La grande croce che sorveglia Poira
Apri qui una panoramica dalla Croce di Ledino o Roncaglia
Punti di partenza ed
arrivo
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Tempo necessario
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Dislivello in
altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti
esperti)
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Poira-Croce di
Ledino (o Roncaglia)
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3 h
|
1000
|
E
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SINTESI.
Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendiamo a sinistra,
superando un cavalcavia ed una rotonda e
raggiungendo il ponte sull'Adda, oltre il quale
prendiamo a destra e, dopo breve salita, ci
immettiamo nella strada provinciale che sale a Dazio,
procedendo a sinistra. Dopo un tornante dx, un
lungo traverso ci porta a Dazio. Qui seguiamo la
strada che volge a sinistra e sale a Serone,
dove, presso la chiesa, prendiamo a destra
(indicazioni per Naguarido e Caspano), salendo su
una strada che passa per Naguarido e
Chempo. Prestiamo attenzione alla
deviazione a sinistra per Roncaglia e Poira, e la
imbocchiamo. Oltrepassata Roncaglia,
siamo alla conca di Poira e ci
portiamo al termine della strada, dove
parcheggiamo all'ampio parcheggio presso la
chiesetta di S. Margherita (m. 1077). Ci
incamminiamo poi sulla pista sterrata che passa a
destra del campetto di calcio ed a sinistra del
Sacrario degli Alpini, salendo in pineta, fino ad
un bivio, al quale prendiamo a sinistra, salendo
per una stradella molto ripida (passiamo a
sinistra dei prati di Careggio),
fino ad intercettare di nuovo la pista sterrata,
che seguiamo salendo alla conca di Ledino.
Passiamo a destra della conca ed a sinistra di un
agriturismo, fino alla fine della pista (m. 1270).
Un largo sentiero procede diritto ed in piano
verso est, delimitato sul lato destro dal recinto
dell'agriturismo; non lo seguiamo ma, in
corrispondenza della sua partenza guardiamo sul
limite della pineta alla nostra sinistra, e
vedremo un sentiero che comincia a salire in
pineta verso nord, con diversi tornanti. Raggiunta
una cappelletta, siamo ad un bivio al quale
andiamo a sinistra. Poco sopra intercettiamo la
pista tagliafuoco della Costiera dei Cech
orientale e ritroviamo il sentiero sul suo lato
opposto, salendo ancora nel bosco, sempre verso
nord, fino ad uscire alla parte bassa
dell'alpeggio di Pesc' (Peccio,
m. 1613), nella sua parte occidentale. Superate
due baite, procediamo diritti, prestado
attenzione sul nostro lato sinistro: dopo breve
tratto vediamo un cartello giallo della Comunità
Montana Valtellina di Morbegno, posto su un grande
pino che si trova a monte delle baite, sulla
sinistra, appunto, sormontato da un più visibile
cartello che segnala il pericolo d'incendio. Il
cartello escursionistico reca l'indicazione "Pre
Soccio". Una volta individuato il cartello, non
procediamo esattamente nella direzione indicata, ma
pieghiamo leggermente a destra, passando in mezzo a
due grandi alberi (una betulla di dimensioni davvero
ragguardevoli, a destra, ed un pino, a sinistra). La
traccia di sentiero si fa gradualmente sempre più
visibile, e sale, zigzagando, sul versante boscoso
ad ovest dell'alpe (sinistra), fra arbusti ed alberi
(dopo un primo tratto di salita, un segnavia
rosso-bianco-rosso ci conforta sulla correttezza del
percorso). Dopo qualche ulteriore tornante,
intercettiamo un sentiero pianeggiante, e lo
seguiamo verso sinistra. Dopo
una fonte d'acqua, cominciamo a salire gradualmente,
tagliando il dosso boscoso che dalla croce di
Roncaglia scende ai maggenghi di Carecc' e Ledino.
