Due giorni fra Costiera dei Cech, Valle dei Ratti e Valle di Spluga
Apri qui una fotomappa della Costiera
dei Cech
Fra i bisticci toponomastici che in qualche caso caratterizzano la situazione delle cime retiche va annoverato anche quello che riguarda una delle cime più panoramiche ai confini meridionali del gruppo del Masino. Da sempre la vedono, magari senza riconoscerla, quanti percorrono la media Valtellina da Berbenno ad Ardenno, ed è l’unico spicchio del gruppo del Masino che dalla piana si lascia scorgere. Si tratta della cima del Desenigo (m. 2845), secondo la denominazione locale (scima del desènech, cui corrisponde un omonimo alpeggio in Valle di Spluga). Nell’uso alpinistico è invalso invece il nome di Monte Spluga. Questa oscillazione si riverbera sulla cima più settentrionale, chiamata su alcune carte Monte Spluga e su altre Cima del Calvo (m. 2967).
Da sinistra: Corno di Colino, passo di Colino orientale,
cima del Desenigo e passo di Primalpia visti dalla media
Valtellina
La cima del Desenigo si affaccia ad est sulla Valle di Spluga (Val Masino), ad ovest sulla Val dei Ratti ed a sud sull’alta Val Toate, nella parte orientale della Costiera dei Cech. Intorno a questa cime si può disegnare un bellissimo quanto poco noto anello escursionistico, scandito su due giorni (o anche su tre, se ci si procurano le chiavi del bivacco Bottani-Cornaggia), che ha come base la località di Poira di Civo. Nel primo giorno l’anello traversa per il passo di Visogno alla Val dei Ratti ed al bivacco Primalpia, per poi tornare, il giorno successivo, a Poira passando per l’alta Valle di Spluga e la Val Toate. L’anello è ben segnalato in quanto si innesta su alcuni importanti percorsi, quali il sentiero LIFE delle Alpi Retiche ed il Sentiero Bonatti, anche se in alcuni tratti (in particolare nella salita al passo di Colino orientale) si snoda in ambienti singolarmente solitari e selvaggi, per quanto non difficili. Tre sono i passi impegnati: i già citati passi di Visogno e Colino orientale e l’intermedio passo di Primalpia. La prima tappa è particolarmente impegnativa dal punto di vista fisico, ma, procurate le chiavi del bivacco Bottani-Cornaggia, può essere diluita in due giorni. L’anello si articola su terreno non difficile, proponendo pochi passaggi attrezzati, ma buone condizioni di terreno e soprattutto di visibilità sono richieste per procedere in sicurezza, evitando pericoli o perdita della traccia.
Bivacco Bottani-Cornaggia
ANELLO DELLO SPLUGA - PRIMO GIORNO: POIRA-BIVACCO PRIMALPIA
Punti di partenza ed
arrivo
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Tempo necessario
|
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti
esperti)
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Poira di Civo-Bivacco
Bottani Cornaggia
|
4 h
|
1250
|
E
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Bivacco Bottani
Cornaggia- Passo di Visogno
|
40 min.
|
250
|
E
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Passo di Visogno -
Bivacco Primalpia
|
1 h
|
- (630 in discesa)
|
E
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Poira di Civo-Bivacco
Primalpia
|
6-7 h
|
1500 (630 in discesa)
|
E
|
SINTESI. Alla
prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendiamo a sinistra,
superando un cavalcavia ed una rotonda e raggiungendo
il ponte sull'Adda, oltre il quale prendiamo a destra
e, dopo breve salita, ci immettiamo nella strada
provinciale che sale a Dazio, procedendo a sinistra.
Dopo un tornante dx, un lungo traverso ci porta a Dazio.
