Questo
trekking di una sola giornata ci permette un contatto ravvicinato di
grande impatto emotivo con gli scenari più belli |
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che il
versante italiano del gruppo del Bernina regala, toccando anche i
suoi tre rifugi più conosciuti. |
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Per effettuarlo dobbiamo salire alla località di Campomoro. Raggiungiamo
dunque Sondrio e saliamo in Valmalenco, portandoci sul lato destro (per
noi) della valle all'altezza di Torre di S. Maria. A dieci chilometri
da Sondrio raggiungiamo il bivio Chiesa Valmalenco (sinistra) - Lanzada
(destra). Prendiamo a destra e, attraversata Lanzada, cominciamo a risalire
la val Lanterna, su una strada in molti punti scavata nella roccia, |
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che, dopo circa 5 chilometri e qualche tornante, conduce alla località
di Campo Franscia (m. 1587). |
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Da qui parte una strada dell'ENEL (aperta
al traffico e quasi interamente asfaltata) che, con diversi tornanti,
ci permette di guadagnare i 1990 metri di Campomoro, dove, oltre al
rifugio omonimo, |
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troviamo il primo grande sbarramento idroelettrico. |
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La
strada prosegue verso il muraglione del secondo sbarramento, ma è
chiusa al traffico per il pericolo di caduta massi, per cui dobbiamo
spendere il primo quarto d'ora di cammino per raggiungere la diga di Gera e risalirne il poderoso sbarramento su un camminamento. |
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Il
panorama che si apre è già imponente: vediamo, da destra,
la punta Varuna (m. 3453), la vedretta di Fellaria orientale, il Sasso
Rosso (m. 3481), alle cui spalle si scorge appena il piz Palü (m.
3905), la vedretta di Fellaria occidentale ed il Piz Zupò (m.
3995). |
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Percorriamo la sommità dello sbarramento verso ovest |
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ed
incamminiamoci |
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su un comodo
sentiero (un po' esposto però alla caduta massi: attenzione!), |
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che effettua
una lunga diagonale sul fianco orientale del Sasso Moro,
raggiungendo, dopo un tornante nel punto finale, |
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il rifugio Bignami
(2385 m). |
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Da qui il panorama |
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è analogo |
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a quello già
contemplato, ma si aggiunge la possibilità di gettare uno sguardo
sul vallone terminale della val Lanterna, dove
si riversano fragorosamente tre grandi cascate che scendono dalla vedretta
di Fellaria e si disperdono in diversi torrentelli. E' possibile scendere
al vallone su un bel sentiero, che parte proprio alle spalle del rifugio
ed è chiamato "Sentiero dei ponti", perchè permette
di attraversarlo su sette ponti, raggiungendo l'alpe Gembrè ed
effettuando il giro completo della diga di Gera. |
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Noi invece ci dirigiamo a sinistra (nord-ovest), seguendo i segnavia
che indirizzano alla bocchetta di Caspoggio, superando |
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l'alpe Fellara
(m. 1401) ed attraversando il torrentello che scende dal vallone che
porta alla forca di Fellaria (lasciandolo cioè alla nostra sinistra). |
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Si comincia a salire, dapprima su magri pascoli, con qualche tornante,
poi attaccando decisamente un grande canalone detritico, che ci dà
l'illusione visiva che la bocchetta sia posta alla sua sommità.
Il panorama è sempre affascinante: alla nostra destra la vedretta di
Fellaria, |
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alle nostre spalle la val
Confinale |
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ed alla nostra sinistra il Sasso
Moro. |
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Risalita
faticosamente la ganda, scopriamo però che c'è ancora un bel tratto
da coprire, |
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in quanto
dobbiamo superare il nevaio adagiato su una grande conca che si
trova a valle della bocchetta. Seguendo i segnavia (triangoli gialli
dell'Alta Via della Valmalenco, perché ne stiamo percorrendo
a ritroso la sesta tappa, Marinelli-Bignami) e le tracce lasciate dagli
altri escursionisti, effettuiamo un arco di cerchio sulla sinistra del
nevaio e giungiamo ai piedi della bocchetta, dove le corde fisse ci
aiutano a superare le ultime roccette. |
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effettuiamo
un arco di cerchio sulla sinistra del nevaio e giungiamo ai piedi
della bocchetta, |
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dove le
corde fisse ci aiutano a superare le ultime roccette. |
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Dai 2983 metri del valico il
panorama è grandioso. |
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Alle nostre
spalle dominiamo nella loro interezza le valli Confinale e Poschiavina ed il pizzo Scalino, |
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mentre
davanti a noi si apre lo spettacolo superbo dei giganti del gruppo
del Bernina: vediamo, da destra, il già citato Piz Zupò ed
il Piz Argient (m. 3945), |
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mentre, più
a sinistra, si mostra la celeberrima triade dei pizzi Bernina (m.
