CARTA DEL PERCORSO

Il bellissimo maggengo di Poira di Civo è dominato da un lungo dosso, che scende dal crinale che separa la val Toate, ad est, dalla val Visogno, ad ovest. Su un poggio panoramicissimo, a 2093 metri di quota, nel punto in cui il crinale si fa più largo e scende all'ampia fascia boscosa che sovrasta Poira, è collocata una grande croce, detta Croce di Ledino o Croce di Roncaglia. Possiamo sceglierla come meta di un'escursione che, soprattutto nel periodo autunnale, ma anche all'inizio dell'inverno, offre diversi elementi di interesse, legati alla bellezza ed alla panoramicità dei luoghi.
Per raggiungere Poira di Civo (o Poira di Dentro, sul lato orientale della stupenda conca adagiata poco sopra i 1000 metri, fra i comuni di Civo e Mello), dobbiamo uscire da Morbegno, all'altezza del primo semaforo (per chi viene da Lecco), staccandoci sulla sinistra dalla ss. 38 dello Stelvio e seguendo le indicazioni per Traona e la Costiera dei Cech. Superato un cavalcavia ed un semaforo, raggiungiamo, così, il ponte sul fiume Adda, quasi a ridosso del versante settentrionale della Valtellina. Oltrepassato il ponte, svoltiamo a destra, imboccando la strada che, dopo alcuni tornanti, ci porta alla piana di Dazio. Qui, senza entrare nel centro del paesino, dobbiamo cercare la strada che sale verso Roncaglia (se, per sbaglio, imbocchiamo quella per Cadelsasso e Cadelpicco, dobbiamo alla fine volgere a sinistra, passando sotto Caspano).
Raggiunta Roncaglia, vale la pena di lasciare la strada principale ed imboccare, sulla destra, la stradina che porta alla bellissima chiesa di San Giacomo (un cartello segnala la deviazione), sostando nell'ampio sagrato circondato da numerose cappellette.
Ripresa la salita, raggiungiamo, in breve, Poira di Civo, che fronteggia Poira di Mello, posta sul lato opposto dei prati del maggengo.
La strada termina nel piazzale della chiesetta di Poira (m. 1077), dove possiamo lasciare l'automobile. Dopo aver letto le indicazioni riportate su un cartello, che offre informazioni interessanti sulle possibilità escursionistiche della zona e sulle sue caratteristiche, ci incamminiamo, verso destra (nord-est), su una larga pista che attraversa, nel primo tratto, una bella pineta (il piazzale è anche il punto di partenza delle escursioni che passano per il maggengo Pra' Sücc, e che hanno come meta i Tre Cornini, il bivacco Bottani-Cornaggia o la croce GAM; in questo caso, però, non si imbocca la pista che attraversa la pineta, ma la stradina che si trova appena prima della conclusione della strada asfaltata).
La pista, che alterna tratti in terra battura a tratti in cemento, sale verso il maggengo di Ledino,
attraversando luoghi veramente ameni, di grande suggestione paesaggistica.
Mentre camminiamo, possiamo già vedere la meta: si può scorgere, infatti, la croce guardando alla sommità del dosso che si trova sulla verticale dei prati.
Un quarto d'ora circa di cammino
ci permette di raggiungere il punto più alto del maggengo, a 1181 metri,
dove la pista piega a destra (est-nord-est), in direzione del cuore della val Toate. Noi dobbiamo, invece, imboccare un sentiero che se ne stacca sulla sinistra. Lo troviamo in corrispondenza della semicurva a destra, dove la pista assume un andamento pianeggiante.
La traccia è ben visibile e non si rischia di perderla, anche se i segnavia rosso-bianco-rossi non abbondano. Dopo un primo tratto della salita, ci ritroviamo ad un bivio, in corrispondenza di una cappelletta: entrambi i rami del sentiero conducono all'alpe Pesc, ma quello destro porta al suo versante orientale, quello sinistro al versante occidentale. E' quest'ultimo che dobbiamo seguire: la freccia e la scritta "Croce" lo segnalano.
La salita prosegue nello scenario
di un bellissimo bosco di betulle, dove, nelle luminose giornate autunnali,
la luce del sole ricama trame preziose,
che esaltano lo splendore dei colori nascosti nello scrigno di questo angolo della Costiera dei Cech.
A quota 1600 metri circa, oltrepassata una fascia di conifere, usciamo dal bosco e ci ritroviamo sul limite inferiore del versante occidentale dell'alpe Pesc (toponimo abbastanza comune in Valtellina, usato per indicare abeti e pini), dove troviamo un paio di baite. Davanti a noi si apre il suggestivo scorcio della parte orientale dell'alta val Toate, chiusa, ad est, dal Corno del Colino (m. 2504) e dalla Torre di Bering. Il sentiero prosegue, attraversando, in verticale, i prati dell'alpe, in direzione dell'alta valle, dove si trovano tre passi che consentono altrettante direttrici escursionistiche di notevole interesse:
ad est, poco a monte della Torre di Bering, il passo del Colino orientale (m. 2414; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche; i segnavia conducono a questo passo), che permette di scendere ai laghetti dell'alta valle di Spluga (in Val Masino, sopra Cevo); a nord-ovest il passo del Colino orientale (m. 2403; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche) (m. 2630), che permette di scendere all'alpe Primalpia, in Valle dei Ratti, sopra Verceia; ad ovest, infine, il canalone che conduce alla bocchetta che congiunge la val Toate all'alta val Visogno, dalla quale si raggiunge, con un tratto in piano, il bivacco Bottani-Cornaggia, per poi tornare, passando per Pra' Sücc, a Poira.
