CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line.

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La nascita del trofeo Kima, probabilmente la più famosa corsa di alta quota in montagna, lungo il celeberrimo Sentiero Roma, è legata all'opera dell'Associazione Kima, nata in Valmasino nel 1994, per onorare la memoria della Guida Alpina Pierangelo Marchetti, soprannominato, appunto, "Kima", che perse la vita l'8 luglio 1994 durante una missione di soccorso.
In occasione della X edizione di questa prestigiosa competizione di sky-runners, svoltasi fra il 20 ed il 22 agosto 2004, è stato inaugurato un nuovo bivacco, il bivacco Kima, in alta Val Cameraccio, la prima delle spettacolari valli della Val di Mello nella quale i concorrenti scendono dopo aver risalito la Valle di Sasso Bisolo e la Valle di Preda Rossa, fino alla bocchetta Roma.
 
Il bivacco è stato realizzato grazie alle offerte raccolte nel corso della manifestazione ed all'opera di numerosi volontari, che si sono prestati e si prestano per garantire la presenza di una struttura che, in una valle così ampia e percorsa, può consentire un ricovero a quanti siano sorpresi dal maltempo, che può causare anche, a quote comprese fra i 2650 ed i 2950 metri, la morte per assideramento. Si presenta oggi ancora in fase di sistemazione dell'interno, ma, essendo aperto, può già assolvere alla sua funzione di ricovero di emergenza.
Il bivacco, che si trova a quota 2700 metri, sul Sentiero Roma nel tratto Allievi-Ponti, può essere raggiunto per due vie, entrambe piuttosto faticose, vale a dire da Preda Rossa, in Valle di Preda Rossa, e dal fondo della Val di Mello.
Nel primo caso dobbiamo salire da Filorera alla Valle di Preda Rossa. La Val Màsino, nel suo tratto superiore, si divide in tre grandi rami: la valle dei Bagni di Masino, a nord-ovest, la Valle di Mello, al centro, e la valle di Sasso Bisòlo, a sud-est. Quest’ultima, a sua volta, si biforca, a quota 1900 metri, nella valle di Preda Rossa, ad ovest, e nella val Terzana, ad est.
Accedere alla valle di Sasso Bisolo è assai facile: a Cataeggio, centro amministrativo del comune di Val Masino (m. 787), proprio al termine della via centrale, che oltrepassa la chiesa ed il municipio, si trova, in prossimità del Centro Polifunzionale della Montagna, una deviazione a destra, per i rifugi Scotti e Ponti. Oltrepassato il torrente Masino su un largo ponte (che, per fortuna, non ha cancellato quello antico, ben visibile appena più a valle), la strada comincia a salire verso la valle, tagliando il piede del selvaggio monte Piezza. Si tratta di una strada dalla carreggiata ampia e comoda, costruita dall’ENEL negli anni Sessanta,
 
quando era stato elaborato il progetto di sfruttare la piana di Preda Rossa per costruire un grande bacino artificiale. Il progetto venne poi abbandonato, anche in seguito alle proteste di quegli ambientalisti che, fra il 1966 e 67, diedero vita ad una campagna di stampa che sottolineava il danno paesistico enorme che una diga in questo scenario naturale avrebbe comportato. La strada raggiunge la località Valbiore (m. 1225), appena a valle del punto in cui la valle si restringe, accennando ad una gola. Lo scenario è qui dominato dagli impressionanti segni di due enormi frane (la prima scesa nel 1976), che si sono staccate dai fianchi occidentali della valle, lasciando una ben visibile ferita nella roccia. Sui massi ciclopici disseminati in questo tratto della valle lavorano i cavatori di marmo, per cui ci potrà capitare di sobbalzare per lo scoppio di qualche mina.
 La strada asfaltata è qui interrotta dalla frana.
È stata di recente costruita una pista alternativa sul fianco orientale della valle, con un breve tratto in galleria, ma l’accesso è vietato perché il tracciato non è ancora stato messo in sicurezza ed il versante è instabile per alcuni smottamenti. Per la verità molti, soprattutto d’estate, non si curano né del divieto, né delle sospensioni delle proprie automobili, e procedono sulla pista il cui fondo, oltretutto, è molto accidentato. Il risultato è che, nei fine settimana estivi, la piana di Preda Rossa gareggia con la Val di Mello quanto a brulicare di turisti tutti intenti a farsi lentamente arrostire dal sole (che qui non scherza) o ad immergere qualche arto nelle acque sempre fredde del torrente.
La sterrata, dopo una breve galleria, ritorna, attraversando un ponte, sul versante opposto (settentrionale) della valle, dove, dopo un breve tratto, ritroviamo la strada asfaltata. All’ingresso della piana di Sasso Bisolo è posto, sulla sinistra, il rifugio Scotti (m. 1500);
sulla destra, invece, ci capiterà certamente di vedere, fino al primo autunno, le mucche al pascolo.
Dopo un lungo rettilineo, la strada comincia ad inanellare i tornanti che le permettono di superare il gradino roccioso che separa la piana di Sasso Bisolo da quella di Preda Rossa, fino al piccolo pianoro
 
