Staccandosi dalla statale 38 all’altezza del ponte sul fiume Adda fra Talamona ed Ardenno (indicazioni per la Val di Tartano) e percorrendo un tratto della Pedemontana Orobica (senza salire verso Tartano), si raggiunge il paese di Sirta (m 267), posto proprio all’imbocco della val Fabiòlo (là dove questa si stringe nella forra terminale), e caratterizzato dal singolare cupolone della sua chiesa di San Giuseppe.
A guardarla dal versante retico, la val Fabiòlo sembra tutto fuorché una valle percorribile: le strette ed arcigne muraglie che da qui si mostrano fanno immaginare che in mezzo non vi possa essere che un unico scosceso vallone, impenetrabile. Non è così. Dietro le porte rocciose che la celano, si nasconde una valle sconosciuta ai più, eppure densa di storia e di tradizione, anche perché proprio attraverso di essa avveniva, prima della costruzione dell’attuale strada carrozzabile, circa mezzo secolo fa, l’accesso più frequente alla Val di Tàrtano, attraverso una comoda mulattiera. Un bel volumetto, recentemente edito e curato da Natale Perego, “Sostila e la Val Fabiòlo” (Bellavite editore, 2002, nella collana “tesori di Lombardia”), racconta vita e tradizioni dei montanari che hanno fatto di questa valle, rinserrata fra pareti ombrose, un centro pulsante di vita contadina. Vale dunque la pena aggiungere questa valle, il cui nome, dal dialettale "fabgiol", significa “Piccolo faggio”, all’elenco dei luoghi memorabili che potremo raccontare di aver visitato nelle nostre peregrinazioni montane.
L’incontro con la valle può avvenire a piedi o con un elegante anello di mountain-bike. Se scegliamo l’escursione, partiamo dalla chiesa di San Giuseppe: proprio alle sue spalle parte la Via alla Sostila, una bella mulattiera che, nel primo tratto, sale sul fianco della montagna, verso destra, piegando poi a sinistra ed avvicinandosi all’imbocco della valle. Prima di entrare nella valle ci si può soffermare a godere di un bello scorcio panoramico sulla Sirta, sul fiume Adda e sul paese di Ardenno. La mulattiera scende per un breve tratto, per poi volgere a sud ed entrare nella valle, che suscita, soprattutto in questo primo tratto, un senso di chiusura quasi claustrofobica. Mentre il fondovalle è avvolto dall’ombra, cominciano ad apparire, alle spalle, le cime del versante retico, immerse nella luce. Dopo poco, però, la luce raggiunge anche il sentiero, che passa, su un bel ponte, dal lato destro della valle (per noi) a quello sinistro. Dopo l’immancabile cappelletta, testimonianza di un’antica devozione, raggiungiamo la località Bores (m 650), dove si può scegliere di proseguire sulla mulattiera che risale la valle, oppure attraversare di nuovo il torrente per salire a Sostila. Questa seconda soluzione allunga l’escursione, ma è del tutto consigliabile. La salita a Sostila avviene in parte nel bosco, in parte all’aperto, offrendo la possibilità di osservare squarci sempre più ampi dello scenario alpino. L’abitato di Sostila (m 821), con la sua interessante chiesetta, è ancora abitato, per tutto l’anno, da pochissime persone, ma si anima d’estate, per la presenza di diversi villeggianti.
Dobbiamo ora puntare alla sella sul crinale che separa la valle dalla bassa Valtellina. Per raggiungerla, bisogna seguire un ripido sentierino, che si arrampica sui prati, dietro la chiesetta. Giunti finalmente alla sella, ci si trova di fronte al brullo ma suggestivo profilo del Crap del Mezzodì (m 1031), che chiude la visuale a nord. Alla sua sinistra, sullo sfondo, è ben visibile la valle di Spluga, in
Val Masino. La visuale, ad ovest, raggiunge la sommità del Lario. Un sentierino, che volge a sud-ovest, porta ad crocifisso e prosegue sul crinale. La traccia, che spesso si fa labile, percorre, verso sud, il crinale che separa la val Fabiolo dalla bassa Valtellina. La salita avviene, in buona parte, in un bosco che, nelle belle giornate, appare pervaso di luce, in un’atmosfera di fiabesca bellezza. Superato un gradino roccioso a sinistra, il sentiero raggiunge, poi, una pineta e prosegue quasi pianeggiante. Ignorata una deviazione a destra, si torna a salire, mentre a destra si apre un primo scorcio della Val di Tartano. Nel fianco orientale della valle si nota l’imbocco della laterale val Vicima. Ecco apparire, infine, l’abitato di Campo Tartano e, sul sottostante fondovalle, lo sbarramento idroelettrico sul torrente Tartano. Qualche decina di metri oltre il sentiero, che scende al paese, si trova una grande croce, collocata poco la cima del Culmine di Tartano (m 1301). Il sentiero che scende a Campo è, nel primo tratto, assai ripido, ma si fa poi più dolce, fino a raggiungere le prime case del paese (m 1050).
Raggiunto Campo Tartano, ci si dirige ad est (sinistra), verso la frazione di Somvalle. Prima di imboccare la strada che sale ad essa, si attraversa, su una traccia di sentiero, un prato, raggiungendo una ben visibile cappelletta, da cui si può vedere l’alta val Fabiolo. Qui ritroviamo la mulattiera lasciata per salire a Sostala; essa scende, nel primo tratto, verso destra, avvicinandosi al torrente d’Assola, che precipita con una bella cascata dalla valle omonima. La comoda mulattiera raggiunge poi la località Sponda, dove si trova una seconda cappelletta. Dal lato destro orografico un bel ponte conduce al lato sinistro. La discesa prosegue su un tracciato spesso assai elegante. Superata la strozzatura ad S della valle, ci ritroviamo al punto nel quale parte il sentiero per Sostila: l’anello della val Fabiolo è chiuso, e non ci resta che scendere per la via di salita.
Il percorso di mountain-bike è, invece, diverso. Partiamo sempre da Sirta e percorriamo la Pedemontana Orobica verso ovest, fino ad incontrare la deviazione, a sinistra, per la Val di Tartano. Dobbiamo cominciare ora una salita che è una classica per gli amanti dell’arrampicata su due ruote: le pendenze sono abbastanza impegnative, ma se ci dovessimo concedere qualche sosta, saremo ripagati da un panorama unico sull’intera bassa Valtellina e sull’alto Lario. Dopo una brevissima galleria scavata nella roccia, eccoci finalmente a Campo Tartano. Se abbiamo tempo, possiamo lasciare la bicicletta per una puntata alla cima del Culmine di Campo, in direzione della ben visibile croce. Altrimenti portiamoci subito alla sella erbosa, che costituisce un belvedere naturale su molte delle cime della Val Masino, raggiungiamo la cappelletta ed iniziamo la discesa sulla mulattiera, che, per le sue buone condizioni, ci permetterà di rimanere in sella per buona parte del percorso, fino al ritorno a Sirta. Vale comunque la pena interrompere la discesa per salire a visitare il paese di Sostila.

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