SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it): S. Faustino, Giorgia, Sigfrido

PROVERBI

Se l fiòca de febré ghèm un bun meié (se nevica a febbraio avremo un buon mese di maggio)
Chi ch'à miga vantadór i se vènta daperlór (chi non è vantato da altri, si vanda da solo - Sondalo)
Al bén al vén dal bén (dal bene viene bene - Sondalo)
De carnevàl se vét i màschere (è a carnevale che si vendono le maschere - Teglio)
De carnevàl ogni schèrs vàl (a carnevale ogni scherzo vale - Teglio)
Piü pàsa el témp piü el va sü i carnavài (più passa il tempo e più salgono gli anni - Teglio)
La dona fürba la tira oradzot l’öiv senza ca la galina as incorgia
(la donna furva tira fuori l'uovo senza che la gallina se ne accorga - Val Bregaglia)
La dona giuvna e l'om vetc, impleniscian la cà fin sot al tetc
(donna giovane e uomo vecchio, riempiono la casa fin sotto al tetto - Val Bregaglia)
Chi mèt al bèch tra fèma e óm, l'é 'n sumarón
(chi mette il becco fra moglie e marito, è un gran somaro - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Pietro Ligari, nei “Ragionamenti d’agricoltura”, trattatello che risale alla metà del settecento (1752, edito oggi dalla Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988), descrive in questi termini i lavori che un buon contadino deve porre in atto nel mese di febbraio per curare la sua vite:
"Nel presente mese si potano le viti e con sollecitudine si radrizano, quando vi siano pronteza de' legnami, cioè pali, salezze, frasche ed altro bisognevole; ma in caso non fosse ciò alestito, questo è il tempo di provedere tali cose e fratanto dare impiego al fameglio a sopra rastellare li minuti sassi, ad ingrassare con bon letame le provane delle viti e sopra letamare li prati, vangare l'orto, seminare spinazzi e piantare l'aglio e sciarscellare legermente e lettamar li asparagi, podare le spagliere de peri, pomi ed altre simili piante da spagliera in luna nuova."

Glicerio Longa, nel "Vocabolario Bormino” (Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913), scrive:
"Per costume antichissimo il popolo di Bormio adunavasi negli ultimi giorni di carnevale sotto il Coperto [kuérc] che trovasi ancora sulla piazza maggiore e dove si dettavano le sentenze e si pubblicavano gli editti. Colà, al suono d'istrumenti, uno stuolo di maschere eleggevasi un principe buffone carnevalesco, detto podestà dei matti. Insignito costui di illimitata giurisdizione, portavasi colla truppa al pretorio e vi intimava al podestà e ai reggenti, per quei giorni, la sospensione delle loro funzioni. Quindi, coronato e in paludamento, condotto per tutto in trionfo, tornava sulla piazza e di là recavasi alle case dei privati a ricevere commestibili e denari, per passarsela, durante il breve suo regno, in feste e gozzoviglie [Romegialli]. Il governo delle tre leghe, con decreto del 19 settembre 1755, aboliva questa usanza carnevalesca, in seguito a disordini verificatisi. Ma il 6 dicembre 1766 il decreto venne revocato con altro in cui si diceva che non era intenzione delle tre leghe l'abolire quei divertimenti, purché non si commettessero violenze e si rispettasse il palazzo dei podestà.
Al kapitani de la gioentù = quando il Bormiese venne unito alla repubblica cisalpina, anche la tirannide del podestà dei matti' o del re del carnevale' tramontò per assumere una forma più gentile, quella del 'capitano della gioventù'. Vige ancor oggi l'usanza di eleggersi dai giovani del paese un capo - scelto fra i celibi più impenitenti - che diriga i divertimenti collettivi nelle circostanze carnevalesche, delle serre, ecc. Ma anche del potere del capitano della gioventù son diventate sempre più rare e pallide le Manifestazioni, le quali, alcuni anni fa, consistevano in semimascherate e cavalcate, qualche volta alludenti a fatti storici o satireggianti qualche personaggio o fenomeno sociale.

