Là dove salivano le mandrie in Valle del Bitto di Albaredo
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Albaredo-Rifugio Alpe Piazza |
3 h |
1000 |
E |
SINTESI. Parcheggiata l'auto nella piazza di Albaredo per San Marco, saliamo lungo il paese fino al ristoro "El Cumpanadech". Qui seguiamo per breve tratto la provinciale per il passo di San Marco, salendo fino a trovare sulla sinistra un tratturo che se ne stacca (indicazioni per la Via Priula, il Sentiero dela Transumanza ed il Sentiero dei Miseri). Il tratturo attraversa la Val Viaga e raggiunge il ponte sulla Val Fregera. Appena prima del ponte, sulla sinistra, imbocchiamo il sentiero che sale nel bosco, lambendo, sulla sinistra, i prati della di Piàzzola e della Foppa. Proseguendo nella salita cercando il sentiero a lato della baita e raggiungiamo le località Sass e Gradesc', dove arriva anche una pista sterrata. Ci portiamo nella parte alta dei prati di Gradesc' e saliamo ai Cornelli, dove intercettiamo di nuovo questa pista. Qui prendiamo a destra e passiamo sopra i prati dell'alpe Baitridana, portandoci al rifugio Alpe Piazza (m. 1835). Proseguiamo sul sentiero che supera una valletta e si affaccia all'alpe Piazza, dove ben presto vediamo il bivacco Legüi, dove termina il Sentiero della Transumanza (m. 1940). |
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Piazza
Fra
i quattro principali sentieri proposti come esperienza escursionistica
significativa a coloro che vogliono incontrare e conoscere a fondo
il territorio di Albaredo (albarée), quello della Transumanza ripercorre il
tragitto delle mandrie che, in estate, salivano dal paese agli alpeggi
alti, sostando nei maggenghi durante i mesi di maggio e settembre.
Un sentiero estremamente significativo, tenuto conto che siamo nel
cuore di quel sistema di alpeggi che sono legati alla produzione di
uno dei più famosi prodotti caseari dell’arco alpino,
il formaggio Bitto. Nella piazza S. Marco, centro di Albaredo, un
cartello illustra il percorso di questo sentiero (identificato dal
numero tre e dal colore verde).
Si tratta di un sentiero ad anello, che può avere un duplice
punto di partenza: la piazza centrale stessa di Albaredo (versione
più lunga, che richiede, complessivamente, circa 5 ore di cammino,
con un dislivello in altezza – essendo il bivacco Legüi,
all’alpe Piazza, il punto di arrivo – di circa 1000 metri),
oppure la partenza del sentiero vero e proprio, che si stacca dalla
Via Priula all’altezza del punto in cui questa attraversa la
Val Fregera (versione ridotta, e comunque di tutto rispetto, in quanto
richiede 4 ore ed un quarto di cammino, per superare un dislivello
di circa 770 metri).
Nel primo caso sfruttiamo un pezzo della storica Via Prìula
per raggiungere l’imbocco del sentiero, sul lato nord-occidentale
della Val
Fregera. Dalla piazza S. Antonio di Morbegno, dunque, saliamo ad Albaredo
per S. Marco. Lasciata l’automobile al parcheggio di
Piazza S. Marco (m. 898), la cui denominazione richiama gli
storici e secolari legami di Albaredo con la Serenissima, saliamo
lungo la via che, partendo dal lato alla sinistra della facciata della
chiesa, attraversa tutto il nucleo centrale del paese, fino ad intercettare
la via San Marco, vale a dire la strada provinciale che prosegue per
il passo di San Marco. La salita lungo questa stretta via ci offre
l’occasione per osservare una bella meridiana, alcuni dipinti
dedicati alla Madonna ed alcuni suggestivi murales.
Raggiunta la strada provinciale per S. Marco, troviamo sul lato opposto
il ristorante “El cumpanàdech”: lo lasciamo alle
nostre spalle, salendo per un breve tratto lungo la provinciale, fino
a trovare, sulla sinistra, la partenza di un tratturo che sale più
ripido rispetto alla strada asfaltata. (triplice indicazione: Via
Priula, Sentiero dei Misteri e Sentiero della Transumanza). Dopo una
salita abbastanza decisa, intercettiamo una larga pista sterrata che
proviene da sinistra e, seguendo le indicazioni del cartello della
Via Priula, la percorriamo verso destra, in falsopiano.
