SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Teodoro martire, Eugenia

PROVERBI

Sót acqua fam, sót néf pan (sotto l’acqua fame, sotto la neve pane)
L'é méi mengiàr tartùfi de sech a cà sóa che pulénta bóna in cà di altri
(è meglio mangiare patate scondite a casa propria che polenta buona in casa di altri)
Quel che nò stróza, ingrascia (quel che non strozza, ingrassa - Sondalo)
Al disùrdan al ciàma ùrdan (il disordine chiama ordine - Tirano)
Un bèl tasè l’án mai šcrivüü nügűűn (un bel tacer non fu mai scritto - Samolaco)
Se te piàs vif sàn, vestìset còld e mangia a piàn
(se ti piace vivere sano, vestiti bene e mangia lentamente - Sacco, Valgerola)
Mei an böc' (an comat) da parlü che an palaz' an cumü
(meglio un buco - un gabinetto - da soli che un palazzo condiviso con altri - Aprica)
Par ci ca tem Iddio e à ün cor bun, nu'iè ent al mond cu üna religiun
(per chi teme Dio ed ha un cuore buono, non c'è al mondo che una religione - Val Bregaglia)
A set an s'é pütegl; a setanta s'é amò quigl
(a sette anni siamo bambinetti, a settanta siamo ancora quelli - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Il carnevale tradizionale di Samolaco veniva chiamato Bag(h)üta. Ne parla Amleto Del Giorgio, nel bel libro "Samolaco ieri e oggi" (Chiavenna, 1965):
“Ma già, intanto, si pensava al quasi imminente grande evento della mascherata. L'annuncio ufficiale sulla piazza della chiesa era seguito da una silenziosa ma rapida organizzazione.
La mascherata era costituita da una ventina di elementi a viso scoperto detti 'capi', con amplissimi copricapo di carta colorata a forma triangolare, ornati da lunghi e variopinti nastri pure di carta. Con lunghi staffili correvano di qua e di là fra la gente e i mascherati, schioccavano spesso gran colpi, si davan l'aria di tenere un certo ordine e impedire ogni eccesso. Altrettanti o più erano i mascherati, detti "schtreveschtìi", e per quanto possibile e per un certo tempo la loro identità era sconosciuta a tutti, salvo che ai "gran capi", i due o tre principali organizzatori e responsabili di tutto, che precedevano con i descritti cappelli triangolari ancor più imponenti e particolarmente ornati, i movimenti della mascherata. Seguivano i capi ordinari, figure più che altro decorative e infine le maschere vere e proprie. Arlecchini saettanti che scomparivano dentro gli usci delle case e riapparivano con miracolosa rapidità sulle "lobbie" di legno a inseguir ragazze tutto gridi e strilli che, raggiunte, erano in un baleno annerite in viso e un po' dappertutto da poco gentili carezze con mani appena spalmate della patina nera e untuosa dei laveggi, dei paiuoli e delle padelle. Alle volte la scena sfiorava i limiti della decenza, e allora un capo interveniva e imponeva l'immediato rientro nella... legalità.
Il fatto è che spesso era tanta la voglia di inseguire quanto quella di essere inseguite! E i brighella e i pulcinella cercavan di rivaleggiare con gli arlecchini, evitando però le pericolose scalate alle "lobbie" malferme, anche se ornate di belle ragazze. Essi si servivano, in particolare, di certe pompe ricavate da grossi rami di sambuco che, riempite a dovere di liquidi assai poco igienici data la provenienza per lo più, dalle concimaie, andavan spruzzando qua e là ove meglio credevano. E anche qui occorrevano l'occhio vigile e responsabile dei capi per evitare che venissero superati certi limiti. Il guaio era che nel trambusto generale, nell'eccitazione collettiva, i pur numerosi capi non sempre erano presenti, tempestivamente, dappertutto, cosicché qualche abuso era quasi inevitabile e gli urli e gli strilli si alzavano allora fino al cielo.
In contrasto con l'agilità di queste maschere, avanzavan lenti e impacciati, con le enormi pancie e i fianchi e il sedere imbottiti di fieno e paglia, i "bisacòt", cui davan maggior risalto al grottesco della figura, le lunghe serie di campanelli e sonagli agganciate con cinghie al pachidermico corpo.
