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Apri qui una panoramica dal rifugio Bignami

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Diga di Campomoro-Rif. Bignami-Bocchetta di Caspoggio-Rif. Marinelli-Rif. Carate brianza-Diga di Campomoro
6 h
1200
EE
SINTESI. Salendo da Sondrio in Valmalenco, ci portiamo a Lanzada e proseguiamo sulla strada che passa per Campo Franscia e si conclude a Campomoro, nei pressi della diga omonima (m. 1980). Proseguiamo su una strada sterrata che si porta ai piedi della diga successiva, quella di Gera, e qui parcheggiamo. Saliti al camminamento dlel'invaso, prendiamo a sinistra, lo attraversiamo ed imbocchiamo sul lato opposto il marcato sentiero che porta al rifugio Bignami (m. 2385). Seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra, passiamo per l'alpe Fellaria. Oltre le baite, procediamo in direzione nord-ovest. Troviamo subito un primo bivio, al quale prendiamo a sinistra, e poco oltre un secondo, al quale prendiamo a destra (lasciamo alla nostra sinistra il sentiero per la forca di Fellaria), scendendo ad attraversare il torrente Fellaria su un ponte di legno. Risaliti sul lato opposto, pieghiamo per breve tratto bruscamente a destra (nord-est), poi di nuovo a sinistra, incontrando, sul lato destro, una nuova deviazione (partenza del sentiero glaciologico Luigi Marson, che ignoriamo). Proseguendo diritti, quasi in piano (direzione ovest-nord-ovest), seguendo le indicazioni (triangoli gialli) della VI tappa dell'Alta Via della Valmalenco. Giungiamo ad un secondo corso d'acqua, che attraversiamo da sinistra a destra, attaccando quindi decisamente un grande canalone detritico, sempre in direzione ovest-nord-ovest. Alla sua sommità ci attende il nevaio adagiato su una grande conca che si trova a valle della bocchetta. Seguendo i segnavia (triangoli gialli dell'Alta Via della Valmalenco e le tracce lasciate dagli altri escursionisti, effettuiamo un arco di cerchio sulla sinistra del nevaio (direzione sud-ovest, poi di nuovo ovest-nord-ovest) e giungiamo ai piedi della bocchetta di Caspoggio (m. 2983), dove le corde fisse ci aiutano a superare le ultime roccette.La discesa prosegue un piccolo ghiacciaio, la vedretta di Caspoggio, che non è particolarmente pericoloso, ma può nascondere qualche insidia, per cui dobbiamo essere attrezzati per una traversata su ghiacciaio e procedere con cautela. Scendiamo tenendo il lato destro della vedretta e puntando ad un ben visibile speroncino roccioso, oltre il quale proseguiamo la discesa fra nevaietti e roccette. Il sentiero comincia a tagliare un versante di sfasciumi: descrivendo gradualmente un arco verso sinistra, intercettiamo, infine, il sentiero che sale verso il rifugio Marinelli, già ben visibile, su un grande sperone roccioso, dalla bocchetta. Salamo con ripidi tornantini alla spianata del rifugio Marinelli-Bombardieri al Bernina (m. 2813). Ridiscesi al bivio, prendiamo a destra e proseguiamo sul frequentato sentiero (la via di accesso normale al rifugio Marinelli), ben segnalato, che passa a destra del lago di Musella, aggira uno sperone, passando alto a sinistra del laghetto delle Forbici e porta alla bocchetta delle Forbici. Appena sotto la bocchetta troviamo il rifugio Carate Brianza (m. 2636). Proseguiamo nella discesa sfruttando il marcato sentiero della V tappa dell'Alta Via della Valmalenco, fino ad un bivio, al quale lasciamo alla nostra destra l'Alta Via e prendiamo a sinistra, traversando quasi in piano il versante a valle delle cime di Musella e del Sasso Moro. Dopo un tratto in una macchia di larici, il sentiero comincia repentinamente, pieando a sinistra, a scendere ripido, sul fianco scosceso del Sasso Moro, La discesa termina ad uno slargo, attraversato il quale saliamo su strada sterrata al parcheggio di Campomoro. Di qui, percorrendo la strada sterrata, ci portiamo al parcheggio della diga di Gera.


