Cliccando sui link nell'elenco dei comuni qui sotto riportato
puoi raggiungere il riquadro con le relative notizie che Feliciano Ninguarda ci offre

 

Albaredo
Sul monte sopra Morbegno, lungo la strada verso la giurisdizione di Bergamo, distante due miglia da Morbegno, c’è la frazione di Valle… A mezzo miglio a sinistra della frazione si trova Arzo… Sullo stesso monte a un miglio oltre Campo Erbolo (campèrbul) c’è Albaredo, con sessanta famiglie tutte cattoliche con la chiesa (edificata nel 1250 e consacrata nel 1490) dedicata a S. Rocco, vicecurata; ne è rettore il sacerdote Giovanbattista Veranda, di Morbegno”.
Albosaggia
Nel paese di Albosaggia che dista da Sondrio due miglia di cammino, tagliato a metà dall'Adda, vi è la chiesa parrocchiale, posta sul declivio del monte e dedicata a Santa Caterina Martire. Vi è poi un'altra chiesa in onore di S. Nicola da Tolentino, dotata di beneficio, attigua all'abitazione del Signor Giangiacomo Paribelli, che ne è anche il patrono.Sulla montagna, a due miglia dalla parrocchia, vi è la chiesa di S. Salvatore, in cui si seppelliscono i morti della Valle Mala. A un miglio dalla parrocchia, discendendo verso il piano dell'Adda, vi è una chiesa dedicata all’Annunciazione di Maria SS.: in questa chiesa il parroco di Albosaggia è tenuto a celebrarvi la messa per venticinque feste: abbisogna di radicali restauri. A un altro miglio dalla parrocchia, salendo verso l'alta Valle, vi è la frazione chiamata della Moia dove sorge una chiesa dedicata ai Santi Giacomo e Filippo: vi si celebra solo un paio di volte all'anno e occorre parimenti di restauri. Il territorio del paese di Albosaggia, assai disperso, con le contrade annesse, conta oltre trecentocinquanta famiglie tutte cattoliche. Ne è parroco il sac. Donato Scarpetta di Dongo sul lago di Copio e Diocesi di Como, che è aiutato da un chierico di nome Maurizio di Contra, nativo del luogo. Nella stessa comunità di Albosaggia vi sono erette dite confraternite, una sotto il nome del SS. Sacramento, e l'altra della Beata Vergine.”
Andalo
Aprica

