Giorni notevoli: 2, 6, 10, 25, 26

2 LUGLIO

Nel Dizionario etimologico grosino”, di Gabriele Antonioli e Remo Bracchi (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio), leggiamo:
"Elisabèta
(Bèta, Bitu) n.pr.f. Elisabetta. Nome abbastanza diffuso, specie a Tiolo, dove la chiesa è dedicata alla visita di Maria Vergine alla cugina Elisabetta. La festa patronale si celebra il 2 luglio e, per questo motivo, è detta localmente la Madòna de lùi. Secondo la credenza popolare, se piove in quel giorno, pioverà per quaranta giorni: se al pióf al dì de santa Maria, al ména quaranténa. La produzione lattifera delle mucche inizia a scemare, da qui il detto al dì de santa Maria al posa al téta vachi."

6 LUGLIO

Ricorrenza di Santa Domenica.

Dè Santa Dumènega sè sumna ul canef (a Santa Domenica si semona la canapa - Albaredo)

Da Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008:
"Estóbgi (CA) - estòbi (CH) - sf. pl.
Erano così chiamate le calde e lunghe giornate di fine giugno e della prima decade di luglio, quando i contadini erano intenti a numerosi lavori agricoli che si accavallavano, primo fra tutti la raccolta della segale e la successiva aratura e semina del grano saraceno; seguivano i lavori per il taglio del secondo fieno e i trattamenti alla vite."

"Fén - sm. fieno | fén maiù = fieno del primo taglio | fén salvàdech = fieno selvatico (che veniva raccolto in alta montagna sui territori comunali o privati (cfr. vìsega e pézi)) | taià fö ‘l fén = falciare (cfr. segà) | ‘nda ré a fén, dà ùra al fén = eseguire tutti i lavori relativi al fieno | trà fö ‘l fén = spargere il fieno sul prato per farlo essiccare | vultà ‘l fén = rivoltare il fieno per esporlo meglio al sole per l’essiccazione | ramà sü ‘l fén = raccogliere il fieno in mucchi di varia grandezza | ramà sü ‘l fén a mügilìn = raccogliere il fieno a piccoli mucchi, dopo la prima giornata | emmügelà, ramà e mèt dedìnt el fén = ammucchiare (nel prato), raccogliere e portare il fieno nel fienile.
La ricca nomenclatura legata al fieno e a tutti i lavori ad esso attinenti è dovuta al fatto che questi costituivano un momento importante nei lavori agricoli del passato. L’allevamento era, infatti, una della principali attività economiche dei contadini e per alimentare il bestiame non c’erano un tempo i mangimi preparati dall’industria o non potevano essere comperati per evidenti ragioni di risparmio; vi era solo l’erba dei prati, essiccata o fresca. A seconda dei tagli il fieno era chiamato el prim, el segónt (a Chiuro el segùnt), el tèrs, el quartìn. Sui monti i tagli erano solo due e, stranamente, il secondo era chiamato el quartìn. In genere per un’essicazione completa si richiedevano due giorni di sole."

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10 LUGLIO

Si celebra la memoria di Santa Felicita dei suoi sette figli martiri, cui è dedicato l'oratorio dei Sette Fratelli, posto in mistico isolamento, a circa 2000 metri, nei monti sopra Mello. L’oratorio, eretto nel 1761, è dedicato a S. Felicita, madre di sette figli, tutti martirizzati e canonizzati, quindi santi come lei, nei primi secoli dell’era cristiana. Ecco chi sono i sette fratelli: Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale, martirizzati al tempo dell'Imperatore Antonino. Gennaro, dopo essere stato percosso con verghe nel carcere, fu ucciso con flagelli piombati; Felice e Filippo furono uccisi con bastoni; Silvano fu gettato in un precipizio; Alessandro, Vitale e Marziale furono puniti con sentenza capitale. Un dipinto li raffigura, insieme alla madre, sul fondo dell’oratorio.
Costei fu l'ultima ad essere uccisa, decapitata, dopo aver provato l'immenso dolore per il supplizio dei figli, ma anche la consolazione di averli visti tanto saldi nella fede da dare la vita per essa. La sua festa viene celebrata il 23 novembre, ma possiamo comunque rivolgerle una preghiera, tenendo anche presente che la devozione per questa santa è particolarmente viva fra le donne che non riescono ad avere figli e da lei implorano questa grazia.
Ma non c’è solo il riferimento alla storia della chiesa. Esiste anche un’antichissima leggenda, curiosa, un po’ enigmatica, assai meno tragica. E parla di una madre che aveva sette figli, inquieti, monelli. Una madre, intenta, in una baita dell’alta alpe, a “tarare” la polenta che stava cuocendo nel paiolo, ad un certo punto si spazientì, perché i suoi sette figli, intorno a lei, facevano troppo chiasso, non sapendo attendere tranquilli che la polenta fosse servita. Sembra che la donna sia sbottata gridando: “Via poch de bun, vün per cantùn”, cioè: “Via, poco di buono, uno per ogni angolo”, sottinteso di queste montagne. Ed in effetti i figli se ne andarono, proprio in sette angoli diversi della bassa Valtellina, tutti visibili dal luogo della dispersione, che poi divenne luogo di preghiera, l’Oratorio, da allora chiamato “dei Sette Fratelli”.

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25 LUGLIO

Si celebrano oggi la memoria di San Giacomo e la festa patronale di Rasura.

