SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Valeriano, Nino

PROVERBI

La néf dicembrìna cun chèla de mars la cunfìna (la neve di dicembvre dura fino a marzo - Tirano)
Al busacc’ de la buna fortüna, d’estàa ‘l su, d’invèren la lüna
(l’abitante di Albosaggia, dalla buona fortuna – ironico -, si gode d’estate il sole, d’inverno la luna, - per l’orientamento a nord del versante montuoso – Montagna)
La menésctra impresctéda la végn sèmpri tornéda
(la minestra prestata torna sempre indietro, quel che si fa si riceve – Livigno)
L'è mei rump scarpa che lenzö (è meglio consumare le scarpe che le lenzuola, cioè poter camminare che dover stare a letto – Montagna in Valtellina)
La fam la càscia fö ‘l lüff da la truna (la fame fa uscire il lupo dalla tana - Montagna in Valtellina)
L'è pü facil cumandär, cu ubadir (è più facile comandare che obbedire - Val Bregaglia)
Tre cünàdi li van d'accordi sa üna l'é morta, sa üna l'é viva e üna pütüràda su la porta
Tre cognate vanno d'accordo se una è morta, una è viva ed una è dipinta sulla porta - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA


Tullio Urangia Tazzoli, ne "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, (Anonima Bolis Bergamo, 1935), scrive:
Nei mesi invernali (novembre, dicembre, gennaio e febbraio), quando il tempo lo permette si esegue il trasporto della legna in basso, dopo averla tagliata, a mezzo slitte alla bajta nell'abitato invernale. Questa è legna da ardere. Effettuasi anche il trasporto del legname d'opera il quale, richiedendo un lavoro più complesso e maggior tempo, si taglia ai primi freddi generalmente nella prima metà del novembre che quassù spesso ha giornate non eccessivamente rigide e serene. Si raccolgono in novembre le rape bianche (ràva) seminate a fine agosto che servono nella cucina casalinga ed, anche, come ingrasso pel bestiame e pei maiali. In bajta, come già accennammo, si fanno più che utensili agricoli riparazioni ai medesimi. Oggi gli strumenti agricoli vengono importati a mezzo dei Consorzi agrari giacche la fabbricazione sul posto è meno perfetta e viene il costo ad essere maggiore causa il cresciuto prezzo della mano d'opera. Esistono bensì in Bormio e vallate degli operai specializzati non però per aratri ma per carri, rastrelli ed altri attrezzi agricoli e casalinghi sebbene la lavorazione, come dicemmo, sia assai ridotta per qualità e quantità.”

