SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it)
: S. Giustino martire, Lia, Graziano

PROVERBI

Giögn el slarga 'l pögn (giugno allarga il pugno - Sirta)
Quélacqua che se créd de minga bév l è la prima che se bév
(quell’acqua che non si crede di bere è la prima che si beve)
L’acqua che se vö minga bév se ghe néga dént (nell’acqua che non si vuol bere ci si annega)
L’acqua che se dòpra de lavàss di vòlt bisogna bévela
(l’acqua che si adopera per lavarsi alle volte bisogna berla)
A fa del mal ai òtri sa sta mal (a far del male agli altri si sta male - Tirano)
A vès tròp bun se vé cuiùn (ad essere troppo buoni si diventa allocchi - Ardenno)
Mài avdüt ün pòrch nì vec’, ma n vec’ ni pòrch scé
(non ho mai visto un porco diventar vecchio, ma un vecchio diventar porco sì - Villa di Chiavenna)
La maravéia l’ha cüürt i pée, la va lagliò, po’ la turna ‘ndrée (la meraviglia ha i piedi corti, prima esce di casa, poi torna, cioè quando ci si scandalizza per qualcosa, poi lo si ritrova a casa propria - Rogolo)
La cà la va da solit mal inunt ca la fèma e la met sü li braghi l'om al scussàl
(la casa va di solito male se la donna indossa i pantaloni e l'uomo il grembiule - Poschiavo)
La fèma la pò ess la ruìna e la furtüna da 'na ca
(la donna può essere la rovina e la fortuna di una casa - Poschiavo)



VITA DI UNA VOLTA

Nel calendario contadino giugno era mese di primo taglio del fieno (inizio mese al piano, fine mese nei nuclei di mezza costa). Tutte le famiglie salivano dal piano a questi nucleo con tutto il bestiame (pecore, capre, mucche). Si praticava il pascolo libero ed il taglio delle piante resinose per ricavare legna da ardere.

Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008
"Casèl (caséi) - sm. piccolo edificio di servizio.
Nelle vigne piccole costruzioni in pietra servivano come deposito degli attrezzi agricoli o delle fascine di sarmenti, ma principalmente come deposito di acqua; infatti, accanto o all’interno, a pian terreno, vi era una vasca nella quale confluiva l’acqua piovana opportunamente incanalata, che doveva servire per il trattamento della vite; chi non l’aveva doveva andare a prendersi l’acqua con la brenta e con molta fatica.
Sui monti il casèl era una piccola baita dove si teneva al fresco il latte, in una cùnca di rame immersa nell’acqua, ed era chiamato anche baitèl del lac"

Da "Lombardia" (nella collezione almanacchi regionali diretta da R. Almagià), Paravia, Milano, Torino, Firenze, Roma, 1925:


Nella Credaro Porta, nel bell’articolo “Cucina di valle e di montagna” (contenuto nel volume di aa. vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio”, Silvana Editoriale, 1995), ci offre questo interessantissimo spaccato sull’alimentazione nella civiltà contadina dei secoli scorsi:

