopo un breve tratto sulla carozzabile, intercettiamo la strada provinciale e, sul lato opposto, troviamo il viottolo che scende verso destra e ci riporta alla piazza San Marco al centro di Albaredo.


Egolo

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