SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Francesco Saverio, Ilaria

PROVERBI

Chi fabbrica d'invérnu - fabbrica in etérnu (chi fabbrica in inverno frabbrica per sempre - Sondrio)
Sctelejìna dejembrìna tegné cùnt dali brosckìna
(acqua abbondante a dicembre, tenete conto delle pagliuzze di fieno, perché l’inverno sarà lungo – Livigno)
Cora che al sgèla i pé ín cà, se 'l fioca miga al fiocherà
(quando si scaldano i piedi in casa, se non nevica, nevicherà - Sondalo)
Al gh'é miga fémma bèla se nò l'é gevèla (non c'è donna bella che non abbia le gambe storte - Sondalo)
La farina dal diàul la va in crusca (la farina del diavolo va in crusca – Livigno)
Ùgni sagrestìa la g’ha la sùa litürgìa (ogni sacrestia ha la sua lirutgia - Tirano)
A fà la pùlénta ghe vö l’òli de gùmbet (per fare la polenta ci vuole olio di gomito)
O pur trop c'as fa lan eleziun e forza da bavranda e maiarun
(putroppo le elezioni sono decise dalla forza della baraonda e dell'intrallazzo - Val Bregaglia)
Chi è givanèt, l’è miga puarèt (chi è giovane non è povero - Poschiavo)
Un budan scutù da l'aqua fèrsa al s'an guarda anca da quela freida
(il piccolo scottato dlal'acqua calda si guarda anche da quella fredda - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Giorno di fiera a Chiavenna e di mercato a Chiuro. Annota, infatti, Giuseppe Romegialli, nella sua “Storia della Valtellina” (1834): “È fiera in Bormio li 12, 23, 24 ottobre. In Chiavenna il 1, 2, 3 dicembre. In Delebio li 16, 17, 19 ottobre. In Tirano li 10, 11, 12 di detto mese. Vi è mercato a Sondrio ogni sabbato. A Bormio il 18 ottobre: a Berbenno il 19 marzo: a Chiuro dal 30 novembre al 3 dicembre: a Chiavenna li 19 marzo, e il 3 ottobre ed il 30 novembre: alle Fusine il 10 agosto ed il 30 novembre: a Grosio il 19 marzo: a Morbegno ogni sabbato: a Novate il 29 settembre: a Tirano alla Pentecoste per 3 giorni, e dal 28 al 31 ottobre: e finalmente in valle S. Giacomo li 25 giugno.”

