SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Saturnino martire

PROVERBI

Un més dopu i mort l'è sfiurìi ankà l'ort (un mese dopo i morti avvizzisce anche l'orto – Morbegno)
Spazér néf e copér ént le lordi féit per gnént
(spazzar neve ed accoppare persone sono lavori inutili – Livigno)
Sa un po' s'an fè un po' s'an gòt (se si lavora, si gode del frutto del lavoro – Livigno)
Se i galìni li sa spiögia l’è scià la piöva (se le galline si spidocchiano ben presto pioverà - Tirano)
Se ‘l cànta ‘l gal prìma de scéna, se l’è nìgul al sa seréna
(se il gallo canta prima di cena, se è nuvoloso si rasserena - Tirano)
Pàrla pür màl di fànt ma làga stà i sànt (parla pure male dei fanti ma lascia stare i santi - Teglio)
Chi sa preòcupa trop da gli afari da gli altri, al fa miga ben i sei
(chi si preoccupa troppo degli affari degli altri, non fa bene i suoi - Poschiavo)
Cun l'art e cun l'ingann sa rif a meta da l'ann; e cun l'ingann e l'art sa rif da l'altra part
(con l'arte e con l'inganno si arriva a metà dell'anno, con l'inganno e con l'arte si supera l'altra metà - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Novembre, mese dei morti. Molto interessanti sono le notizie su riti e tradizioni legate al culto dei morti nel bormiese che troviamo nel pregevole lavoro di Glicerio Longa ("Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice):
“Quando muore un bambino si dice: «L'é mòrt un àngel, è morto un angelo». Le campane suonano a festa. La cassa è infiorata e inghirlandata dalla madrina e dalle comari. Il padrino deve invece portare la cassa del morticino sulle braccia fino al camposanto. Se è superiore ai due anni circa, deve pagare i ragazzi che lo sostituiscano. Spettano al padrino anche le piccole spese pel funerale e per le candele al sacerdote.
Gli uomini non portano il mantello di lutto; le donne indossano lo scialle bianco, al panét biànk; i bambini che accompagnano il piccolo defunto al cimitero sono essi pure ornati di fiori e di nastrini colorati ed hanno in regalo biscotti e confetti.
Questi accompagnamenti funebri, salvo rarissime eccezioni, sono fatti in forma religiosa ed anche quando si tratti di suicida il prete accondiscende facilmente ad accogliere la bara in chiesa ed a seguirla al cimitero, se non altro per non dare alla popolazione lo spettacolo di un funerale in forma puramente civile.
Né Bormio, né le Valli, a ricordo d'uomo, assistettero mai a funerali civili, pur essendosi verificato di dover seppellire individui senza l'intervento del prete; ma in questi casi morto viene accompagnato al cimitero come si trattasse di un cane, nessuno volendosi prestare a sostenere la bara; talché il pietoso compito è prestato nottetempo da una bestia qualsiasi, attaccata ad un carro di campagna, senz'anima viva che accompagni il defunto, ad eccezione dell'indispensabile automedonte.
In questa forma si svolgono in questi paesi religiosii funerali civili, se tali si possono chiamare.
Per quattro domeniche dai parenti prossimi si indossa un pesante mantello, e ciò anche d'estate. Le donne lo scialle nero. Pei genitori il lutto si fa durare da uno a due anni, pei nonni nove mesi, per gli zii e cugini otto.
