CAMPANE DI CASPANO: 1, 2, 3
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Caspano

Caspano (875 m., 225 abitanti) è forse la perla più preziosa nel territorio di Civo. Giovanni Guler von Weineck, nell'opera "Rhaetia" (Zurigo, 1616), scrive: “Il grande e rinomato borgo di Caspano… situato com’è a mezza altezza fra Dazio e la parte superiore della montagna, gode di una larga vista, così verso la Valtellina inferiore come verso la Valtellina di mezzo; di fronte ha sotto i suoi occhi la ridente piana di Dazio. Questo luogo era in origine abitato da pastori; ma verso il 1250, quando infierivano tremende le lotte fra i Guelfi e i Ghibellini, Domenico Paravicini figlio di Straccia, sopraffatto dal prevalere dei nemici, si rifugiò nella Valtellina con un servo e con tutto il denaro e i tesori che poteva trasportare, arrivando su questi monti che a lui non dispiacquero. E poiché la torre dei Paravicini, sua ordinaria residenza che sorgeva non lungi da Lecco, durante la sua assenza era stata abbattuta dai Ghibellini milanesi e tutti i suoi beni erano stati distrutti, si decise a passare la sua vita quassù, dove, edificandovi un palazzo, diede origine al borgo di Caspano. Dal suo matrimonio egli ebbe nel 1259 un figliuolo che egli chiamò Montanaro… Da Domenico e Montanaro discendono adunque i Paravicini di Caspano, i quali per la benedizione avuta da Dio crebbero a dismisura di numero, propagandosi quassù ed in altri luoghi, così in Valtellina che fuori…
In Caspano risiede parecchia nobiltà: alcuni hanno conseguito il dottorato in entrambe le facoltà, altri sono valenti nella carriera delle armi e nella politica. Durante la stagione estiva, quando avvampa la canicola, così per questo motivo come per l’aria corrotta che esala dalle paludi e dagli altri miasmatici pantani, ipaesi giacenti al basso nella pianura ed in altri luoghi soleggiati cominciano a diventare insalubri. Ma allora la nobiltà e le persone facoltose si trasferiscono quassù in questi luoghi freschi, particolarmente a Caspano, dove l’aria è pura e temperata: ivi poi gentiluomini e gentildonne trascorrono l’estate in svariati onesti passatempi, divertendosi con concerti musicali e con esercizi sportivi sino all’autunno: in cui tornano al piano alle loro ordinarie dimore
”.
Enrico Besta, a sua volta, scrive: “A Caspano, intorno al 1530 presso i Parravicini, Matteo Bandello trova cibi delicati e vini preziosissimi, tratti dai solatii vigneti di Traona e le grasse sue novelle allietavano la nobiltà locale e i mercanti grigioni e svizzeri, nonché i gentiluomini milanesi e comaschi che giovavan per la loro salute dei Bagni del Masino” (citato dalla “Guida Turistica della Provincia di Sondrio
).


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Nella "Cronistoria di Caspano e dei paesi limitrofi" del sacerdote Giovanni Libera (Como, 1926), leggiamo: "Lassù, coperto da una fitta faggeta che gli pende sul capo, scarso un dì di facili vie di comunicazione, mentre ora si può accedervi in auto; al riparo dai venti e dotato, relativamente ai quasi 900 metri di altitudine, di clima mite e salubre, si aderge Caspano, centro di vicariato, colla sua splendida Chiesa prepositurale di prima dignità, collegiata insigne e matrice di altre vicine parrocchie, e colla sua maestosa torre, dalla quale si diffondono le dolci armoniose note delle otto campane, che formano uno dei più bei concerti di Valtellina, per potenzialità di timbro e per dolcezza di espressione... Attualmente il Vicariato di caspano comprende le parrocchie di Caspano, di Roncaglia, di Dazio, di Civo e di Cevo...


Caspano

Caspano, o, come era detto un dì, Casapano... a cui diede il nome il greco Kathapàn, che con una colonia ellenica là si ricoverò fra quei pastori, si prestava, per la sua felice ubicazione, assai meglio che gli altri paesi vicini nei secoli dell'Evo di mezzo ad accogliere coloro che volevano fuggire gli orrori delle invasioni barbariche o dalle lotte feroci dei partiti, o la prepotenza e le vessazioni dei feudatari, o le distrazioni dell'agitato commercio, onde non tardò a divenire rifugio di nobili, ed, a sua volta, culla di nobiltà. Di là trasse la sua origine la famiglia Caspani, che ivi abitava; fu pure patria degli Alamanni, dei Castelli, dei malacrida e dei Paravicini"... Questa zona saluberrima coll'affluir dei nobili venne trasformata; furono costruite belle abitazioni con sale istoriate a rabeschi, ampi cortili e portici con graziosi colonnati, nei quali le ricche famiglie si trattenevano a godere i tiepidi soli di inverno e la frescura estiva. In quasi tutti i palazzi si aveva la cisterna per l'acqua."