Karneval vèc’ o vel = il carneval vecchio è festeggiato ancora in tutte le fa­miglie e negli alberghi, grazie alla viva costumanza di apprestare li manzóla, sottili schiacciate o frittelle di fior di farina, impastate con uova, burro e liquore spiritoso, e cotte nel burro e inzuccherate. Alle manzole va unito il latmél o mezmend, panna montata o gonfiata. Le giovani, che, durante il carnevale, usufruirono nei balli della cavalleresca assistenza degli zerbinotti, preparano loro questo leccume per riconoscenza e per aver motivo ad altro ritrovo. Negli alberghi li manzola con la panna son date gratuitamente ai clienti migliori.
A Valfurva l'ultimo di carnevale i ragazzi bruciavano dei fasci di paglia, raccolta presso i privati. Recatisi in luogo elevato, sopra il paese, e, appiccato il fuoco ai covoni, questi venivano sollevati con delle pertiche; mentre bruciavano i ragazzi ballavano intorno in mezzo la neve, scuotendo i campanacci e gridando: al va 'l màt! Al mor al karnaval = va il matto! muore il Carnevale! Da qualche anno la paglia raccolta viene venduta e il ricavo è devoluto a favore della chiesa o per far dire messe in suffragio dei defunti. L'usanza di bruciare o di impiccare il carnevale, rappresentato da un fantoccio imbottito di paglia, è comune in tutto il Bormiese.
Una strana usanza carnevalesca vigeva tempo fa a Cepina. Si costruiva nella campagna, al limitare del bosco, una rozza capanna (bajta del bosk). Il più robusto giovane del paese vi si rifugiava con un altro vestito da donna. Ambedue eran coperti di pelli e si chiamava l'uno l'omen del bosk, l'uomo del bosco, l'altro la femena del bosk, la donna del bosco. Una squadra di giovani poi dava, armata di fucili, 1'assalto alla capanna e l'incendiava. L'uomo e la donna del bosco, costretti a fuggire, venivan rincorsi, fatti prigionieri e condotti sulla piazza. Quivi, alla presenza del popolo, venivano processati. La sentenza consisteva sempre nello stabilire la separazione dei conjugi, condannandoli uno su una sponda e l'altro sull'altra della valle, per impedire la procreazione, e obbligandoli a mantenersi più su che a mezza montagna, per evitare il pericolo che tornassero a piantar casa in mezzo alla campagna e devastare i poderi. Questo si usava l'ultimo giorno di carnevale."

Guido Margiotta, nel bel volume "Valtellina e Valchiavenna - Riscoperta di una cucina" (Bissoni editore, Sondrio, 1978 I), riporta la seguente ricetta della celeberrima polenta taragna:

"Polenta taragna
Farina di grano saraceno (traina) gr. 350 - farina gialla gr. 250 - burro gr. 700 - formaggio valtellinese semigrasso gr. 600 - panino raffermo grattugiato 1 - sale - acqua litri 3.
(Per 4 persone)
Si metta l'acqua opportunamente salata nel paiolo e, a freddo, si aggiungano 250 grammi di burro. Ad ebollizione avvenuta, si versi, a pioggia, la farina gialla e poi quella nera mescolando continuamente e cercando dí amalgamare bene l'impasto sì da renderlo giustamente consistente.
Durante la cottura si unisca un pezzetto per volta il rimanente burro e, quasi alla fine, due manciate di pane grattugiato.
Due minuti prima di capovolgere sulla basla vi si aggiunga il formaggio valtellinese, in parte vecchio, possibilmente il Talamona, tagliato a fettine un po' grosse e si dia un'ultima tarata con il bastone da polenta, il tarèl, e si sformi prima che il formaggio si sia sciolto.
(Sergio De Gasperi - Tirano)"

STORIA
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AMBIENTE

Da Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore):




 

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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