SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Eustachio, S. Candida

PROVERBI

La luna da setémbre la porta séisc luna
(com’è la luna nuova di settembre saranno le successive sei lune – Livigno)
L’è püsé car un no graziús che un si rabiús
(è più gradevole un no cortese che un si rabbioso)
La tròpa confidénza la fa pèrd la riverénza (dare troppa confidenza fa perdere il rispetto)
Chi ‘l fa ‘l bràf el diventa miga af (chi fa il prepotente non diventa vecchio – Ardenno)
Cula léngua ‘n bùca sa va ‘ndùa sa völ, sa rüa parfìnu a Rùma
(con la lingua in bocca si va dove si vuole, si arriva perfino a Roma - Tirano)
Cùma sa fa sü ‘l lècc iscì sa ga dòrma int (come si rassetta il letto, così ci si dorme dentro - Tirano)
Cùma sa ‘l fa al ta tùca maià (come si cucina, così si deve mangiare - Tirano)
Pan e pagn ai nu fa mai dagn (pane e panni non fanno mai danni)
ün bun principi l'è la mità da l'opra (un buon principio è la metà dell'opera - Val Bregaglia)
L'alegrìa tanc’ mal la scàscia via (l'allegria tanti mali cacia via - Poschiavo)


VITA DI UNA VOLTA

Ci sono animali fantastici che sono legati indissolubilmente ad alcuni luoghi, di cui sono diventatiquasi simbolo, come il celeberrimo Gigiàt della Val Masino, o il Daü di Livigno. Altri, invece, meno noti, meno celebrati, quasi rischiano di cadere nell’oblio. Eppure anch’essi hanno molto da insegnarci sulla fantasia popolare in alcune zone della nostra montagna.
Prendiamo il “panàu”. Solo in Valmalenco si trova chi ne sappia qualcosa. E non è facile trovarlo. Infatti da molto tempo quest’animale è scomparso dalla valle, l’ha lasciata, si è estinto, non si sa bene cosa sia successo. Ma una volta c’era, eccome. Popolava i boschi più densi della Valmalenco e faceva sentire il suo lugubre verso quando già le ombre si erano impossessate di ogni angolo della valle. Era un cacciatore terribile, un uccello rapace notturno, come il gufo o la civetta, ma più vorace, insidioso, veloce.
Nel nome stesso risuonava la sua oscura minaccia: “panàu” richiama “babàu”, spauracchio. Ed infatti era uno spauracchio per tutti i bambini, che venivano solennemente e severamente ammoniti a non addentrasi nei boschi sul far del tramonto, perché il predatore non faceva differenza fra le sue vittime: bambini, scoiattoli, topolini, marmotte, pecore, capre, tutto faceva…brodo per la sua fame insaziabile. Non c’era modo di scampare alla sua caccia: quando ti accorgevi della sua presenza, ti era già addosso, con quei suoi occhi luminosi e rotondi, quasi fiammeggianti, e non c’era più niente da fare. Gli anziani, nelle lunghe serate d’inverno passate nella stalla o accanto al focolare, raccontavano storie di bambini scomparsi, di cui più nulla si era saputo: ma certo c’era di mezzo il “panàu”, che li aveva sorpresi e ghermiti nel buio, non vi era dubbio.
Non si sapeva molto di più, di questo predatore, anche perché pochissimi potevano dire di averlo visto, anzi, intravisto, ed i cacciatori avevano un bell’appostarsi: di giorno si guardava bene dall’uscire dalla sua tana. Così c’era chi lo descriveva più grande di un’aquila, chi più veloce di un falco, chi più lugubre di un gufo. Ciascuno poteva dire la sua, senza poter essere smentito.
Forse stanco di tutte queste dicerie, magari un po’ esagerate, al limite della diffamazione, un bel giorno il “panàu” decise di togliere il disturbo. Non si sa bene quando, ma sparì dalla valle. Rimasero il nome e la leggenda. E rimase la consuetudine, curiosa, di chiamare “panàu” i finanzieri, perché anche loro si appostavano per sorprendere i contrabbandieri piombando su di loro improvvisi.
