Apri qui una fotomappa della traversata dal passo di Lago Nero al passo di Emet

La dorsale che separa l'alta Valle Spluga, ad ovest, dall'elvetica Val Niemet, ad est, culmina nelle due cime gemelle del pizzo Spadolazzo (settentrionale, m. 2720, e meridionale, m. 2722). I fianchi della dorsale ospitano alcuni graziosissimi laghetti glaciali, che possono essere toccati da una lunga ma interessantissima escursione ad anello, che può partire dalla strada statale 36 dello Spluga o dal rifugio Bertacchi. Nel primo caso si lascia la macchina ad uno slargo prima delle alpi di Suretta, si sale al limite settentrionale degli Andossi e si piega a sinistra salendo al lago Nero dello Spadolazzo, per poi affrontare il ripido e un po' esposto sentierino che si porta al passo di Lago Nero, fra Italia e Svizzera. Di qui si scende allo splendido Lago Ghiacciato e si traversa verso sud, lungo il fianco dell'elvetica Val Niemet, toccando altri laghetti senza nome, fino al passo di Emet che ci riporta in Italia, con la facile discesa al rifugio Bertacchi. Di qui si traversa, infine, agli Andossi e si ridiscende all'automobile.


Apri qui una panoramica sul lago Ghiacciato e sul gruppo del Suretta

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Suretta-Lago Nero dello Spadolazzo-Passo di Lago Nero-Lago Ghiacciato-Passo di Emet-Rifugio Bertacchi-Suretta
8-9 h
740
EE
SINTESI. Saliamo in Valchiavenna lungo la SS 36 dello Spluga, all'ultima rotonda di Chiavenna imbocchiamo la seconda uscita, a sinistra, e proseguiamo salendo in Valle Spluga. Superata San Giacomo-Filippo, attraversiamo Campodolcino ed all'uscita dal paese lasciamo a sinistra la strada per Isola e proseguiamo diritti salendo sugli arditi tornanti della strada che, dopo un'ultima galleria, esce a Pianazzo. Superato il paese, lasciamo a destra la strada per Madesimo e prendiamo a sinistra, proseguendo lungo la SS 36 che si porta all'ampio ripiano del lago di Montespluga. Al primo gruppo di baite sulla destra (Suretta, 1906) lasciamo l'automobile ad uno slargo e, ci incamminiamo seguendo le indicazioni del cartello che indica il rifugio Bertacchi ed il lago di Emet, su una pista sterrata che sale molto gradualmente, verso una cava, con alcuni tornanti. Dopo la prima sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx-dx-sx-dx, troviamo un sentierino che taglia la pista ed abbrevia la salita. Giunti sulla soglia settentrionale degli Andossi, proseguamo fino a trovare una nuova coppia di cartelli: il primo segnala che prendendo a destra si scende a Medesimo, il secondo segnala che andando diritti si prosegue per il rifugio Bertacchi (C6). Proseguiamo diritti sul sentiero C6 verso nord-est, bassi rispetto ad una pista sterrata che sale ad una cava sopra di noi. Dopo un breve tratto superiamo un vallone e ci portiamo ad un dosso. Qui prestiamo attenzione ad un cartello che, sul lato sinistro del sentiero, segnala la partenza di un sentierino che sale al Lago Nero dello Spadolazzo (dato ad un’ora ed un quarto; sentiero C13). Lasciamo qui il largo sentiero per il rifugio Bertacchi ed iniziamo a salire a sinistra, seguendo un sentiero debole ed intermittente. Tuttavia non incontreremo problemi, se la visibilità è buona ed abbiamo l’accortezza di tener d’occhio i segnavia bianco-rossi. Procediamo salendo sul lato sinistro di una valletta ed approdando ad una modesta pianetta, che prelude alla più ampia è gentile piana di terreno torboso. Attraversiamo la piana verso il vertice di sinistra, per riprendere la salita in direzione di una selletta erbosa, che ci introduce ad una sorta di ampio risalto di roccette e corridoio erbosi. Proseguiamo senza perdere quota, ed alternando tratti in falsopiano a salite di canalini e corridoi erbosi. Oltrepassata la già citata pista sterrata, ci infiliamo in un canalino ed in un corridoio, per giungere infine alla porta che ci apre la soglia dell’ampia conca del lago Nero (m. 2310). Seguendo i segnavia, costeggiamo la riva occidentale (sinistra) del lago, passando a destra del poggio quotato 2360 metri, raggiungendo lo sbarramento che lo delimita a nord-ovest. Qui lasciamo il sentiero