Qui seguiamo la strada che volge a sinistra e sale a Serone,
dove, presso la chiesa, prendiamo a destra
(indicazioni per Naguarido e Caspano), salendo su una
strada che passa per Naguarido e Chempo. Prestiamo
attenzione alla deviazione a sinistra per Roncaglia e
Poira, e la imbocchiamo. Oltrepassata Roncaglia,
siamo alla conca di Poira e ci
portiamo al termine della strada, dove parcheggiamo
presso la chiesetta di S. Margherita (m. 1077). Ci
incamminiamo tornando sulla strada per pochi metri e
prendendo a destra (segnalazione del sentiero
per i Tre Cornini ed il bivacco Bottani Cornaggia),
seguendo una stradina che ci porta nella pineta, dove
diventa largo sentiero che sale per un buon tratto
diritto, per poi svoltare a destra ed inanellare una
lunga serie di tornantini verso nord-est. Intercettata
una pista tagliafuoco, riprende sul lato opposto,
proponendo nuovi tornanti, fino al punto segnalato in
cui volge a sinistra ed effettua un traverso verso
ovest-sud-ovest, al termine del quale volge a destra e
si porta al limite sud-occidentale dei prati del Pra'
Sücc' (m. 1647). Il sentiero riprende alle
spalle della baita più vicina e sale alle baite della
parte alta dei prati. Qui, ignorata una deviazione a
sinistra, proseguiamo (segnalazione) sul sentiero dei
Tre Cornini, salendo verso destra (nord). Superato un
piccolo corso d'acqua, il sentiero porta ad un
ripiano-radura, oltre il quale sale ad un'ampia conca
di sfasciumi, che viene tagliata verso sinistra. Con
diversi tornantini saliamo sul dorso di un dosso che
ci introduce all'alpe Visogno (m.
2003). Passiamo a sinistra del baitone dell'alpe e
tagliamo l'ampio pianoro, scovando sul lato opposto la
ripartenza del sentiero che sale verso sinistra il
ripido versante, portandoci ad un bivio: mentre il
ramo di destra si porta al crinale dei Tre Cornini,
quello di destra prosegue salendo al bivacco
Bottani-Cornaggia. Prendiamo dunque a destra e, dopo
pochi tornanti, siamo ai piedi del bivacco
Bottani-Cornaggia (m. 2327). Alle
spalle del bivacco parte un percorso segnalato da
segnavia rosso-bianco-rossi (gli stessi cheguidano
ad esso) e che, come si trova indicato su un grande
masso, porta ai rifugi Volta ed Omio. L’itinerario,
infatti, punta a nord-est, districandosi fra gli
ultimi magri pascoli ed una fascia di massi che
occupa il piede di un intaglio sul crinale fra
Costiera dei Cech e Valle dei Ratti (intaglio che
non è visibile dal bivacco, ma che cominciamo a
vedere salendo). Più o meno a metà della salita,
rientriamo nel territorio del comune di Civo.
L’intaglio sul crinale è il passo di
Visogno (m. 2574). Dal
passo di Visogno scendiamo in Val dei Ratti prestando
molta attenzione ai segnavia, perché non c’è un vero e
proprio sentiero. Dobbiamo districarci fra fastidiosi
blocchi e massi di tutte le dimensioni. Caliamo verso
nord, al centro di un vallone, per poi piegare a
sinistra e percorrerlo verso ovest-nord-ovest, fino
allo sbocco nell’ampio anfiteatro di Primalpia, sul
versante orientale della Val dei Ratti. Se la
visibilità è buona vediamo facilmente la meta, cioè i
colori rosso e bianco del bivacco di Primalpia,
incorniciato dal selvaggio e superbo scenario della
testata della valle. La discesa diventa ora assai più
semplice: perdiamo gradualmente quota su terreno
dolcemente ondulato, verso nord. In prossimità del
rifugio ci innestiamo nel sentiero principale, per il
quale passando due importanti traversata, il sentiero
LIFE delle Alpi Retiche ed il sentiero Bonatti. In
pochi minuti raggiungiamo così il bivacco
Primalpia (m. 1980), dove la prima tappa
termina.
|
Apri qui una fotomappa degli alti
bacini di Visogno e Toate
Al primo semaforo di Morbegno (per chi proviene da Milano) imbocchiamo, dunque, lo svincolo a sinistra, per la Costiera dei Cech; superato il cavalcavia ed il ponte sull’Adda, prendiamo a destra e saliamo a Dazio, proseguendo per Caspano e Roncaglia (non per Cadelsasso e Cadelpicco). All’altezza di Chempo, prendiamo a sinistra per Roncaglia e Poira.