Si celebra oggi anche la ricorrenza di San Lucio, cui è dedicata un'antica chiesetta posta su un poggio morenico a monte di Ardenno. Il borgo (cfr. la bella ricerca della classe terza elementare dell'Istituto comprensivo di Ardenno, www.icardenno.it), di origine medievale, si trova a 491 metri sul livello del mare, su un poggio morenico, terrazzato a vigneti, posto a cavallo delle valli Velasca, ad est, ed Olgelli, ad ovest. È costituito oggi da una dozzina di case (edificate fra i secoli XI e XVII, in pietra del luogo e con porte in larice o castagno) e dall’omonima chiesetta. Vi si trovava un frantoio ed un forno per cuocere il pane che serviva alla piccola comunità. La sua importanza storica è legata alla presenza di un antico castello, che fu costruito dalla potente famiglia dei Capitanei, intorno alla metà del Duecento, per sostituire un’altra fortezza edificata su un poggio morenico più ad est (località che ha conservato il nome di Castello). Il nuovo castello passò poi alla più influente famiglia ardennese, quella dei Parravicini, ma di esso oggi non resta traccia, perché fu distrutto, forse solo due secoli dopo la sua edificazione. Ne parla, fra gli altri, anche don Giovanni Tuana, nel “De rebus Vallistellinae”: “Del monte a mezzo vi sono li vestigij del castello di San Lucio con una chiesa dedicata all’isteso santo, qual loco è de li medemi vescovi di Como”.
Resta, invece, qualche traccia della torre di avvistamento posta poco più in basso, parte integrante di quel sistema di segnalazione che, sin dal Medio-Evo, consentiva la trasmissione di segnali, soprattutto d’allarme, lungo l’intero asse della media Valtellina (il segnale giungeva qui dal versante occidentale della Val Gerola, per poi essere probabilmente trasmesso ad Albosaggia): si tratta probabilmente della “turris ecclesiae episcopalis” attestata già nel secolo XI, come luogo fortificato presso il quale il vescovo di Como riscuoteva i diritti feudali su diverse terre di Ardenno. Oggi, guardando dal paese al poggio, non si vede più svettare l'orgoglioso simbolo del potere feudale, ma un simbolo del nuovo potere, quello dlel'energia, vale a dire un grande tralitto dell'alta tensione. Sic transit gloria mundi.
Da quel che resta si può ipotizzare che essa avesse pianta quadrata con lati di 5 metri, e fosse alta all’incirca 8 metri. Ricordo del castello resta anche nell’antico nome della contrada poco a valle del poggio, oggi nota come Cavallari, in passato chiamata anche “Contrada del Castello”: quivi abitavano, probabilmente, famiglie legate in qualche modo al castello (artigiani, stallieri, servi, soldati).
L'antica  chiesetta  di  S. Lucio  fu eretta   intorno  ai primi  anni  del  Cinquecento e dedicata non al più noto (in ambiente contadino) San Lucio di Cavargna, protettore dei pastori, ma a San Lucio primo Vescovo di Coira e martire (si tratta di un re dei Britanni che si convertì dal paganesimo al cristianesimo, ebbe un ruolo fondamentale nella cristianizzazione dei Reti e subì il martirio per lapidazione), particolare che può forse essere messo in relazione con l’inizio della dominazione delle Tre Leghe Grigie sui tre terzieri della Valtellina, nell’anno 1512 (Coira era, infatti, la capitale di una delle tre Leghe, quella Caddea). La chiesetta originaria fu, poi, demolita per fare spazio all’attuale, che risale alla prima metà dei Settecento ed è stata restaurata nel 1976. Essa presenta una  facciata  a  capanna, semplice nel disegno, ed un  portale con  capitello in pietra  lavorata  a  mano.
Se dalla facciata della chiesetta saliamo diritti lungo la stradella che attraversa il borgo ci ritroviamo quasi subito di fronte alla facciata del più interessante dei suoi edifici, che ha conservato in buona parte il suo aspetto medievale, con finestre alte e strette, a mo’ di feritoie, con funzione difensiva. Anche il capitello in pietra sul portale d’ingresso ne testimonia l’antichità. All’interno si trova un torchio restaurato nel 1906; nei secoli passati era possesso della chiesa di Sant’Abbondio in Piazzalunga (le due comunità sono state sempre storicamente assai legate) e chi lo utilizzava doveva lasciare ad essa la decima, cioè un decimo del vino prodotto. In passato si poteva vedere, all’esterno, una grossa pietra di forma conica con un foro centrale, usata per schiacciare noci e nocciole, dalle quali si ricavava l'olio, usato non per scopi alimentari, ma per l’illuminazione. Proseguendo nella salita, ci si immette nel primo tratto della mulattiera per Piazzalunga, appena a monte della piazzola nella quale termina la strada asfaltata che sale dai Pesc. Su una casa che resta alla nostra sinistra si vede, in discreto stato di conservazione, il dipinto di una Madonna con Bambino, con la scritta “Per   grazia ricevuta  f.f.”: in passato si attribuiva all’intervento divino la buona conclusione di una situazione pericolosa (guarigione da malattia, incolumità dopo cadute od incidenti, e così via), e, chi poteva, si sentiva in dovere di lasciare un segno tangibile di riconoscenza al cielo). Particolare davvero curioso: un dipinto pressoché identico si trova in una delle cappellette poste sul sentiero che dalla Pioda, sopra Biolo, scende al Ponte del Baffo.
Concludiamo la presentazione del piccolo borgo riportando le note stese nel 1920 da don Giacinto Turazza (trascritte negli anni cinquanta da don Ernesto Gusmeroli):
"Di una Chiesa dedicata a S. Lucio si è trovato cenno in un contratto del 12 gennaio 1504 rogato da Gio. Battista Paravicini e scritto “nel cortivo di S. Lucio che è vicino al torchio di S. Lucio”.
Quella antica chiesa non esiste più e sullo stesso luogo sorse la attuale che deve essere stata costruita in principio del settecento; non ha nulla di notevole, ma conserva un’iscrizione lapidaria tolta alla primitiva che avverte che il titolare non è come scrisse un vivente, S. Lucio Papa, ma S. Lucio primo Vescovo di Coira, figlio di Giusto Collo e Martire. Il padre Giusto era Re dei Britanni e pagano. Ammirato dalla integrità di vita dei Cristiani, studiata la Sacra Scrittura volle essere cristiano anch’egli ricevendo il battesimo al tempo di Marco Aurelio e del Papa S. Eleuterio. Rinunciato al trono e alle ricchezze peregrinò con animo di apostolo, venne nella Rezia, si fermò a Coira, dove edificò con l’esempio e la parola; fu Vescovo di quella regione per molto tempo, ma sorpreso e lapidato dai pagani morì martire di Cristo (dal properio della Diocesi di Coira)
".
Il Turazza ipotizza che nel borgo sorgesse in antico anche un'altra chiesetta, dedicata a San Leonardo: "Di questa chiesa parlano le tante volte citate e preziose note del Vescovo Ninguarda, il quale dice che entro i confini parrocchiali di Ardenno si trovano due chiese alpestri, l’una in onore di S. Leonardo, l’altra di S. Lucio vescovo. Notizia un po’ più precisa ne dà il Prevosto don Luigi Della Torre in una sua supplica del 2 gennaio 1611 per ottenere licenza dal Vescovo di muovere intero l’altare consacrato e di ridurlo conforme al decreto della Visita e corrobora la sua domanda con questi cenni: “Trovandosi sopra collina una chiesa dedicata a S. Leonardo di grande devozione del popolo perché è consacrata e perché anticamente [vi sono stati] sepoltimolti morti, come anni avanti se ne sono ritrovati. Non si può in essa celebrare per aver l’altare consacrato piccolissimo et sotto la detta chiesa due stanze non abitate e quella sotto l’altare è stata da poco comperata per la detta chiesa. A l’altra appena si potrà”.
Con queste indicazioni sono salito due volte in collina e in monte e pazientemente cercai qualche indizio, qualche avanzo almeno per accertare la località, ma inutilmente, come senza frutto interrogai in proposito il vecchio Scarinzi ed altri anziani del paese. Tuttavia tenuto conto di tutti i particolari riferiti, e più ancora dall’aver trovato delle immagini sacre antiche frescate nel locale sovrastante al torchio detto di S. Lucio, vorrei persuadermi che quella fosse la consacrata chiesa di S. Leonardo eremita anche perché esistono ancora i dentelli della volta che sosteneva detta chiesa sopra le due stanze indicate dal Della Torre.
"

