SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Lazzaro, Olimpia
El ción che l’è inscì brüt el da lard, salàm, prosciüt
(il maiale, che è così btrutto, dà lardo, salame e prosciutto)
Sa màglia pàn mìga parola (si mangia pane, non parola, cioè la parola va mantenuta – Livigno)
A vestì un pal al par ün cardinàl (vestendo bene un palo sembra un cardinale – Montagna in Valtellina)
Mangià da crepà, sta mal da murì (a mangiare troppo si sta male da morire – Montagna in Valtellina)
Chìi g’à farìna g’à mìga ‘l sach e chìi g’à ‘l sach g’à mìga farìna
(chi ha la farina non ha il sacco e chi ha il sacco non ha la farina - Tirano)
Chìi g’à fée g’à bée (chi ha il fieno ha un gran bene - Tirano)
L'om par la parola, el bec par la barba (l'uomo - si prende - per la parola, il caprone per la barba - Val Bregaglia)
Parti l'é un po' murì e restà l’é un po' crapà (partire è un po' morire, restare è un po' creopare - Poschiavo)
Inverno: tempo di neve. Neve che è l'ambiente naturale del Daü di Livigno, uno dei più singolari animali fantastici di cui l'immaginazione ha popolato i monti dell'alta Valtellina. Innanzitutto non è solo un animale,
ma è un simbolo, una sorta di incarnazione dello spirito di una
comunità che ha fatto della propria collocazione geografica particolarissima
un punto di forza, un elemento fondante della propria identità.
In quell’altipiano quasi sospeso fra cielo e terra, remoto e fasciato
su ogni lato da ampie dorsali montuose, non poteva non celarsi un animale
unico, sospeso fra scherzo e mito.
Come tutti gli animali fantastici, è tutt’altro che facile
da scovare. Pochi hanno la fortuna di vederlo, e coloro che si imbattono
nel Daü possono stare certi che quest’esperienza rimarrà
unica, perché a nessuno è dato di vederlo più di
una volta nella vita. Quest’animaletto, infatti, è un po’
come quegli eventi rarissimi e fortunati che puoi sperare di avere almeno
una volta nella vita, ma non di più. Quindi a fatica, raccogliendo
i racconti dei pochi che per pochi istanti lo anno visto, generazione
dopo generazione, si è costruita la sua leggenda, ed oggi possiamo
sapere alcune cose importanti su di lui. Alcune, certo, non tutte: ancora
molte generazioni sono necessarie prima che si possa dire di sapere
davvero tutto sul Daü. Intanto vediamo quel che si sa.
Ovviamente non lo si può incontrare girando fra le vie di Livigno:
sua dimora è la valle delle Mine, che dalla località Tresenda
porta al ghiacciaio delle Mine. Si tratta di una delle valli meno conosciute
nell’arco dei monti che circonda Livigno: da Tresenda (m. 1892),
il nucleo che si trova sul limite meridionale della piana di Livigno,
ci si deve staccare, sulla sinistra, dalla strada che sale in valle
della Forcola, fino al passo omonimo, che si affaccia sulla valle di
Poschiavo. Una
pista sale, da Tresenda, al Baitel del Motton de l’Al ed all’alpe
Mine (m. 2141), proseguendo, poi, verso l’interno della valle,
a sinistra del torrente Tresenda, fino al Baitel del Grasso (m. 2192).
Un sentiero, poi, prosegue verso la testata della valle, sulla quale
sono posti a destra (sud) il ghiacciaio delle Mine ed il pizzo Zembrasca
(m. 3089) ed a sinistra (nord-est) il pizzo Filone (m. 3133).
Ecco, questi luoghi remoti e solitari costituiscono l’habitat
ideale del Daü, che non è certo un animale esibizionista:
non ama mostrarsi, è schivo, timido, per cui si capisce che sia
così difficile vederlo e che si nasconda, a quote superiori ai
2000 metri, fra questi monti calcati solo da rari passi d’uomo.
C’è però un secondo importante motivo che induce
il Daü a rimanere fra i versanti ripidi di questa valle: la sua
conformazione anatomica. Unico fra tutti gli animali, ha sviluppato
zampe asimmetriche: nel maschio le zampe di destra sono più lunghe
di quelle di sinistra, mentre nella femmina è il contrario. Ora,
immaginate il motivo di questa singolarissima conformazione: quando
deve muoversi su versanti ripidi, lo può fare in tutta tranquillità,
standosene perfettamente diritto ed appoggiando le zampe più
corte a monte e quelle più lunghe a valle. Unico problema: lo
può fare solo in un senso; quando si sposta in senso contrario,
lo fa procedendo all’indietro, perché altrimenti finirebbe
per ruzzolare rovinosamente sul fondo della valle. Le curiosità
non finiscono qui: maschi e femmine si vengono incontro faccia a faccia,
e quando si tratta di corteggiarsi o di tenersi compagnia, non ci sono
problemi.
