SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Giulio martire

PROVERBI

La nèev dezembrìna per ti mées sa la trapìgna (la mese di dicembre la si calpesta per tre mesi – Samolaco)
La néf al l'è mai magliéda al lóf (la neve non l’ha mai mangiata il lupo – Livigno)
Cume gh’è miga galena senza bèch, ghè miga persona senza difètt
(come non c’è gallina senza becco, non c’è persona senza difetti – Montagna in Valtellina)
I magàgnna e la cativéria ai gh'à i pé; ai va, ai va ma pö ai turna in dré (le magagne e le cattiverie hanno i piedi, vanno, vanno, ma poi tornano indietro, cioè si ritorcono contro chi le fa – Montagna in Valtellina)
Al crùda mìga föia se ‘l Signùr nu vöia (non cade foglia che il Signore non voglia - Tirano)
‘L val püsée un öf ancö che ‘na galìna dumàn
(vale di più un uovo oggi che una gallina domani - Sacco, Valgerola)
Fada la léc', truà l’ingànn (fatta la legge, trovato l'inganno)
Oh, ci plasceir e avdeir i see cumpagn, ca fan gnír ediment i giuvan agn, i giuvan agn, ch'èn tilt calur da rosa, ma ca, pur trop, i fügian senza posa (oh, che piacere avere i propri compagni che fan venire in mente i giovani anni, anni di color rosa, che putroppo fuggono senza posa - Val Bregaglia)
Quai volti al sarof mei gavé nì figliöi, nì cagnöi
(qualche volta sarebbe meglio non avere né figli né cagnolini - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Da Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008:

"Priàla (priàli) - sf. treggia.
Caratteristico carico trascinato in discesa da muli o buoi nelle ripide mulattiere dei monti; consisteva in un barroccio per lo più privo di ruote sul quale venivano posti due robusti pali lunghi quattro o cinque metri (i priài) che appoggiavano sul terreno e formavano il piano di carico per legna, fieno, strame, segale e altro."

Nel bel volume di Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina" (Jaca Book, 1982), leggiamo la seguente testimonianza sulla vita nella comunità contadina di Albaredo per San Marco di un paio di generazioni fa:
Raccontavano di streghe e di stregoni. Noi eravamo due o tre bambini e ci dicevano che bisognava chiudere il buco della serratura perché la «notte non si sa mica cosa gira». Però ai tempi, ai tempi... c'era «vergùt» (qualcosa). Mi ricordo che ero proprio piccolina e una mattina che andavo in su sono arrivata su alla «Viaga» dove c'è una cappelletta e giù per il canale si sentiva un fracasso «di quei sguizoi» (di quelle urla) che sembrava che stessero per uccidere un maiale. Di questo mi ricordo bene. E se si prendeva paura dicevano che «instriava» (indiavolava). Un giovanotto che stava fuori al canalone di casa è andato un giorno a «Viàga» e c'erano su queste streghe e s'è spaventato e alla mattina non è più arrivato. Allora suo padre e sua madre sono venuti fuori di qui a vedere cosa gli era capitato. Quando sono arrivati qui lo hanno visto dove c'è adesso l'asilo: in cima ad un castagno dove nessuno era mai riuscito a salire. Sono venuti su a chiamare il parroco e questo è andato dal giovane con i Vangeli e li leggeva e benediva, e benediva... e dopo, piano piano è venuto giù (il giovane), ma neanche il parroco era più capace di leggere ed era diventato tutto sudato. Poi hanno portato il giovane alla chiesa e non voleva passare: non era ancora «distriaà».
C'erano su streghe dove c'è questa cappelletta, dicono che è stata costruita per questo. Un altro racconto riguarda mio nonno, insieme ad altri «stava a fa su il ciùn» (stava insaccando salsiccie), quando è arrivato un gatto dalla porta ed è saltato sul tavolo; questi avevano il coltello in mano e hanno colpito il gatto su una zampa. Il gatto è scappato «tutt sangh e gniàui» (miagolando tutto sanguinante). Dopo hanno finito il loro mestiere. La mattina mio nonno è andato al ponte per regolare le vacche e ha incontrato una donna con un braccio al collo e gli ha chiesto: «Che cosa ti sei fatta?» E quella: «Sai bene cosa mi hai fatto ieri sera!» La diceva sempre mio nonno questa storia e io ribattevo che non era vero e lui insisteva: «proprio vero!»”

