Da Preda Rossa al rifugio Bosio, per il passo di Corna Rossa
L'itinerario
che viene qui proposto potrebbe anche essere effettuato in un'unica
giornata, ma ciò comporterebbe uno sforzo fisico veramente considerevole,
per cui è consigliabile dividerlo in due giornate, anche per
poter gustare con maggiore calma i grandiosi scenari che esso ci offre.
Siamo infatti nel cuore del gruppo del Disgrazia, e dobbiamo descrivere
un anello che chiude i famosi Corni Bruciati, che con il loro inconfondibile
profilo rossastro si fanno riconoscere anche dall'occhio meno esperto.
Il punto di partenza dell'itinerario potrebbe essere il rifugio Ponti,
ma questo comporterebbe l'impegno di una terza giornata, per cui partiamo
dalla piana di Preda Rossa (cfr. la scheda del rifugio Ponti).
Raggiunto il punto in cui termina la strada asfaltata che sale dalla
valle di Sasso Bisolo (dove si trova il rifugio Scotti), ci incamminiamo
verso la piana. Tuttavia
non la attraversiamo al centro, come fanno coloro che salgono al rifugio,
ma ci portiamo sul suo lato destro, seguendo una strada sterrata che
lo percorre interamente, per poi salire ad un secondo e più piccolo
pianoro, che costituisce una piccola perla: nelle giornate limpide lo
scenario è di un'incredibile solarità. Nella salita possiamo,
inoltre, ammirare da vicino il poderoso fianco rossastro dei Corni bruciati,
che avremo modo di osservare, durante il cammino, da diversi profili.
La strada termina, per lasciare il posto ad una traccia di sentiero
che ben presto, però si perde. Dobbiamo tagliare il pianoro fino
al suo lato terminale sinistro, per cercare una nuova traccia che sale
ad una seconda pianetta: ci ritroviamo così ai piedi dell'impressionante
grande morena della Valle di Preda Rossa.
Un sentierino ne percorre il filo, salendo ripido fino a raggiungere
più o meno la quota del rifugio Ponti, intercettando il sentiero
che da esso si stacca per il monte Disgrazia e per il passo di Corna
Rossa. Deviando a sinistra, potremmo raggiungere il rifugio; proseguendo
sul filo della morena, giungeremmo invece ai piedi del ghiacciaio di
Preda Rossa, che viene risalito, in direzione della sella di Pioda,
da quanti scalano il monte Disgrazia. Noi invece scendiamo a destra,
superiamo un torrente che scende dal ghiacciaio, risalendo poi a superare
una seconda morena e seguendo i segnavia che ci fanno avvicinare al
fianco orientale della valle. La
traccia ci porta presso un grande masso, sul quale è scritta,
in caratteri molto grandi, l'indicazione del rifugio Desio. Dobbiamo
oltrepassare un pianoro occupato spesso, anche a stagione avanzata,
da un nevaio, prima di giungere ai piedi della costiera, che attacchiamo
in corrispondenza di un nevaio. Questo va risalito in direzione del
vertice di sinistra, oppure in parte fiancheggiato a destra, salendo
per gande, ed alla fine tagliato verso sinistra. Nell'ultima parte la
pendenza è significativa, per cui sono consigliabili i ramponi.
Tocchiamo poi un terreno misto costituito da sassi mobili e terriccio,
che rende piuttosto faticosa l'ulteriore salita al passo di Corna Rossa.
In alcuni punti questa è agevolata da corde fisse; bisogna prestare
comunque molta attenzione, perchè alcuni passaggi sono esposti. Il
passo non è facilmente riconoscibile sulla costiera, e non possiamo
neppure sperare di vedere il rifugio Desio prima di raggiungerlo, perchè
questo è nascosto pochi metri oltre il valico. L'unico indizio
del fatto che ormai la salita è terminata è il parafulmine,
posto non a caso nei pressi del rifugio: questa zona è estremamente
bersagliata dai fulmini, per il contenuto ferroso delle rocce che la
costituiscono (e che le conferiscono il caratteristico colore rossastro,
che spiega anche il nome della valle, che significa "Pietra rossa").
E' dunque imprudente affrontare la salita con tempo incerto, anche perché
non ci si può poi appoggiare al rifugio, dichiarato inagibile
dopo le eccezionali nevicate dell'inverno 2000-2001.
Non ci possiamo dunque fermare ai 2836 metri raggiunti, ma dobbiamo
intraprendere la discesa, seguendo le indicazioni ed i segnavia, prima
per sfasciumi, lungo la valle Airale (attenzione a non prendere a sinistra
per il lago della Cassandra), poi su terreno meno faticoso, nell'alta Val Torreggio, dove, in una bella piana disseminata di larici, raggiungiamo
alla fine la meta della prima giornata, il
rifugio Bosio (m. 2086), dopo aver varcato il torrente Torreggio su
un bel ponte, collocato recentemente dai cacciatori. Questo stesso percorso,
effettuato però partendo dal rifugio Ponti, costituisce un classico
prolungamento del celeberrimo Sentiero
Roma, ed anche un tratto del Sentiero Italia Lombardia nord 3 -
direttrice settentrionale.
Il tempo complessivo impiegato per la traversata è di 4 ore,
ed il dislivello superato è di circa 1000 metri.
Per proseguire nel cammino, apri la relazione
sulla seconda giornata.
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