Il sentiero, dopo un buon tratto rettilineo, propone
alcuni tornantini, prima di un bivio,
segnalato dai cartelli: proseguendo diritti si va
verso Presoccio (Pra Sücc'),
mentre deviando a destra si sale alla Croce di
Roncaglia. Prendiamo a destra, salendo con diversi
tornantini in un bosco, per poi uscire all'aperto al
ripiano ai piedi dell'ampio dosso che sale alla
croce. Dopo aver memorizzato il punto in cui il
sentiero esce dal bosco (cosa da fare sempre, quando
si deve tornare per la medesima via di salita),
possiamo accingerci all'ultimo sforzo: la salita può
avvenire seguendo l'indicazione dei segnavia, ma se
li dovessimo perdere, possiamo procedere anche a
vista, passando a destra di alcuni larici solitari,
un po' mesti, un po' meditabondi. Prima di
affrontare il crinale, passiamo anche accanto a quel
che resta della Baita del Gioco
(quotata IGM a 1914 m.). Alla fine ci ritroviamo
proprio ai piedi della grande croce
metallica di Ledino, a 2093 metri
di quota.
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Apri qui una fotomappa della
Costiera dei Cech
Il
bellissimo maggengo di Poira di Civo (o Poira di Dentro) è
dominato da un lungo dosso, che scende dal crinale che
separa la val Toate, ad est, dalla val Visogno, ad ovest. Su
un poggio panoramicissimo, a 2093 metri di quota, nel punto
in cui il crinale si fa più largo e scende all'ampia fascia
boscosa che sovrasta Poira, è collocata una grande croce,
detta Croce di Ledino o Croce di Roncaglia. Possiamo
sceglierla come meta di un'escursione che, soprattutto nel
periodo autunnale, ma anche all'inizio dell'inverno, offre
diversi elementi di interesse, legati alla bellezza ed alla
panoramicità dei luoghi.
Per raggiungere Poira di Civo (sul lato
orientale della stupenda conca adagiata poco sopra i 1000
metri, fra i comuni di Civo e Mello),
dobbiamo uscire
da Morbegno, all'altezza del primo semaforo (per chi viene
da Lecco), staccandoci sulla sinistra dalla ss. 38 dello
Stelvio e seguendo le indicazioni per Traona
e la Costiera dei Cech. Superato un cavalcavia ed una
rotonda, raggiungiamo, così, il ponte sul fiume Adda, quasi
a ridosso del versante settentrionale della Valtellina.
Oltrepassato il ponte, svoltiamo a destra, imboccando la
strada che, dopo alcuni tornanti, ci porta alla piana di
Dazio. Qui, senza entrare nel centro del paesino, dobbiamo
cercare la strada che sale verso Roncaglia (se, per sbaglio,
imbocchiamo quella per Cadelsasso e Cadelpicco, dobbiamo
alla fine volgere a sinistra, passando sotto Caspano).
Raggiunta Roncaglia, vale la pena di lasciare la strada
principale ed imboccare, sulla destra, la stradina che porta
alla bellissima chiesa di San Giacomo (un cartello segnala
la deviazione), sostando nell'ampio sagrato circondato da
numerose cappellette. Ripresa la salita, raggiungiamo, in
breve, Poira di Civo, che fronteggia Poira di Mello, posta
sul lato opposto dei prati del maggengo.
La strada termina nel piazzale della chiesetta di Poira (m.
1077), dove possiamo lasciare l'automobile. Dopo aver letto
le indicazioni riportate su un cartello, che offre
informazioni interessanti sulle possibilità escursionistiche
della zona e sulle sue caratteristiche, ci incamminiamo,
verso destra (nord-est; un cartello indica, ad un km.,
l'agriturismo del Piero), su una larga pista che attraversa,
nel primo tratto, una bella pineta (il piazzale è anche il
punto di partenza delle escursioni che passano per il
maggengo Pra' Sücc, e che hanno come meta i Tre Cornini
(chiamati anche i Tre Frati), il bivacco
Bottani-Cornaggia
o la croce GAM; in
questo caso, però, non si imbocca la pista che attraversa la
pineta, ma la stradina che si trova appena prima della
conclusione della strada asfaltata).