Ardenno

"Ardenno che si trova al di là dell'Adda dista cinque miglia dall'acqua di Clivio dove finisce la pieve di Olonio. Si stende ai piedi del monte e il centro è piccolo non contando più di quaranta famiglie. Alla sua comunità spettano otto frazioni delle quali sarà fatta menzione. In Ardenno c'è l'artistica chiesa parrocchiale dedicata a S. Lorenzo; benchè ci sia il prevosto a memoria d'uomo non ci furono mai canonici, sebbene ci sia una prebenda canonicale, il cui provento annuo (come dicono) non supera i nove o dieci condi, che viene raccolto dalla comunità e destinato per i restauri della chiesa matrice. Attuale prevosto è il sac. Vincenzo Parravicini, nativo di lì. In fondo al paese esiste una chiesa diroccata che in altri tempi chiamavano delle Olive.
Distante mezzo miglio dalla matrice c'è Canaleri con sedici famiglie, con la chiesa dedicata a S. Antonio. Discendendo il piano verso l' acqua di Clivio e Traona si trova Masino con circa venti famiglie, distante dalla matrice un miglio, dove
è un'altra chiesa dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo. Da un'altra parte c'è Arsizio con otto famiglie distante dalla matrice un miglio e mezzo. Sul declivio del monte vi è Scheneno con quaranta famiglie, ed un'altra chiesa dedicata a S. Pietro Apostolo, distante due miglia dalla Matrice. Sullo stesso monte trovasi Biolo con sessanta famiglie, con la chiesa dedicata all'Assunzione della B. Vergine Maria, distante dalla matrice due miglia e mezzo. Sempre sul monte c'è Pioda con venticinque famiglie, dove, distante tre miglia dalla matrice, trovasi la chiesa dedicata a S. Gottardo. Su un altro lato dello stesso monte c'è Piazza Longa con sessanta famiglie, distante due miglia dalla matrice, dove c'è la chiesa dedicata a S. Abbondio. Nella parte più alta del monte c'è Gaggio con venticinque famiglie, con la chiesa di S. Rocco, distante dalla matrice quattro miglia. Sui confini della chiesa matrice si trovano altre due chiese alpestri distanti l'una dall'altra un miglio. Una di esse è stata edificata in onore di S. Leonardo e l'altra di S. Lino vescovo.
Nelle predette frazioni che contano più di 2500 persone di ambo i sessi non si incontrano eretici. Poichè le chiese delle frazioni non hanno reddito annuo, non viene mai celebrata messa, se non qualche volta dal prevosto di Ardenno o dal suo cappellano, che vi è mantenuto saltuariamente. Durante la visita pastorale gli uomini di Biolo chiesero umilmente al vescovo di dar loro un cappellano e si offrirono di mantenerlo a loro spese. Per questo motivo, vagliate le ragioni da essi addotte, fu loro concesso, senza pregiudizio dei diritti del prevosto di Ardenno loro pastore.
"
Bema
"Dopo Albaredo, più in alto sul monte, si trova Bema con cento famiglie tutte cattoliche. Il vicerettore della chiesa vicecurata di S. Bartolomeo Apostolo, ivi esistente, è il sacerdote veronese Matteo Zimaldi. Nello stesso paese c'è un'altra chiesa dedicata a S. Rocco dove si celebra la messa la prima domenica di ogni mese. Da qui iniziano i monti del Bergamasco"
Bianzone
A un miglio abbondante dall’arcipretura suddetta, scendendo verso la pieve di Teglio, lasciando a sinistra il fiume Adda, vi è il borgo di Bianzone. Qui si dà inizio non solo alla predetta pieve di Villa, ma a tutto il terziere superiore della Valtellina: questo borgo, computati anche i diversi villaggi sulla montagna, conta circa duecento quaranta famiglie, tutte cattoliche. La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Siro: è assai ampia e di elegantissima architettura ed assai più bella della chiesa arcipretale e fornita di molta argenteria ed apparati sacri: vi è parroco il r. sacerdote Ottaviano Quadrio di Chiuro che vi mantiene un cappellano e in questoperiodo tiene il servizio prete Ottaviano Rumoni di Grosio. Sulla piana dello stesso borgo di Bianzone vi è la chiesa della Beata Vergine Maria. A oltre mezzo miglio dalla stessa parrocchia, verso il borgo Villa vi è una chiesa dedicata a San Martino Vescovo. A due miglia dalla parrocchiale, nel villaggio della Bratta, posso sulla montagna, vi è la chiesa di S. Bernardo Abate”.