4050), Scerscen (m. 3971) e
Roseg (m. 3937). Segue il passo di Sella e, alla sua sinistra, i pizzi
Sella, Gemelli e Gluschaint. |
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Si tratta ora di scendere su un piccolo ghiacciaio, la vedretta di Caspoggio,
che non è particolarmente pericoloso, ma può nascondere
qualche insidia, per cui seguiamo scrupolosamente la traccia lasciata
dagli altri escursionisti: |
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in breve,
scendendo verso il lato destro della vedretta, ci ritroveremo, dopo
un ultimo tratto su sfasciumi, sul sentiero che sale verso il
rifugio Marinelli, già ben visibile,
su un grande sperone roccioso, dalla bocchetta. Va da sé (ma
forse è bene ricordarlo ugualmente) che dobbiamo essere attrezzati
per una traversata su ghiacciaio; |
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sostando
alla bocchetta ci può invece capitare di incontrare qualche
escursionista sprovveduto, che fa venire in mente la canzone di Iannacci "El purtava i scarp de
tenis..." |
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A questo punto compiamo uno sforzo supplementare e risaliamo gli oltre
centro metri di dislivello |
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che ci
separano dalla quota 2813 del rifugio Marinelli-Bombardieri al Bernina: ne vale la pena, non possiamo
non visitare il più famoso rifugio di Valmalenco, dove possiamo sostare, ammirare l'impressionante vallone
di Scerscen e, ad ovest, la vedretta di Scerscen inferiore, e ritemprarci
in vista di una discesa che si annuncia piuttosto lunga, anche se molto
agevole. |
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Facendo qualche passo oltre il
rifugio, sul sentiero che attraversa il vallone di Scerscen,
possiamo gustare un ottimo primo piano della testata della
Valmalenco: a destra è facilmente riconoscibile la Cresta Güzza,... |
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seguita dai pizzi Bernina e
Scerscen. |
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Più a sinistra ancora,... |
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l'elegante profilo del pizzo
Roseg. |
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Per tornare
al punto di partenza, infatti, percorriamo a ritroso il tracciato
normalmente utilizzato per salire al rifugio. |
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Torniamo
quindi alla base dello sperone roccioso, |
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attraversiamo su un ponticello il
torrente che scende dalla vedretta di Caspoggio |
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e,
ammirando, alla nostra sinistra, la cima di Caspoggio e le cime di
Musella, |
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effettuiamo una traversata
sostanzialmente pianeggiante che, con un primo tratto verso sud-ovest
ed un secondo verso sud-est, ci permette di aggirare le propaggini del
fianco occidentale delle cime di Musella |
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e di
raggiungere la bocchetta delle Forbici. |
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Poco prima della bocchetta, però, |
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fermiamoci a
contemplare per l'ultima volta lo spettacolo dei |
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pizzi Roseg, Scerscen
e Bernina, che anche da qui si mostrano in tutta la loro regalità
(anche se il pizzo Bernina resta seminascosto). |
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Assai suggestivo è anche il
colpo d'occhio sulla vedretta di Scerscen inferiore. |
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Pochi metri
sotto la bocchetta scorgiamo, sul lato del vallone di Scerscen, il
laghetto delle Forbici, |
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mentre sul
lato dell'alta valle di Musella, |
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troviamo
il terzo rifugio, |
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il Carate Brianza (m. 2636). |
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Ci attende ora una tratto di discesa più ripida, |
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sui famosi
"sette sospiri" |
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(ma, per noi
che scendiamo e che magari incrociamo qualche volto stravolto dalla
fatica, sono sospiri di sollievo). |
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Nella
discesa non ci accompagna più lo scenario dei superbi 4000, |
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ma, sulla
nostra sinistra, un gruppo di eleganti 3000 |
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regala
all'occhio nuove gioie: |
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si tratta,
partendo dalla cima più lontana, dal poderoso Sasso Moro, |
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alla cui
sinistra |
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si distinguono la cima di
Caspoggio |
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e la frastagliata compagine |
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delle cime di
Musella. |
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Seguendo |
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il sentiero, |
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giungiamo |
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ad
un bivio segnalato da cartelli: proseguendo la discesa verso sud ci
ritroveremmo all'alpe Musella, dove si trovano
i rifugi Mitta e Musella. |
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Noi pieghiamo
invece a sinistra (sud-est), effettuando una lunga traversata,
sostanzialmente pianeggiante, dell'alta valle, fino a portarci ai
piedi del fianco meridionale del Sasso Moro, mentre la bocchetta
delle Forbici, alle nostre spalle, sembra non volersi mai
allontanare. |
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Qui il
sentiero piega a sinistra (est) e comincia bruscamente a scendere,
con tratti ripidi e protetti, perché esposti, in direzione della
diga di Campomoro, |
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che ora
vediamo sotto di noi. |
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Nella discesa, ci sembra quasi di
percepire il respiro del grande gigante di roccia, |
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che ora incombe sopra di noi. |
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Più lontano e ben più slanciato,
si mostra, ad est, l'inconfondibile profilo del pizzo Scalino. |
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Al termine
della discesa
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ci ritroviamo
ai piedi del muraglione orientale della diga e dobbiamo risalire per
qualche decina di metri, su una comoda strada sterrata, fino al
camminamento che ci permette di attraversarla e di raggiungere il
suo lato orientale, ritornando così in breve alla nostra automobile.
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L'intero anello (che, ovviamente, può anche essere percorso in
senso contrario), compresa la salita al rifugio Marinelli, |
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comporta un
dislivello in salita di poco più di 1200 metri ed un tempo
complessivo di circa sei ore (al netto, ovviamente, delle soste). |
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