che ridiscende al fondovalle e pieghiamo a destra seguendo la riva settentrionale del lago, procedendo alti e tagliando in graduale salita una pietraia (seguiamo con attenzione i segnavia bianco-rossi). Oltrepassata la pietraia, una breve discesa su terrneo erboso ci porta appena sotto uan fascia di roccette, oltre la quale riprende la salita, con andamento più ripido, sul lato sinistro di un vallone dove possiamo trovare nevaietti anche a stagione avanzata, verso est, a ridosso di alcuni corpi rocciosi, su terreno di sfasciumi e pietrame minuto. Oltrepassate le roccette più alte, che restano sempre alla nostra sinistra, la traccia piega decisamente a sinistra (nord-ovest) e sale, sempre fra pietrame ed andamento ripido, fino ad un poggio. la traccia, più marcata, traversa ora in leggera salita tagliando una fascia di pascoli e pietrame, attraversando due valloncelli. Dopo un tratto diritto, quasi in piano, fra pascoli, affontiamo il tratto più insidioso (da evitare con terreno bagnato), perché il sentierino passa fra alcune roccette con tratto esposto, raggiungendo una ripida china erbosa. Qui pieghiamo decisamente a destra e cominciamo a salire lungo questa china, con un po' di zigzag e fatica, fino alla sospirata sella del passo di lago Nero (m. 2569), che si affaccia sull'ampia Valle di Niemet, in territorio elvetico. Procediamo ora in leggera discesa verso sinistra (nord), in direzione del lago Ghiacciato, seguendo i segnavia bianco-rossi del Trekking della Valle Spluga. Raggiunta la riva occidentale del lago, la seguiamo e superiamo uno zoccolo roccioso aiutati da corde fisse. Ci affacciamo così all'ampio corridoio che a sinistra sale al passo di Suretta. Lasciamo però a sinistra i segnavia del Trekking della Valle Spluga, che sale al passo, e pieghiamo a destra (non ci sono più segnavia) seguendo la riva orientale del lago, per poi piegare a sinistra e scendere lungo un corridoio che diventa un canalone e confluisce, più in basso, nella Val Ursareigls. Noi però lo lasciamo ben presto salendo a destra sul filo di un dosso che si affaccia ad un marcato vallone con nevaio. Scendendo ancora un po' troviamo il punto in cui una traccia lo attraversa e sale sul lato opposto ad una pianetta con un grande ometto. Seguendo le indicazioni per il Bertacchi procediamo diritti, pieghiamo leggermente a sinistra e scendiamo ad un primo laghetto, passiamo alla sua destra e saliamo verso sud ad un secondo laghetto, passando alla sua sinistra. Risaliamo un corridoio erboso, passiamo a destra di una pozza e ci affacciamo ad ala conca di un terzo laghetto. Passiamo alla sua destra, saliamo fra sfasciumi ed alla fine ci immettiamo in un corridoio nel quale intercettiamo i segnavia che dettano la discesa dal pizzo Spadolazzo al rifugio Bertacchi. Alla fine ci affacciamo ad un ripido versante erboso, che viene tagliato in diagonale, sempre verso destra (dir. sud). Siamo così ad un corridoio che ci porta al laghetto dello Spadolazzo. Piegando a sinistra, ci portiamo su un comodo sentiero che, tagliata una fascia di rocce arrotondate e di pascoli disseminate di pozze, confluisce nel sentiero principale che dal passo di Emet scende al rifugio Bertacchi. Percorrendolo verso destra, in breve giungiamo in vista della grande conca del lago di Emet. Contornandola sulla destra raggiungiamo il rifugio Bertacchi (m. 2196). Ignoriamo quindi le segnalazioni che indicano il sentiero che scende a Madesimo e, dal rifugio, torniamo indietro verso un gruppo di baite, al quale prendiamo a sinistra, imboccando il largo sentiero C6 (indicazioni per Suretta) che taglia il versante ai piedi del versante meridionale del pizzo Spadolazzo. Il sentiero è largo ma a tratti esposto (una targa ricorda un escursionista che vi ha perso la vita scivolando), per cui non perdiamo la concentrazione. Con qualche saliscendi torniamo così al bivio dove parte il sentierino che sale al lago Nero dello Spadolazzo. Procediamo diritti e ci riportiamo alla parte alta degli Andossi, intercettando infine la pista sterrata utilizzata all'andata. La seguiamo per ridiscendere a Suretta, dove recuperiamo l'automobile.