Apri qui una fotomappa del versante orientale della Valle del Bitto di Albaredo
Troviamo ben presto un cartello blu che ricorda un passaggio della
leggenda del Sassello, cui è legato il Sentiero dei Misteri:
il pastore, che doveva salire alla casera di Pedena per ritirare una
forma di Bitto, passando di qui e ricordando la pessima fama del luogo,
infestato da streghe malefiche, non mancò di recitare una preghiera
alla Madonna. Ci stiamo approssimando, infatti, al ponticello della
val Viaga, preceduto da una cappelletta dedicata alla Madonna e da
una singola corna rocciosa che incombe sul sentiero. Davvero singolare
la conformazione di questa roccia: sul lato che guarda al sentiero
appare come una corna sbalzata rispetto alla base rocciosa, e congiunta
con questa da una striscia di roccia singolarmente più chiara;
guardando sul lato opposto, scopriamo una profonda crepa che la stacca
dall’avamposto roccioso, sul
quale poggia, ci pare proprio, con equilibrio instabile, perché
la base di appoggio è davvero ridotta. Insomma, parrebbe lì
lì per cadere sul sentiero, ed una leggenda racconta che venne
posta in quel punto dalle streghe della Val Viaga, perché precipitasse
sul capo dei viandanti che non sostavano a recitare una preghiera
alla Madonna. Ecco spiegato il cartello che ricorda l’atto di
devozione del Sassello. Ogni escursionista, ad ogni buon conto, si
regoli come meglio crede.
Se avremo, comunque, superato indenni la corna e, sul ponticello,
la Val Viaga, potremo proseguire nella salita, in direzione della
più ampia Val Fregera, che raggiungiamo, in
breve, dopo essere passati a valle di una striscia di prati con alcune
baite ammodernate. Dopo una curva a sinistra, ecco il ponte sulla
valle; invece di impegnarlo, lasciamo la Via Priula (che effettua
l’ultima salita prima di intercettare la strada provinciale
per il passo di S. Marco) sulla sinistra, imboccando il sentiero che
fiancheggia per un buon tratto, sulla sinistra, per chi sale, il torrentello
della valle.
Troviamo subito il cartello verde che ci rassicura: siamo sul Sentiero
della Transumanza. Dopo una breve salita, ignoriamo un sentiero che
si stacca sulla destra, attraversa il torrentello e prosegue sul lato
opposto della valle: noi restiamo sul lato sinistro, ed incontriamo
subito una svolta a sinistra, effettuando poi una diagonale in salita
che ci porta in prossimità di una baita. Qui il sentiero (che
si è fatto una ben marcata mulattiera) piega di nuovo a destra,
e propone un bivio: una traccia meno marcata prosegue diritta, verso
destra, mentre la mulattiera scarta subito a sinistra, protetta da
un muretto a secco. Troviamo un nuovo cartello che ci conferma
che è questa la direzione giusta. Iniziamo, ora, a salire decisamente,
con diversi tornantini, sul filo di un dosso boscoso. La salita è
piuttosto faticosa, e viene da chiedersi come mai sulla mulattiera
non si rinvengano i miseri resti di qualche mucca schiattata nell’aspro
sforzo di guadagnare il maggengo che, peraltro, non è lontano.
Durante una sosta, potremo, peraltro, scorgere, alla nostra destra,
sul lato opposto della valle, la carrozzabile che si stacca dalla
strada provinciale per S. Marco e sale fino a Cornelli (località
cui giungeremo anche noi, per altra via).