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STORIA

Anno 1800: il XIX secolo si apre sotto la stella di Napoleone, il cui splendore si impone in Europa dopo la folgorante battaglia di Marengo, con la quale sbaraglia gli Austriaci riprendendosi la Lombardia. Il geniale stratega è deciso a chiudere la partita con gli Asburgo ed i loro alleati Russi, imponendo la Francia come potenza egemone nel continente europeo, e sa che solamente minacciando una manovra a tenaglia su Vienna potrà piegarli.
Le condizioni sembrano maturare: il 5 dicembre, infatti, il suo generale Moreau sconfigge i Russi ad Hohenlinden, creando i presupposti per una manovra contro l’Austria che parta dalla Baviera. La seconda direttrice deve essere il Tirolo, e Napoleone decide di raccogliere le truppe necessarie richiamando anche l’armata dei Grigioni, al comando del generale MacDonald, costituita da circa 15.000 uomini. Il maresciallo conta di raggiungere Chiavenna passando per il passo dello Spluga, per poi ricongiungersi all’armata d’Italia.
Per guadagnare tempo, sceglie di sfruttare la mulattiera che da Montespluga scende ad Isola calandosi nella gola del Cardinello. Una scelta rischiosa, a dicembre inoltrato, pagata con un alto tributo di vite umane. Uomini, animali e pezzi di artiglieria cominciano, quindi, a scendere lungo il tracciato intagliato, in molti punti, nella viva roccia ed esposto su strapiombi che cadono a picco sul fondo della stretta valle scavata dal torrente Liro. Le vibrazioni provocate dal passaggio dell’armata provocano ben presto alcune slavine, che travolgono diversi soldati ed animali. Il panico fa il resto: cavalli e muli si spaventano, i soldati cercano come possono di calmarli, senza però riuscire ad evitare che altre bestie precipitino scivolando nei tratti esposti. Alla fine Isola è raggiunta, a prezzo, però, di numerose perdite.
Nel 1800 la mulattiera del Cardinello era una delle due vie praticate per raggiungere il passo dello Spluga da Campdolcino: si trattava della strada di sotto, la più antica, di origine romana, cui si affiancò, a partire dal 1226, la strada di sopra, che passava per gli Andossi (termine che significa “ai dossi”) di Medesimo e che aveva finito quasi interamente per soppiantare, all’inizio dell’età moderna, la prima. Fu nel secolo XVI che quest’ultima riprese importanza, in quando, per volontà dei Grigioni, che estendevano il loro dominio su Valtellina e Valchiavenna, fu allargata ed adattata al transito dei carri, con numerose opere che contribuirono a porne in sicurezza i tratti più esposti. Essa si inseriva, poi, nella storica Via dello Spluga, che da Como conduceva al passo.
Il tratto Isola-Montespluga, per la suggestione degli scenari naturali e degli scorci offerti, rappresenta, oggi, un’occasione impedibile per coniugare il piacere di un’escursione di medio impegno al fascino di percorrere una via densa di storia, calcata per secoli da mercanti, pellegrini ed eserciti.
Per effettuare l’escursione dobbiamo raggiungere Isola, in comune di Medesimo, proseguendo, in uscita da Chiavenna, sulla ss. 36 dello Spluga. Isola si trova a 18,5 km da Chiavenna. Per arrivarci, dobbiamo raggiungere Campodolcino e, uscendo dal paese, prendere a sinistra (indicazioni per Isola), lasciando alla nostra destra la strada per Pianazzo, medesimo ed il passo dello Spluga. Dopo pochi chilometri in uno scenario di grande bellezza (possiamo, fra l’altro, ammirare, sulla destra, la famosa cascata di Pianazzo, con un salto di oltre 200 metri), raggiungiamo le case di Isola, poste a monte dell’invaso artificiale. Il nome del paese deriva, probabilmente, dal fatto che in passato esso era posto proprio in una sorta di isola, circondato da terreni paludosi.