Apri qui una panoramica dagli Andossi

Saliamo in Valchiavenna lungo la SS 36 dello Spluga, all'ultima rotonda di Chiavenna imbocchiamo la seconda uscita, a sinistra, e proseguiamo salendo in Valle Spluga. Superata San Giacomo-Filippo, attraversiamo Campodolcino ed all'uscita dal paese lasciamo a sinistra la strada per Isola e proseguiamo diritti salendo sugli arditi tornanti della strada che, dopo un'ultima galleria, esce a Pianazzo. Superato il paese, lasciamo a destra la strada per Madesimo e prendiamo a sinistra, proseguendo lungo la SS 36 che si porta all'ampio ripiano del lago di Montespluga. Al primo gruppo di baite sulla destra (Suretta, 1906) lasciamo l'automobile ad uno slargo e, ci incamminiamo seguendo le indicazioni del cartello che indica il rifugio Bertacchi ed il lago di Emet, su una pista sterrata che sale molto gradualmente, verso una cava, con alcuni tornanti. Dopo la prima sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx-dx-sx-dx, troviamo un sentierino che taglia la pista ed abbrevia la salita.


Apri qui una fotomappa del giro dei laghi dello Spadolazzo

Ci ritroviamo così sul limite settentrionale della splendida dorsale degli Andossi, uno dei luoghi più belli dell'alta Valle Spluga, che merita un approfondimento. Si tratta di una lunga dorsale di pascoli che separa il solco principale della Valle di Spluga dalla Val Scalcoggia (la conca di Medesimo). Giovanni De Simoni nel suo bel volumetto “Toponimia dell’alta valle Spluga” (CCIAA, Sondrio, 1966), spiega in questi termini l’origine del nome: “Vasta, tondeggiante dorsale che separa la valle dell'aqua granda dalla vallata principale del Liro, un tempo boscosa (come in genere molti degli attuali alpeggi) ed ora tenuta a prati nella parte più prossima a Madesimo, dove sorgono numerosi gruppi di cascine, e a pascolo più al nord. Altri ha pensato di vedere nel nome un composto di Alpe e Dossi, ma non ho esempi in questa zona di una siffatta contrazione del termine alpe, frequente per contro nella zona aostano-savoiarda. Neppure condivido «ai dossi». Ma poi che le regolari onde (per esempio dell'erba ottenute dalla falciatura) sono dette in forma accresc. ispregiativa «andann», riterrei piuttosto andòss=grosse ande, nome suggerito dalla regolare successione delle ondulazioni del terreno, quasi enormi «andàne».”


La pista Suretta-Andossi

Così li descrive la “Guida alla Valtellina” edita dal CAI di Sondrio nel 1884 (a cura di Fabio Besta): “Per dolce declivio a ponente dello stabilimento si sale all’ameno altipiano dell’alpe Andossi (1650 m.) verdeggiante di prati e pascoli. È un cumulo caotico e morenico ammassato nell’epoca glaciale, della quale il geologo trova qui, come in tutta la Valtellina, le tracce, oltrechè nelle morene, anche nelle rupi tondeggianti levigate e striate.”


Apri qui una panoramica dal sentiero Andossi-Rifugio Bertacchi

Diverso, infine, è lo sguardo di Giovanni Bertacchi, sguardo di poeta che coglie l’elegia del ritorno degli armenti dall’alpeggio ai ricoveri invernali:
Scendendo la via

dietro un placido gregge Calano al piano dai ridenti Andossi,
dalle conche pasciute in Val di Lei.
dietro un lento squillar di bronzi mossi.
Cantilena più mesta io non potrei
trovar nel mondo, sul cui metro ondeggi
la tacita armonia de' sogni miei.
Oh, misurar la vita in su le leggi
dell'erbe e degli armenti; andar le belle
notti, seguendo un tintinnio di greggi;
salutare ogni dì forme novelle
d'ingenua vita; uscir della memoria
di ciò che fui, richiedere alle stelle
l'antico Iddio; l'avara arte e la gloria
travagliata depor lento, dal cuore;
dimenticar degli uomini la storia,
fino a trovarmi semplice pastore!