Clicca qui per aprire un'ampia panoramica dall'alpe di Pre
Soccio
Oltrepassata
Roncaglia, la strada termina al piazzale della chiesetta di Poira
(m. 1071). Lasciamo qui l’automobile e procuriamoci le chiavi
del bivacco, se non l’abbiamo già fatto a Morbegno presso
Oscar Scheffer del GAM di Morbegno (tel.: 0342 611022): le
troveremo agli alberghi Scaloni o Ville di Poira, a Poira, o
da Anselmo Tarca, all’alpe Visogno o al Pra’ Succ.
Non dobbiamo imboccare, ora, la più invitante pista che
attraversa un bellissimo bosco di pini silvestri, verso
nord-est (alla nostra destra, segnavia n. 22: è la pista che
sfrutteremo al ritorno), ma quella che parte più a sinistra, e
precisamente a sinistra di due cartelli, sul tronco di un
pino, che offrono alcune informazioni sul bivacco e che ci
informano della denominazione del sentiero (Sentiero Tre
Cornini: Pra Succ è dato ad un'ora,
la croce G.A.M. a 4 ore, il bivacco Bottani Cornaggia a 3 ore
ed il passo di Vesogno e la Val dei Ratti a 4 ore). Un
ulteriore cartello segnala la presenza di vipere nella zona:
teniamone conto e procediamo con la dovuta attenzione. La
pista si porta alle spalle di alcune belle villette e,
trasformandosi presto in sentiero (segnavia
rosso-bianco-rossi, n. 23), sale per un buon tratto nel bosco,
in direzione nord-ovest, piegando poi a sinistra ed iniziando
una serie di serrati tornantini. Ad un certo punto troviamo,
sulla destra, l'indicazione di un sentierino minore che si
stacca dal nostro e raggiunge il torrentello che scende dal
lato orientale dell'alpe Visogno. L'indicazione segnala la
presenza di acqua, in luoghi nei quali essa è assai scarsa.
Teniamone conto e portiamocene una buona scorsa da casa. Dopo
aver tagliato una pista tagliafuoco, alla fine della salita,
il sentiero volge a sinistra, esce dal bosco ed effettua, fra
betulle, salici e ginestre (ma anche qualche triste scheletro
di albero bruciato), un lungo traverso a sinistra; dopo
un’ultima svolta a destra, eccoci alle baite inferiori del Pra’
Sücc (m. 1647, comune di Mello), la cui
denominazione fa riferimento alla scarsità di acqua che
caratterizza spesso questi luoghi.
In cima ai prati (molto panoramici: verso ovest dominiamo
buona parte della media Valtellina, sullo sfondo
dell’Adamello), nei pressi di alcune baite, c’è un cartello
(m. 1727) che indica la ripartenza del sentiero: quindi,
ignorando il sentiero che dalla parte bassa dei prati prosegue
versonord-est,
effettuando una traversata fino al già citato alpeggio di
Pesc, saliamo alle baite alte e cerchiamo il cartello con un
po’ di pazienza.
Il sentiero rientra nel bosco e, con andamento nord e
nord-est, attraversa il torrentello che scende dalla Val
Visogno, superando anche una macchia che reca ancora i segni
desolanti di un incendio. Dopo un tratto verso destra,
raggiungiamo una bella radura, ai piedi di un canalone
occupato da grandi massi, che costituisce il ramo orientale
della Val Visogno. Attraversata la radura, saliamo, quindi,
per un tratto, tendendo leggermente a destra, per poi piegare
a sinistra e portarci sul fianco di un largo dosso. La traccia
qui è assai debole, per cui dobbiamo prestare molta attenzione
ai segnavia.
Seguendo per un tratto il crinale del dosso, ci affacciamo,
alla fine, ai prati dell’alpe Visogno, un
ampio pianoro sorvegliato dalla baita di quota 2003 (comune di
Mello). Prima di raggiungere questa baita, incontriamo un
cartello che dà il bivacco Bottani-Cornaggia ad un’ora ed il
rifugio Volta a 5 ore. Alla nostra sinistra sono visibili i
celebri Tre Cornini (chiamati anche i Tre Frati), massi
erratici misteriosamente fermi sul ciglio di unripido
crinale.