Berbenno

"La chiesa arcipretale di Berbenno, dedicata a San Pietro Apostolo, è al di là del fiume Adda, nei pressi della riva, poco discosto dal ponte dell'Adda: non vi sorge alcuna casa eccetto una pubblica locanda assai capace, il cui gestore ha cura anche della chiesa arcipretale avendone in custodia le chiavi. Poiché la predetta chiesa arcipretale di San Pietro, costruita seicento anni addietro, minacciava di cadere in rovina, fu recentemente rimessa a nuovo dai paesi circostanti, che ne sono dipendenti: non è ancora tinteggiata, ma durante questa visita, hanno promesso di farlo. Berbenno, da cui prende nome la chiesa arcipretale, sorge sul pendio del monte a un quarto di miglio dalla stessa chiesa arcipretale: per maggior comodità degli abitanti di Berbenno, è stata costruita sul luogo una chiesa dedicata alla Beatissimo Vergine Maria presso la quale è stata trasferita anche la residenza dell'arciprete e dei canonici: per loro infatti è stato edificato presso detta chiesa un ampio caseggiato, che chiamano canonica, dove risiedono l'arciprete e i canonici: però da molti anni. non vi è più alcun canonico, ma solo l'arciprete che attualmente è Don Antonio Maria Scotti di Ponte. Costui per le necessità, non solo del borgo di Berbenno e della chiesa arcipretale di San Pietro, ma anche di tutti gli altri paesi dipendenti, dovrebbe mantenere tre cappellani, ma durante la visita fu rilevata la presenza del solo arciprete con un unico religioso carmelitano, fra Francesco da Vercelli: per questo motivo fumo dal Vescovo visitante raccolte molte proteste e lagnanze, alle quali egli, secondo le possibilità, cercò di dar soddisfazione. E' poi sorprendente l'attuale arciprete e probabilmente anche il suo antecessore abbiano talmente trascurato la chiesa e la canonica che la prima abbisogna dì radicali restauri e di paramenti e la canonica sta rovinando e richiede sollecite riparazioni.
Il centro di Berbenno è piccolo, ma con le frazioni di Polaggia e di Durone e quattro altre contrade aggregate conta trecentottanta famiglie tutte cattoliche, eccetto i seguenti… Costoro, su decreto dei Reti, mantengono un proprio predicatore a spese però di tutta la comunità… Nel predetto borgo di Berbenno vi è un’altra chiesa dedicata a Sant’Antonio, occupata dai suddetti eretici e dove il predicante eretico tiene le sue riunioni. Appena fuori dal borgo. discendendo verso l'arcipretale di San Pietro, vi èun'altra chiesa in onore di San Michele, da qualche anno in rovina, i cui redditi sono usurpati dai  laici.
Sopra Berbenno, a un quarto di miglio sulla montagna, vi è la chiesa di San Gregorio, dove convengono processionalmente moltissimi fedeli nella festa dello stesso Santo. Sulla cima del monte detto Caldenno vi è una cappella in onore di Santa Mergherita, dove si celebra solo una volta all'anno, nel giorno della festa, e dista da Berbenno cinque miglia. Risalendo a sinistra  vi è il paese di Monastero, distante due miglia da Berbenno, dove sorge la chiesa vicecurata dedicata a San Benigno e dove si seppelliscono i morti del luogo: vi è un cappellano che non solo fa servizio nel predetto paese, ma anche in un'altra frazione poco distante detta Maroggia: questi due villaggi contatto quarantacinque famiglie tutte cattoliche e vi è attualmente come curato il sac. Camino Odescalchi di Berbenno. Sotto i due villaggi vi è una frazione detta Pedemonte con venticinque famiglie tutte cattoliche, dove vi è una chiesa semplice dedicata a San Bartolomeo
”.
Bormio
“Bormio che giace in un'ampia pianura tra due fiumi, l'Adda a sinistra e il Frodolfo a destra, dista da Sondalo dieci miglia e dalla frazione de Le Prese, l'ultima località della Valtellina, sette miglia e mezzo. Ha una chiesa collegiata e arcipretale abbastanza antica con un pavimento in legno, dedicata ai SS. Gervasio e Protasio. C'è un arciprete con cinque canonici; quelli ora in sede sono i seguenti: rev. sacerdote Battista Fogliani, arciprete;prete Giovan Antonio Casulari, dottore in teologia e predicatore; prete Giacomo de Mazolis; prete Bartolomeo de Bartolomini; prete Giovanni de Fogliani; prete Martino de Bonizi. Tutti nativi del borgo di Bormio.
Oltre ai sopraddetti canonici vi sono lì o nei dintorni della stessa comunità altri sacerdoti e chierici che sono: prete Ermete Grossino di Bormio; prete Gabriele de Barachi di Cepina; prete Bartolomeo Florino di Bormio; suddiacono Giovanni Pietro Ferla.
Nel paese di Bormio vi sono inoltre le seguenti chiese: S. Vitale Martire; SS. Fabiano e Sebastiano martiri; S. Spirito; S. Lorenzo martire; S. Barbara vergine e martire; S. Francesco; SS. Pietro e Paolo Apostoli; S. Antonio Abate; S. Maria Vergine; S. Michele Arcangelo.
Inoltre fuori del paese di Bormio, vi sono le seguenti chiese, rette dai canonici designati dal capitolo. Oltre il fiume Frodolfo vi è la chiesa dei SS. Pietro e Marcellino de Poira, distante un miglio dalla matrice sul monte a sinistra. La chiesa di S. Maria di Piatta, che dista un paio di miglia dalla matrice sullo stesso monte, ma più in basso. La chiesa di S. Maria e di S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista di Piazza, distante due miglia dalla matrice.