Apri qui una panoramica dagli Andossi

La pratica dell’alpeggio è qui ancora viva, ed arricchisce il fascino di uno scenario scandito dal dolce alternarsi di morbidi dossi.
Riprendiamo ora il racconto del trekking.
Giunti sulla soglia settentrionale degli Andossi, proseguamo fino a trovare una nuova coppia di cartelli: il primo segnala che prendendo a destra si scende a Medesimo, il secondo segnala che andando diritti si prosegue per il rifugio Bertacchi (C6).
Proseguiamo diritti sul sentiero verso nord-est, bassi rispetto ad una pista sterrata che sale ad una cava sopra di noi. Dopo un breve tratto superiamo un vallone e ci portiamo ad un dosso. Qui prestiamo attenzione ad un cartello che, sul lato sinistro del sentiero, segnala la partenza di un sentierino che sale al Lago Nero dello Spadolazzo (dato ad un’ora ed un quarto; sentiero C13).
Lasciamo qui il largo sentiero per il rifugio Bertacchi ed iniziamo a salire a sinistra, seguendo un sentiero debole ed intermittente. Tuttavia non incontreremo problemi, se la visibilità è buona ed abbiamo l’accortezza di tener d’occhio i segnavia bianco-rossi. Procediamo salendo sul lato sinistro di una valletta ed approdando ad una modesta pianetta, che prelude alla più ampia è gentile piana di terreno torboso. Guardano in alto, alla nostra destra, distinguiamo la croce che sormonta la cima settentrionale del pizzo Spadolazzo (m. 2722). Attraversiamo la piana verso il vertice di sinistra, per riprendere la salita in direzione di una selletta erbosa, che ci introduce ad una sorta di ampio risalto di roccette e corridoio erbosi. Proseguiamo senza perdere quota, ed alternando tratti in falsopiano a salite di canalini e corridoi erbosi. Oltrepassata la già citata pista sterrata, ci infiliamo in un canalino ed in un corridoio, per giungere infine alla porta che ci apre la soglia dell’ampia conca del lago Nero. Ci attende la noiosa traversata, in discesa, della fascia di massi, fino alle sospirate rive del lago, che, se la fortuna ci assiste, ci accoglierà con il suo mesto silenzio.
I laghi sono come persone. Ciascuno con il suo carattere, i suoi umori, i suoi colori e le sue sfumature di grigio. Vi sono laghi e persone solari, umorali, cupi, scontrosi, gelidi, severi. Uno, su tutti, meriterebbe di essere denominato il lago mesto, malinconico  per eccellenza, stando, almeno, a quanto ci suggerisce la sensibilità del poeta. Del poeta, dico, cioè di Giovanni Bertacchi, il cantore chiavennasco la cui ispirazione molto deve agli scenari della Valchiavenna. Si tratta del lago Nero dello Spadolazzo, cui egli dedicò la seguente lirica, tratta dal Canzoniere della Alpi:


Il lago Nero dello Spadolazzo

IL LAGO NERO

Forse un'anima triste ed errabonda,
alla vita e all'amor fatta straniera,
cercossi un di questa perduta sponda
e romita aspettò l'ultima sera.

Or qualcosa di lei vive in quest'onda
immota, in questa fredda aura leggiera,
nella tinta di sol che, moribonda,
abbandona la livida scogliera.

Fior non rallegra qui la sconsolata
landa e la tomba onde scendea la Morta,
la dolce Morta dal pensier creata.

Qui non è vita: ma nell'alte, antiche
malinconie della natura assorta,
all'amor dell'idea veglia la psiche.


