Da Gerola al Rifugio Benigni
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Raggiungiamo
dunque Gerola Alta (m. 1050, vedi foto sopra), percorrendo la statale
404 della Val Gerola (per imboccarla, stacchiamoci a destra dalla
SS 38 dello Stelvio al primo semaforo - per chi viene da Colico
- di Morbegno). Il primo segmento dell'itinerario ci porta a risalire
l'intera valle di Bomino (vedi foto a destra), la più orientale
delle quattro valli nelle quali l'alta Val Gerola si divide (le
altre sono, da est ad ovest, la valle di Pescegallo, la val Tronella
e la valle della Pietra). Per farlo dobbiamo imboccare la strada asfaltata che si stacca da Gerola in direzione sud, raggiungendo, dopo Valle, la frazione di Nasoncio (m. 1080), collocata sulle propaggini dell'ampio dosso che scende dal monte Motta. Qui la strada diventa una carrozzabile sterrata che, ignorata la deviazione a sinistra che conduce al fianco occidentale del lungo dosso di Bema, si addentra nella valle, fino alla prima baita dell'alpe Bomino Vago (m. 1524). Qui passiamo dal lato sinistro a quello destro idrografico della valle, seguiamo il sentiero che supera la baita inferiore del Solivo (m. 1601) e, superate due vallecole laterali, saliamo decisamente verso la ben visibile depressione del passo di Verrobbio (m. 2026, vedi foto sotto). |
Troviamo poi nei pressi del passo un grazioso microlaghetto (vedi
foto a destra). Intercettiamo, infine, il sentiero che proviene dal passo del Forcellino e prosegue verso est, alla volta del passo di San Marco e dell'omonimo rifugio (siamo sulla Gran Via delle Orobie). |
Ora dobbiamo tagliare tutta l'alta val Bomino, percorrendo proprio questo sentiero, ma verso ovest: perdiamo così quota per un centinaio di metri, per poi riguadagnarla e superare un tratto assistito da corde fisse (ma non pericoloso; vedi foto a sinistra). |
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Per balze erbose scendiamo quindi nella conca di Pescegallo, dominata dal grande lago artificiale e dalla cima di Ponteranica, con il suo profilo sommitale curiosamente inclinato verso est. |
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Ora dobbiamo risalire l'alpe, per raggiungere il passo di Salmurano (m. 2017), il cui incavo è già ben visibile sulla parte occidentale (destra) dell'ampia conca. Per farlo abbiamo due possibilità: seguire il percorso degli sky-runner su una traccia che sale nel centro della conca fino al punto di arrivo della sciovia, per poi piegare a destra e guadagnare il passo, oppure seguire un sentiero che corre lungo il fianco occidentale della conca, congiungendosi al primo in prossimità del valico. In ogni caso ci ritroveremo di fronte alla graziosa statua della Madonnina (vedi foto sopra), sul cui sfondo si disegnano verso nord, se la giornata è limpida, le più famose cime del gruppo del Masino-Disgrazia. |
Si apre di fronte ai nostri occhi la conca terminale dell'alta valle Salmurano, che, insieme alla valle dell'Inferno, confluisce nella valle di Ornica (val Brembana, provincia di Bergamo). Dobbiamo ora dirigerci verso destra (ovest), seguendo il sentiero che, perdendo leggermente quota, punta al piede di un grande intaglio nella parete rocciosa, il canalino del Forno, percorso da un ruscello e piuttosto ripido. La risalita del canalino richiede qualche semplice passo di arrampicata e va fatta seguendo il percorso dettato dai segnavia rosso-bianco-rossi. |
Giunti alla sommità del canalino, ci ritroviamo in un piccolo pianoro e, seguendo il sentiero, affrontiamo un ulteriore strappo (vedi foto a destra), prima di guadagnare un secondo e più ampio pianoro, sul quale sono collocati il rifugio Benigni (m. 2282) ed il lago dei Piazzotti. |
L'ampio pianoro è un piccolo gioiello nascosto nel cuore delle Orobie occidentali. Innanzitutto rappresenta un osservatorio suggestivo sul versante retico, soprattutto sulle cime del gruppo Masino-Disgrazia. Poi, accanto al bel lago dei Piazzotti (che spesso diventa, d'estate, una sorta di succursale di una spiaggia marina, dato l'affollamento delle persone intente a prendere il sole; vedi foto sotto), ce ne sono altri due, più piccolo e posto più a monte: vale la pena di visitarli, sono due piccoli gioielli. |
In terzo luogo, con un piccolo sforzo supplementare, possiamo facilmente salire dal pianoro alla Cima Occidentale di Piazzotti, dirigendoci, verso sud-ovest, alla volta della ben visibile croce della cima (m. 2349). Infine vale la pena di ricordare che a nord ed a poca distanza dal rifugio termina un canalino che immette nella bellissima val Tronella (è possibile scendervi, ma con molta cautela; in tal caso possiamo raggiungere, per questa via, Pescegallo). E' giunto però il momento del meritato riposo, anche perchè siamo in cammino da circa 6-7 ore ed abbiamo superato un dislivello complessivo in salita di circa 1400 metri. Per sapere cosa ci attende la seconda giornata, apri la relativa presentazione. |
Il passo merita una sosta prolungata, perché presenta diversi motivi
di interesse storico, naturalistico ed escursionistico. Innanzitutto
qui troviamo numerosi segni delle opere di fortificazione costruite
durante la Prima Guerra Mondiale, quando si temeva che un eventuale
sfondamento degli Austriaci sul fronte dello Stelvio avrebbe fatto
del crinale orobico un fronte di importanza strategica. Perlustrando l'ampia sella del passo, troveremo i resti dei camminamenti, degli edifici fortificati ed anche di una vera e propria grotta scavata nella roccia (lato est del passo), con feritoie per scrutare la valle di Bomino.
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