Erano la gioia e il divertimento dei ragazzi e delle anime semplici, che li seguivano a frotte, sganasciandosi dalle risa. E poi c'era la maschera dell'orso, tenuta a rigorosa custodia con una enorme catena. Anche quest'orso, però, evidentemente affamato, manifestava una particolare preferenza per le donne, specie se giovani, verso le quali balzava con le fauci spalancate e la catena di custodia, allora, si tendeva al massimo. Di quando in quando, fra il frastuono generale, emergeva lo strillo acuto di qualche bambino: era vera paura, quella! Allora le maschere, anche senza l'intervento dei capi, usavano vero riguardo: si allontanavano o cercavano in tutti i modi, con grottesche moine del volto posticcio, di calmare l'impaurito, aggiungendo goffi gesti di comprensione e di tenerezza, finché intervenivano i genitori e lo portavano dentro: "t'éva dìc' da brì vignì kira!" (te l'avevo detto di non uscire!).
Orribili, infatti, erano le maschere truccate da diavolo, con le lunghe corna, gli occhi rossi e le code dondolanti che a volte si trascinavan per terra. Parimenti disgustose le maschere di animali: qualcuno, per imitare realisticamente il maiale, si era fissata sul capo una vera e propria testa di quell'animale, forse risparmiata apposta da una recente "mazìglia".
Ma poi, all'aprirsi di una piazzola, ecco che tutta la mascherata si fermava. Perfino gli arlecchini avevano un attimo di sosta! Cosa era accaduto? Ecco, la 'vecchia' dela "bag(h)üta" si era sentita male. E sempre si sentiva male all'aprirsi di una piazza! Allora il 'dottore' sapeva che era giunto il suo momento. Egli portava ben in evidenza in una"cavàgna" gli strumenti della professione: coltellacci da far inorridire, tenaglie, apparecchiature per lavaggi al bestiame, mandibole di maiali con i neri dentacci ed altra roba del genere. E interveniva con sussiego e solennità. Da un rapido esame... clinico della vecchia, che giaceva per terra anche in modo poco composto, egli arguiva con lunga e spropositata concione che essa, specie da giovane, non doveva essere stata, come si dice, un fiore di virtù e di morigeratezza. Ragione per cui, adesso, soffriva di ben gravi malanni e si imponeva la necessità, per evitare il male estremo, di un grave e doloroso intervento chirurgico. Eseguita l'operazione, di cui rimanevan copiose tracce di finto sangue sul selciato, la vecchia tornava di colpo a troneggiare, sana e arzilla, sulle spalle del "portavégia" che procedeva nel folto della mascherata. E il corpo musicale di S. Pietro, che negli ultimi anni seguiva la mascherata, molto spesso eseguiva allegre marcette ed altri ballabili. E il 'dottore' era prodigo dei più grotteschi consigli, delle più spassose ricette per tutti, assai spesso del tipo: donne giovani e vino vecchio. Intanto i questuanti raccoglievano i contributi delle famiglie, per lo più generi alimentari in natura, qualche volta una monetina. Ma a tutti, capi e mascherati, il padrone di casa offriva la "butìgia" (minuscola botticella) o la "züc(h)a" (zucca essicata e svuotata), recipienti del tempo per il vino, dalle quali bevevano tutti, a garganella, i mascherati appartandosi in un angolo e spostandosi alquanto la maschera dal viso.
Seguivano ringraziamenti reciproci, che i mascherati manifestavano con gesti spassosi, e poi via, i capi schioccavano le fruste e ognuno tornava al proprio ruolo. Ma alla sera i mascherati, specialmente quelli che, da Era a S. Pietro o viceversa, si erano prodigati fin dalla mattina, non ne potevano più! Veniva poi dato il banchetto al quale tutti, a pagamento, potevano partecipare. Seguiva, sempre nella serata, il cosiddetto festino, o festa da ballo, con suonatori di vari strumenti (ultimamente di fisarmonica). Le maschere mangiavano in un locale appartato e quindi partecipavano pure, senza maschera, al ballo.
Ma nei giorni seguenti, la mancata apparizione in paese dei già quasi individuati arlecchini, brighella e pulcinella più intraprendenti e infaticabili, confermava la loro identità in quelle maschere. Per molti la straccata si faceva sentire per vari giorni di seguito. La mascherata veniva organizzata nelle annate buone, alternativamente a S. Pietro e a Era, con visita reciproca, nel senso che quando la organizzazione partiva da S. Pietro, si iniziava con la 'visita' a Era e viceversa.”

STORIA
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AMBIENTE

Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890:



 

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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