Il lago Nero dello Spadolazzo

Versi che incuriosiscono ed inducono a pensare ad uno scenario plumbeo e disperato. Ed in effetti l’ampia conca che ospita questo lago, immediatamente ad ovest del selvaggio fianco occidentale del pizzo Spadolazzo, lo nasconde, quasi, alla vita di luci e colori dell’alta Valle di S. Giacomo (o di Spluga) e lo circonda di un piccolo deserto di massi, conferendo a questo luogo una parvenza cimiteriale che giustifica il volo della poetica fantasia: qui venne, un giorno, un’anima che, volte le spalle all’amore ed alla vita, si lasciò vincere dal segreto fascino della fredda morte.
Anche la Guida alla Valtellina del CAI di Sondrio (Sondrio, 1884, a cura di Fabio Besta), si pone sulla medesima lunghezza d'onda: "Si fanno tre ore e mezza di viaggio per giungere in presenza di un bacino d'acque tranquille, silenti, opache, con rive brulle e sassose, che ricordano un'epoca, diremmo, di scosse convulse, e in cui la sdegnosa bellezza dell'orrido fa, non sapremmo dire se contrasto od accordo, colla imponente cupola del cielo lombardo e colla frangiata e bianca cornice delle cime alpine."


Apri qui una fotomappa della salita dal lago Nero al passo di Lago Nero

Torniamo al nostro trekking. Ci attende la sua parte più noiosa ed impegnativa. Contorniamo la riva occidentale (di sinistra) del lago, proseguendo fra noioso pietrame, fino al suo limite settentrionale. I segnavia ci portano al sentiero che inizia poi una discesa che termina al fondovalle (possiamo sfruttarli per un anello breve), ma noi pieghiamo a destra seguendo la riva settentrionale del lago, procedendo alti e tagliando in graduale salita una pietraia (seguiamo con attenzione i segnavia bianco-rossi). Oltrepassata la pietraia, una breve discesa su terrneo erboso ci porta appena sotto uan fascia di roccette, oltre la quale riprende la salita, con andamento più ripido, sul lato sinistro di un vallone dove possiamo trovare nevaietti anche a stagione avanzata, verso est, a ridosso di alcuni corpi rocciosi, su terreno di sfasciumi e pietrame minuto.


Il tratto più esposto del sentiero che sale al passo di Lago Nero

Oltrepassate le roccette più alte, che restano sempre alla nostra sinistra, la traccia piega decisamente a sinistra (nord-ovest) e sale, sempre fra pietrame ed andamento ripido, fino ad un poggio. la traccia, più marcata, traversa ora in leggera salita tagliando una fascia di pascoli e pietrame, attraversando due valloncelli. Dopo un tratto diritto, quasi in piano, fra pascoli, affontiamo il tratto più insidioso (da evitare con terreno bagnato), perché il sentierino passa fra alcune roccette con tratto esposto, raggiungendo una ripida china erbosa. Qui pieghiamo decisamente a destra e cominciamo a salire lungo questa china, con un po' di zigzag e fatica, fino alla sospirata sella del passo di lago Nero (m. 2569), che si affaccia sull'ampia Valle di Niemet, in territorio elvetico. Si apre ai nostri occhi uno scenario difficile da dimenticare: in un ripiano poco più in basso, ad est, ecco lo stupendo lago Ghiacciato (m. 2508), cui fa da cornice il lontano pizzo di Emet (o Timùn, m. 3208), mentre a destra campeggia, in primo piano, la piramide pietrosa della cima settentrionale del pizzo Spadolazzo.


Apri qui una panoramica sul Lago Ghiacciato, incorniciato dal pizzo Emet e, a destra, dal pizzo Spadolazzo

Raggiunta la riva occidentale del lago, la seguiamo e superiamo uno zoccolo roccioso aiutati da corde fisse. Ci affacciamo così all'ampio corridoio che a sinistra sale al passo di Suretta. Lasciamo però a sinistra i segnavia del Trekking della Valle Spluga, che sale al passo, e pieghiamo a destra (non ci sono più segnavia) seguendo la riva orientale del lago, per poi piegare a sinistra e scendere lungo un corridoio che lasciamo ben presto salendo a destra sul filo di un dosso che si affaccia ad un marcato vallone con nevaio, che diventa un canalone e confluisce, più in basso, nella Val Ursareigls.


Apri qui una panoramica sul lago Ghiacciato

Noi, però, lo lasciamo quasi subito per piegare a destra, guadagnare il filo di un dosso e scendere nell’ampio vallone con nevaio che si apre alla nostra destra. Non  scendiamo subito, ma ci abbassiamo al punto in cui è più facile la traversata. Sul lato opposto vediamo una traccia di sentiero che risale in diagonale il versante (troviamo anche un segmento blu su un masso nel punto in cui il sentierino parte).