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Questo trekking di una sola giornata ci permette un contatto ravvicinato di grande impatto emotivo con gli scenari più belli che il versante italiano del gruppo del Bernina regala, toccando anche i suoi tre rifugi più conosciuti.
Per effettuarlo dobbiamo salire alla località di Campomoro. Raggiungiamo dunque Sondrio e saliamo in Valmalenco, portandoci sul lato destro (per noi) della valle all'altezza di Torre di S. Maria. A dieci chilometri da Sondrio raggiungiamo il bivio Chiesa Valmalenco (sinistra) - Lanzada (destra). Prendiamo a destra e, attraversata Lanzada, cominciamo a risalire la val Lanterna, su una strada in molti punti scavata nella roccia, che, dopo circa 5 chilometri e qualche tornante, conduce alla località di Campo Franscia (m. 1587; localmente solo “franscia”; l’aggiunta di “Campo-“ si deve ad una situazione curiosa: la Guardia di Finanza progettò di costruire a Campomoro una caserma; il progetto, però, mutò e la scelta cadde su Franscia, ma nei documenti, già pronti, venne cancellato solo –moro, sostituito con –franscia; così nacque il toponimo “Campofranscia”). Da qui parte una strada dell'ENEL (aperta al traffico e quasi interamente asfaltata) che, con diversi tornanti, ci permette di guadagnare i 1990 metri di Campomoro, dove, oltre al rifugio omonimo, troviamo il primo grande sbarramento idroelettrico (dighe de cammòor). La strada prosegue verso il muraglione del secondo sbarramento, ma è chiusa al traffico per il pericolo di caduta massi, per cui dobbiamo spendere il primo quarto d'ora di cammino per raggiungere la diga di Gera (dighe de gère) e risalirne il poderoso sbarramento su un camminamento.
Il panorama che si apre è già imponente: vediamo, da destra, la punta Varuna (m. 3453), la vedretta di Fellaria orientale, il Sasso Rosso (m. 3481), alle cui spalle si scorge appena il piz Palü (m. 3905), la vedretta di Fellaria occidentaleed il Piz Zupò (che significa “nascosto”, da “zuper”, nascondere, m. 3995).


Apri qui una panoramica dell'alpe Fellaria

Imponente lo sbarramento, che ha un volume di 1.800.000 di calcestruzzo e raggiunge un'altezza di 110 metri. Il serbatoio può contenere 65 milioni di metri cubi d'acqua, ed è alimentato dal torrente Còrmor, che scende dalla vedretta di Fellaria, e dallo Scerscen, che scorre nel vallone più ad ovest, ma viene deviato, poco sotto il cimitero degli Alpini, nel vallone di Scerscen, mediante una galleria di 4 km scavata nella roccia, che porta le sue acque a gettarsi nella diga. Questo imponente manufatto è stato costruito fra il 1960 ed il 1965 dall'Impresa Italstrade per la società idroelettrica Vizzola, prima, per l'ENEL, poi.
Percorriamo la sommità dello sbarramento verso ovest ed incamminiamoci su un comodo sentiero (un po' esposto però alla caduta massi: attenzione!), che effettua una lunga diagonale sul fianco orientale del Sasso Moro e sul versante di pascoli e rocce denominato "còsto granda", raggiungendo, dopo un tornante nel punto finale, il rifugio Bignami (2385 m.). Da qui il panorama è analogo a quello già contemplato, ma si aggiunge la possibilità di gettare uno sguardo sul vallone terminale della val Lanterna, dove si riversano fragorosamente tre grandi cascate che scendono dalla vedretta di Fellaria e si disperdono in diversi torrentelli.