Si tratta di possibilità escursionistiche di straordinario interesse, ma anche di notevole fatica, in quanto due di esse richiedono di poter disporre di due automobili (a Poira e Cevo la prima, a Poira e Verceia la seconda), e tutte e tre comportano tempi di percorrenza considerevoli: 6-7 ore l'anello di Poira passando dal bivacco Bottani-Cornaggia, 8-9 ore la traversata Poira-Cevo e 10 ore circa la traversata Poira-Verceia (in questo caso, però, ci si può appoggiare al bivacco Primalpia - m. 1980 -, in Valle dei Ratti). Chi non ha tanto tempo e tante energie a disposizione, può invece sostare all'alpe Pesc,
per godere dell'ottimo colpo d'occhio sulla media Valtellina (lo sguardo raggiunge il gruppo dell'Adamello),
riprendendo poi il cammino, senza però seguire i segnavia (che portano al passo del Colino orientale (m. 2403; Ercole Bassi, nella sua monografia sulla Valtellina, pubblicata a Milano nel 1890, riporta il toponimo "Culino", che si trova anche nella Val Corta in Val di Tartano e che deriverebbe dal latino "aquilinus", con nobile riferimento alla presenza delle aquile; l'alpe Culino, a valle del passo, caricava allora 45 mucche)),
ma cercando, sul limite sinistro dei prati, un piccolo ometto che segnala una traccia incerta che si stacca, verso sinistra, da quella principale,
salendo in direzione di un canalone poco marcato, occupato da rada boscaglia, sul fianco occidentale della val Toate.
La traccia di sentiero non risale, però, il canalone, ma, dopo un primo tratto di salita, piega a sinistra
ed entra nel bosco che ricopre il fianco orientale del dosso, proseguendo verso il crinale. In questo tratto superiamo due fonti d'acqua, spesso prosciugate (l'intera Costiera dei Cech pone spesso all'escursionista il problema della scarsità d'acqua), mentre alcuni squarci panoramici ci permettono di dominare con lo sguardo la media Valtellina e, in primo piano, il Culmine di Dazio e la bassa Val di Tartano, che si apre alle sue spalle.
Il sentiero pass a monte di alcune gande, prima di raggiungere, sul crinale del dosso, una deviazione a destra, segnalata con una freccia bianco-rossa dipinta su un masso. Dobbiamo, ora, imboccare la deviazione, lasciando la traccia che prosegue verso ovest-sud-ovest, in direzione del Pra' Sücc, dal quale, poi, si può salire all'alpe Visogno o scendere a Poira. La deviazione a destra è costituita da un sentierino che punta decisamente verso est-nord-est, ritornando verso la val Toate: dobbiamo però seguirlo solo per un breve tratto,
cercando, poco oltre la deviazione, una seconda deviazione a sinistra, che risale con ripidi tornantini il filo del dosso, in direzione nord. Non è facile trovare questa seconda deviazione, perché il sentierino, nel primo tratto, è appena visibile. Solo dopo che abbiamo superato uno scheletro d'albero che la ostruisce,
la traccia diventa più visibile, per cui non possiamo più sbagliare.
La salita, ripida e diretta, ci porta ad uscire dal bosco in corrispondenza di un terrazzo, che precede l'ultimo tratto della salita alla croce, che ora vediamo chiaramente là in alto, davanti al nostro sguardo.
A questo punto, dopo aver memorizzato il punto in cui il sentiero esce dal bosco (cosa da fare sempre, quando si deve tornare per la medesima via di salita), possiamo accingerci all'ultimo sforzo: a salita può avvenire seguendo l'indicazione dei segnavia, ma se li dovessimo perdere, possiamo procedere anche a vista, passando a destra di alcuni larici solitaria, dall'apparenza un po' mesta e meditabonda.
Il terreno non è difficile, anche se l'erba scivolosa e qualche masso malfermo possono costituire insidie da non sottovalutare.
Alla fine ci ritroviamo proprio ai piedi della grande croce metallica,
a 2093 metri di quota: siamo in cammino da circa tre ore, ed abbiamo superato poco più di 1000 metri di dislivello.
Il panorama ripaga ampiamente i nostri sforzi: alla nostra sinistra (nord-est) il profilo regolare del Corno del Colino affianca la seminascosta Torre di Bering;
volgendo lo sguardo verso destra, scorgiamo i Corni Bruciati, che fanno capolino dietro il fianco montuoso che segna il confine orientale della val Toate e della Costiera dei Cech. Dietro i Corni Bruciati si individua il profilo assai più agile del Pizzo Bello, e, ancora più dietro, la punta Painale.
La media Valtellina si apre interamente d fronte al nostro sguardo,
mentre, verso sud, possiamo dominare con lo sguardo buona parte delle valli del Bitto di Albaredo e di Gerola.
A sud-ovest, infine, possiamo scorgere uno scorcio della val Lèsina, chiusa dall'inconfondibile corno del monte Legnone.
Ad ovest della croce, sulla Costiera dei Cech, si apre l'anfiteatro dell'alta val Visogno, dove è collocato il bivacco Bottani-Cornaggia.
A nord della croce, infine, il crinale che separa la val Visogno dalla val Toate riprende a salire, e propone un terreno più aspro ed accidentato. Il ritorno dalla Croce a Poira richiede circa un'ora e mezza di cammino, per cui l'intera escursione, che comporta un dislivello in salita di circa 1020 metri, si può effettuare nell'arco di quattro ore e mezza.

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