PRESENTAZIONE

La Val Gerola, per l’ampiezza, gli insediamenti umani, gli alpeggi di pregio, la ricchezza di convalli e di elementi di interesse storico e naturalistico, è la regina delle valli orobiche. È divisa nel territorio di ben quattro comuni, con altrettanti insediamenti permanenti principali, Sacco, Rasura, Pedesina e Gerola Alta, ciascuno con le proprie peculiarità culturali ed economiche, come lascia intendere una vecchia filastrocca che li mette in fila: “Sach paìs da stach, Resüra prat da segà, Pedesina munt da cargà, Giaröla bosch da taià”. Vale a dire: Sacco godeva della sua ottima posizione, Rasura dell’abbondanza dei suoi prati da sfalcio, Pedesina dei suoi alpeggi e Gerola dei suoi boschi. Da qui l’idea di tracciare un’alta via che tocchi i luoghi più significativi della valle, percorrendola ad anello da Morbegno a Morbegno (o, in una versione più breve che salta la prima tappa, da Rasura a rasura). Niente di ufficiale, niente di istituzionalizzato, solo una proposta, un’idea per passare sei (o cinque) giorni nel regno del Bitto, il re dei formaggi grassi d’alpe ed il prodotto più significativo di una cultura che qui conserva la sua identità e le sue radici vitali. Condizioni: buon allenamento, condizioni meteorologiche buone, buon senso dell’orientamento per un percorso che una sola volta (discesa alla bocchetta Paradiso al lago Rodondo) propone un passaggio che richiede cautela e buona esperienza escursionistica.


Sacco

ALTA VIA DELLA VAL GEROLA- 1- MORBEGNO - RIFUGIO LA CORTE

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Morbegno-Sacco-Rifugio La Corte
3 h
990
E

SINTESI. Alla rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi proviene da Milano) prendiamo a destra e ad una successiva rotonda ancora a destra. Superato un ponte, siamo al punto di partenza della provinciale della Val Gerola. Parcheggiamo nei pressi della partenza (m. 230) e ci incamminiamo su una stradina che si stacca sulla sinistra proprio al punto di partenza della provinciale, che invece sale a destra. La stradina lascia il posto ad una mulattiera che viene passa per i ruderi di San Carlo, viene intercettata da destra dalla mulattiera che sale da Regoledo, e porta a Campione (m. 580). Proseguiamo raggiungendo una pista che sale ad intercettare la provinciale della Val Gerola. Sul lato opposto troviamo una mulattiera che sale fino al cimitero di Sacco ed alla vicina chiesa di San Lorenzo (m. 700). Lasciamo il sagrato della chiesa e saliamo lungo la via Pra di Rüss; dopo una curva a sinistra ed una semicurva a destra, giungiamo ad un bivio, al quale prendiamo a destra, trovando un parcheggio nei pressi di un campo di calcio a 5. Seguiamo la pista e giungiamo alla chiesetta di San Bernardo, sul cui lato sinistro parte un sentiero che attraversa una selva ed un prati e si ricongiunge con la pista sterrata. La seguiamo ignorando una pista che se ne stacca sulla destra. La pista ha ora un fondo in cemento ed è ripida. Dopo una semicurva a destra, giungiamo in vista del punto nel quale la ripida salita ha termine; appena prima di questo punto, osservando a destra, vediamo, presso un grande traliccio, un cartello che segnala “Corte Tagliate 1 h – Rifugio della Corte”: da qui parte la bella mulattiera in risc' che sale ripida e con qualche tornante nel bosco. Ad un primo bivio prendiamo a sinistra, al secondo a destra e ragigungiamo un gruppo di baite; seguendo una pista saliamo ad intercettare la strada asfaltata che sale alla Corte, ad un tornante sx. Saliamo su questa strada e dopo un tornante dx siamo al Rifugio della Corte (m. 1250).