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E' possibile scendere al vallone su un bel sentiero, che parte proprio alle spalle del rifugio ed è chiamato "Sentiero dei ponti", perchè permette di attraversarlo su sette ponti, raggiungendo l'alpe Gembrè ed effettuando il giro completo della diga di Gera.
Noi invece prendiamo come riferimento un cartello che dà la bocchetta di Caspoggio ad un’ora e 45 minuti ed il rifugio Marinelli a 2 ore e 30 minuti, ci incamminiamo sul sentiero che conduce alla bocchetta di Caspoggio ed alla forca di Fellaria (in entrambi i casi, percorriamo la sesta tappa dell’Alta Via della Valmalenco, nell’itinerario classico o nella variante bassa denominata VI C). Oltrepassiamo, così, le baite dell’alpe Fellaria (m. 2401).
Oltre le baite, procediamo in direzione nord-ovest. Troviamo subito un primo bivio, al quale prendiamo a sinistra, e poco oltre un secondo, al quale prendiamo a destra (lasciamo alla nostra sinistra il sentiero per la forca di Fellaria), scendendo ad attraversare il torrente Fellaria su un ponte di legno. Risaliti sul lato opposto, pieghiamo per breve tratto bruscamente a destra (nord-est), poi di nuovo a sinistra, incontrando, sul lato destro, una nuova deviazione (partenza del sentiero glaciologico Luigi Marson, che ignoriamo).



Apri qui una panoramica verso est dalla bocchetta di Caspoggio (a destra: il pizzo Scalino)

Proseguendo diritti, quasi in piano (direzione ovest-nord-ovest), giungiamo ad un secondo corso d'acqua, che attraversiamo da sinistra a destra, attaccando quindi decisamente un grande canalone detritico, che ci dà l'illusione visiva che la bocchetta sia posta alla sua sommità. Non è così, perché, risalita faticosamente la ganda, sempre in direzione ovest-nord-ovest, scopriamo che c'è ancora un bel tratto da coprire, in quanto dobbiamo superare il nevaio adagiato su una grande conca che si trova a valle della bocchetta. Seguendo i segnavia (triangoli gialli dell'Alta Via della Valmalenco e le tracce lasciate dagli altri escursionisti, effettuiamo un arco di cerchio sulla sinistra del nevaio (direzione sud-ovest, poi di nuovo ovest-nord-ovest) e giungiamo ai piedi della bocchetta di Caspoggio, dove le corde fisse ci aiutano a superare le ultime roccette.


Apri qui una panoramica sul vallone di Scerscen dalla bocchetta di Caspoggio

Dai 2983 metri del valico il panorama è grandioso. Alle nostre spalle dominiamo nella loro interezza le valli Confinale (canfinàal) e Poschiavina ed il pizzo Scalino, mentre davanti a noi si apre lo spettacolo superbo dei giganti del gruppo del Bernina: vediamo, da destra, il già citato Piz Zupò ed il Piz Argient (m. 3945), mentre, più a sinistra, si mostra la celeberrima triade dei pizzi Bernina (m. 4050), Scerscen (m. 3971) e Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio, m. 3937). Segue il passo di Sella e, alla sua sinistra, i pizzi Sella, Gemelli e Gluschaint.



Apri qui una fotomappa della discesa dalla bocchetta di Caspoggio

Si tratta ora di scendere su un piccolo ghiacciaio, la vedretta di Caspoggio, che non è particolarmente pericoloso, ma può nascondere qualche insidia, per cui dobbiamo essere attrezzati per una traversata su ghiacciaio e procedere con cautela (può capitare di infilare un piede in quella che pare una fessura appena accennata e ritrovarsi con una gamba sospesa nel vuoto). Scendiamo tenendo il lato destro della vedretta e puntando ad un ben visibile speroncino roccioso, oltre il quale proseguiamo la discesa fra nevaietti e roccette. Il sentiero comincia a tagliare un versante di sfasciumi: descrivendo gradualmente un arco verso sinistra, passiamo vicino a due microlaghetti glaciali ed intercettiamo, infine, il sentiero che sale verso il rifugio Marinelli, già ben visibile, su un grande sperone roccioso, dalla bocchetta.