Ci accoglie, a 1268 metri, la bella chiesa dei Santi Martino e Giorgio, di origine probabilmente quattrocentesca. Il paese è chiuso fra la duplice muraglia del versante delle alpi Lepontine ad ovest, presso lo sbocco dell’ampia val Febbraro, e delle alpi Retiche ad est, che presentano l’impressionante versante scosceso e dirupato sul quale si inerpica una strada che porta a Pianazzo, a poca distanza dal bivio Medesimo-Passo dello Spluga. Per imboccare la mulattiera, lasciamo l’automobile nel parcheggio sopra la chiesa e scendiamo all’inizio del paese, dove troviamo la locanda Cardinello. Percorrendo una stradina asfaltata, la via Cardinello, raggiungiamo il ponte che ci porta sul lato opposto della valle. Siamo leggermente a monte della centrale idroelettrica e del punto di partenza della strada per Pianazzo, ed abbiamo alla nostra sinistra il torrente Liro.
Un cartello indica la Via Spluga, che, nel primo tratto, è costituita da una pista sterrata che sale fino alle case della frazione di Torni (m. 1360), dal caratteristico aspetto engadinese. Alla nostra destra i Prati dei Torni, disseminati di alcuni grandi massi, salgono fino ai piedi dello scosceso versante costituito da rocce strapiombanti. Oltre i Torni, la strada sterrata cede il passo ad un largo sentiero che, prima di allontanarsi dal solco del Liro, ci regala la possibilità di ammirarne un’impressionante forra: scendendo di qualche passo rispetto al sentiero, infatti, possiamo scorgerne, da un roccione riparato da un parapetto quanto mai opportuno, una bella cascata. Sul lato opposto rispetto al nostro, lo scenario è di grande fascino, e mostra, da sud (sinistra), il grande altopiano denominato Pian dei Cavalli, lo sbocco della val Febbraro, il Bosco dei Foi, la val Vamlera ed il bosco di Rasdeglia.
La mulattiera si congiunge, poi, con la variante che proviene da Rasdeglia e Soste, sul lato opposto, e piega leggermente a destra, risalendo un crinale costituito da larici e magri pascoli, prima di raggiungere l’imbocco della Valle del Cardinello (o Gardenello). Inizia il tratto più suggestivo, tagliato sul fianco strapiombante della valle, con alcuni tratti scalinati nella viva roccia. Alcuni corrimano, nei tratti che richiedono maggiore attenzione, non guastano, ed in generale bisogna procedere con prudenza, ed evitare di percorrere la mulattiera in presenza di neve o ghiaccio.
La valle piega verso destra, cioè verso nord-est; mentre saliamo, appare improvvisa ed inattesa la muraglia della diga di Montespluga, che produce un singolare effetto di contrasto fra l’imponenza del manufatto e quella degli spalti rocciosi che la natura ha costruito in milioni di anni. Non manca molto all’uscita dalla valle: dopo aver superato un’ultima porta nella roccia, eccoci, infatti, al pianoro sommitale, ad est del punto nel quale la ss. 36 dello Spluga raggiunge la casa Cantoniera di Stuetta.
Senza raggiungere la strada statale, proseguiamo sull’antico tracciato, che ci porta sull’imbocco occidentale (di sinistra) del camminamento che percorre lo sbarramento della grande diga costruita nel 1931, che ha una capienza di 32 milioni di metri cubi d’acqua. Lo scenario è di grande bellezza: sul lato opposto del grande lago artificiale di Montespluga (m. 1901), verso nord-est, appare l’elegante sequenza, da destra, dei pizzi Spadolazzo, Ursaregls e Suretta, che, con i suoi 3027 metri, domina questo gruppo montuoso. Più a destra, sullo sfondo, l’arrotondato profilo del pizzo di Emet.
La Via dello Spluga continua guadagnando leggermente quota, sulla sinistra, e correndo poco sopra il lato occidentale del lago di Montespluga, mentre sul lato opposto corre la strada statale. Dopo aver effettuato un arco di cerchio verso sinistra, raggiungiamo il bucolico pianoro nel quale termina la Val Loga, estrema propaggine nord-occidentale delle montagne di Valchiavenna. Un ponticello ci permette di superare il torrente che scende dalla valle e di raggiungere le prime case di Montespluga (m. 1908), borgo nato per ospitare coloro che transitavano per il valico dello Spluga (m. 2115), che si raggiunge percorrendo per altri 3 km la strada statale.
La salita da Isola a Montespluga richiede circa 2 ore e 40 minuti, e comporta un dislivello di circa 650 metri.

 

AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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