Sul monte di Oga appena fuori del paese vi è la chiesa curata, dedicata a S. Lorenzo, distante più di due miglia da Bormio; officia in essa in veste di vicecurato il sacerdote Giovanni dei Fogliani, canonico. Sullo stesso monte di Oga vi è un'altra chiesa dedicata a S. Colombano, incorporata alla predetta chiesa di S. Lorenzo, distante da Bormio sei miglia.
Al di qua dell'Adda a destra di Bormio ai piedi del monte delle Terme, vi è la frazione di Molina con la chiesa dedicata a S. Giovanni Evangelista e Battista, distante dalla matrice un miglio. Nella stessa località e vicino alle Terme vi è un grande ospizio per i viaggiatori che passano di lì; c'è pure la chiesa dedicata a S. Martino Vescovo, distante dalla matrice un miglio e mezzo. A mezzo miglio dalle Terme si trova un luogo chiuso chiamato Serra dagli stessi abitanti.”
Ed inoltre:
"Bisogna sapere per prima cosa che la Valtellina e il Bormiese sono posti sulla stessa linea e senza alcuna interruzione e stanno tra due altissime catene di monti; una di queste, a destra scendendo, separa proprio questa valle dalla giurisdizione della Lega Caddea, una delle tre Leghe Retiche.L'altra catena la divide dalla giurisdizione di Brescia e di Bergamo, sottoposte al serenissimo arciduca Ferdinando. L'attraversa il fiume Adda fino al lago di Como: il fiume nasce sopra Bormio sul monte Braulio, volgarmente Mombrai, dove scaturisce da un'apertura dell'altissima roccia. Tra i due monti in un luogo stretto distante da Bormio sei miglia, c'è un muro alto e stretto, tanto che per di lì nessuno può passare, se non attraverso una porta costruita vicino al fiume; codesta porta in tempo di guerra o di pestilenza è ben custodita e per questo è chiamata "Serra", cioè la chiusa di quei monti, e separa la comunità bormiese dalla rimanente parte della Valle che è chiamata Valtellina.
La comunità bormiese poi, a due miglia e mezzo da Bormio, borgo assai importante dove ha residenza il pretore della giurisdizione territoriale, ha costruito, alquanto a monte delle rinomate acque termali, risalendo verso il suddetto Mombrai, un'altra chiusa simile, ma più salda. Per di lì si sale al Mombrai e dall'altra parte si scende nella valle di Santa Maria nella giurisdizione del vescovo di Coira, a dieci miglia dalla valle Venosta, ampia e fertile, soggetta all'Austria. Tra i paesi di Molina, di Premadio e di Fraele hanno costruito un'altra chiusa simile alle altre, ma più robusta, distante da Bormio cinque miglia, attraverso la quale si apre il passaggio più facile, anche se più lungo, non solo verso la valle di Santa Maria, ma anche verso l'Engadina inferiore.
La giurisdizione di Bormio fu così difesa da ogni parte grazie alla posizione e alle chiuse delle valli, da rimanere sicura e protetta dai nemici. Dai duchi di Milano ebbe molti privilegi, dei quali in certa parte gode e fruisce tuttora, ma non completamente come prima, per causa del dominio dei Reti, ai quali è sottoposta. Per ciò la si considera per nome e per governo distinta dal resto della Valtellina, che è quattro volte e oltre più grande, larga e fertile.
Benché Bormio sia famoso è tuttavia isolato con alcuni paesi e contrade a lui soggetti; la sua giurisdizione si estende in linea retta per circa dieci miglia e in larghezza per circa un quarto, eccetto vicino a Bormio dove si allarga per due miglia. Comprende alcuni monti e due lunghe valli, quantunque strette; una a destra, chiamata valle Furva, di sette miglia fino a Vico Magnavacca e di altre sette, attraverso il monte Gavia, fino alla giurisdizione da una parte, a sinistra, in val di Sole, soggetta al serenissimo arciduca Ferdinando e dall'altra parte in Valcamonica, soggetta a Brescia. L'altra valle, a sinistra, lunga sette miglia, è chiamata valle di Pedenosso con un passaggio alpino di otto miglia fino al paese di Livigno, sui confini dell'Engadina, soggetto alla giurisdizione di Bormio; è abbondante di carni, di formaggio e di burro, manca però di vino e di castagne, che sono importati dalla Valtellina, poiché lì per il freddo eccessivo non può essere piantata né vigna né albero di castagno; di quando in quando manca di frumento, di legumi e di altre granaglie.
Invece la Valtellina, dalla predetta divisione di Serravalle fino al confine del lago di Como, si estende in linea retta per cinquantacinque miglia; all'inizio del lago di Como è larga due miglia e mezzo, in qualche luogo due, in altri uno e mezzo, in un luogo uno ed infine mezzo miglio; verso il termine, al confine di Serravalle, non supera il mezzo miglio e da ultimo non raggiunge la larghezza di un quarto di miglio. Sia in pianura che sui due pendii della montagna vi sono borgate importanti e numerosi villaggi con diverse valli, molto fertili e ricche non solo di carni, formaggio e burro, ma anche di vino e di castagne e con grande abbondanza di frumento e di legumi.