Apri qui una fotomappa dell'alto Vallone di Scerscen

A questo punto compiamo uno sforzo supplementare e risaliamo gli oltre cento metri di dislivello che ci separano dalla quota 2813 del rifugio: ne vale la pena, non possiamo non visitare il più famoso rifugio di Valmalenco, dove possiamo sostare, ammirare l'impressionante vallone di Scerscen e, ad ovest, la vedretta di Scerscen inferiore, e ritemprarci in vista di una discesa che si annuncia piuttosto lunga, anche se molto agevole.
Il rifugio Marinelli-Bombardieri al Bernina, di proprietà del CAI di Sondrio, fu costruito nel 1880. Il suo nome originario era rifugio Scerscen ma, dopo la morte del suo ideatore, Damiano Marinelli, nel 1882 venne intitolato a lui. Nel tempo fu soggetto a numerosi ampliamenti (1906, 1915, 1917, 1925 e 1938), finché, dopo la seconda guerra mondiale, per impulso di Luigi Bombardieri venne raddoppiato. Alla morte del Marinelli, inseguito alla tragica caduta dell’elicottero che lo trasportava nel 1957, il suo nome venne aggiunto nell’intitolazione del rifugio, che ebbe come custode Cesare Folatti.


Apri qui una panoramica del rifugio Marinelli e delle cime di Musella

Vediamo, ora, come scendere alla diga di Gera, dove abbiamo parcheggiato l'automobile, per una diversa e più facile via. Percorriamo a ritroso il tracciato normalmente utilizzato per salire al rifugio. Torniamo quindi alla base dello sperone roccioso, attraversiamo su un ponticello il torrente che scende dalla vedretta di Caspoggio ed effettuiamo una traversata sostanzialmente pianeggiante che, con un primo tratto verso sud-ovest ed un secondo verso sud-est, ci permette di aggirare le propaggini del fianco occidentale delle cime di Musella (m. 2990, 3079, 3094; più ad est, la cima di Caspoggio, m. 3136; queste vette sono chiamate, però, localmente, nel loro complesso, “sas di fòrbes”) e di raggiungere la bocchetta delle Forbici (buchèl di fòrbes).


Apri qui una fotomappa dell'alto Vallone di Scerscen

Poco prima della bocchetta, però, fermiamoci a contemplare per l'ultima volta lo spettacolo dei pizzi Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio), Scerscen (probabilmente da "scérsc", cerchio) e Bernina, che da qui si mostrano in tutta la loro regalità. Pochi metri sotto la bocchetta, sul lato dell'alta valle di Musella, troviamo il terzo rifugio, il Carate Brianza (m. 2636).
Ci attende ora una tratto di discesa più ripida, sui famosi "sette sospiri" (ma, per noi che scendiamo e che magari incrociamo qualche volto stravolto dalla fatica, sono sospiri di sollievo): seguendo il sentiero, giungiamo ad un bivio segnalato da cartelli: proseguendo la discesa verso sud ci ritroveremmo all'alpe Musella, dove si trovano i rifugi Mitta e Musella. Noi pieghiamo invece a sinistra (sud-est), effettuando una lunga traversata, sostanzialmente pianeggiante, dell'alta valle, al cospetto delle cime di Musella e del Sasso Moro, fino a portarci ai piedi del suo fianco meridionale. Qui il sentiero piega a sinistra (est) e comincia bruscamente a scendere, con tratti ripidi e protetti, perchè esposti, in direzione della diga di Campomoro (dighe de cammòor), che ora vediamo sotto di noi.
Al termine della discesa ci ritroviamo ai piedi del muraglione orientale della diga e dobbiamo risalire per qualche decina di metri, su una comoda strada sterrata, fino al camminamento che ci permette di attraversarla e di raggiungere il suo lato orientale, ritornando così in breve alla nostra automobile.
L'intero anello (che, ovviamente, può anche essere percorso in senso contrario), compresa la salita al rifugio Marinelli, comporta un dislivello in salita di poco più di 1200 metri ed un tempo complessivo di circa sei ore (al netto, ovviamente, delle soste).


Apri qui una panoramica dalla bocchetta delle Forbici

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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