 
Laghetto in Val Niemet

Raggiunta la sommità del versante, troviamo altri due ometti che ci guidano ad una pianetta, al cui ingresso è collocato un grande ometto, nel quale è innestata un’asta. Su questa leggiamo due indicazioni: proseguendo diritti ci si dirige al “Bertacchi”, mentre piegando a destra si sale allo “Spadolazzo”. Procediamo, dunque, diritti, piegando poi leggermente a sinistra ed iniziando una moderata discesa (ometto a punta di lancia), che ci porta ad un primo laghetto, il punto più basso della traversata. Qui pieghiamo a destra, contorniamo la sua riva occidentale (quella rivolta a monte) ed attraversiamo il torrentello che lo alimenta. Poco più avanti, dopo una modesta salita, ci affacciamo ad un secondo più grande laghetto, di cui contorniamo la sponda orientale, fino a giungere nel punto in cui vi confluisce il torrentello che lo alimenta. Questo scende dalla nostra destra: una breve deviazione dal percorso ci permette di salire a scovare un terzo laghetto (in parte ghiacciato anche a stagione avanzata).


Laghetto in Val Niemet

Torniamo sui nostri passi e, lasciato alle spalle il secondo laghetto, cominciamo a risalire un largo corridoio in gran parte erboso, in direzione di un grande masso a forma di corno. Passiamo, così, a destra di un quarto laghetto, più piccolo dei precedenti (poco più di una pozza), prima di affacciarci all’ampia conca che ospita il quinto lago, il più grande. Passiamo alla sua destra e continuiamo nella graduale salita, piegando leggermente a destra e tagliando una noiosa fascia di sfasciumi. Ora dobbiamo prestare attenzione: al termine del corridoio vedremo i segnavia del percorso che sale al pizzo Spadolazzo. Seguendoli verso sinistra, cominciamo la discesa al rifugio Bertacchi, scendendo su un ripido versante di pascoli e placche, in diagonale, verso destra. Alla fine della discesa ci troviamo in un corridoio all'uscita dal quale passiamo poco distanti dalla riva settentrionale  del laghetto di Spadolazzo. Piegando a sinistra, ci portiamo su un comodo sentiero che, tagliata una fascia di rocce arrotondate e di pascoli disseminate di pozze, confluisce nel sentiero principale che dal passo di Emet scende al rifugio Bertacchi. Percorrendolo verso destra, in breve giungiamo in vista della grande conca del lago di Emet. Contornandola sulla destra, alla fine ci troviamo al rifugio Bertacchi (m. 2196).


Lago di Emet

Il rifugio Bertacchi è, dal 2011, di proprietà al CAI Valle Spluga (gestore: Daniele Gianera; tel.: 3347769683; sito web: www.rifugi.lombardia.it/sondrio/madesimo/rifugio-bertacchi.html; E-mail: rifugiobertacchi@caivallespluga.it; apertura: 15 giugno a 30 settembre - eventuali aperture parziali in periodi diversi sono da concordare con il gestore-), dedicato al grande poeta chiavennasco Giovanni Bertacchi. Lo raggiungiamo dopo circa un’ora e mezza di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 530 metri).
La dedica al poeta è legata anche ad una lirica nella quale egli celebrava il rifugio, prima chiamato Capanna d’Emet. La si trova nella raccolta "Il perenne domani" (1929). Eccola:
"CERCANDO L'ALTO - LA CAPANNA DELL'EMET
Entra e riposa. C'è la mensa, il fuoco, il lettuccio, la lampada... Potrai
produr la sera, com'è tuo costume, sotto la luce placida, che veglia
come un'anima al lembo de' ghiacciai. Di sugli Andossi chiederà il pastore:
- Per chi stasera splenderà quel lume?


Apri qui una panoramica dal rifugio Bertacchi, con gli Andossi ed il pizzo Spadolazzo (a destra)

Mentre tu dorma, non inoperosa starà la notte. Il cirro che di prima sera vedesti, col suo fiocco lieve,
screziare il sereno all'orizzonte,
crescerà, crescerà da cima a cima coprendo il cielo. E tu domani, all'alba, sospinto l'uscio, incontrerai la neve.
Tutto candido intorno a te! Dai lenti ridossi ai balzi agli ultimi ciglioni, tutto un incanto sul creato alpino! Dimenticati i pascoli, i sentieri; una terra tornata al proprio inverno per rinnovare a te le sue stagioni, e rioffrirti intatto il tuo cammino."

