Camminando sul versanti della bassa Val Torreggio (Val del Turéc')
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La bassa Val Torreggio (Val del Turéc'), che si apre a monte di Torre di Santa Maria, è lo scenario di un interessante anello escursionistico che ci porta anche a conoscere i prati dei Piasci, un luminoso terrazzo panoramico che ospita anche il rifugio Cometti, a circa 1700 metri di quota.
Usciti dal paese, procediamo in leggera salita verso sud, sulla carozzabile che porta alla cinquecentesca chiesetta di San Giuseppe che, secondo una leggenda, che ha però un fondamento storico, sorse alla fine del Cinquecento, nel luogo colpito, diversi anni prima, da una rovinosa valanga, che scese dalla soprastante valle del Venduletto e seppellì il nucleo di Bondoledo. Non fu più possibile recuperare le salme dei suoi abitanti, tutti morti. Venne, quindi, edificata la chiesetta, come segno di pietà per i defunti, ma nulla fu più costruito nei prati vicini, perché, dice la leggenda, quei prati costituiscono il cimitero degli sventurati abitanti di Bondoledo, ed è cosa empia edificare sopra un cimitero. Dalla chiesetta, guardando verso nord, possiamo godere di un buono scorcio sulla media Valmalenco e sul pizzo Malenco che in questa prospettiva pare essere signore della valle.
Ignoriamo poi la deviazione a sinistra che scende alla contrada dei Bianchi, che merita però di esser menzionata per un episodio che ci riconsegna alle crudezze della storia. Correva l'anno 1731 quando un branco di lupi, resi più temerari dalla fame, calarono dai boschi della bassa Val Torreggio (Val del Turéc') sulla frazione, divorando alcuni bambini. Eventi del genere erano piuttosto rari, ma non del tutto eccezionali.
Seguiamo dunque il sentiero, sempre ben marcato, che sale con serrati tornantini in un fitto bosco, nel primo tratto verso ovest, poi verso nord-ovest. Dopo un quarto d'ora buono passiamo accanto ad una cappelletta (m. 965) dove un'immagine della Madonna da secoli veglia per difendere i viandanti dalle insidie che questi luoghi ombrosi e solitari non mancano di nascondere. Stiamo infatti salendo sul versante meridionale della Val de Lot, che scende verso est dai prati di Fedugno, sinistramente famosi, così almeno vuole un'altra leggenda, per i fantasmi avvistati nottetempo dagli impauriti contadini del luogo.
La seguiamo verso destra ed in breve siamo ad un bivio, poco sopra quota 1700: la pista di sinistra sale agli alpeggi di Arcoglio inferiore e superiore, mentre quella di destra procede verso i Piasci. Seguiamo quest'ultima, verso ovest, con alcuni saliscendi; la pista piega poi a destra (nord) attraversando due rami del torrente Arcoglio e termina al limite meridionale degli ondulati prati deiPiasci (ciaasc', m. 1720). Il maggengo, costituito da un'ampia fascia di prati con una conca in mezzo, è costituito da diversi nuclei che ricevono il nome dal soprannome della famiglia dei proprietari o dalla posizione.
Noi però dobbiamo portarci sul lato opposto dell'alpeggio, al poggio erboso sul suo limite nord-orientale, che raggiungiamo portandoci presso il suo bordo di destra e seguendolo fino a giungere in vista di una grande croce di legno. Si tratta di una doppia croce in legno, su cui è incisa la scritta "ANNO 1950 SANTO". Poco più in basso si trova la partenza del sentiero (che poi diventa larga mulattiera) che ben presto si immerge in un bosco di larici e scende, con direzione nord-ovest e poi nord e con diversi tornanti, al fondovalle della Val Torreggio (Val del Turéc'). Qui un bel ponte in legno ci permette di scavalcare il torrente Torreggio. Sul lato opposto il sentiero sale con pochi tornanti ad intercettare quello principale che proviene da Ciappanico, poco a monte dell'alpe Son (m. 1385).
Prendendo a destra, in breve scendiamo a questo alpeggio, caratterizzato da un gruppo caratteristico di baite poste in mezzo ad un ampio dosso erboso. A nord dei prati si nota un sorta di grande ferita rocciosa che interrompe il versante boscoso. Si tratta della dirupata formazione rocciosa nota come “Rocca di Castellaccio” (m. 1777), sede, secondo un’antica leggenda, di una feroce banda di predoni che scendevano nottetempo a depredare ed uccidere gli sventurati viandanti solitari nei pressi di Ciappanico. Il sentiero prosegue nella discesa verso est. Abbiamo proprio di fronte, sul versante opposto della Valmalenco, l’aspra e scoscesa valle Dagua, dominata dal pizzo Palino (m. 2686), a sinistra, e dal monte Foppa (m. 2444), a destra, sulla dorsale che separa la Valmalenco dalla Val di Togno. Superato il nucleo di baite di quota 1284, il sentiero taglia un versante percorso da una pista realizzata dopo gli eventi alluvionali del 1987, che interessarono anche la Val Torreggio (Val del Turéc'), nel contesto di generale calamità per l'intera Valtellina.
Alla fine il sentiero ci porta alla parte alta del nucleo di Ciappanìco, dove ci axcoglie, sulla parete di un’antica
casa, la scritta “Benvenuti a Ciappanico alto”, e, su un pannello
arrugginito, l’indicazione “Sentiero Roma”, che si giustifica
considerando che l’ultima tappa del celeberrimo sentiero alto prevede
la traversata dalla Valle di Preda Rossa alla Val Torreggio (Val del Turéc'), con discesa
finale a Chiesa Valmalenco oppure a Torre, passando appunto per Ciappanico.
Il paesino ha un fascino del tutto particolare: vi si osservano ancora
l’edificio della vecchia scuola elementare, un po’ staccato
dalle case, ed una graziosa chiesetta (m. 1037).
CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere |
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