STORIA

L'inverno è anche la stagione nella quale si va nel bosco a far legna. Nel prezioso volume di Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina" (Jaca Book, 1982), leggiamo:
I boschi erano in genere, come si è detto, di proprietà collettiva; ne esistevano di due tipi: quelli liberi e quelli «tensi» (o protetti). Nei primi si esercitava, da parte di tutti i componenti della comunità, il diritto di far legna e strame (gli usi civici, in alcuni casi tuttora esistenti, di «legnatico» e di «stramatico»). La legna poteva in ogni caso essere raccolta solo quando era secca e da bruciare. Il legname da opera era invece assegnato, dietro pagamento e per provate necessità (rifacimento di tetti, utilizzo per le «priale» o per falegnameria ecc.) a singoli censiti da parte del Consiglio o del Decano; spesso era poi reso obbligatorio l'utilizzo entro un termine breve e tassativo. In alcuni casi era consentita, in genere previa deliberazione consiliare, la vendita del legname da opera.











Ben diverso era il rigore dei capitoli relativi ai boschi «tensi» (in genere quelli posti in zone pericolose o a protezione degli abitati): ne fa fede quello che di seguito si riporta (cap. 3 ordini di Sondalo sui boschi del 7 ottobre 1789):

«Che niuna persona di qualsivoglia stato, grado sesso e condizione esser si sia tanto terriera, che forestiera, ardisca in modo alcuno direttamente né indirettamente, per sé né per sottomesse persone sotto qualsivoglia titolo, pretesto o colore né di giorno né di notte tagliare, diruschare (levare la corteccia) circuncidere; sradicare, rezare (probabilmente trascinare per le valli), vastaggiare (rovinare) strusinare (strisciare o trascinare) né tampoco levar via alcuna sorte di legna, o legname tanto verde, che secco, néraccoglier strame, né portarlo via, né altrimenti dannificare nelli, e sopli boschi tensi esistenti sopra la terra di Sondalo chiamati di Sortenna e della Sassa (ma quest'ultimo si intende per il solo tagliare, perciochè si lasci libero il strame, e la legna morta) ... sotto pena di lire trentasei imperiali per ogni atto di contrafazione e per ogni pianta... ».
A volte gli Statuti elencavano, con la prolissità propria del periodo tutti i tipi di piante, di arbusti e persino di erbe di cui era proibita la raccolta; in altri casi vi era una graduazione delle pene in relazione alla gravità della contravvenzione; spesso era consentita (come nel caso esaminato) la raccolta di strame. …
Comunque, per evitare generalizzazioni che sarebbero arbitrarie, occorre sottolineare che non esisteva, nei fatti, una rigida differenziazione tra boschi «tensi» e boschi «liberi», esistendo in genere limiti all'utilizzo di tutti i boschi, più rigidi in quelli volta per volta «tensati» (e che, non lo si dimentichi, potevano essere anche privati).

AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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