Il panorama dal rifugio propone, a sud-ovest e ad ovest, la sequenza di cime che abbiamo già citato nel racconto della salita. A nord è sempre il massiccio versante meridionale del pizzo Spadolazzo a dominare l’orizzonte. Alla sua destra si vede l’ampia depressione che ospita il passo di Emet (o Niemet). Più a destra ancora, il pizzo di Emet (o Timun, m. 3208).
Lo sguardo è, però, attratto più che da quel che si vede alzando gli occhi, da ciò che si osserva abbassandoli. Il rifugio, infatti, è stato edificato sul bordo della grande conca glaciale che ospita il lago di Emet, che vediamo alla sua destra. Per illustrarne le caratteristiche, riportiamo le informazioni che ci vengono offerte dal bel volume "Laghi alpini di Valtellina e Valchiavenna", di Riccardo De Bernardi, Ivan Fassin, Rosario Mosello Rosario ed Enrico Pelucchi, edito dal CAI, sez. di Sondrio, nel 1993:
"ll Lago d'Emet è un lago alpino di discrete dimensioni, certamente il più grande della zona, se si escludono quelli artificializzati. È situato in prossimità del Passo d'Emet, al limite estremo di un tratto sospeso della valle Scalcoggia, sotto il quale il torrente compie un salto, concascate e rapide. Si tratta di un lago di sbarramento morenico, come attestano le collinette verso valle: ovviamente le morene hanno occluso il bacino, che era stato precedentemente escavato dal ghiacciaio. La roccia, in gran parte nelle pendici sottostanti micascisto friabile, dal lago verso il passo e le erte montagne circostanti (Piz Timun, Pizzo della Palù, oltre 3000 m) si cambia in gneiss occhiadino, aspro quanto il granito anche se si sbreccia a lastroni e cenge anziché spaccarsi in blocchi multiformi e poi sbriciolarsi, o arrotondarsi.Si tratta di una meta frequente, per la non grande distanza da Madesimo e il bel sentiero che si sviluppa un po' in fondovalle (per un tratto è una strada carreggiabile), poi affronta un'erta salita su uno sperone con vegetazione arbustiva.


Lago di Emet

È però raggiungibile anche da Montespluga, con minor dislivello, per un interessante percorso che attraversa la testata di una sorta di vallone abbandonato e arriva parimenti alla nota Capanna dell’Emet (cantata anche dal Bertacchi cui ora è intestato il rifugio), che sta proprio su cordoni morenici (ora verdi d'erba). Il lago è di colore nerazzurro, più cupo quando riflette la rossastra parete di un avancorpo del Piz Timun. Già ricordato nelle guide antiche per la pescosità (c'è sempre qualche pescatore), oggi forse è raggiunto per la vastità dei panorami, che spaziano sul lontano crinale divisorio con la Val Mesolcina (il Pizzo Quadro, la Cima di Verchenca, la costiera lineare Monte Bardan-Cima di Barna, e poi il Pizzo Ferrè col suo ghiacciaietto sospeso, via via fino al Tambò, grande massa vagamente piramidale)."


Il lago di Emet (clicca qui per ingrandire)

Vediamo, infine, come tornare a Suretta. Dal rifugio ignoriamo le indicazioni del sentiero che scende a Madesimo e torniamo indietro verso un gruppo di baite, al quale prendiamo a sinistra, imboccando il largo sentiero C6 (indicazioni per Suretta) che taglia il versante ai piedi del versante meridionale del pizzo Spadolazzo. Il sentiero è largo ma a tratti esposto (una targa ricorda un escursionista che vi ha perso la vita scivolando), per cui non perdiamo la concentrazione. Con qualche saliscendi torniamo così al bivio dove parte il sentierino che sale al lago Nero dello Spadolazzo. Procediamo diritti e ci riportiamo alla parte alta degli Andossi, intercettando infine la pista sterrata utilizzata all'andata. La seguiamo per ridiscendere al parcheggio del lago di Montespluga dove recuperiamo l'automobile.


Panorama dal sentiero per il rifugio Bertacchi (clicca qui per ingrandire)


CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line





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