Attraversata la piana, con una diagonale verso il limite
sinistro, ritroviamo il sentiero che, inizialmente, sale verso
sinistra, poi piega a destra (ignoriamo la traccia che punta a
sinistra, in direzione del cinale che scende ai Tre Cornini)
ed effettua una lunga diagonale che ci porta allo speroncino
di roccia su cui è posto il bivacco Bottani Cornaggia
(m. 2327), in territorio del comune di Mello. La
salita richiede circa 3 ore e mezza, per superare 1250 metri
circa di dislivello, nello scenario di grande bellezza delle
guglie gotiche della testata della valle, che culmina nella
cima di Malvedello (m. 2640). Pernottare in questo luogo
solitario, vero regno delle aquile, che guarda dal suo lontano
silenzio al brulicare di vita del fondovalle, è sicuramente
un’esperienza di forte impatto emotivo. Superbo è il panorama:
verso sud, in particolare, le valli del Bitto di Albaredo e di
Gerola si aprono, in tutta la loro ampiezza, al nostro
sguardo.
Vediamo, ora, come proseguire
per traversare alla Valle dei Ratti. Alle spalle del bivacco
parte un percorso segnalato da segnavia rosso-bianco-rossi
(gli stessi che guidano
ad esso) e che, come si trova indicato su un grande masso,
porta ai rifugi Volta ed Omio. L’itinerario, infatti, punta a
nord-est, districandosi fra gli ultimi magri pascoli ed una
fascia di massi che occupa il piede di un intaglio sul crinale
fra Costiera dei Cech e Valle dei Ratti (intaglio che non è
visibile dal bivacco, ma che cominciamo a vedere salendo). Più
o meno a metà della salita, rientriamo nel territorio del
comune di Civo.
Panorama sulla Val dei Ratti dal passo
di Visogno
L’intaglio sul crinale è il passo di Visogno (m. 2574), da cui si gode di un ottimo colpo d’occhio sulla testata della Valle dei Ratti: distinguiamo, da sinistra, l’affilato profilo del sasso Manduino (m. 2888), la cima quotata m. 2846, la punta Magnaghi (m. 2871), le cime di Gaiazzo (m. 2920 e 2895), il pizzo Ligoncio, la maggiore elevazione di questa testata, con i suoi 3038 metri, i pizzi delle Vedretta (m. 2925) e Ratti (m. 2907) ed, infine, il monte Spluga o cima del Calvo (sciöma del munt Splüga, m. 2967), che, da qui, sembra la cima più alta.
Apri qui una panoramica della discesa dal passo di Visogno verso il bivacco Primalpia
Dal passo di Visogno scendiamo in Val dei Ratti prestando molta attenzione ai segnavia, perché non c’è un vero e proprio sentiero. Dobbiamo districarci fra fastidiosi blocchi e massi di tutte le dimensioni. Caliamo verso nord, al centro di un vallone, per poi piegare a sinistra e percorrerlo verso ovest-nord-ovest, fino allo sbocco nell’ampio anfiteatro di Primalpia, sul versante orientale della Val dei Ratti. Se la visibilità è buona vediamo facilmente la meta, cioè i colori rosso e bianco del bivacco di Primalpia, incorniciato dal selvaggio e superbo scenario della testata della valle. La discesa diventa ora assai più semplice: perdiamo gradualmente quota su terreno dolcemente ondulato, verso nord. In prossimità del rifugio ci innestiamo nel sentiero principale, per il quale passando due importanti traversata, il sentiero LIFE delle Alpi Retiche ed il sentiero Bonatti. In pochi minuti raggiungiamo così il bivacco Primalpia (m. 1980), dove la prima tappa termina.
Bivacco Primalpia
L’interno è accogliente: ci sono 18 brandine, disposte in letti a castello, c’è l’acqua corrente, c’è una stufa a gas ed un focolare, c’è la corrente generata da un pannello fotovoltaico. C’è anche un simpatico cartello, con una scritta che recita così: “Il pattume se si scende a valle portarlo con sé, perché il camion non passa! Grazie!” Qualora fossimo nella necessità difermarci qui, ripaghiamo la generosa iniziativa di chi ha voluto questo prezioso punto di appoggio con il massimo rispetto per la struttura e magari con un contributo riconoscente.