Piazza di Caspano

Ed ancora:: “A Caspano, in questo nido di poesia e di sogno, dimorava l’estate anche buona parte dei signori che frequentavano i Bagni del Masino, i quali si prendevano l’incomodo non lieve di partire da Caspano la mattina e far ritorno la sera, compiendo fra andata e ritorno circa sei ore di cammino. La festa di San Bartolomeo apostolo (24 agosto), titolare della Parrocchia, dava occasione a tutti i parrocchiani di mettersi in gran tripudio; in tal circostanza affluivan qua non solo gli abitanti dei vicini paesi, ma anche molti nobili delle grosse borgate di Valtellina, i quali, essendo spesso legati ai nobili di Caspano, o per vincoli di sangue o per ragione di interessi, o per titolo di amicizia, si davan per quel giorno quassù la posta per ragionare di tante cose.
Entrando in paese dal lato occidentale, ci accoglie il palazzo dei Parravicini, ancora imponente. Poi, in breve, siamo alla piazza, dove fa splendida mostra di sé la chiesa arcipretale di S. Bartolomeo, che si staccò dalla pieve di Ardenno nella prima metà del Trecento e divenne chiesa prepositurale e collegiata nel 1664. Dal suo porticato, che guarda a sud, sostenuto da un imponente muraglione, si gode di un panorama davvero eccellente, soprattutto sulla Val Tartano e la
Val Gerola.


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Qui, infatti, dalla seconda metà del cinquecento la comunità di protestanti assunse dimensioni non insignificanti. Lo storico Cesare Cantù, che scrisse una monografia sul "Sacro Macello di Valtellina" (la sanguinosa insurrezione di alcuni nobili cattolici nel luglio del 1620 che si trasformò in una tragica caccia al protestante), annota, parlando dei seguaci della Riforma protestante e delle loro vicende in Valtellina: "Per le persecuzioni, com è il solito, nessuno si convertì, alcuni dissimulavano le loro opinioni, i più fuggivano là dove potessero trovar pace, negli Svizzeri, fra i Grigioni. E per continuare in luoghi ove il cielo, i costumi, la favella gli avvertisse d'essere ancora in Italia, si ricoveravano nei baliati svizzeri italiani, che oggi sono il Canton Ticino, in Valtellina e massimamente a Chiavenna... Un Parravicini valtellinese fondò una chiesa privata a Caspano nel 1546: ma essendosi trovato un crocifisso fatto a pezzi, il popolo in furore arrestò lui, che al tormento si confessò reo di tal sacrilegio: ma a Coira protestò aver confessato solo per lo spasimo, e se ne accertò autore uno studente... Caspano, il semenzajo della nobiltà valtellinese, abbondava più che altri di evangelici, come essi si intitolavano o di eretici come gl'intitolavano i nostri, ai quali predicava Angelo cappuccino piemontese; Lorenzo Gajo di Soncino minor osservante predicava a Mello, e un cappuccino a Traona... Francesco Calabrese e Girolamo da Mantova predicavano apertamente contro il battesimo dei bambini in Engadina, onde furono espulsi dall'inquisizione protestante, che non era meno intollerante della romana. Camillo Renato spacciò uguali dottrine a Caspano, poi a Chiavenna; e vi costituì una chiesa separata ove s'insegnava che l'anima finisce col corpo, che soli i giusti risorgeranno ma con corpo diverso, che niuna legge naturale impone cosa fare od ommettere, che il decalogo è inutile a coloro che credono, lor legge essendo lo spirito, che il battesimo e la cena son semplici segni di avvenimenti passati, e non portano alcuna grazia particolare o promessa."