Qualche
problema pone, invece, l’accoppiamento, che è possibile
solo con l’aiuto di un’abbondante coltre nevosa, che annulla,
a mo’ di cuscinetto, i problemi posti dalla crescita diseguale
delle zampe. È capitato, però, che, forse nell’emozione
di un corteggiamento più passionale del solito, qualche Daü
sia ruzzolato fino al fondovalle. Ebbene, le pochissime persone che
hanno avuto modo di osservare un evento così raro raccontano
che l’animaletto si è trovato in una situazione drammatica:
con una coppia di zampe più lunga dell’altra continuava
disperatamente a muoversi in tondo, senza riuscire a guadagnare di nuovo
il versante montuoso. Ma si tratta di un animaletto così grazioso
e simpatico che non può non essere aiutato: così, nonostante
l’evento avrebbe assicurato al fortunato una popolarità
mondiale, nessuno ha mai pensato di catturarlo, approfittando di questa
difficoltà: il Daü è stato riportato al suo elemento
naturale, il pendio scosceso.
Un animaletto grazioso, dicevamo: assomiglia un po’ ad una lepre,
ma alla lontana, perché il maschio ha la testa ricoperta di eleganti
corna (che però perde, insieme al mantello, durante l’accoppiamento).
Maschio e femmina sono ricoperti di un folto pelo, necessario per resistere
alle rigide temperature della valle: quello del maschio è più
chiaro, quello della femmina più scuro. Come già detto,
il cuore dell’inverno è il periodo dell’accoppiamento,
durante il quale maschio e femmina assumono una colorazione bianca,
mimetizzandosi perfettamente con la coltre nevosa: un modo come un altro
per risolvere...candidamente il problema della privacy nell'intimità.
Poi, a tarda primavera, nascono i cuccioli, due o tre, e rimangono con
la madre per un paio d’anni, prima di avventurarsi da soli nell’affascinante
vita in qua e in là (non su e giù!) per
i lunghi pendii della valle.
Una vita tutto sommato assai piacevole. Il cibo non manca: pini, pinoli,
bastoncini di cannella, primule, viole gialle ed altri fiori costituiscono
la sua dieta prediletta. Ama molto anche i rametti di larice, che sgranocchia
volentieri e che utilizza anche per grattarsi e profumarsi il pelo della
schiena. Sì, perché il Daü è un animale schivo,
ma non trasandato: tiene molto alla pulizia ed al decoro, ed è
anche un tantino vanitoso (stupisce, infatti, come abbia finora resistito
alla tentazione di offrirsi agli obiettivi di quegli animali invadenti
ed impiccioni che sono gli uomini: ma fino a quando riuscirà
a farlo?).
Molte storie si raccontano sul suo conto. Fra queste, la più
singolare è quella che fa risalire a lui l’invenzione della
brisaola affumicata (il Brisù) che poi si è diffusa nel
livignasco, diventandone uno fra i piatti più tipici. Le cose
sono andate così. Nella baita di un Daü (già, fra
i misteri di quest’animaletto c’è anche questo: sembra
che non ami vivere in scomode tane, ma che si costruisca confortevoli
baite!) accadde, un giorno, un increscioso incidente: il focolare che
riscaldava la rigida serata invernale provocò un incendio disastroso.
Il povero Daü si salvò, e, mentre guardava sconsolato le
rovine fumanti della sua baita, si accorse che le sue brisaole (si chiamano
così, in quel di Livigno, le bresaole valtellinesi) non erano
andate in fumo, ma erano solo annerite. Provò ad addentarle,
e con grande sorpresa scoprì che non solo erano ancora commestibili,
ma avevano assunto anche un gusto più appetitoso. Quell’incidente
fu, dunque, all’origine della specialità della brisaola
affumicata, il Brisù, appunto, prodotto tipico di Livigno.
Come gli uomini si siano impadroniti del segreto del Daü nessuno
lo sa dire con previsione. Ma è, questo, solo uno dei tanti misteri
che attendono ancora di essere chiariti su quest’animale così
curioso e sfuggente.
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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:
Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed
IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca.
Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970
Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001
PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”,
Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995)
Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed
IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca.
Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970
Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890
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(Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)