Egolo
Un segno blu su un sasso preannuncia il limite inferiore della lunga striscia di prati del maggengo di Piàzzola: raggiunta la baita più bassa (m. 1340 circa), troviamo, alla sua sinistra, un nuovo cartello che segnala che il Sentiero della Transumanza prosegue salendo diritto; un secondo cartello segnala, invece, che il sentiero che se ne stacca, sulla sinistra, con andamento pianeggiante, porta al maggengo di Égolo. La salita, dunque, riprende, sempre con pendenza piuttosto severa. La traccia, che procede a zig-zag, è meno marcata, ma non ci si può sbagliare (qualche segno blu su alcune piante è di ulteriore aiuto): dobbiamo rimanere nei pressi del limite sinistro (per chi sale) dei prati.
Egolo
Dopo aver donato diverse altre gocce di sudore al terreno di questo splendido bosco, sbuchiamo al limite inferiore del maggengo delle Foppe (m. 1470), intercettando la pista che lo raggiunge da destra, staccandosi (sulla sinistra, per chi sale) dalla già menzionata pista che sale fino ai Cornelli. Portiamoci alla baita sul limite sinistro dei prati, appena sopra la pista: troveremo un nuovo cartello che indica che non dobbiamo seguire la pista, ma salire lungo il sentiero che parte appena a sinistra di questa baita.
Monte Lago
Prima
di raccontare la prosecuzione dell’escursione, vediamo come
è possibile chiudere un anello meno impegnativo, iniziando
la discesa da qui (questo itinerario può servire anche per serguire una vita diversa per il ritorno ad Albaredo). Basta seguire la pista verso sinistra, fino ad uno slargo. Qui imbocchiamo un sentiero che, in
breve, esce dal bosco in corrispondenza di un bivio, con un cartello
giallo del Sentiero del Matüsc. Al bivio prendiamo a sinistra,
scendendo in breve ad intercettare un più largo sentiero che
proviene da sinistra e raggiungendo il limite superiore di un’ampia
fascia di prati, il bellissimo e panoramicissimo maggengo di Égolo.
Ora dobbiamo scendere, seguendo per un tratto le rade indicazioni
bianco-rosse ed i cartelli del Sentiero del Matüsc (intercettiamo
un secondo sentiero che proviene da sinistra, dalla località
Piazzola: si tratta del sentiero sopra citato, Piazzola- Égolo).
Poi, però, quando questo piega a destra, noi restiamo sul limite
sinistro dei prati, scendendo alla più bassa delle baite di
sinistra: qui pieghiamo a destra, percorrendo un breve tratto, a trovare
un sentiero che si stacca sulla sinistra dal sentierino sul quale
siamo, iniziando a scendere
verso il limite del bosco. Volgendo gli occhi alla baita un po’
più in alto, alla nostra destra, vediamo un bel dipinto di
Madonna. All’inizio il sentiero sempre poco marcato, ma poi,
entrati nel bosco, scopriamo che si tratta di una larga e comoda mulattiera,
che, con numerosi tornanti, ci porta fino ai prati alti a monte della
frazione Case di Sopra di Albaredo. Qui intercettiamo una carrozzabile
sterrata, appena a sinistra del Punt dul Saltìn. Prendiamo
a sinistra e, dopo la curva, troviamo, sulla destra, un sentierino
che scende diritto sul filo del dosso di prati, intercettando una
stradina asfaltata che sale dalle Case di Sopra. Il sentierino alle
case della frazione: qui prendiamo a destra e, superato un parcheggio,
raggiungiamo, scendendo, in breve il ristorante “El cumpanadegh”,
dal quale torniamo alla piazza centrale di Albaredo, dove abbiamo
lasciato l’automobile. Questo anello ridotto, ma non per questo
minore, comporta un dislivello in salita di circa 560 metri, e richiede
circa 3 ore di cammino.
Alpe Piazza e monte Lago
Ma torniamo alle Foppe, per riprendere il racconto del Sentiero della Transumanza. Invece di seguire la pista, saliamo per il sentiero a lato della baita, rientrando nel bosco, fino alla località Sass (m. 1600 circa), dove intercettiamo un sentiero che sale da sinistra. Il doppio cartello del Sentiero del Matüsc e del Sentiero della Transumanza ci indica che abbiamo intercettato il primo percorso: da qui in avanti, per un bel tratto (fino all’alpe Baitridana), i due sentieri coincidono.