Ledino
La pista, che alterna tratti in terra battuta a tratti in cemento, sale verso il maggengo di Ledino, attraversando i prati del maggengo di Carecc (Careggio, m. 1153), luoghi veramente ameni, di grande suggestione paesaggistica. Mentre camminiamo, possiamo già vedere la meta: si può scorgere, infatti, la croce guardando alla sommità del dosso che si trova sulla verticale dei prati. Sul lato opposto, cioè verso sud, si apre, ad un certo punto, uno scorcio impagabile sulle valli del Bitto di Albaredo e di Gerola. E' soprattutto la Val Gerola a mostrarsi nella sua bellezza. Sulla sua testata possiamo distinguere, da sinistra, il Torrione della Mezzaluna, il pizzo di Tronella, il pizzo di Trona ("piz di vèspui") ed il tondeggiante pizzo dei Tre Signori. Attraversato un torrentello, dopo un quarto d'ora circa di cammino raggiungere i prati di Ledìn (Ledino), a 1181 metri, dove la pista, dopo aver superato l'agriturismo, piega a destra (est-nord-est), in direzione del cuore della val Toate. Ecco di nuovo, in alto, sulla nostra sinistra, la croce di Roncaglia; a destra, invece, riconosciamo la formazione rocciosa denominata Torre di Bering, sul lato orientale della Val Toate; più a destra ancora, il corno di Colino. Verso sud-ovest, oltre il limite dei prati, vediamo, invece, un bello scorcio della Val Lèsina, sul limite occidentale della catena orobica, presidiata, sul sul lato occidentale, dall'inconfondibile corno del monte Legnone.
Appena la pista, volgendo a destra, assume un andamento pianeggiante, la lasciamo, imboccando un sentiero che se ne stacca sulla sinistra. Non ci sono, per ora, cartelli segnaletici, ma non possiamo sbagliare. La traccia è ben visibile e non si rischia di perderla, anche se i segnavia rosso-bianco-rossi non abbondano. Dopo un primo tratto della salita, nel quale inanelliamo alcuni tornanti, ci ritroviamo ad un bivio, in corrispondenza di una cappelletta, nella quale è rappresentata la Sacra Famiglia, con un Gesù Bambino che, molto simpaticamente, accarezza la barba di S. Giuseppe. Entrambi i rami del sentiero conducono all'alpe Pesc, ma quello destro porta al suo versante orientale, quello sinistro al versante occidentale. E' quest'ultimo che dobbiamo seguire: la freccia e la scritta "Croce", sotto la cappelletta, lo segnalano.
Sentiero Ledino-Pesc'
La
salita prosegue nello scenario di un bellissimo bosco di
betulle, dove, nelle luminose giornate autunnali, la luce
del sole ricama trame preziose, che esaltano lo splendore
dei colori nascosti nello scrigno di questo angolo della
Costiera dei Cech. Passiamo, quindi, a sinistra di un corpo
franoso e superiamo un'amena pianetta, prima di raggiungere
il limite del bosco.
A quota 1600 metri circa, oltrepassata una fascia di
conifere, usciamo dal bosco e ci ritroviamo sul limite
inferiore del versante occidentale dell'alpe Pesc'
(toponimo abbastanza comune in Valtellina, usato per
indicare abeti e pini), dove troviamo un paio di baite.
Davanti a noi si apre il suggestivo scorcio della parte
orientale dell'alta val Toate, chiusa, ad est, dal Corno del
Colino (m. 2504) e, alla sua sinistra, dalla Torre di
Bering, riconoscibile per il profilo marcatamente inclinato
verso sinistra.