Ci sono diversi luoghi della Valmalenco il cui nome è legato a questo uccello. Si tratta dei sassi o delle baite prediletti dai finanzieri nei loro appostamenti. Nel comune di Chiesa in Valmalenco ce ne sono almeno tre, il “baitìgn di panàu”, piccola baita a monte della strada del Muretto, il “balùn del ciaz” o “balùn di panàu”, grosso masso a monte della strada per Chiareggio, ed il “casign di panàu”, piccola baita all’alpe d’Entova ("éntua"), presso il torrente Entovasco ("éntuàsch"), che sorvegliava la zona a valle del passo delle Tremogge. Nel comune di Caspoggio si trova, poi, il “böc di panàu”, masso con una cavità nei boschi della località Castello. Nel comune di Lanzada, infine, ci sono almeno cinque “sas di panàu”, roccioni utilizzati per gli appostamenti, sulla mulattiera Dosso dei Vetti (dus di vét) – alpe Campascio (campàasc), sulla mulattiera di accesso alla Foppa sopra Campo Franscia, sul limite a monte dell’alpeggio di Campagneda, a monte della chiesa di S. Carlo a Vetto e sulla strada per la località Bruciata. A questi vanno aggiunti una “cà di panàu”, un rudimentale ricovero ricavato sotto una roccia sporgente nella piana della Val Confinale che precede il passo omonimo, e la “caserme di panàu” (o “ca di panàu”), la caserma della Guardia di Finanza costruita alla fine dell’Ottocento ed abitata fino agli anni Sessanta del secolo scorso, dalla quale partivano i servizi di pattuglia verso diverse zone di confine, in particolare i passi di Canciano, Ur e Confinale.
L’accostamento fra il “panàu” ed i finanzieri si può comprendere considerando la psicologia dei contrabbandieri, che dovevano sobbarcarsi maratone faticosissime ed anche pericolose che, in periodi di stenti diffusi  (soprattutto gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso), costituivano un’integrazione del reddito delle magre economie contadine modesta, ma di vitale importanza. Una certa incoscienza e la vigoria fisica della giovane età erano componenti essenziali di quelle traversate, che erano, spesso, autentici tour de force. Si procedeva in squadre di 10-12 persone, nella buona stagione ma anche in quella invernale, alternandosi, nel tracciare la via fra la neve spesso alta, a 7-8 passi ciascuno, perché lo sforzo del battipista è assai maggiore di quello di chi segue.
Si procedeva con il prezioso carico, 25-30 kg circa (tabacco e sale dalla Svizzera, ma anche formaggi, burro, salumi, riso e lana d’angora dall’Italia alla Svizzera) a spalla, pronti a nasconderlo in un luogo sicuro al primo sentore di un possibile incontro-scontro con gli avversari di sempre, i finanzieri. Si procedeva con l’ausilio degli sci, certo non moderni e tecnologici come gli attuali, ma rudimentali, spesso ricavati in casa da tronchi di frassino. Si procedeva con il cuore in gola, perché la sorpresa poteva sempre materializzarsi e diventare rischio mortale, primo fra tutti quello connesso con slavine e valanghe, senza dimenticare le insidie del gelo e della tormenta che ti paralizza e rischia di farti perdere del tutto l’orientamento, perché anche il più esperto conoscitore dei percorsi montani sa che quando la visibilità si riduce a pochi metri, non ci si rende davvero più conto di dove si è e di dove si sta andando.
Il più delle volte filava tutto liscio, anche grazie ad un capillare sistema di segnalazione di alcuni alpeggiatori “complici” che, soprattutto d’estate, quando la vegetazione riduceva di molto la visibilità delle persone, avvertiva i contrabbandieri degli appostamenti dei finanzieri; qualche volta, però, si doveva nascondere tutto in qualche anfratto o nella neve, battersela a tutta velocità, per tornare, poi, a recuperare la merce. Era così una sfida sempre rinnovata, fra i “panàu” e gli spalloni, una sfida fatta di astuzia più che di forza. Una sfida che, come il mitico rapace, appartiene ormai al passato, al ricordo, alla storia ed un po’ anche alla leggenda ed al mito.

 

 

 

STORIA
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AMBIENTE

 

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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