V'è poi il versante a sinistra risalendo la Valtellina, disseminato di paesi e borgate, che è così ricco di vigneti, che le viti si sviluppano per quaranta miglia e salgono ovunque sul monte per almeno un miglio, in alcune parti per due, e in altre anche più, tanto che oltre alla richiesta della stessa valle una grande quantità di vino è esportata ogni anno, soprattutto in Germania."

Buglio

"A destra di Ardenno, salendo un miglio e mezzo sul monte verso Berbenno c'è Buglio, con 140 famiglie di indigeni e 20 di forestieri, tutti cattolici, eccetto uno di Caspano...La choesa parrocchiale è dedicata a S. Fedele martire; vicecurato è il religioso domenicano fra Innocenzo Filipponi di Morbegno. La chiesa parrocchiale di Buglio con tutta la comunità era prima sottomessa alla cura del prevosto della plebana di Ardenno, ma da molti anni, con la scusa dell'esenzione, rifiutano di riconoscere il prevosto, dicendo di avere il documento autentico di separazione; la comunità di Buglio promise di mostrarlo al Vescovo nella sua visita pastorale, ma fino ad ora non è stato visto...Giù al piano c'è Villapinta, con 8 famiglie cattoliche, distante mezzo miglio da Buglio e uno da Ardenno. la chiesa di S. Pietro apostolo è filiale di Buglio...Sul monte chiamato Sermondo c'è un'altra chiesa campestre dedicata a S. Quirico, distante sette miglia da Buglio".
Campodolcino
Caiolo
A due miglia sotto Albosaggia, sulla strada che discende verso Cedrasco in Pieve di Berbenno, sorge il paese di Caiolo dove c'è la chiesa dedicata a San Vittore Martire: questa comunità, con tutte le frazioni soggette, conta duecentoventi famiglie, tutte cattoliche, eccetto due famiglie di Livrio e Ambria: vi è parroco un sacerdote di nome Giovanni, nativo del luogo. Vi è poi un'altra chiesa o cappella dedicata a S. Pietro Martire dotata di beneficio: il patronato sarebbe dei membri della famiglia de' Castelli, come loro sostengono, ma non risulta che ne sia stata fatta l'investitura canonica; i frutti sono percepiti da un laico coniugato con pretesa di patronato; costui a suo arbitrio, passa talora qualche cosa al Sacerdote che vi celebra la Messa. Discendendo ancora verso Cedrasco, sul fianco sinistro della montagna, vi è la frazione di Lotero con quattro famiglie tutte cattoliche, distante mezzo miglio dalla parrocchiale dove sorge una chiesa dedicata a San Bernardo Martire; qui ha termine, in quella parte oltre l'Adda, la pieve dell'arcipretura di Sondrio.”
Caspoggio
Non molto discosto dai due precedenti paesi, a fianco della valle e oltre il fiume Lanterna, vi è un altro villaggio chiamato Caspoggio dove esiste una chiesa dedicata ai Santi Sebastiano, Fabiano e Rocco: non ha cura d'anime non potendo quegli abitanti mantenere, per la loro povertà, un loro parroco; si servono indistintamente o dell'uno o dell'altro dei predetti due parroci e sono circa sessanta famiglie, tutte cattoliche: qui ha termine la Valmalenco.”