Apri
qui una fotomappa dei sentieri Bonatti, Italia e LIFE
all'alpe Primalpia
ANELLO DELLO SPLUGA - SECONDO GIORNO: BIVACCO PRIMALPIA-POIRA
Punti di partenza ed
arrivo
|
Tempo necessario
|
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti
esperti)
|
Bivacco
Primalpia-Passo di Primalpia-Laghi di Spluga-Passo
Colino orientale-Peccio-Poira
|
7 h
|
820
|
EE
|
SINTESI. Al bivacco
Primalpia intercettiamo il sentiero Walter
Bonatti, che possiamo seguire salendo in diagonale
verso la testata della valle (attenzione ai segnavia),
fino al limite delle rocce che la chiudono. Qui una
freccia ci manda a sinistra. In pochi minuti ci
infiliamo in un sentierino di cengia un po' esposto
sul lato sinistro che ci porta sul bordo del lago del
Marzèl. Vediamo ora come giungere fin qui seguendo i
sentieri LIFE ed Italia, con un giro un po' più lungo.
Dal bivacco Primalpia lasciamo a destra il sentiero
Bonatti e, seguendo i segnavia bianco-rossi procediamo
in falsopiano lungo il sentiero, abbastanza evidente,
che punta ad una baita solitaria, sul lato opposto
dell’alpe, a nord-est rispetto a noi. Oltre la baita,
il sentiero prosegue, salendo leggermente e puntando
ad un crinale che separa l’alpe dal vallone che
dovremo sfruttare per salire al passo di Primalpia.
Raggiunto il crinale erboso, in corrispondenza di un
grande ometto, scendiamo, per un breve tratto, sul
crinale medesimo, fra erbe e qualche roccetta, fino ad
un masso, sul quale il segnavia, accompagnato dalla
targhetta azzurra con il logo “Life”, indica una
svolta a destra. Dobbiamo, ora, prestare un po’ di
attenzione, perché il sentiero, volgendo decisamente a
destra, ci porta ad una breve cengia esposta, per la
quale scendiamo al canalone che adduce al passo. Le
corde fisse ci aiutano nella breve discesa, che
sfrutta dapprima uno stretto corridoio nella roccia,
poi una traccia di sentiero esposta. Con le dovute
cautele, eccoci sul fondo del canalone, nel quale
scorre il modesto torrentello alimentato dai laghetti
superiori. Seguendo i segnavia, lo attraversiamo e
cominciamo a risalire, sul lato sinistro (per noi) del
canalone, un ampio versante erboso disseminato di
massi, ricongiungendoci con il Sentiero Italia
Lombardia nord 3. Oltre la soglia, ci appare il
laghetto di Primalpia o lago del Marzèl
(m. 2296), a monte della quale si trova la baita al
Lago (m. 2351). Qui intercettiamo per la seconda volta
il sentiero Walter Bonatti, che però di nuovo subito
ci lascia, salendo a sinistra, per via più breve, alla
bocchetta di Spluga (se siamo in ritardo con il
ruolino di marcia ci conviene seguirlo, risparmiando
un'ora buona di cammino). Passando a sinistra del
laghetto, puntiamo alla selletta che imtroduce ad una
conca di sfasciumi la quale ospita un secondo e più
piccolo laghetto (m. 2389), con un nevaietto che
rimane anche a stagione inoltrata. Salendo sul fianco
destro del canalino terminale, guadagniamo il passo
di Primalpia (m. 2476), che si affaccia
sull'alta Valle di Spluga. Al
passo di Primalpia lasciamo il sentiero LIFE, che
taglia a sinistra (nord). Poco sotto il passo vediamo
infatti su un masso l’indicazione del bivio: a
sinistra si taglia verso la bocchetta di Spluga, il
passo del Calvo ed il rifugio Omio (sentiero LIFE),
mentre procedendo diritti si scende verso il lago
superiore di Spluga (m. 2160), su traccia
incerta, tagliando in diagonale verso est il versante
meridionale dell’alta Valle di Spluga. Scendiamo
dunque verso est. Persi circa duecento metri di quota
e giunti sulla verticale del lago, dobbiamo prestare
attenzione alle indicazioni di un masso (scritta
“Colino”): qui lasciamo il sentiero che piega a
sinistra e scende verso il lago e pieghiamo a destra,
iniziando a salire verso sud-est, lungo facili balze,
ai piedi del versante nord-orientale della cima del
Desenigo. La debole traccia, segnalata da qualche
segnavia, descrive progressivamente un arco verso
destra, supera un gradone e si affaccia all’ampio
vallone che scende verso est dal passo del Colino orientale (m. 2414). Non vediamo il passo (non lo si vede fino a
quando non ci si trova ormai nei pressi) e cominciamo
a salire con andamento più ripido verso sud-ovest, fra
ripide balze. Ci teniamo sul lato destro del vallone e
con qualche serpentina ci portiamo al limite alto del
canalone, per poi traversare a sinistra ed uscire in
vista della sella del passo del Colino orientale (m. 2414), raramente nominato
sulle carte (che invece in genere riportano il più
alto passo del Colino occidentale, ben visibile
davanti a noi). Ci affacciamo così all’alta Val Toate,
rientrando sul versante alto della Costiera dei Cech.