Pesc'
Il sentiero prosegue, attraversando, in verticale, i prati dell'alpe, in direzione dell'alta valle, dove si trovano tre passi che consentono altrettante direttrici escursionistiche di notevole interesse: ad est, poco a monte della Torre di Bering, il passo del Colino orientale (m. 2414; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche; i segnavia conducono a questo passo), che permette di scendere ai laghetti dell'alta valle di Spluga (in Val Masino, sopra Cevo); a nord-ovest il passo del Colino orientale (m. 2403; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche) (m. 2630), che permette di scendere all'alpe Primalpia, in Valle dei Ratti, sopra Verceia; ad ovest, infine, il canalone che conduce alla bocchetta che congiunge la val Toate all'alta val Visogno, dalla quale si raggiunge, con un tratto in piano, il bivacco Bottani-Cornaggia, per poi tornare, passando per Pra' Sücc, a Poira. Si tratta di possibilità escursionistiche di straordinario interesse, ma anche di notevole fatica, in quanto due di esse richiedono di poter disporre di due automobili (a Poira e Cevo la prima, a Poira e Verceia la seconda), e tutte e tre comportano tempi di percorrenza considerevoli: 6-7 ore l'anello di Poira passando dal bivacco Bottani-Cornaggia, 8-9 ore la traversata Poira-Cevo e 10 ore circa la traversata Poira-Verceia (in questo caso, però, ci si può appoggiare al bivacco Primalpia - m. 1980 -, in Valle dei Ratti).
Ma la nostra meta è diversa e meno impegnativa. Dopo una sosta all'alpe, dalla quale possiamo già godere di un ottimo colpo d'occhio sulla media Valtellina (lo sguardo raggiunge il gruppo dell'Adamello), riprendiamo il cammino. Non è facile trovare la traccia di sentiero che si stacca, sulla sinistra, da quello principale per la Val Toate. Punto di riferimento fondamentale è un cartello giallo della Comunità Montana Valtellina di Morbegno, posta su un grande pino che si trova a monte delle baite, sulla sinistra, sormontato da un più visibile cartello che segnala il pericolo d'incendio. Il cartello escursionistico reca l'indicazione "Pre Soccio" (senza indicazioni sul tempo di percorrenza), e si giustifica tenendo presente che, per un buon tratto, il sentiero per la croce coincide con quello che effettua una traversata, verso ovest, dall'alpe Pesc' al Pre Soccio (o Pre Succ, cioè Prato Asciutto), alpeggio che si raggiunge da Poira seguendo la seconda, già menzionata, possibilità di salita.
Una volta individuato il cartello, non procediamo
esattamente nella direzione dindicata, ma pieghiamo
leggermente a destra, passando in mezzo a due grandi alberi
(una betulla di dimensioni davvero ragguardevoli, a destra,
ed un pino, a sinistra). La traccia di sentiero si fa
gradualmente sempre più visibile, e sale, zigzagando, sul
versante boscoso ad ovest dell'alpe (sinistra), fra arbusti
ed alberi (dopo un primo tratto di salita, un segnavia
rosso-bianco-rosso ci conforta sulla correttezza del
percorso). Dopo qualche ulteriore tornante, intercettiamo un
sentiero pianeggiante, e lo seguiamo verso sinistra.
Superata una fonte d'acqua, spesso prosciugata (l'intera
Costiera dei Cech pone spesso all'escursionista il problema
della scarsità d'acqua), cominciamo a salire gradualmente,
tagliando il dosso boscoso che dalla croce di Roncaglia
scende ai maggenghi di Carecc e Ledino. Incontriamo un
secondo cartello della Comunità Montana Valtellina di
Morbegno, con la scitta "Presoccio" (ed a questo punto
sorge, legittimo, il dubbio: quale sarà la grafia
corretta?), mentre alcuni squarci panoramici, alla nostra
sinistra, ci permettono di dominare con lo sguardo la media
Valtellina e, in primo piano, il Culmine di Dazio
e la bassa Val di Tartano, che si apre alle sue spalle. Il
sentiero, dopo un buon tratto rettilineo, propone alcuni
tornantini, prima di un bivio, segnalato
dai cartelli: proseguendo diritti si va verso Presoccio,
mentre deviando a destra si sale alla Croce di Roncaglia.
Apri qui una panoramica dal sentiero Pesc-Pra Succ'
Dobbiamo, quindi, prendere a destra, iniziando a salire
decisamente su un sentierino che risale, con ripidi
tornantini il filo del dosso, in direzione nord. La salita,
ripida e diretta, alterna tratti in cui la traccia è ben
marcata ad altri in cui, nell'attraversamento di alcune
radure (da una delle quali si apre un ottimo colpo d'occhio
su Morbegno e la Val
Gerola),
si vede appena (ci vuole, dunque, un po' di attenzione,
soprattutto se la si segue scendendo). Alla fine usciamo dal
bosco in corrispondenza di un ampio terrazzo (m. 1870
circa), che precede l'ultimo tratto della salita alla croce.
