SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Pio V papa, S. Mariano, Lodovico, Sofia, Sonia, Rosamunda

PROVERBI

April al n'a trent, se el ciöv trentün al fa mal a nigüü
o anche: Aprìl al ghe n'à trenta, ma s'al ciuéss trentün al farìss mal a nigün
(Aprile ha trenta giorni, ma se ne piovesse trentuno non farebbe male a nessuno - Montagna)
Valtelina scüra, el mund el se sgüra. Valtelina ciara, el mund el se lava
(Valtellina scusa, il mondo sta tranquillo, Valtellina chiara, il mondo si lava - Morbegno)
Tücc i g’à i söö difècc (tutti hanno i loro difetti - Tirano)
Al giurnáal l’è cume l’ásan: quel ke i ghe métan sü, al pòrta
(il giornale è come l'asino, quel che gli mettono su, porta - Samolaco)
Tücc i lègn g’à ‘l so caröl (tutti i legni hanno il loro tarlo - Tirano)
Dìo al ve e Dìo al provéet (Dio vede e Dio provvede - Villa di Chiavenna)
Pan, pagn, bon cumpagn e dané begnarof sempri ga n'avé
(pane, panni, buoni compagni e soldi bisognerebbe sempre averli - Poschiavo)
Noma cu' li ciàculi sa fa miga mesté (con le sole chiacchiere non si fanno mestieri - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Mestieri del passato. Mestieri che non ci sono più. Ne parla, con magistrale sintesi, Tarcisio Della Ferrera, nel volume di aa. vv. “Chiuro” (1989, a cura della Biblioteca Comunale, di Franco Monteforte e di Ellida Faccinelli):

Tipico lavoro a tempo, in alternanza con l'occupazione nei campi, era quello del ciabattino o calzolaio, chiamato in dialetto calighé, dal latino caliga. In ogni paese se ne incontravano tre o quattro che in pratica erano dei contadini che avevano imparato il mestiere e nelle stagioni morte, nei giorni di pioggia o quando la necessità lo richiedeva e la campagna lo permetteva, abbandonavano la falce e la zappa e si sedevano al deschetto ad aggiustare scarpe.
Le scarpe nuove erano un lusso raro e le vecchie erano mantenute «in vita» per lungo tempo a forza di risuolature, di ricuciture e di rattoppi di ogni genere che interessavano non solo la suola, ma anche la tomaia.
Il ciabattino imparava il mestiere presso un artigiano esperto e un po' anziano che si trovava sempre in paese.
Dopo un anno o due di apprendistato il nuovo ciabattino apriva bottega in proprio. Il luogo di lavoro era di solito uno stanzino di poche pretese o la stessa camera da letto, perchè il ciabattino a volte dormiva nello stesso locale dove lavorava, in un povero letto posto in un angolo.
La bottega del calzolaio era non solo un luogo di lavoro, ma un luogo sociale: era come la saletta del barbiere, o addirittura come il bar degli sportivi. Quando ìl maltempo impediva il lavoro nei campi, nel locale del calzolaio si riunivano gli amici a parlare di varie cose. I discorsi di una volta potevano essere il contrabbando, il lavoro, il commento di qualche notizia curiosa del paese. Verso gli anni trenta si incominciava anche a parlare di sport: Ambrosiana, Juventus, Meazza, Piola, Binda, Guerra, ecc.. In genere i discorsi dal ciabattino non scadevano mai a pettegolezzo da lavatoio.
Il laboratorio del calighé era semplice: un tavolino con sopra alla rinfusa lesine, martelli, tenaglie, pinze di vario tipo, qualche scatoletta con gli stecchi di legno e chiodi e chiodini di varia forma e misura, una striscia di cuoio, mezza suola, una scatola di pece. In un angolo del locale si vedeva un contenitore dove veniva tenuto a bagno il cuoio; ad una parete uno scaffale con i ripiani pieni di «forme» di legno di varie misure (come i manichini dell'atelier). Solo negli ultimi decenni, presso i ciabattini più evoluti e più ricchi, si poteva vedere una macchina cucitrice. Non mancava ai piedi del calzolaio un sasso grosso come una testa d'uomo, di forma leggermente ovale e un po' appiattito e dalla superficie perfettamente levigata, che il calzolaio di tanto in tanto poneva sulle ginocchia e batteva sopra le suole ritagliate destinate alla scarpa da risuolare e alla scarpa nuova. Quei colpi secchi e precisi risuonavano nel locale-officina e riecheggiavano nelle vie adiacenti suscitando una certa sensazione di operosità, di familiarità, di gioia creativa.
I calzolai facevano le loro provviste all'ingrosso a Sondrio. Si rifornivano di cuoio e di «vacchetta» direttamente dal produttore, la Conceria Carini, o dai grossisti. Credo che tutti i calzolai della zona abbiano conosciuto ed abbiano avuto rapporti di commercio con i negozianti Orio e Tocalli di Sondrio. Per gli articoli sussidiari: chiodi, spaghi, stecche, pece, si rifornivano presso i negozi Tavelli e Capararo nel capoluogo o nelle stesse botteghe del paese, le quali tenevano appunto una piccola scorta di questi articoli per le necessità dei ciabattini del luogo.