La prima tappa dell'Alta Via della Val Gerola prevede la salita da Morbegno al rifugio della Corte.
Per effettuarla, raggiungiamo l’imbocco della strada ex statale 405, ora strada provinciale, della Val Gerola, staccandoci sulla destra dall'ex ss. 38 dello Stelvio all’altezza della prima rotonda (per chi proviene da Milano) all’ingresso di Morbegno. Non imbocchiamo, però, la provinciale della Val Gerola, ma parcheggiamo nei pressi del suo punto di partenza (m. 230), per incamminarci su una più stretta stradina asfaltata, che se ne stacca, proprio all’imbocco, sulla sinistra (cartello con l’indicazione per il rifugio Trona). La stradina, inizialmente ha un fondo in asfalto, poi diventa una bella mulattiera che, superate alcune baite diroccate (località San Carlo, m. 385), conduce, poco sopra quota 400, alla selva Maloberti, che costituisce un eccellente osservatorio su Morbegno, sulla bassa Valtellina e sulla Costiera dei Cech.

Poi, oltrepassata una fontana dove un cartello ricorda il nesso fra pulizia e bellezza, ed intercettata la mulattiera che sale da Regoledo, raggiungiamo l’ampio terrazzo di prati e selve di castagni della località Campione (m. 580), che, alla bellezza ed amenità dello scenario naturale, unisce un motivo di interesse storico: qui nacque, infatti, nel 1417, la celebre figura di Bona Lombarda, eroina della storia del quattrocento italiano. Si trattava di una contadina di cui si innamorò il capitano Pietro Brunoro, che militava nell’esercito del Ducato di Milano (allora signoria dei Visconti), guidato dal capitano di ventura Niccolò Piccinino e dal valtellinese Stefano Quadrio, esercito che aveva appena sconfitto quello veneziano nella battaglia di Delebio (1432). I due si sposarono nella chiesa di Sacco e la moglie seguì poi il capitano, di origine parmense, nelle sue peregrinazioni legate alla compagnia di ventura per la quale militava. Fin qui niente di strano: ciò che, però, rese quasi leggendaria la figura della donna fu la pratica delle armi, nella quale, affiancando il marito, si distinse per coraggio e valore, tanto da farne un’eroina molto amata, soprattutto in epoca romantica.
Bene: dopo aver tributato il giusto omaggio al valore delle donne valtellinesi, lasciamo alle nostre spalle anche la cappella posta a ricordo del giubileo sacerdotale di Leone XIII, proseguendo, poco oltre le belle baite ed i prati di Campione, su pista sterrata, che propone alcuni tornanti, fino ad intercettare la strada provinciale della Val Gerola. La attraversiamo ed imbocchiamo, sul lato opposto, una pista che porta a Sacco (m. 700). Ignorata una deviazione a sinistra, passiamo davanti alla cappelletta (gisöl) della Moràta e raggiungiamo il cimitero di Sacco. Di qui, in breve, siamo alla piazza ed alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Sacco.

