SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Giovanni Maria Vianney, S. Domenico
PROVERBI
S'el ciöf el dì de San Duménig el porta quarantena
(se piove il giorno di San Domenico piove per altri quaranta giorni – Regoledo)
Cume se fa, se trova (quel che si fa, si trova)
Lí furmiga in procesión lí induìna 'n acquazón
(quando le formiche procedono affiancate si preannuncia un acquazzone - Sondalo)
Al can scutàa al bùfa ànca sül suràa (il cane scottato soffia anche sul cibo freddo - Tirano)
Ghe gni fen gni pàia, per stupàch la bùca a chi bàia
(né fieno né paglia chiudono la bocca a chi abbaia - Sacco, Valgerola)
Su a la finèšträ, acqua gió par la tèštä, sole alla finestra, acqua che bagna la testa - Villa di Chiavenna)
Chi nas bèla, nas maridàda (chi nasce bella, nasce sposata)
Quél che Dìu vör l'è mai tròp (quel che Dio vuole non è mai troppo - Chiuro)
Figliöl piscian i zapan süi pé, figliöl granc’ i zapan sul cor
(figli piccoli calpestano i piedi, figli grandi calpestano il cuore - Poschiavo)
La prima domenica di agosto si celebra la festa di Primolo, uno
dei luoghi più ameni della Valmalenco è sicuramente il
paesino di Prìmolo (m. 1247), sopra Chiesa. Nella genealogia
fantastica dei luoghi di Valmalenco, Primolo (prémul), come Chiareggio, è
figlio di Chiesa e Màllero, ed ha come nonni materni Valmalenco
e Pizzo Scalino. C’è una leggenda molto nota legata all’origine
del suo nome e centrata sul tema dell’amore impossibile, che consuma
e che conduce alla morte. Amore e morte, motivo tipicamente romantico,
consegnato ad una storia semplice e commovente.
La storia inizia sul versante retico opposto a quello di Valmalenco,
dove Guglielmo, figlio del conte di Tarasp, si ribellò ai progetti
paterni, che lo volevano sposo della castellana Edda Kofer, personaggio
sinistro, in odore di stregoneria, sospettata di aver ucciso il marito.
Non era tempi nei quali ci si potesse tranquillamente opporre alla volontà
paterna, e Guglielmo dovette, quindi, fuggire, cercando riparo, al di
qua del passo del Muretto (pas de mürét, l'antico monte dell'Oro), in Valmalenco, giungendo proprio a Prìmolo,
per l’antica mulattiera del Muretto, di cui ancora oggi si può
percorrere il tratto San Giuseppe-Primolo. Qui incontrò una gentile
fanciulla, Mina, figlia di un contadino. Com’è facile prevedere,
nacque fra i due un profondo amore. Trascorsero, così, mesi felici,
ma la felicità non dura mai troppo a lungo. Nel
frattempo, infatti, era morto, consumato dal dolore per la fuga del
figlio, il padre di Guglielmo, e la notizia era giunta fino a lui,
suscitando un forte rimorso. Era combattuto fra il desiderio di rimanere
con l'amata e da quello di tornare per rendere omaggio al padre.
Alla fine si decise per la partenza, promettendo però a Mina
che sarebbe presto tornato. Erano queste le sue sincere intenzioni,
ma, e qui forse un destino beffardo ci mise lo zampino, tornato a Tarasp,
si fermò più a lungo di quanto avesse previsto. Passarono, così, lunghe
settimane, durante le quali ansia ed apprensione si facevano sempre più
forti nel cuore della fanciulla, finché un giorno sfociarono nella
disperazione: si era convinta che l'amato non avrebbe più fatto ritorno.