San Jàcum pinciröo a quatro a quatro
(San Giacomo gli acini d'uva a quattro a quattro – Rogolo)

A San Giàcum al pasa al tetavàchi (a san Giacomo passa il succhiavacche, cioè la produzione di latte cala - Grosio)

Se San Giàcom nò'l bègna, Sant'Ena nò la fàla (se a san Giacomo non piove, a sant'Anna piove di sicuro - Sondalo)

San Giàcom e San Cimón libarédom di sc'belùcc e di trón
(san Giacomo e San Cimone liberateci da lampi e tuoni – Livigno)

San Giàcum l'e 'l ladru dal lait

(San Giacomo è il ladro del latte - Poschiavo)

Vinticinch San Giàcum, vintisés Sant'Ana e vintisètt el dilüvi
(il venticinque è san Giacomo, il ventisei è sant'Anna ed il ventisette viene acqua abbondante)

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26 LUGLIO

Si celebrano oggi la memoria di Sant'Anna e la festa di Chiareggio.

A sant’Ana l’acqua l’ingàna (a sant’Anna l’acqua inganna – Valmalenco)

A sant'Anna l'acqua l'è mèi de la mànna
(a sant'Anna l'acqua è meglio della manna - Montagna)

A sant'Anna l'acqua la ne vol tri inte la funtàna

(a sant'Anna l'acqua ne vuole tre nella fontana, nel senso che spesso la gente vi annega - Montagna)

De sant'Ana l'aqua l'è màna, de la Madòna l'e amò bòna, de San Bartulamée la pò basàm i pée
(a sant'Anna l'acqua è manna, alla Madonna è ancora buona, a San Bartolomeo può baciarmi i piedi - Ardenno)

A sant’Ana l’aqua la ‘ngana (a sant'Anna l'acqua inganna - Ardenno)

Sant'Ana cun l'asperges

(sant'Anna con l'aspersione – pioggia; Chiavenna)

A sant'Ana pinciaröo giù per la càna
(a san'Anna gli acini d'uva giù per la canna – Tirano)

Se San Giàcom nò'l bègna, Sant'Ena nò la fàla
(se a san Giacomo non piove, a sant'Anna piove di sicuro - Sondalo)

Sant'Annä a tir de cannä e a san Ròch a tir de s-ciòp
(a s. Anna la raccolta delle castagne è a tiro dí spingarda e a s. Rocco a tiro di schioppo - Villa di Chiavenna)

De Sant'Ana la mèlga l'ha fat la càna
(a sant'Anna il granoturco ha fatto il fusto)

Vinticinch San Giàcum, vintisés Sant'Ana e vintisètt el dilüvi
(il venticinque è san Giacomo, il ventisei è sant'Anna ed il ventisette viene acqua abbondante)

Nel “Dizionario etimologico grosino”, di Gabriele Antonioli e Remo Bracchi (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio), leggiamo:
"Rava f. rapa (Beta vulgaris). Vengono abitualmente coltivate due varietà della bietola domestica: quella da costa e la rossa. La prima, varietà cycla, è più nota col nome di menegalt ed è consumata in prevalenza in minestre, nei pizzocheri o come verdura cotta. La seconda invece viene usata quasi esclusivamente per l'alimentazione del bestiame. Le rape vengono seminate tradizionalmente il giorno di s. Anna (26 luglio) e raccolte prima della fine di ottobre. Dice infatti il proverbio: per san Simón e Giùda strépa i ràvi da la cultùra, se te spécies fin ai Sant, ti streperàs piangènt, se te spécies fin a sant Martin, ti streperàs cul zapìn. In occasione della festa dei ss. Simone e Giuda (28 ottobre), strappa le rape dai campi, se aspetterai fino a Tuttisanti piangerai per strapparle e se poi aspetti fino a s. Martino, allora dovrai utilizzare l'arpione dei boscaioli, perché il terreno sarà gelato. / Le foglie delle rape venivano applicate, in passato, nella medicazione dei vescicanti. Il Cuntéir su la ràva e la fava, dilungarsi in chiacchiere."

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PROVERBI

Un'ovvietà: a luglio fa caldo...

Lüj, la tera la büj (luglio, la terra bolle)

Gnè ‘l colt gnè ‘l frècc’ a-i i’a mai mangiàt i lüff
(i lupi non hanno mai mangiato né il caldo né il freddo – Montagna)

... e ci si deve difendere.

Quel che té via ‘l frècc’ ‘l tè via anch’ el colt
(i vestiti che difendono dal freddo difendono anche dal caldo – Montagna)

Non mancano, però, i temporali...

De löi ul tempuràal el düra pòc e nu 'l fa màal
(a luglio il temporale dura poco e non fa male - Sirta)

Se al pióf al dì de santa Maria, al ména quaranténa
(se piove il giorno di Santa Maria - 2 luglio -, piove per una quarantina di giorni - Grosio)

...e le avvertenze per i contadini.

Cata la malva in lüi e te stare sèn tüt l'invern
(raccogli la malva a luglio e starai bene tutto l'inverno - Fraciscio)

Nel temp de suliùn la verdüra la se laga en den kantùn
(al tempo de solleone la verdura la si lascia stare – Regoledo)

Chi nu laùra de lüi, l'è fàcil che d'invèren al lèchi el büi
(chi non lavora a luglio, è facile che d'inverno lecchi l'abbeveratorio, cioè faccia la fame - Montagna)


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Da "Lombardia" (nella collezione almanacchi regionali diretta da R. Almagià), Paravia, Milano, Torino, Firenze, Roma, 1925:




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