Una traccia discreta scende fra ripide balze erbose,
con un primo tratto verso destra ed una successiva
diagonale a sinistra. Alla nostra sinistra si impone
il caratteristico corno della Torre di Bering. Con
qualche svolta perdiamo quota verso sud, portandoci
verso il centro della valle. Prestando attenzione ai
segnavia, raggiungiamo la solitaria e modesta baita
Colino (m. 1937). Il sentiero prosegue
nella discesa decisa, che attraversa una fascia di
macereti e raggiunge il limite settentrionale
dell’ampio ripiano dell’alpe Pesc’ (malamente
italianizzata come “Alpe Peccio”, m. 1613),
caratterizzata da prati e da splendide macchie di
pini. Stando sul lato destro del ripiano, ci infiliamo
in una di queste macchie ed usciamo ai prati
occidentali dell’alpe. Passiamo a lato delle poche
baite e ci infiliamo nel marcato sentiero che procede
verso sud ed entra in uno splendido bosco di pini e
betulle, contrappuntato da qualche corpo franoso. Il
sentiero dopo qualche svolta intercetta la pista
tagliafuoco della Costiera dei Cech orientale (m.
1450), ripartendo sul lato opposto. Scendiamo in una
splendida pineta e ci raggiunge da sinistra, presso
una cappelletta, il sentiero gemello che scende dai
prati orientali dell’alpe Pesc’. Pochi tornanti ancora
ed usciamo dalla pineta alla parte alta dei prati
di Careggio (carèc, m. 1270’). Il sentiero
termina ad una stradina che percorsa verso destra si
immette in una più larga pista. La seguiamo passando a
destra di un agriturismo. La pista volge a destra e
poco oltre a sinistra. Qui la lasciamo per imboccare
un tratturo in cemento che scende per via più diretta
e ripida verso destra, ricongiungendosi più in basso
con la pista sterrata. La seguiamo verso destra: in
leggera discesa attraversa la splendida pineta di
Poira per uscirne al tempietto degli alpini ed al
parcheggio della chiesetta di Santa Margherita a Poira,
dove ritroviamo l’automobile chiudendo l’anello.
|
Apri qui una videomappa del versante orientale dell'alta
Val dei Ratti
La
seconda giornata dell'anello prevede la traversata al passo di
Primalpia, che possiamo effettuare seguendo le indicazioni del
sentiero LIFE o del Sentiero Walter Bonatti
(che qui si dividono). Se seguiamo il sentiero Walter Bonatti
saliamo in diagonale verso la testata della valle (attenzione
ai segnavia), fino al limite delle rocce che la chiudono. Qui
una freccia ci manda a sinistra. In pochi minuti ci infiliamo
in un sentierino di cengia un po' esposto sul lato sinistro
che ci porta sul bordo del lago del Marzèl. Vediamo ora come
giungere fin qui seguendo i sentieri LIFE ed Italia, con un
giro un po' più lungo. Seguendo i segnavia bianco-rossi
procediamo lungo il sentiero, abbastanza evidente, che punta
ad una baita solitaria, sul lato opposto dell’alpe, a nord-est
rispetto a noi.
In realtà la solitudine dell’alpe è apparente più che reale:
d’estate viene ancora caricata, per cui probabilmente ci
sentirà di ascoltare il rallegrante scampanio delle mucche, e
magari anche il meno rallegrante abbaiare del cane da pastore
(chissà perché questi animali considerano gli escursionisti
dei nemici mortali dei capi di bestiame che hanno imparato a
sorvegliare: nel loro immaginario, probabilmente, costoro
ritemprano le forze divorandosi innocenti vitelli rapiti alla
loro mandria).