Uscì, allora, di casa, si pose a sedere sotto un antico pino, in uno di
quei bei giorni nei quali l'inverno non è ancora terminato, ma pare
allentare la sua morsa, e tutto sembra incerto e sospeso, fra il gelo ed
il tepore. Era, forse, quella stessa incertezza cui non aveva retto:
venne trovata lì, morta e sorridente, immagine di un amore felice solo
nel sogno. Intorno al capo la neve si era sciolta, lasciando il posto a
violette e primule
Fu proprio in quel luogo che venne eretto il santuario della Madonna
delle Grazie, e da allora il paesino di Prìmolo rimase indissolubilmente
legato al fascino di tutto ciò che, nel bene e nel male, è primizia, il
primo sogno, il primo dubbio, il primo dolore.
Il
santuario, iniziato nel 1670 e terminato nel 1750, è, anch'esso, legato
al tema dell'amore, perché un'antica tradizione vuole che fra le grazie
elargite dalla Vergine alle fanciulle che si rivolgono a lei con spirito
di fede vi sia quella di poter trovare marito. Il gesto in cui si
manifesta l'umile richiesta è quello di grattare il vetro che separa il
fedele dalla statua della Madonna, all'interno del santuario. La statua
è circondata da numerosi ex-voto, che raccontano delle grazie ottenute
da fedeli che si sono rivolti fiduciosamente a lei. Ma la Madonna di
Primolo è famosa anche per altre grazie.
Nel 1882, in particolare, operò un vero e proprio miracolo, salvando
il paese da un incendio che minacciava l'intero paese. Il parroco,
infatti, circondato dalla popolazione in preghiera, benedì il pozzo al
quale veniva attinta l'acqua con l'acqua benedetta del santuario, ed
ecco che, miracolosamente, da esso cominciò a zampillare un getto
copioso, che si riversò per le strade del paese, spegnendo l'incendio.
In ricordo di questo miracolo vengono ancora accesi a Primolo dei
fuochi, quando, la prima domenica d'agosto, si celebra la festa della
Madonna delle Grazie ed il pozzo fu chiamato "acqua de la madona del miràcul".
Primolo però, non è una meta ambita solo da ragazze con problemi
amorosi, ma anche da appassionati di mountain-bike ed escursionismo, che
trovano ottimi itinerari, in uno scenario naturale di grande fascino. I
bikers, in particolare, possono imboccare la comoda strada che parte dal
centro di Chiesa in Valmalenco e sale verso Primolo, fino ad incontrare,
dopo circa 2 km, in corrispondenza di un tornante destrorso, la partenza
della pista sterrata per l'alpe Lago, segnalata dal cartello che indica
l'alpe Lago ed il rifugio Bosio. Sulla pista, dopo il primo tratto, si
incontra una sbarra, perché è chiusa al traffico dei veicoli non
autorizzati.
Dopo una salita, dalla pendenza variabile, di poco meno di 4 km, raggiungiamo
il limite dell’incantevole pianoro dell’alpe, che deve il
suo nome ad un lago, ora prosciugato, ma presente ancora nel 1600, denominato
Mastabio ed assai apprezzato e conosciuto, anche dai pescatori. L’alpe
è posta a 1614 metri, per cui la salita, da Chiesa, comporta
il superamento di un dislivello di circa 650 metri.
Per chi fosse a piedi, la salita all’alpe rappresenta l’occasione
per un’ottima escursione. In questo caso conviene lasciare l’automobile
al tornande destrorso da cui parte la pista sterrata. Pochi metri oltre
l’inizio della strada si incontra un largo sentiero che se ne
stacca sulla destra. Si tratta di un sentiero molto panoramico, con
suggestivi scorci su Lanzada, Caspoggio e Primolo, dominati dall’inconfondibile
mole del pizzo Scalino. Verso nord ovest si distingue, infine, il profilo
del monte Braccia (còrgn de bracia, m. 2909). Il sentiero si inerpica sul fianco del monte, intersecando
più volte la strada sterrata. Dopo un ultimo tratto di strada
sterrata o di sentiero, si raggiunge, alla fine, l’alpe Lago,
dopo circa un’ora ed un quarto di cammino. Il sentiero passa proprio
davanti alla chiesetta di S. Abbondio, per poi proseguire aggirando
l’alpe, raggiungendone il limite occidentale, dal quale si domina
l’intero pianoro.
