In valle dell'Alpe (alta Valfurva)
La valle dell'Alpe è l'ultima laterale dell'alta Valfurva, prima che la strada raggiunga il passo del Gavia. Si tratta di una valle breve e luminosa, il cui solco scende dal passo dell'Alpe, facile valico che si affaccia sulla Val di Rezzalo. Nel torrente dell'Alpe confluiscono le acque che scendono dall'amplissimo bacino del monte Sobretta, la massiccia cima signora di questo comprensorio (m. 3296). La zona, aperta e luminosa, si presta a diverse escursioni di impegno medio-facile, godibilissime nella stagione estiva. Fra qeste la più remumerativa è quella che tocca il punto più alto nel laghetto dell'Alpe (m. 2752), quietamente adagiato in una conca ai piedi della Costa Sobretta.
Appena prima del ponte, sulla sinistra, c’è un ampio slargo al quale possiamo lasciare l’automobile. Attraversata la strada, ci portiamo allo spiazzo presso il torrente dell’Alpe (rin da l'alp), nel quale è posto un pannello escursionistico che rappresenta l’intero comprensorio della Valfurva. Alla sua destra parte una pista sterrata che risale interamente la breve valle dell'Alpe (val da l'alp) restando a destra (per chi sale) del suo torrente, fino al passo dell’Alpe (pas da l'alp), che si affaccia sulla ben più ampia Val di Rezzalo. La seguiamo per un buon tratto, superando un torrentello ed un bivio al quale si stacca sulla destra un tratturo, che ignoriamo. Andiamo avanti, fino ad un valloncello, oltre il quale si trova il rudere della Baita dei Pastori. Sulla sua verticale, una grande parete di roccia calcarea, sormontata da una rete di protezione (sopra ci sono le piste di sci) e con un’evidente apertura alla sua base. Cominciamo a salire seguendo il valloncello; quando si biforca, in alto, seguiamo il ramo di sinistra. Alla fine intercettiamo il sentierino sopra citato, poco a sinistra dell’apertura citata. Vale la pena di traversare brevemente a destra per visitarla: si tratta della grotta battezzata con il nome di Edelweiss, nota fin dalla Prima Guerra Mondiale, quando fu utilizzata come ricovero per le truppe. Ora sono pecore e capre ad averla scelta come ricovero elettivo. Attorno alla grotta è tutto un tripudio di fiori, soprattutto ad inizio estate: spiccano il viola dell’astro alpino ed il blu intenso della genzianella.
Seguiamo il sentierino verso sinistra (sud-ovest): dopo un breve tratto, sparisce, ma alcuni ometti ci aiutano a ritrovarlo (in questo tratto dobbiamo salire, resistendo alla tentazione di traversare il versante procedendo in piano). Il ritrovato sentiero, stretto ma ben marcato, si approssima ad una svolta che ci introduce ad uno scenario nuovo, inatteso. Innanzitutto scopriamo che alla nostra sinistra si scava un inatteso e ripidissimo versante, che precipita su una valle marcata. Poco più avanti, ne scorgiamo la profonda forra, e ci portiamo ad un bivio, dove ci raggiunge, salendo da sinistra, un tracciato di origine militare (manufatto della Prima Guerra Mondiale). Quest’ultimo porta, poco più in basso, ad un singolarissimo ponte in pietra che il torrente, inabissandosi per fenomeno carsico, ha scavato nei millenni. In merito a questa singolare valle cediamo la parola all'abate Stoppani: “Il burrone si sprofonda forse oltre un centinaio di piedi tra due verticali pareti di marmo bianco venato di bleu, e il fondo stesso dell’abisso non è che un pavimento di marmo ove si appiana il limpido torrente mantenendovi perenne tutta la freschezza del liscio delle tinte variegate”. (Il Balpaese).
Proseguiamo, comunque, diritti sul nostro sentiero, che si approssima ad una soglia, supertata la quale si apre lo splendido ed amplissimo scenario dell’Alpe, nel cui mezzo scorre il torrente omonimo. Sul fondo, un lungo crinale su cui non spicca alcuna particolare elevazione. Carta alla mano, dovrebbe essere costituito dal crinale dei Sassi Neri, a sinistra, da quello del monte Sobretta, al centro, e dalla Costa Sobretta, a sinistra, ma, visto da qui appare un’unica omogenea corona. A questo punto seguiamo le indicazioni del Sentiero Naturalistico, ignorando però la deviazione che, a quota 2600 metri circa, traversa decisamente a destra est-nord-est), segnalata da cartelli come “Sentiero naturalistico”. Proseguiamo diritti, verso nord-ovest sul sentiero che si avvicina al torrente dell'Alpe. Ignoriamo anche una deviazione alla nostra sinistra, che scende ad un torrentello in legno sul torrente. Il sentiero volge a destra, e comincia a salire, lasciano alla propria sinistra una pista che si avvicina alla morena che chiude l'ampio pianoro del sandur del Sobretta. Nella salita, lo splendido scenario del sandur si allarga alla nostra sinistra. Già, ma di che cosa si tratta? La voce, tratta dalla lingua islandese, viene usata per designare un’ampia spianata occupata da fondo morenico e percorsa da un gran numero di piccoli corsi d’acqua, una sorta di deserto di origine glaciale. Eccolo, dunque, il sandur, bellissimo: qui l’acqua corre in mille rivoli, quasi gioca in un tripudio di ricami prima di essere costretta a confluire nell’unico alveo del torrente dell’Alpe.
Superiamo un modesto corso d'acqua e, giunti ai piedi dell'elevazione quotata 2739 metri, prendiamo a destra, salendo lungo un crinale morenico, verso nord. Al termine della salita ci affacciamo alla conca che ospita un primo laghetto che diremmo essere quello dell’Alpe. In realtà si tratta di un laghetto gemello, alle acque di un intenso colore blu. Passiamo presso la sua riva meridionale e proseguiamo, quasi in piano, verso nord-est. Superato un modesto cordone morenico, ci affacciamo all'ampia conca del laghetto dell’Alpe (laghét da l'alp, m. 2752), che ci saluta con le sue acque di un verde intenso.
Prestiamo, però attenzione, perché quando a quota 2620 metri circa vediamo il primo cartello del sentiero naturalistico, pieghiamo a destra e seguiamo in direzione ovest-sud-ovest il sentiero che, superando dolci balze, in una sorta di largo corridoio, ci riporta all’ingresso dell’Alpe. Torniamo quindi al sentiero che abbiamo sfruttato salendo verso il sandur, e lo seguiamo verso sinistra, scendendo alla grotta ed alla pista della valle dell'Alpe. La conclusione della discesa ci riporta al ponte dell'Alpe, dove abbiamo parcheggiato l'automobile. L'anello comporta un dislivello approssimativo di 480 metri e richiede circa 4 ore di cammino. CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE MAP (FAIR USE) |
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