Il versante orientale dell'alta Val dei Ratti
In breve, eccoci alla baita, che ospita gli alpeggiatori,
sempre disposti a scambiare qualche parola con questi curiosi
umani itineranti, e ad offrire preziose indicazioni. Oltre la
baita, il sentiero prosegue, salendo leggermente e puntando ad
un crinale che separa l’alpe dal vallone che dovremo sfruttare
per salire al passo di Primalpia. Raggiunto il crinale erboso,
in corrispondenza di un grande ometto, si apre, di fronte ai
nostri occhi, di nuovo,
più vicino, l’ampio scenario dei pascoli dell’alpe Talamucca.
Riconosciamo anche, facilmente, il rifugio Volta, che è
l’ultimo edificio, a sinistra, nel circo dell’alta valle.
Purché la giornata di buona, o almeno discreta. Purtroppo la
Valle di Ratti, per la sua vicinanza al lago di Como, è spesso
percorsa da correnti umide, che generano nebbie anche dense,
le quali ne velano la bellezza davvero unica. Se, quindi,
potremo godere di una giornata limpida, consideriamoci
fortunati.
Scendiamo, ora, per un breve tratto sul crinale, fra erbe e
qualche roccetta, fino ad un masso, sul quale il segnavia,
accompagnato dalla targhetta azzurra con il logo “Life”,
indica una svolta a destra. Dobbiamo, ora, prestare un po’ di
attenzione, perché il sentiero, volgendo decisamente a destra,
ci porta ad una breve cengia esposta, per la quale scendiamo
al canalone che adduce al passo. Le corde fisse ci aiutano
nella breve discesa, che sfrutta dapprima uno stretto
corridoio nella roccia, poi una traccia di sentiero esposta.
Con le dovute cautele, eccoci sul fondo del canalone, nel
quale scorre il modesto torrentello alimentato dai laghetti
superiori. Seguendo i segnavia, lo attraversiamo e cominciamo
a risalire, sul lato sinistro (per noi) del canalone, un ampio
versante erboso disseminato di massi, ricongiungendoci con il
Sentiero Italia Lombardia nord 3. Il passo sembra lì, a pochi
minuti di cammino.
Il lago del Marzèl o di Primalpia
Ma, come spesso accade in questi casi, quel che ci sembra un valico è in realtà solo la soglia di un gradino superiore. La delusione della scoperta, però, dura ben poco, perché, oltre la soglia, ci appare, piccola perla di immenso valore, il laghetto di Primalpia o lago del Marzèl (o di Primalpia, m. 2296), a monte della quale si trova la baita al Lago (m. 2351). Ecco uno di quegli angoli di montagna solitaria e silenziosa che, da soli, ripagano di ogni fatica. Qui i cartelli segnalano che il sentiero Bonatti prosegue salendo sulle ripide chine erbose a sinistra del lago, mentre il sentiero LIFE prosegue contornandone la riva di sinistra. Passiamo dunque a sinistra del laghetto, puntiamo alla selletta che ci sembra essere, finalmente, il passo agognato. Ed invece, per la seconda volta, raggiunta la selletta siamo alle soglie di un ultimo gradino, una conca di sfasciumi che ospita un secondo e più piccolo laghetto (m. 2389), con un nevaietto che rimane anche a stagioneinoltrata.
Apri
qui una fotomappa dei sentieri dell'alta Valle di Spluga
Il passo, questa volta, è davvero davanti a noi: qualche ultimo sforzo e, salendo sul fianco destro del canalino terminale, eccoci, finalmente, al passo di Primalpia (pàs de primàlpia, m. 2476). Un passo che regala un’emozione intensa, perché apre un nuovo, vasto ed inaspettato orizzonte: davanti a noi, in primo piano, l’alta Valle di Spluga, ma poi, oltre, un ampio scorcio della piana della media Valtellina, incorniciato, sulla sinistra, dai Corni Bruciati, sul fondo dal gruppo dell’Adamello e, sulla destra, dalla catena orobica, che mostra le sue più alte vette della sezione mediana.