In detta solennità si fa dai fedeli, subito dopo le funzionidi chiesa, un giro attorno a questa, recitando preghiere. Due fabbricieri raccolgono in due borse le offerte pei defunti. I funerali degli adulti sono caratterizzati dall'usanza, vigente tuttora, specie nelle Vallate, d'indossare un pesante mantello (kapòt) in segno di lutto, indumento che si continua a portare, anche sotto i calori della canicola, dal popolo di Livigno e di Valfurva. A Bormio invece l'uso del mantello negli accompagnamenti funebri si può dire total­mente scomparso. In alcune campagne d'Italia non mancano al corteo funebre i pianti, le grida e le lagrime di femmine pagate apposta per compiere tale funzione. È questa la copia esatta delle preficx degli antichi greci e romani. Quest'usanza trovasi oggi in Italia, non solo in Sicilia e in Sardegna e nelle sette città vicentine, ma anche — afferma il Níceforo — in Valtellina... Io non ho però notizia di quest'uso, per quanto riguarda la terra di Bormio. Dopo il funerale tutti i parenti del morto siedono attorno alle tavole imbandite e fanno la marénda del mortòri (a Cepina, eccetera).
In Valfurva, quando il cadavereè ancora in casa, si fanno gli asciolveri e le cene pei famigliari e per quelli che leggono le 70 offerte. Molto consumo di scimùda (formaggella) polenta, minestra, pane... In Bormio e nelle convalli vige tuttora l'uso, pressole famiglie abbienti, di distribuire del pane a quanti, poveri ricchi, vanno a recitare preghiere al capezzale del defunto.
Tuttavia, specialmente in Bormio, tale costumanza va scomparendo, almeno presso il ceto signorile, mal sopportando questo il continuo andirivieni di gente nella cameradel morto, forse anche in omaggio alle regole di igiene e della salute pubblica.
In quellavece si elargiscono elemosine di sale ai poveridel Comune, i quali, in giorno determinato, vanno a ritirarla presso l'ufficio della Congregazione di carità.
Invece dei soldi usa taluno — anche a Cepina, in Valfurva, eccetera - benché di raro e soltanto se può disporre di certa somma, far distribuire alla porta della chiesa — quando si esce per andare al cimitero — una tazza o due di sale. Ai confratelli spetta razione doppia; tripla a quelli che portano croci e crocifissi.
A Livigno, quando uno muore, si dà ai parenti la bresciadèla, che e un grosso pane del peso di quasi due chilogrammi.
A quei del paese si dà pure al pan de la lemòsna. Ricordo che quando morì al bón Pédro L., un riccone sfondato e senza figli, si distribuì tanto pane dell'elemosina, che se ne dette, perché non ammuffisse, anche alle bestie.
In molte case, la vigilia del due novembre (séjra di Sant), si tien disponibile in cucina — anche sui monti, da chi è ancora lassù col bestiame — un vaso pieno d'acqua pulita e fresca, perché è ancor viva la credenza che durante la notte i morti vengano a visitare la casa, ed essendo assetati per le fatiche del viaggio dall'al di là, bevano.
In alcune case si imbandisce una cena, alla quale sempre durante la notte della vigilia, prendono parte defunti (Cepina).
I ragazzi poi vanno — la vigilia del dì di mòrt — in giro per le case a cercare la karità per i pór mòrt. Si cuociono li ferùda. castagne lesse o ballotte.
«L'usanza di preparare il nutrimento per l'ombra del morto non è che la sopravvivenza del pregiudizio arcajco che determinava i nostri antenati dell'epoca paleolitica e neolitica a disporre attorno al cadavere dei vasi pieni d'alimento» (Niceforo).
Ho chiesto al vecchio beccamorto di Bormio se mai avesse sentito dire che si fosse dai nostri vecchi usato mettere del nutrimento o altro nella cassa del morto.
Mi rispose che mai aveva sentito parlare di questa usanza nel bormiese…
In Valfurva si celebrano funzioni speciali a suffragio delle anime del purgatorio: il denaro occorrente per pagare il sacerdote proviene dalla vendita del burro e del formaggio ricavati da una certa quantità di latte lavorato in comune (kaseràda). Una prima kaseràda di mort si fa in gennaio o in febbraio; una seconda a S. Pietro, 29 giugno, su in montagna, per propiziarsi l’aiuto dei defunti durante l’alpeggio.

 

STORIA
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AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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