che precede la piana di Preda Rossa.
La piana (m. 1900 circa) si apre, gentile,
nella cornice imponente del versante meridionale del monte Disgrazia.
 
I segnavia ci guidano verso il rifugio Ponti,
che si raggiunge dalla piana in un’ora e 45 minuti. Raggiunto il limite di sinistra della piana, il sentiero guadagna un secondo pianoro,
prima di inerpicarsi, piegando leggermente a sinistra, su un gradino roccioso. È, questo, il tratto più faticoso della salita. Poi il tracciato si fa via via meno ripido e, piegando di nuovo leggermente a destra, taglia
gli ultimi magri pascoli
che precedono il rifugio (m. 2559).
Dal rifugio dobbiamo ora salire alla bocchetta Roma (m. 2890), lungo il Sentiero Roma (che ci porterà poi, oltre la bocchetta, al bivacco). A poca distanza dal rifugio dobbiamo ignorare la deviazione, a destra, per il monte Disgrazia ed il passo di Corna Rossa, seguendo invece i segnavia rosso-bianco-rossi
 
che ci guidano e descrivono, verso nord, un arco, il quale dapprima conduce nei pressi
della costiera Remoluzza-Arcanzo (che separa la Valle di Preda Rossa dalla Val Cameraccio),
volgendo, poi, gradualmente a destra, lungo una faticosa fascia di massi, fino al grande ometto della bocchetta.
Da qui il panorama sulla Val Cameraccio e le laterali settentrionali della Val di Mello è stupendo.
Sul fondo il colpo d'occhio raggiunge anche la Val Ligoncio.
 Siamo in cammino da circa 3 ore ed abbiamo superato 1000 metri di dislivello in salita. Il bivacco è già visibile: prendiamo, come punto di riferimento, il microlaghetto posto approssimativamente al centro della valle, presso un masso ciclopico, seguendo, poi, il filo della morena alle sue spalle. Il nostro sguardo incontrerà la nuova struttura, edificata con pietre raccolte in loco, e quindi ben inserita nel suo scenario.