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Fra gli animali leggendari e curiosi di cui la fantasia degli abitanti delle Alpi ha popolato balze e monti il Daü di Livigno è, sicuramente, uno dei più singolari. Innanzitutto non è solo un animale, ma è un simbolo, una sorta di incarnazione dello spirito di una comunità che ha fatto della propria collocazione geografica particolarissima un punto di forza, un elemento fondante della propria identità. In quell’altipiano quasi sospeso fra cielo e terra, remoto e fasciato su ogni lato da ampie dorsali montuose, non poteva non celarsi un animale unico, sospeso fra scherzo e mito.
Come tutti gli animali fantastici, è tutt’altro che facile da scovare. Pochi hanno la fortuna di vederlo, e coloro che si imbattono nel Daü possono stare certi che quest’esperienza rimarrà unica, perché a nessuno è dato di vederlo più di una volta nella vita. Quest’animaletto, infatti, è un po’ come quegli eventi rarissimi e fortunati che puoi sperare di avere almeno una volta nella vita, ma non di più. Quindi a fatica, raccogliendo i racconti dei pochi che per pochi istanti lo anno visto, generazione dopo generazione, si è costruita la sua leggenda, ed oggi possiamo sapere alcune cose importanti su di lui. Alcune, certo, non tutte: ancora molte generazioni sono necessarie prima che si possa dire di sapere davvero tutto sul Daü. Intanto vediamo quel che si sa.
Ovviamente non lo si può incontrare girando fra le vie di Livigno: sua dimora è la valle delle Mine, che dalla località Tresenda porta al ghiacciaio delle Mine. Si tratta di una delle valli meno conosciute nell’arco dei monti che circonda Livigno: da Tresenda (m. 1892), il nucleo che si trova sul limite meridionale della piana di Livigno, ci si deve staccare, sulla sinistra, dalla strada che sale in valle della Forcola, fino al passo omonimo, che si affaccia sulla valle di Poschiavo. Una pista sale, da Tresenda, al Baitel del Motton de l’Al ed all’alpe Mine (m. 2141), proseguendo, poi, verso l’interno della valle, a sinistra del torrente Tresenda, fino al Baitel del Grasso (m. 2192). Un sentiero, poi, prosegue verso la testata della valle, sulla quale sono posti a destra (sud) il ghiacciaio delle Mine ed il pizzo Zembrasca (m. 3089) ed a sinistra (nord-est) il pizzo Filone (m. 3133).
Ecco, questi luoghi remoti e solitari costituiscono l’habitat ideale del Daü, che non è certo un animale esibizionista: non ama mostrarsi, è schivo, timido, per cui si capisce che sia così difficile vederlo e che si nasconda, a quote superiori ai 2000 metri, fra questi monti calcati solo da rari passi d’uomo.
C’è però un secondo importante motivo che induce il Daü a rimanere fra i versanti ripidi di questa valle: la sua conformazione anatomica. Unico fra tutti gli animali, ha sviluppato zampe asimmetriche: nel maschio le zampe di destra sono più lunghe di quelle di sinistra, mentre nella femmina è il contrario. Ora, immaginate il motivo di questa singolarissima conformazione: quando deve muoversi su versanti ripidi, lo può fare in tutta tranquillità, standosene perfettamente diritto ed appoggiando le zampe più corte a monte e quelle più lunghe a valle. Unico problema: lo può fare solo in un senso; quando si sposta in senso contrario, lo fa procedendo all’indietro, perché altrimenti finirebbe per ruzzolare rovinosamente sul fondo della valle. Le curiosità non finiscono qui: maschi e femmine si vengono incontro faccia a faccia, e quando si tratta di corteggiarsi o di tenersi compagnia, non ci sono problemi.
Qualche problema pone, invece, l’accoppiamento, che è possibile solo con l’aiuto di un’abbondante coltre nevosa, che annulla, a mo’ di cuscinetto, i problemi posti dalla crescita diseguale delle zampe. È capitato, però, che, forse nell’emozione di un corteggiamento più passionale del solito, qualche Daü sia ruzzolato fino al fondovalle. Ebbene, le pochissime persone che hanno avuto modo di osservare un evento così raro raccontano che l’animaletto si è trovato in una situazione drammatica: con una coppia di zampe più lunga dell’altra continuava disperatamente a muoversi in tondo, senza riuscire a guadagnare di nuovo il versante montuoso. Ma si tratta di un animaletto così grazioso e simpatico che non può non essere aiutato: così, nonostante l’evento avrebbe assicurato al fortunato una popolarità mondiale, nessuno ha mai pensato di catturarlo, approfittando di questa difficoltà: il Daü è stato riportato al suo elemento naturale, il pendio scosceso.
Un animaletto grazioso, dicevamo: assomiglia un po’ ad una lepre, ma alla lontana, perché il maschio ha la testa ricoperta di eleganti corna (che però perde, insieme al mantello, durante l’accoppiamento). Maschio e femmina sono ricoperti di un folto pelo, necessario per resistere alle rigide temperature della valle: quello del maschio è più chiaro, quello della femmina più scuro. Come già detto, il cuore dell’inverno è il periodo dell’accoppiamento, durante il quale maschio e femmina assumono una colorazione bianca, mimetizzandosi perfettamente con la coltre nevosa: un modo come un altro per risolvere...candidamente il problema della privacy nell'intimità. Poi, a tarda primavera, nascono i cuccioli, due o tre, e rimangono con la madre per un paio d’anni, prima di avventurarsi da soli nell’affascinante vita in qua e in là (non su e giù!) per i lunghi pendii della valle.
Una vita tutto sommato assai piacevole. Il cibo non manca: pini, pinoli, bastoncini di cannella, primule, viole gialle ed altri fiori costituiscono la sua dieta prediletta. Ama molto anche i rametti di larice, che sgranocchia volentieri e che utilizza anche per grattarsi e profumarsi il pelo della schiena. Sì, perché il Daü è un animale schivo, ma non trasandato: tiene molto alla pulizia ed al decoro, ed è anche un tantino vanitoso (stupisce, infatti, come abbia finora resistito alla tentazione di offrirsi agli obiettivi di quegli animali invadenti ed impiccioni che sono gli uomini: ma fino a quando riuscirà a farlo?).
Molte storie si raccontano sul suo conto. Fra queste, la più singolare è quella che fa risalire a lui l’invenzione della brisaola affumicata (il Brisù) che poi si è diffusa nel livignasco, diventandone uno fra i piatti più tipici. Le cose sono andate così. Nella baita di un Daü (già, fra i misteri di quest’animaletto c’è anche questo: sembra che non ami vivere in scomode tane, ma che si costruisca confortevoli baite!) accadde, un giorno, un increscioso incidente: il focolare che riscaldava la rigida serata invernale provocò un incendio disastroso. Il povero Daü si salvò, e, mentre guardava sconsolato le rovine fumanti della sua baita, si accorse che le sue brisaole (si chiamano così, in quel di Livigno, le bresaole valtellinesi) non erano andate in fumo, ma erano solo annerite. Provò ad addentarle, e con grande sorpresa scoprì che non solo erano ancora commestibili, ma avevano assunto anche un gusto più appetitoso. Quell’incidente fu, dunque, all’origine della specialità della brisaola affumicata, il Brisù, appunto, prodotto tipico di Livigno.
Come gli uomini si siano impadroniti del segreto del Daü nessuno lo sa dire con previsione. Ma è, questo, solo uno dei tanti misteri che attendono ancora di essere chiariti su quest’animale così curioso e sfuggente.

 

 

STORIA
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AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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