Il lavoro del ciabattino del passato non era limitato alla riparazione, ma consisteva anche nella confezione di scarpe nuove. Le scarpe che il contadino comperava nella calzoleria di città erano quelle della festa o qualche scarpetta leggera per i bambini di pochi anni.
L'uomo nei giorni di festa calzava un paio di scarpe più leggere e più fini rispetto ai pesanti scarponi dei giorni di lavoro. Erano comunque scarpe che non concedevano molto alla raffinatezza e al gusto estetico: calzature a tomaia alta di pelle nera e morbida (crom) con una suola leggera rinforzata a volte da una fila di chiodini perché durasse di più. Anche le calzature festive della donna erano di pelle morbida, basse e leggere, un poco ricercate, mai di forma eccentrica con tacchi a spillo come già usavano le signore di città.
Le scarpe che tutti portavano nei giorni feriali erano fatte dal calzolaio del paese. Egli prendeva con precisione le misure con un centimetro come quello del sarto e poi ritagliava tomaie e suole aiutandosi con dei modellini di cartone sui quali aveva segnato le misure stesse. La confezione di un paio di scarpe da uomo richiedeva sette od otto ore; poco meno quelle da donna ed ancor meno quelle dei ragazzi per i quali non c'era distinzione tra scarpa destra e scarpa sinistra, ma erano tutte due uguali e perciò intercambiabili da un piede all'altro. Era un traguardo importante quando il ragazzo di otto o dieci anni poteva avere, magari dopo tante richieste e qualche capriccio, le scarpe a ricia e sinistra.
Almeno una volta all'anno, quando la famiglia aveva bisogno dell'intervento notevole del ciabattino per le scarpe di vari familiari, lo «comandava» a casa propria; lo pagava a giornata e gli dava anche il vitto. In questo caso era il capofamiglia stesso che si riforniva, dai soliti negozianti di Sondrio, del cuoio e dei pellami suggeriti dal calzolaio e di tutti gli articoli accessori. Praticamente una giornata di lavoro bastava appena per la confezione di un paio di scarpe, ma il ciabattino solerte e laborioso riusciva anche nell'occasione a rattoppare altre calzature che gli venivano sottoposte, perché lavorava da un'Ave Maria all'altra. Talora la prestazione a domicilio si protraeva per due o tre giorni e in quel caso tutti i componenti la famiglia venivano sistemati e calzati a dovere e potevano quindi lavorare, portare gerle e campasc, andare sui monti o nella
vigna, sicuri e tranquilli con i loro scarponi chiodati. I chiodi non mancavano mai sotto le scarpe dei contadini, anche sotto quelle della festa.
Alcuni giovani amavano calzare scarpe che avevano ai bordi della suola e sul davanti dei chiodi speciali, chiamati zapéti che erano ripiegati a uncino sul bordo e rinforzavano così la suola anche se la rendevano molto più pesante. Erano per lo più i contrabbandieri che si dotavano di questi scarponi ed erano orgogliosi di portarli così come oggi i giovani cercano le scarpe di marca.
Un'altra calzatura tipica del passato, a cui accenno brevemente e quasi di sfuggita poichè non era confezionata dal calzolaio ma dallo stesso contadino, era il caratteristico cusp dei chiuresi. In pratica era uno zoccolone sul cui fondo di legno abbastanza alto veniva sistemata, con chiodi adatti, una vecchia tomaia di scarpe smesse.

 

STORIA
-

AMBIENTE

[Torna in testa alla pagina]

© 2003 - 2024 Massimo Dei Cas | Template design by Andreas Viklund | Best hosted at www.svenskadomaner.se

I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

[Torna in testa alla pagina]

PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

[Torna in testa alla pagina]

La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore
(Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)

 

La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore
(Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)