Caspano

E, sulle tragiche vicende successive al 19 luglio 1629: "Andrea Paravicini da Caspano, preso dopo molti giorni, fu messo fra due cataste di legna e minacciato del fuoco se non abjurasse: durando costante, fu arso vivo. E si videro spiriti celesti aleggiargli intorno a raccoglierne lo spirito. Né fu questo il solo prodigio, onde le due parti pretesero che il Cielo ad evidenti segni mostrasse a ciascuna il suo favore. Ignobili affetti presero il velo della religione, e coll'eterna iracondia del povero contro il ricco, contadini e servi piombarono sui loro padroni, i debitori su cui dovevano, i drudi sui cauti mariti."


Caspano

Ma il momento più tragico della storia di Caspano coincise probabilmente con la terribile epidemia di peste scoppiata nel 1636, che ne ridusse la popolazione a meno della metà (da 225 fuochi a 103). Ne furono vittime anche 200 soldati del duca di Rohan al comando del colonnello Vand, alloggiati, nel contesto delle complesse vicende belliche della fase valtellinese della Guerra dei Trent’Anni, nella chiesa di San Bartolomeo ed in alcuni palazzi del paese. Il sacerdote don Giovanni Libera, nella citata “Cronistoria di Caspano e dei paesi limitrofi” (Como, 1926), scrive: “Tutti i cadaveri dei morti di peste furono, come nel 1632, seppelliti nei campi, nelle selve e nelle vicine frazioni, all’ombra di qualche pino melanconico e, unitamente a quelli del 1632, furono esumati e trasportati nelle tombe della parrocchiale e del sagrato nei mesi di ottobre-novembre 1639”.


La chiesa di San Bartolomeo a Caspano

Un quadro sintetico di Caspano nella prima metà del Seicento è offerto dal prezioso manoscritto di don Giovanni Tuana (1589-1636, grosottino, parroco di Sernio e di Mazzo), intitolato “De rebus Vallistellinae” (Delle cose di Valtellina), databile probabilmente alla prima metà degli anni trenta del Seicento (edito nel 1998, per la Società Storica Valtellinese, a cura di Tarcisio Salice, con traduzione delle parti in latino di don Avremo Levi). Vi leggiamo: (Caspano) ha il corpo della terra in luoco eminente della montagna tanto potente et disimpito, che domina con la vista la maggior parte della Valtellina et una parte del lago di Como; ha però il sito non molto sicuro perché è sottoposto alle ruine del monte, quali, se non fossero impedite da folto bosco di teglioni, nelli temporali sarebbe stato sepolto più d’una volta. L'aria di questo luoco è tanto buona e fresca l'estate che ivi concorrono nelli caldi molti gentilhuomini delle terre del terzero di mezzo et di sotto.


Piazza di Caspano

È luoco grande, pieno di sontuose case, essendo vecchia sedia della casa Paravicina antichissima et nobilissima, venuta come a salvo in questo paese dall'Italia nel tempo delle fattioni guelfe et gibelline avanti alcuni centenara d'anni. Sarebbe questo luoco stato più riguardevole, se questa famiglia fusse stata catolica, come è stata in altri luochi dove arrivò a tal splendore che puoco numeravansi 300 nobili Paravicini, tra quali vi furno cardinali, senatori milanesi, dottori in ogni facoltà, titolati costituiti in dignità tanto ecclesiatiche quanto seculari, tra quali risplende come principal lume nella patria Gio. Antonio Paravicino, dottissimo in lettere umane et divine, predicatore fecondissimo, protonotario apostolico et arciprete di Sondrio, degno d'altro luoco maggiore se nel paese ve ne fosse, perla singolar bontà et virtù; et Benedetto Paravicino genti huomo di rare qualità, di singolar bontà, deposito dell’antichità non tanto de Valtellina quanto altro historico diligente; Gio. Maria et Antonio Maria, ambiduoi in arme, per lettere fiorentissimi, essendo quello vecchio capitano et hor potestà di Morbegno, questo capitano et dottor di legge, ottimo refugio et patrocinio de religiosi et catolici nelle turbolenze delle persecuzioni calvinistiche. Ha questo luogo una bella chiesa grande, ricca, con bello campanile, dedicata a S. Bartolameo apostolo; era altre volte soggetta ad Ardenno, hoc è separata et ha sotto di sé un'altra parochia chiamata Roncaglia...