 
La discesa dalla bocchetta Roma alla Val Cameraccio richiede molta cautela, perchè, soprattutto nell'ultima parte, nella quale si tratta di superare una fascia di rocce, propone qualche passo di arrampicata assistito da corde fisse (alle quali, peraltro, è bene assicurarsi con cordino e moschettone).
Ulteriore elemento cui prestare attenzione sono i sassi mobili: se ne parte uno, diventa un proiettile che rischia di colpire chi sta più in basso.
Alla fine,
grazie anche
ad alcune staffe, raggiungiamo
un nevaietto ai piedi della fascia di rocce e scendiamo fino al limite inferiore.
Sempre seguendo i numerosi segnavia, proseguiamo nella discesa di una placca di rocce e sfasciumi,
fino ad un secondo
più piccolo nevaietto. Oltrepassato anche questo, il percorso assume un andamento quasi pianeggiante;
dobbiamo superare una fascia di massi, approdando infine ad un terreno più tranquillo.
Cominciamo a scendere di nuovo,
lungo il crinale di una morena,
in direzione
del microlaghetto, alimentato dal piccolo ghiacciaio che si annida fra le pieghe del versante meridionale del
monte Pioda (m. 3431), la cima posta immediatamente ad occidente dell'imponente monte Disgrazia (m. 3678).
Al termine della discesa, passiamo a valle del laghetto, a quota 2640,
attraversando una nuova fascia di grandi massi, che richiedono una certa attenzione per evitare di scivolare e di infortunarsi.
Non manca molto alla meta: si tratta di sostenere un ultimo sforzo in salita, sotto lo sguardo severo del monte Pioda che, visto da qui, appare una possente piramide di granito.
Raggiunto il filo di una evidente e lunga morena, pieghiamo a destra, seguendolo,
fino a trovarci improvvisamente quasi faccia a faccia con il bell'edificio del bivacco,
a 2700 metri circa di quota.
Oltre il bivacco, il sentiero piega a sinistra, prosegue quasi pianeggiante,
risale poi una caratteristica placca rocciosa ed approda ad una nuova fascia di massi.
 
Qui troviamo, presso un grande masso, l'indicazione della deviazione, a destra, del sentiero per il passo di Mello
(il quale si trova, peraltro, a sinistra del crinale di nord-ovest del monte Pioda, a 2992 metri, più o meno sulla verticale del bivacco, - è la più orientale, cioè quella più a destra, fra le marcate depressioni sulla testata della Val Cameraccio - ma viene raggiunto da qui con una prima diagonale verso destra, cioè in direzione est).
Il Sentiero Roma prosegue, poi, verso il passo Cameraccio (2950), il suo punto più alto, che da qui non si vede.
Si vede bene, invece, l'inconfondibile profilo, a punta di lacia, del pizzo Torrone orientale (m. 3333), sulla testata della valle omonima. Il pizzo è, ovviamente, ben visibile anche dal bivacco. Ma non è l'unica cima che possiamo ammirare da qui. Alla sua sinistra si vedono anche i pizzi Torrone centrale (m. 3290) ed occidentale (m. 3349), mentre alla sua destra vediamo, infatti, il monte Sissone (m. 3330), la punta Baroni (o cima di Chiareggio nord-occidentale, m. 3203) e le cime di Chiareggio centrale e sud-orientale. Verso sud-ovest, dominiamo la Val di Mello, sul cui sfondo si distinguono le Valli Merdarola e Ligoncio, nella Valle dei Bagni di Masino. Alla loro sinistra possiamo ammirare la costiera Remoluzza-Arcanzo e, sulla sua parte più alta, scorgiamo ancora il grande ometto della bocchetta Roma. A nord-est, infine, cioè proprio alle spalle del bivacco, è sempre il monte Pioda a chiudere, maestoso, l'orizzonte.
 