"Le due valli hanno poi in comune il fatto di non avere avuto il piano coltivato, vuoi perché paludoso, vuoi per il continuo mutare del corso dei fiumi e più ancora per l'esigenza di tenere a prato tutta la superficie possibile, per poter allevare il bestiame e nutrirlo d'inverno col fieno.
Non c'è stata mai quindi una produzione di frumento di qualche entità, ma, utilizzando gli appezzamenti a mezza costa, si sono coltivate altre granaglie più rustiche o altri prodotti che non temono condizioni ambientali difficili.
Osservando le pendici delle nostre montagne, si è colpiti dal mastodontico lavoro che ha richiesto il terrazzamento delle vigne, ma ad un osservatore più attento non può sfuggire un'altra serie di campi contenuti da muretti a secco, in quota più alta e ormai quasi cancellati dalla vegetazione spontanea, che se ne è impossessata da quando non vengono più coltivati.
Erano i campi di segale, di grano saraceno, di orzo, di patate e più su di rape che arrivavano tranquillamente ben oltre i 1000 metri di altezza.
È certa, per esempio, la coltivazione dell'orzo a Livigno, dove, in località Moline, a 1700 metri, erano collocate le pile da orzo (le attrezzature per la pilatura, ossia per la decorticazione dell'orzo).
Il Guler, nel 1616, scrive che questo stesso paese «produce qualche poco di segale». Queste coltivazioni, al limite del possibile, servivano a contrastare la penuria di cereali di cui la provincia soffriva, di cui era debitrice dalla pianura padana e che importava spesso con grande difficoltà, non solo per i costi, ma anche per le disposizioni restrittive da parte di Milano. In tempi antichi era usuale anche la coltivazione di miglio e panico.
Nel fondovalle c'erano solo alcuni campi di mais. Prati e pascoli consentivano l'allevamento del bestiame, in particolare quello bovino, ma non senza gravi difficoltà.
Del fondovalle si è già detto: il poco fieno era appena sufficiente a nutrire le mucche nei tre o quattro mesi invernali, quando il gelo impediva, anche alle vaccherelle di poche pretese che erano assuefatte ai rigori della montagna, di pascolare libere. Da febbraio cominciava una complicata transumanza, verso altitudini sempre più elevate, che passava dal maggengo fino ad arrivare all'alpeggio, situato generalmente sopra i 2000 metri.
Tra i paesi posti per lo più alle pendici delle montagne fino alle residenze estive negli alpeggi comunali, sopra il livello di crescita degli alberi ad alto fusto, le abitazioni erano spesso anche cinque o sei nell'ambito della stessa famiglia. Man mano che si saliva esse diventavano sempre più disadorne, per quanto riguarda sia le strutture sia le suppellettili.
La sosta a quote così diversificate è dovuta al fatto che le bestie andavano al pascolo e che i contadini-pastori coltivavano i piccoli appezzamenti di campo, spesso seminando all'andata quello che avrebbero raccolto al ritorno a valle. Questa situazione riguardava gli abitanti del centro valle; un po' meno complicata era la vita di chi aveva il paese di residenza già a una certa altezza e che aveva quindi meno baite da accudire e una vita familiare più tranquilla.
Sono evidenti da questa premessa alcune considerazioni che riguardano anche l'argomento che ci interessa. Con che alimenti ci si poteva nutrire e con che strumenti si riusciva a cucinare in situazioni di tale precarietà?
Gli alimenti li possiamo grosso modo individuare nei cereali, già citati, a cui si possono aggiungere farina di frumento e riso, comprati alla bottega del paese; in poche verdure: insalata, verze, rape, zucche, fagioli, fagiolini e patate; in tutta la varietà di latticini e negli insaccati, ricavati dalla sapiente macellazione del maiale che tutte le famiglie in genere allevavano.
La carne era quasi inesistente sulle tavole della maggior parte dei valtellinesi ed era riservata alle grandissime occasioni. Pochi quindi gli ingredienti di cui servirsi per cucinare, ma ancora più precaria la situazione che riguarda gli strumenti con cui cucinare.
Ancora agli inizi del secolo la maggior parte degli abitanti di Montagna, tanto per fare un esempio, non avevano un tavolo (sappiamo che le maestre non potevano dare compiti scritti a casa ai bambini, appunto perché non avrebbero avuto un piano su cui appoggiarsi e si accontentavano di far portare a casa il libro di lettura). Questo si verificava nella casa principale, quella nel paese; figuriamoci nelle baite, dove spesso c'era solo il focolare. Dobbiamo quindi dare per scontato che perfino i pizzoccheri, piatto principe della nostra provincia, fossero sconosciuti o almeno non praticati dalla maggior parte della popolazione, perché per stenderli, dato che si tratta di un genere di tagliatelle, ci vuole una spianatoia.

Una cucina quindi, per i più, fatta di niente, con niente. Ma l'interessante sta proprio in questo, nel riuscire a scoprire come in queste condizioni, rielaborando con ingegnosità pochissimi ingredienti, si sia riusciti a creare una varietà di piatti, così come con poche lettere dell'alfabeto si compongono migliaia di parole."

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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