Il Compianto (chiesa di San Bartolomeo a Caspano)

Questa cura ha alcune contrate site alle fauci dritte del Masino, Bedoglio, così detto dall’abbondanza delle bedolle, nel monte alto puoco sopra Caspano verso settentrione, con una chiesa di S. Pietro. Puoco più a basso vi è un’altra chiamata Ca del Pico, un’altra chiamata Ca del Sasso con una chiesa di San Pietro Martire, quali contrate con Caspano fanno 300 fameglie. Hor et per il bando dell’heretici la maggior parte delle case sono dishabitate. Il luogo perché è troppo freddo non ha vigne di consideratione, ma hanno il vino altrove..."
Al settecento risale la splendida facciata della chiesa di San Bartolomeo, di cui don Giovanni Libera scrive, nell'opera citata:
Ma sopra tutte le belle opere di quest’epoca trionfa la deliziosa facciata del tempio di S. Bartolomeo, tutta di granito a grana fine ed omogenea, di squisita euritmia di linee e stilizzata secondo l’arte lombarda. La pacata serenità della fronte architettonica, le enormi pietre della base, disposte colla più elegante semplicità, i fregi dei capitelli, lavorati colle pazienti e minute perizie tecniche degli scalpelli e delle raspe, le lesene, i piastrini della doppia balaustrata, le limpide sagomature e le nitide incorniciature del finestrone e del portale, e tutto l’insieme snello di equilibri, di slanci e di mollezze eleganti fanno di questa degna e severa facciata una delle migliori di tutta la Diocesi di Como. Si dice che il disegno è di P. Ligari. La costruzione fu iniziata nel 1730 e fu ultimata nel 1738. diressero l’opera dei muratori i maestri Giovan Mattei di Valcuvia e Baroggio, e quella degli scalpellini un Filippo Raspino… Negli oculi delle tre nicchie sono collocate tre statue di marmo di Viggiù, di recente fattura, delle quali quella centrale, che domina più in alto e che rappresenta la B. Vergine Immacolata, è degna della grandiosa imponenza della facciata."
Dalla statistica curata dal prefetto Scelsi nel 1866 risulta che a Caspano vivevano 178 persone, 71 maschi e 107 femmine, con 42 famiglie e 42 case, di cui 3 vuote.


Chiesa di San Bartolomeo a Caspano

Un periodo più recente (il primo Novecento) si riferiscono infine le notizie riportate da Ercole Bassi ne “La Valtellina – Guida illustrata”, del 1928: “A circa venti minuti da Roncàglia trovasi la fraz. di Caspano (m. 887 - coop. edil.), nella cui parrocchiale, con bella facciata su disegno di P. Lipari, si ammirano due interessantissime ancone del principio del secolo XVI, con storie di S. Bartolomeo e la Risurrezione di Lazzaro, opera di Aloysius De Donatis. Questa chiesa possiede fini e ricchi paramenti, un prezioso piviale in velluto rosso antico, con stola in velluto verde a bellissimi disegni, con S. Pietro ed il cigno dei Parravicini a ricamo; un baldacchino ricamato in oro, pizzi di valore.


Resurrezione di Lazzaro (Chiesa di S. Bartolomeo a Caspano)

Fra gli arredi un secchiello di rame con artistici fregi. Possiede pure tele ed affreschi di pregio, come la predicazione di S. Giov. Precursore, e S. Giovanni che battezza, quadri di G. Parravicini, e il Martirio di S. Gio. Battista, di pennello più antico; il battistero in marmo; una Deposizione in statue antiche. Nel vicino oratorio vi è una bella Assunta attribuibile a G. Parravicini. Caspano è patria di Giacomo detto Gianolo Parravicini, che morì a 70 anni nel 1729. Fu eccellente pittore, e si distinse in molti pregiati lavori su tela ed a fresco. Dipinse non solo in Valtellina, ma più ancora fuori: a Crema nella chiesa e cupola di S. M. della Croce, a Casale, a Milano in S. Alessandro, a Ceneda, a Verona, a Venezia. Di lui, dice il Gavazzeni, che fu facile esecutore, compositore immaginoso, corretto disegnatore, coloritore forte e distinto, specie nell'affresco che conduceva con tutta maestria e brio.”
La seguente e già citata monografia del sac. don Giovanni Libera offre una miniera di notizie storiche di grande interesse.


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CRONISTORIA DI CASPANO

E DEI PAESI LIMITROFI

del sacerdote Libera dott. Giovanni, prevosto v.f. di Caspano;

Como, 1926

(un sentitissimo ringraziamento va a FRANCO RONCAIOLI, la cui passione e cortesia ha perpesso la pubblicazione del testo su questo sito)
















































































































































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