Si tenga presente che il ritorno a Preda Rossa richiede il superamento di circa 300 metri di dislivello in salita. Questi potrebbero essere evitati scendendo dal bivacco alla Val di Mello, ma è sconsigliabile farlo se non si conosce il sentiero. Qualora ci si smarrisse, conviene portarsi sul lato occidentale della valle (quello opposto rispetto alla bocchetta Roma), scendendo a vista seguendo l'andamento della costiera, fino ad intercettare il sentiero.
Ecco, invece, come salire al bivacco dalla Val di Mello. Si deve percorrere l’intera Val di Mello, partendo dal parcheggio:
superata la località di Cascina piana, incontriamo la deviazione, a sinistra, per la valle di Zocca e attraversiamo, su un ponte, il torrente di val di Zocca; oltrepassata anche la località di Rasica
e la deviazione, a sinistra, per la val Torrone,
troviamo, poco oltre, il ponticello sul torrentello che scende dalla val Torrone, che mostra da qui, sul suo fianco sinistro, uno scorcio della parete della Meridiana. Il sentiero comincia quindi a salire in una fitta pineta, uscendo di nuovo all'aperto, a quota 1559, presso le baite della Casera di Pioda. Non è facile trovare, qui, la ripartenza del sentiero: si deve evitare una traccia che corre, pianeggiante, verso il centro della valle, e risalire, invece, i prati alle spalle delle baite (sulla nostra sinistra): sul limite del bosco si ritrova il sentiero che, dopo una serie di rapidi tornantini, volge a sinistra e conduce, poco sopra i 1700 metri, ad una nuova radura, dove si trova una baita isolata,
dominata dalla Torre del Cameraccio meridionale.
Il sentiero, con traccia più incerta, si avvicina alla costiera del Cameraccio, che separa la valle dalla val Torrone, mentre la boscaglia si fa sempre più rada.
La val Cameraccio desta un forte senso di solitudine, per la sua vastità ed il suo silenzio. Il primo tratto della costiera Remoluzza-Arcanzo la separa dalla valle di Preda Rossa.
Bisogna prestare molta attenzione ai segnavia, per non perdere un sentiero dalla traccia assai labile. Esso piega per due volte a destra, riprendendo altrettante volte a salire più direttamente; superiamo, così, un primo torrentello, per poi puntare verso un secondo corso d'acqua; troviamo anche, su un masso, le indicazioni per il rifugio Ponti: tagliando la parte mediana della valle, infatti, si può puntare direttamente alla bocchetta Roma, e di qui scendere al rifugio, in valle di Preda Rossa.
Nel tratto fra i due torrentelli è già ben visibile la testata della valle, dominata dal monte Pioda (m. 3431), dietro la cui cima si nasconde quella più famosa del monte Disgrazia. Superato il secondo torrentello, la salita prosegue per dossi erbosi, tendendo leggermente a sinistra. Alle spalle, si apre una visuale sempre più ampia sulla Val di Mello e, sullo sfondo, sulle valli Merdarola e Ligoncio.
Se intendiamo tornare per la medesima via di salita, ci conviene memorizzare bene il piccolo promontorio erboso raggiunto dopo l'attraversamento del secondo torrentello: da qui in avanti, infatti, la traccia si perde, per cui proseguiamo salendo, facilmente, a vista (ma nel ritorno, se non ritroviamo il punto dal quale si scende al torrentello, rischiamo di perderci fra le grandi placche rocciose della media valle).
Gli ultimi magri pascoli lasciano gradualmente il posto ad una fascia di massi, fra i quali si annida anche qualche nevaietto. Non esiste un percorso obbligato, la scelta della direttrice dipende dalla meta.
Se vogliamo varcare il passo Cameraccio, sul vertice di nord-ovest della valle, dobbiamo proseguire salendo in verticale, o piegando leggermente a destra.
Al termine della salita, fra quota 2600 e quota 2700, ci si ricongiunge con il sentiero Roma, che scende dal passo di val Cameraccio, il ben visibile intaglio a sinistra del pizzo Torrone orientale (m. 3333), caratterizzato dall’inconfondibile profilo a punta di lancia.
Il sentiero è individuabile, più che per la traccia (che solo in alcuni tratti si vede),
per i numerosi segnavia rosso-bianco-rossi che ne costellano il percorso (in qualche tratto troviamo anche le più vecchie croci color amaranto). Seguendo il sentiero verso destra, raggiungiamo, infine, il bivacco, dopo 6 ore di cammino (il dislivello in salita è di 1600 metri).
 
Se la giornata è bella e la visuale ottima, possiamo rispiarmiare un'ora circa di cammino tagliando verso destra la valle, dopo aver superato il secondo torrentello. Possiamo, in questo caso, seguire, procedendo a vista, una sorta di corridoio dove la pendenza è meno accentuata, fino alla ben visibile morena di cui raggiungiamo il filo risalendone il fianco. Sul filo troviamo il sentiero che sale al bivacco.

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