Il terrazzo è assai panoramico, e lo sguardo spazia, da
sinistra a destra, dal Corno di Colino alla media Valtellina
incorniciata dal gruppo dell'Adamello, abbracciando, poi,
l'intera catena orobica, fino al monte Legnone.
Vediamo anche, chiaramente, la nostra meta, ora, là, in
alto, proprio davanti a noi, e ci sembra ormai a portata
di...passo. In realtà inizia il tratto più faticoso della
salita, data la ripidità del versante, per cui calcoliamo
ancora una quarantina di minuti prima di raggiungerla. Dopo
aver memorizzato il punto in cui il sentiero esce dal bosco
(cosa da fare sempre, quando si deve tornare per la medesima
via di salita), possiamo accingerci all'ultimo sforzo: la
salita può avvenire seguendo l'indicazione dei segnavia, ma
se li dovessimo perdere, possiamo procedere anche a vista,
passando a destra di alcuni larici solitari, un po' mesti,
un po' meditabondi. Prima di affrontare il crinale, passiamo
anche accanto a quel che resta della Baita del
Gioco (quotata IGM a 1914 m.), nome enigmatico
per un luogo enigmatico. Con
tutta probabilità rimanda all'espressione "donna del
gioco", ben attestata in diversi dialetti
valtelinesei, espressione che designa la strega (il gioco in
questione può essere il sabba, il convegno malefico con le
altre streghe ed il demonio).
Il
terreno non è troppo impegnativo, anche se la pendenza
accentuata, l'erba scivolosa, diversi buchi nascosti e
qualche masso malfermo possono costituire insidie da non
sottovalutare. Alla fine ci ritroviamo proprio ai piedi
della grande croce metallica di
Ledino, a 2093 metri di quota: siamo in cammino
da circa tre ore e mezza, ed abbiamo superato poco più di
1000 metri di dislivello.
La croce è stata posata il 3 giugno del 1978, e reca una
scritta latina: "Ecce Crucem Domini fugite partes
adversae. Vicit Leo de tribu Judae radix David, Alleluia",
che significa: "Ecco la Croce del Signore, fuggite
schiere nemiche. Ha vinto il Leone della tribù di Giuda,
radice di Davide, Alleluia".
Apri qui una panoramica dalla Croce di Ledino o
Roncaglia
La
suggestione del luogo ed il panorama assai ampio ripagano
ampiamente i nostri sforzi: alla nostra sinistra (nord-est)
il profilo regolare del Corno del Colino affianca la
seminascosta Torre di Bering; volgendo lo sguardo verso
destra, scorgiamo i Corni Bruciati, che fanno capolino
dietro il fianco montuoso che segna il confine orientale
della val Toate e della Costiera dei Cech. Dietro i Corni
Bruciati si individua il profilo assai più agile del pizzo
Bello,
e, ancora più dietro, la punta Painale. La media Valtellina
si apre interamente d fronte al nostro sguardo, mentre,
verso sud, possiamo dominare con lo sguardo buona parte
delle valli del Bitto di Albaredo e di Gerola. A sud-ovest,
infine, possiamo scorgere uno scorcio della val Lèsina,
chiusa dall'inconfondibile corno del monte Legnone. Ad ovest
della croce, sulla Costiera dei Cech, si apre l'anfiteatro
dell'alta val Visogno, dove è collocato il bivacco
Bottani-Cornaggia. A nord della croce, infine, il crinale
che separa la val Visogno dalla val Toate riprende a salire,
e propone un terreno più aspro ed accidentato.
Il ritorno dalla Croce a Poira richiede circa un'ora e mezza
di cammino, per cui l'intera escursione, che comporta un
dislivello in salita di circa 1020 metri, si può effettuare
nell'arco di quattro ore e mezza.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere
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