Apri qui una panoramica dal sentiero per l'alpe Piazza
Continuiamo a salire, fino a quota 1640, dove tagliamo un sentiero
che proviene da sinistra e prosegue a destra; seguendo l’indicazione
di una nuova coppia di cartelli, proseguiamo salendo. A quota 1680,
in corrispondenza di un cartello che indica la Rosa Canina, usciamo
di nuovo dal bosco, sul limite inferiore di una fascia di prati. Salendo
ancora, a quota 1720 intercettiamo, ad un tornante destrorso (per
chi sale), la già citata carrozzabile che si porta fino ai
Cornelli. Il cartello del Sentiero
della Transumanza, però, ci indica che non dobbiamo seguire
la pista, ma che dobbiamo salire alla parte alta di destra dei prati
che abbiamo raggiunto (si tratta della località Gradesc').
Dopo una breve salita, però intercettiamo la seconda volta
la carrozzabile, che ora seguiamo fino al suo punto terminale, ai Cornelli (m. 1739), i prati che si trovano nella
parte alta del largo dosso che separa la val Fregera, alla nostra
destra (nord-ovest), dalla valle Piazza, alla nostra sinistra (sud-est):
si tratta del dosso che sfrutteremo al ritorno. Un nuovo cartello
verde ci indica la direzione nella quale il sentiero prosegue, in
direzione (sud-est) dell’ampia alpe Piazza (o alpe Piazzo),
che vediamo già davanti a noi, ai piedi dell’elegante
profilo del monte Lago (m. 2353). Troviamo anche diversi altri cartelli:
a quelli più vecchi della Comunità Montana di Morbegno,
infatti (di color giallo), si aggiungono i più recenti del
Parco delle Orobie Valtellinesi. Con riferimento a questi ultimi,
viene segnalato il trivio al quale siamo giunti: nella direzione dalla
quale veniamo vengono indicati, sul percorso 149, Egolo, a 30 minuti,
il Dosso Comune (che non abbiamo incontrato, salendo, perché
rientra nel percorso del Sentiero del Matüsc), a 50 minuti, ed
Albaredo ad un’ora e 20 minuti; nella direzione in cui dobbiamo
procedere vengono indicati, sul percorso 132, Baitridana, a 10 minuti,
il rifugio alpe Piazza e l’alpe Piazza, a 20 minuti; nella direzione
che scende, alla nostra destra, sul dosso (la seguiremo al ritorno)
vengono infine indicati, sul percorso 132, la Corte Grande, a 10 minuti,
la Corte Grassa, a 20 minuti e la località Scoccia (Scöccia)
a 40 minuti.
Apri qui una panoramica dai Cornelli
Mettiamoci, dunque, in cammino, in direzione sud-est, sul tranquillo
sentiero che sale gradualmente, attraversando due macchie di abeti
e passando a monte della splendida conca di prati dell’alpe Baitridana (m. 1670). Ignorata la deviazione, che
sale alla nostra sinistra, per la Pozza Rossa, usciamo dalla seconda
macchia e raggiungiamo il rifugio alpe Piazza, appena
a monte del sentiero (m. 1835).
La conclusione del sentiero è ormai vicina: proseguendo sul
sentiero, che si dirige all’ampia distesa dell’alpe, la
più importante di Albaredo, superiamo il torrentello che scende
dalla parte alta della Valle Piazza e ci dirigiamo al baitone quotato
IGM 1898, sul quale è posta una targa dedicata a quanti hanno
profuso le proprie energie nelle attività connesse con la vita
degli alpeggi. Vi si legge: “A tutti coloro che da questo alpeggio
hanno tratto sostentamento frutto di spossante gravoso lavoro, a tutti
coloro che ancora oggi contribuiscono al mantenimento della secolare
attività qual è la lavorazione del latte, Pro Loco di
Albaredo dedica, Alpe Piazzo 12 agosto 1984”. Questa dedica
è la migliore conclusione della salita lungo il sentiero percorso
per secoli da alpeggiatori e mandrie.