Dalla piazza del paese proseguiamo passando a lato della chiesa e seguendo la via Pra di Rüss; dopo una curva a sinistra ed una semicurva a destra, giungiamo ad un bivio, al quale prendiamo a destra, trovando un parcheggio nei pressi di un campo di calcio a 5: qui dobbiamo lasciare l’automobile, perché il transito sulla successiva pista sterrata è chiuso ai veicoli non autorizzati.
Poco più avanti vediamo, sulla sinistra, la bella cappelletta di San Bernardo. Alla sinistra della cappelletta vediamo la partenza di un largo sentiero, che ci permette di risparmiare un buon tratto della pista sterrata. Imboccato il sentiero, proseguiamo all’ombra di una selva, fino a giungere al punto nel quale si stacca sulla destra il sentierino che porta all’oratorio del Calvario, nascosto alla vista dalle piante, su un piccolo poggio roccioso. Non possiamo mancare di visitarlo, anche se la vegetazione ha chiuso lo splendido panorama che un tempo da qui si godeva.
Tornati sul sentiero principale, proseguiamo fino a sbucare sul limite di un prato con un rustico, attraversato il quale intercettiamo la pista sterrata che abbiamo lasciato pochi minuti prima. Procediamo, ora, salendo lungo la pista e passando a sinistra di una fontana; superato uno slargo, con un casello dell’acqua, continuiamo la salita, ignorando una pista secondaria che, appena prima del casello, si stacca, sulla destra, dalla principale. Ora la pista ha un fondo in cemento, con un muretto sul lato sinistro, ed è piuttosto ripida; superata una fascia di prati, a valle ed a monte della pista, torniamo all’ombra di una selva.
Dopo una semicurva a destra, giungiamo in vista del punto nel quale la ripida salita ha termine; appena prima di questo punto, osservando il lato destro, vediamo, presso un grande traliccio, un cartello che segnala “Corte Tagliate 1 h – Rifugio della Corte”: da qui parte la bella e storica mulattiera in risc' che sale alla Corte ed al maggengo delle Tagliate. Essa fungeva anche da pista da strascico per il legname, cosa che giustifica il suo andamento sempre ripido e la sua particolare conformazione con leggero avvallamento centrale. Dopo qualche tornantino, affrontiamo un traverso a sinistra; al successivo tornante dx lasciamo alla nostra sinistra una baita, nel cuore del bosco, con un muretto di fronte alla facciata. Dopo il successivo tornante sx affrontiamo un tratto molto ripido, fino al tornante dx, dove ci raggiunge, da sinistra, un largo sentiero. Il successivo traverso verso destra ha una pendenza decisamente meno severa; intorno a noi, gli abeti, rossi e bianchi, si fanno sempre più frequenti. Sul lato destro possiamo scorgere alcuni prati, seminascosti dalle piante. La mulattiera piega gradualmente a sinistra ed diventa di nuovo abbastanza ripida: ormai siamo in una splendida pecceta; al fondo in risc' si sostituisce il tipico fondo tappezzato da aghi dei larghi sentieri di pecceta. Poi volgiamo leggermente a destra, la pendenza si attenua e la sede della mulattiera si restringe un po’, anche se rimane ben visibile. Salendo, procediamo più o meno diritti e piegando a sinistra, e superiamo un sentiero che prosegue, con andamento pianeggiante, alla nostra destra. Raggiungiamo, poi, un secondo bivio: prendendo a sinistra, dopo un ultimo tratto quasi pianeggiante, intercettiamo, in corrispondenza di un cassonetto, la strada asfaltata (chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati) che, staccandosi dalla strada asfaltata Rasura-Bar Bianco, porta alla Corte ed alle Tagliate; se, invece, prendiamo a destra saliamo, in breve, ad un gruppo di baite (qui troviamo un cartello escursionistico ed un secondo cartello che disegna una semplice ma efficace mappa per la salita al pizzo di Olano), alle quali scende una brevissima pista, che, percorsa in salita, intercetta anch’essa la strada asfaltata, in corrispondenza di un tornante sx. Memorizziamo questo punto, perché ci sarà utile per ritrovare senza troppi giri la mulattiera al ritorno.
Seguiamo, ora, la strada, che, con fondo in cemento, dopo un tornante dx porta al Rifugio della Corte (m. 1250). Nel medesimo edificio è ricavata una cappelletta; una targa vi ricorda don Domenico Clerici, parroco a sacco dal 1902 al 1951, anno della morte, vero e proprio personaggio la cui figura è rimasta ben scolpita nella memoria della gente; la cappelletta fu, infatti, voluta ed inaugurata da lui nel 1928. Sulla targa si legge: “A don Domenico Clerici prevosto di Sacco per 48 anni che alla Corte questa chiesa volle ed edificò, il Comune, la Parrocchia e gli amici a memoria posero. 1961”. Un’altra targa ricorda don Ernesto Zugnoni; vi si legge: “Qui aleggia lo spirito di don Ernesto Zugnoni che troppo presto è stato improvvisamente strappato a questo lembo di paradiso terrestre a lui tanto caro. 7.11.1921 30.8.1988”. Una terza targa è dedicata, dagli amici che vollero restaurare la cappella, alla memoria di Giovan Battista del Curto, nato a Piuro nel 1924 e morto a Sondrio nel 1964. Nei pressi del rifugio un cartello escursionistico segnala la partenza del sentiero per l’alpe Olano e le Tagliate di Sopra; troviamo anche l’edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi.

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