Il lago di Spluga
Al passo di Primalpia lasciamo il sentiero LIFE, che taglia a sinistra (nord). Poco sotto il passo vediamo infatti su un masso l’indicazione del bivio: a sinistra si taglia verso la bocchetta di Spluga, il passo del Calvo ed il rifugio Omio (sentiero LIFE), mentre procedendo diritti si scende verso il lago superiore di Spluga (m. 2160, il “läch gränt”), su traccia incerta, tagliando in diagonale verso est il versante meridionale dell’alta Valle di Spluga. Scendiamo dunque verso est. Il lago rappresenta una delle perle di queste montagne, poco noto e frequentato per la difficoltà di accesso (la salita dalla Valle di Spluga parte dal paesino di Cevo). Lo vediamo più in basso, alla nostra sinistra: le sue cupe acque sono splendidamente incorniciate dai gradoni di granito della valle.
Apri qui una fotomappa della Valle
di Spluga
Persi circa duecento metri di quota e giunti sulla verticale del lago, dobbiamo prestare attenzione alle indicazioni di un masso (scritta “Colino”): qui lasciamo il sentiero che piega a sinistra e scende verso il lago e pieghiamo a destra, iniziando a salire verso sud-est, lungo facili balze, ai piedi del versante nord-orientale della cima del Desenigo. La debole traccia, segnalata da qualche segnavia, descrive progressivamente un arco verso destra, supera un gradone e si affaccia all’ampio vallone che scende verso est dal passo del Colino orientale (m. 2403; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche).
Traversata dal passo di Primalpia al
passo del Colino orientale (m. 2403; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche)
Non vediamo
il passo (non lo si vede fino a quando non ci si trova ormai
nei pressi) e cominciamo a salire con andamento più ripido
verso sud-ovest, fra ripide balze. Ci teniamo sul lato destro
del vallone, mentre sul lato opposto distinguiamo le guglie
gotiche della torre di Bering ed i contrafforti del Corno di
Colino. Con qualche serpentina ci portiamo al limite alto del
canalone, per poi traversare a sinistra ed uscire in vista
della sella del passo del Colino orientale (m. 2414; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche), raramente nominato sulle carte (che invece in
genere riportano il più alto passo del Colino occidentale, ben
visibile davanti a noi).
Ci affacciamo così all’alta Val Toate, rientrando sul versante
alto della Costiera dei Cech. Una traccia discreta scende fra
ripide balze erbose, con un primo tratto verso destra ed una
successiva diagonale a sinistra. Alla nostra sinistra si
impone il caratteristico corno della Torre di Bering. Con
qualche svolta perdiamo quota verso sud, portandoci verso il
centro della valle. Prestando attenzione ai segnavia,
raggiungiamo la solitaria e modesta baita Colino
(m. 1937).
La Valle Spluga vista dal sentiero per
il passo del Colino orientale (m. 2403; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche)
Il sentiero prosegue nella discesa decisa, che attraversa una fascia di macereti e raggiunge il limite settentrionale dell’ampio ripiano dell’alpe Pesc’ (malamente italianizzata come “Alpe Peccio”, m. 1613), caratterizzata da prati e da splendide macchie di pini. Stando sul lato destro del ripiano, ci infiliamo in una di queste macchie ed usciamo ai prati occidentali dell’alpe. Passiamo a lato delle poche baite e ci infiliamo nel marcato sentiero che procede verso sud ed entra in uno splendido bosco di pini e betulle, contrappuntato da qualche corpo franoso. Il sentiero dopo qualche svolta intercetta la pista tagliafuoco della Costiera dei Cech orientale (m. 1450), ripartendo sul lato opposto. Scendiamo in una splendida pineta e ci raggiunge da sinistra, presso una cappelletta, il sentiero gemello che scende dai prati orientali dell’alpe Pesc’. Pochi tornanti ancora ed usciamo dalla pineta alla parte alta dei prati di Careggio (carèc, m. 1270).
Passo del Colino orientale
Il sentiero termina ad una stradina che percorsa verso destra si immette in una più larga pista. La seguiamo passando a destra di un agriturismo. La pista volge a destra e poco oltre a sinistra. Qui la lasciamo per imboccare un tratturo in cemento che scende per via più diretta e ripida verso destra, ricongiungendosi più in basso con la pista sterrata. La seguiamo verso destra: in leggera discesa attraversa la splendida pineta di Poira per uscirne al tempietto degli alpini ed al parcheggio della chiesetta di Santa Margherita a Poira, dove ritroviamo l’automobile chiudendo l’anello.
Discesa dal passo di Colino orientale
all'alpe Pesc'
CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere
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