Vale,
però, la pena di proseguire nell’escursione, alla volta
del rifugio Bosio, in Val Torreggio (Val del Turéc'). Per farlo, basta proseguire sul sentiero, che attraversa
un ponticello e sale leggermente, consentendo una visuale più
ampia dell’alpe. Poi la salita si fa più decisa ed il sentiero,
dopo una radura, percorre un buon tratto in pineta. Raggiunta una seconda
radura, si ignora una deviazione, a destra, per l’alpe Mastabia
(m. 2077), cominciando una lunga diagonale che sale gradualmente, percorrendo
il lato settentrionale della Val Torreggio (Val del Turéc').
Nella parte terminale della
diagonale si apre il suggestivo panorama della valle, dominato dai Corni
Bruciati, che la chiudono ad ovest. Alla loro sinistra si individua
l’intaglio del passo di Caldenno, che permette di scendere in
valle di Postalesio.
Uscito dal bosco, il sentiero raggiunge l’alpe Airale (m. 2097; localmente: "i Rai"; nel 1924 vi venne aperto un rifugio privato, la capanna Airale, poi dismesso),
sulla quale sembrano incombere i Corni di Airale. Superata l’alpe,
il sentiero giunge ad un pianoro, ed improvvisa appare la meta, il rifugio
Bosio (m. 2086). Per raggiungerlo bisogna attraversare il torrente Torreggio,
utilizzando un bel ponte in legno, posato nel 1998 dai cacciatori. La
zona è bellissima: il torrente scorre, qui, placido fra grandi
massi, alle cui spalle è sempre più netto il profilo severo
dei Corni Bruciati. Dall’automobile al rifugio calcoliamo circa
tre ore e mezza di cammino, necessarie per superare circa 950 metri
di dislivello. Il ritorno, oltre che per la via di salita, può
avvenire anche dal lato opposto della valle; in questo caso, però,
punto di arrivo è Torre Santa Maria.
Le possibilità escursionistiche che partono da Primolo, però,
non si esauriscono qui. La più semplice e riposante è
la traversata a San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp), sull’antica mulattiera che collegava
Sondrio al passo del Muretto e, di qui, all’Engadina. La mulattiera
parte dalla bellissima pineta di Primolo, a nord del paese, attraversa
la parte bassa del fianco orientale del monte Braccia, scende sul Màllero
e si porta sul lato opposto della valle (quello orientale), salendo,
con un ultimo ripido tratto, a San Giuseppe (m. 1433). La traversata
richiede circa un’ora di cammino.
Torniamo a Primolo, per visitare il bel percorso-vita, ideale per una
rilassante passeggiata e qualche esercizio fisico guidato. Dalla parte
alta del paese parte anche un sentiero che si dirige verso sud-ovest,
raggiungendo un bivio: prendendo a sinistra si raggiunge l’alpe
Pirlo (m. 1600), dove si trova anche un microlaghetto, mentre prendendo
a destra si sale all’alpe Pradaccio (m. 1725), posta ai piedi
dell’aspro vallone di Sassersa, che introduce all’omonima
valle, nascosto regno di massi rossastri, un luogo quasi unico, nella
sua inquietante suggestione. Di qui passa la seconda tappa dell’Alta
Via della Valmalenco, per raggiungere, poi, il passo di ventina, scendendo,
per la valle omonima, ai rifugi Ventina (venténa) e Gerli-Porro. Da Primolo all’alpe
Pirlo calcoliamo un’ora circa di cammino; per raggiungere l’alpe
Pradaccio è necessario un quarto d’ora circa in più.
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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:
Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed
IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca.
Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970
Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001
PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”,
Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995)
Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed
IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca.
Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970
Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890
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(Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)