Alla destra del baitone, a quota 1923 metri, si trova il più piccolo edificio adibito
a bivacco (bivacco Legüi). È questo il
punto più alto del sentiero, che abbiamo raggiunto dopo circa
3 ore di cammino (o poco meno). Il panorama è splendido. Siamo
nel cuore dell’alpe che, come già detto, si stende ai
piedi del monte Lago, che la domina a sud-est. Ma è soprattutto
il panorama settentrionale ad imporsi per la sua straordinaria bellezza,
mostrandoci tutte le cime del gruppo Masino-Disgrazia, vale a dire,
da sinistra, i pizzi Badile, Cengalo e Gemelli, i pizzi del Ferro (sciöma dò fèr),
la cima di Zocca, la punta Allievi, la cima di Castello, la punta
Rasica, i pizzi Torrone, il monte Sissone, le cime di Chiareggio e,
preminente per mole ed eleganza, il monte Disgrazia, che chiude la
splendida carrellata sul lato destro. Per chi ha gambe, segnaliamo
che dal bivacco la salita alla cima del monte Lago, ancor più
panoramica (m. 2353), si può effettuare in poco più
di un’ora,
raggiungendo il crinale che scende verso ovest e seguendone facilmente
il filo fino alla cima.
Il bivacco Legüi
Ecco come avviene, invece, il ritorno. Scendiamo di nuovo al trivio in località Cornelli, e seguiamo le indicazioni del sentiero che scende alla nostra sinistra (percorso 132, che conduce alla Corte Grande, in 10 minuti, alla Corte Grassa, in 20 minuti ed alla località Scoccia (Scöccia) in 40 minuti. Nel primo tratto di discesa attraversiamo una bella pineta, e ne raggiungiamo il limite inferiore in corrispondenza di un cartello che segnala, nella direzione dalla quale veniamo, il bivacco Legüi ed il rifugio Alpe Piazzo.
Apri qui una panoramica dall'alpe Piazza
Poi procediamo sul limite di sinistra (per chi scende) dell’ampio
e splendido terrazzo prativo sul quale si trova il gruppo di baite
della Corte Grande (m. 1615), seguito, a poca distanza,
da quello della Corte Grassa (m. 1500). Proseguendo
nella discesa, dobbiamo
prestare attenzione e rimanere sul lato sinistro del largo dosso,
raggiungendo le baite della località Scöccia (m. 1445).
La mulattiera, molto marcata nel tratto terminale (segnavia bianco-rossi)
termina la sua discesa intercettando il primo tratto della strada
asfaltata che si stacca dalla strada provinciale per il passo di San
Marco. Se, invece, ci portiamo sul lato opposto della Corte Grande,
troveremo un sentiero che scende ad un parcheggio che si trova sempre
sulla pista per i Cornelli, ma un paio di tornanti sopra rispetto
alla partenza. In entrambi i casi, ci attende un tratto di discesa
sulla strada provinciale per S. Marco: dopo un primo tornante sinistrorso,
uno successivo destrorso ed un secondo tornante sinistrorso, raggiungeremo
il punto in cui la Via Priula intercetta la strada provinciale.
Possiamo, però, anche proseguire sulla mulattiera che lascia,
sulla sinistra, la strada provinciale in prossimità del bivio
al quale si stacca la strada per Cornelli: la successiva diescesa
passa per Scöccia di sotto e si conclude intercettando
la Via Priula, nei pressi del ristoso Via dei Monti. Percorrendo la
Via Priula verso destra, intercettiamo al strada provinciale nel punto
sopra descritto: attraversata la strada, proseguiamo, quindi, scendendo
al ponticello sulla Val Fregera, nel pressi del quale possiamo aver
lasciato l’automobile.
Se questa è, invece, ad Albaredo, non ci resta che proseguire
nella discesa sulla via Priula fino ad intercettare la strada provinciale
per S. Marco sul limite meridionale del paese, per poi scendere alla
piazza della chiesa, dove abbiamo parcheggiato l’automobile.
Nel primo caso l’anello richiede circa 4 ore ed un quarto di
cammino (il dislivello è di 770 metri), nel secondo 5 ore circa
(il dislivello sale a 1000 metri).
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