SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Vincenzo de' Paoli, Cosma e Damiano

SANTI PATRONI: SS. Cosma e Damiano (Sernio)

PROVERBI

I pirèe i-a mai facc’ sü pum (i peri non hanno mai prodotto mele – Montagna in Valtellina)
La prèsa l’ha mai fat furtüna (la fretta non ha mai portato bene)
Püsée se ràia, püsée se sbàia (più si raglia, più si sbaglia – Ardenno)
L’ünica ròba che ucur a stu munt l’è ‘l còmut
(l'unica cosa indispensabile a questo mondo è il gabinetto - Tirano)
Làga fa ‘l füs a chìi l’è üs (lascia il fuso a chi lo sa usare - Tirano)
Al gh’é gnè bòti gnè presó che i fàghia diventàr l’òm bón
(non ci sono né botte né prigione che possano far diventare un uomo buono – Grosio)
Laurà, pensà, urà e tasè a nigügn ga pö fa dispiasè
(lavorare, pensare, pregare e tacere non dispiacciono a nessuno - Tirano)
Na sa püsé n nar a so ca che n sàvi in t al ca di óltär
(ne sa più un pazzo a casa sua che un savio nelle case degli altri - Villa di Chiavenna)
Grassa cusina, magru testamént (cucina ricca, testamento magro - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Verso la fine di settembre giunge a maturazione il grano saraceno.
Da Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008:
"Furmentùn - sm. grano saraceno.
È un cereale originario dell’Asia centrale, molto coltivato una volta nei nostri paesi. Ha un ciclo vegetativo molto breve, da luglio a settembre, e si adatta anche ai terreni di media altura (fino ai 1000 m). Ne esistevano due qualità: furmentùn gròs, con i chicchi grossi e scuri, di colore quasi marrone, e furmentùn menüt, con chicchi meno grossi ma più fitti e rigonfi. Veniva seminato dopo la raccolta della segale nei löch e nei campi e non richiedeva particolari cure. Tagliato e lasciato seccare nei campi eretto nelle tipiche casòtuli, era poi battuto sul campo stesso con il rustico fiél sopra il pelòrsc e le trèsche. La farina che si ricavava serviva e serve per preparare i pizzoccheri, la polenta nera, la polenta taragna, gli sciàt e frittelle varie. Tipica zona del grano saraceno era il territorio di Castionetto e di Teglio, dove si vedeva questo cereale biancheggiare in agosto, all’epoca della fioritura, e poi assumere un colore rossiccio quando giungeva alla maturazione, verso la fine di settembre. Ora la coltivazione del grano saraceno in queste zone è quasi scomparsa."

Nel "Vocabolario dei dialetti della Val Tartano", di Giovanni Bianchini (Fondazione Pro Valtellina, Sondrio, 1994), leggiamo:
“Impciagà, impiègà, tr…., avvolgere il cadavere in un lenzuolo e cucirlo. Prima che ci fosse il cimitero, i morti venivano portati alla chiesa per il funerale su una bara come una barella e, terminata la funzione, venivano fatti scivolare dalla barella sotto il pavimento della chiesa, attraverso una botola apposita che si chiudeva con una lastra di sasso di forma quadrata, come quelle che coprivano il pavimento. C’erano delle donne che si prestavano ad avvolgere i cadaveri nel lenzuolo.”
“Latìi, sm. , latino, la lingua latina. I cantori di chiesa della Valle, sia uomini che donne, leggevano il latino in modo sciolto e spedito, senza errori. Di certi cantori, quando leggevano, nella Settimana Santa, il passio, le lamentazioni, ecc., si diceva: el léesc ul latìi cumè ‘l prèvet, legge il latino come il prete. Naturalmente nessuno era in grado di capire ciò che leggeva.”
“Legìtima, sm., legittima, la parte di una sostanza che spetta per legge agli eredi. Alle ragazze veniva di solito lasciata solo la legìtima; per un maschio, questo rappresentava un grave affronto del padre: lasciare a un figlio solo la legìtima significava per il padre manifestargli il massimo risentimento, la volontà di punirlo e pure di vendicarsi per un comportamento ritenuto intollerabile. Il figlio difficilmente riusciva a perdonare al padre morto l’affronto ricevuto con la legìtima. Inoltre, questo trattamento era sovente fonte di risentimento e di odi tra fratelli.”

STORIA

Nel 1625 la guerra è ancora ben viva in Valtellina: da una parte gli Spagnoli e gli Imperiali sono determinati a difendere gli esiti della rivolta della nobiltà cattolica valtellinese contro le Tre Leghe Grigie del 1620; dall’altra la lega di Avignone, con Francesi, Veneziani e Tre Leghe Grigie, combatte per porre fine alla presenza spagnola nella valle. Fra il 26 ed il 28 settembre del 1625 truppe del Pappenheim, che guidava gli Imperiali ed i Milanesi, al servizio della Spagna, operano un’ardita traversata dalla Val Codera alla Valle dei Ratti, per la forcella di Frasnedo, e riescono a sorprendere alle spalle i nemici, strappando loro Verceia. Il Pappenheim donerà, poi, alla chiesa di San Fedele di Verceia un dipinto che commemora questa vittoria. Ecco come la racconta il Crollalanza, nella sua monumentale “Storia del Contado di Chiavenna”:  
Avvedutosi il Pappenheim dei rinforzi che giungevano a rinvigorire il nemico, non volendo aspettare che questo maggiormente ingrossasse, risolvette di tentare Campo e Verceja. Dato ordine all'impresa, e rinvigorito l'esercito per la giunta di quattro squadroni di cavalli condotti da Scipione degli Afflitti, di sei compagnie di recente formazione, e di altre sedici di truppe scelte dar Milanese capitanate da Baldassare Biglia, affidò egli settecento fanti alemanni al Cavalier Petrucci, comandandogli di prender la via per l'alto monte che la valle di Codera divide dall’altra detta dei Ratti la quale sbocca sopra Verceja, e di piombare impetuoso e improvviso sul presidio nemico.

Avviatosi il Petrucci arditamente all'impresa seguito dai Bracciolini, dal Torre, dal Giraldini e da alcuni altri di Val Codera pratici dei luoghi, e prese le acclività di quel monte, e superatane l’altezza, dopo due giorni e tre notti di pericoloso arrampicarsi e marciare, sul far del giorno 28 settembre inaspettatamente sopra i postamenti degli alleati si presentava. li Pappenheim intanto per divertire il nemico aveva ordinato al luogotenente colonnello Magni che con Giovanni Ambrogio Porro, Giovanni Tasso e il capitano delle navi Martino Bernal, con sedici legni e cinquecento soldati alemanni vogassero a Verceja a fine di minacciare quelle trincee, mentre Pietro Paolo di Florian e il capitano Filippo Pappenheim con quattrocento fanti e la cavalleria erano stati diretti all'assalto di Campo. Era questo paesello presidiato da cinque compagnie italiane, mentre altre otto appartenenti a diverse nazioni tenevano occupata Verceja; ma perché l'acre morboso le aveva tutte decimate, non costituivano esse allora un totale maggiore di mille uomini, contandovi pure alcuni albanesi e dalmati che stavano appostati in sul monte.

A fine di distogliere gli alleati dall'accorrere a Campo e a Verceja, il Pappenheim aveva fatto incamminare alla foce dell'Adda tre compagnie del Serbelloni, le quali coi cavalli di Francesco Vives, tre notti prima, avevano quivi simulato d'irrompere onde attirare da quella parte l'esercito della lega. Ma a scomporre i disegni del Pappenheim ed a frenarne le mosse fu spedito dagli alleati il luogotenente colonnello Ulisse Salis con trecento soldati capitanati dal Melandro; dall'ajutante di campo Valilo, e dal generale di artiglieria la Bussiére, se non che il Salis impaziente di ordini, e presumendo troppo di sé stesso, assunti soli sedici de' suoi, penetrò di notte nella valle dei Ratti, ove al luogo detto la Molla da circa cento fra cappelletti e alemanni guardavano i confini. Il dì appresso le truppe leggere del Petrucci si facevano innanzi, e a lungo quivi gagliardamente si combatteva; ma sopraffatto il Salis dalle forze soverchianti degli aggressori, colla morte del sergente Kaufmann che comandava il quartiere e di due comuni, fu obbligato ritirarsi aprendo l'adito ai settecento alemanni che sopra Campo e Verceja impetuosamente piombarono, e contro il presidio si diero a sostenere un vivissimo fuoco, mentre le navi disposte si affrettavano al lido e il Pappenheim assaliva di fronte.

A codeste mosse così bene combinate non poterono resistere a lungo gli alleati, i quali persuasi dell' impossibilità di sostenersi, arsero la polvere, e dopo aver tentato invano per la furia di smontare i cannoni si diedero a fuga precipitosa ricovrandosi nella propinqua Valtellina. Il tenente colonnello Ulisse Salis con soli venticinque de' suoi moschettieri sostenne ancora per qualche tempo con meraviglioso valore la difesa di Sasso Corbè, finché già montando i nemiei il monte per sopraffarlo, fu costretto piegare anch'egli a ritirata. Cotesta vittoria frullò agli Alemanni undici pezzi di artiglieria, cioè due cannoni da campagna, quattro petriere e cinque sagri, gran quantità di munizioni e di armi e due navi, le uniche rimaste agli alleati. I vincitori in
siffatta i impresa ebbero però la perdita di trentacinque dei loro, oltre a venticinque feriti, mentre degli alleati non ne morirono che soli sette, e tre che rimasero prigioni.”

 

AMBIENTE

 

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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