Civo

"A un miglio da Dazio si trova l'illustre paese di Caspano, lontano quattro miglia dalla plebana di Ardenno. La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Bartolomeo apostolo, e ne è rettore incaricato il sacerdote Fioramondo de Greci di Mello, che in seguito ebbe la conferma di parroco. Caspano conta 200 famiglie circa, delle quali 25 eretiche, le altre cattoliche. Dal momento che gli eretici hanno il loro predicante fra. Angelo Piemontese, una volta dell'ordine dei cappuccini di s. Francesco,... e non hanno la loro chiesa, ottennero dai Reti che il loro pastore predicasse e tenesse le celebrazioni eretiche nella chiesa parrocchiale, dove il parroco cattolico con orario diverso celebra la messa, predica e amministra i sacramenti."

Cataeggio e San Martino

Castione
La comunità di detto paese comprende sedici frazioni, chiamate contrade, che contano duecentotrenta fuochi, tutte cattoliche eccetto la sola casa dei Moroni, il cui capofamiglia è il signor Filippo, uno dei dodici cancellieri del governatore di Valtellina: in questa famiglia vi sono sei persone prese dall’eresia e cioè lo stesso capofamiglia, sua moglie, due figli e due figlie
Castello dell'Acqua
Cedrasco
A sinistra del paese di Fusine, un miglio più avanti nella zona di Postalesio, vi è un altro paese chiamato Cedrasco con centoquaranta famiglie tutte cattoliche: vi sorge una chiesa dedicata a Sant'Agostino Vescovo e vi fa da rettore il sac. Benedetto Robustelli di Grosotto. A un quarto di miglio più avanti, salendo verso il paese di Caiolo, vi è un'altra chiesa dedicata a Sant'Anna.”
Chiavenna
Cercino
"Sulla stessa montagna distante un miglio in linea retta verso l'acqua di Clivio vi è Cercino. La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Michele Arcangelo. E' parroco il sac. Benedetto Greco di Mello. Tutti sono cattolici ad eccezione di un uomo. Le famiglie di questo paese sono circa cento. A mezzo miglio oltre Cercino e distante due miglia da Traona, sempre salendo, c'è il monte Biogio con una bella chiesa consacrata, dotata e dedicata alla Beata Vergine Maria, appartenente alla comunità di Cercino. A un miglio più in basso ai piedi del monte vicino all'Adda c'è la frazione di Bianzono (sc. Piussogno) con poche famiglie tutte cattoliche. Dipende dalla comunità di Cercino. La chiesa è dedicata a S. Margherita e l'ha in cura il parroco di Cercino. La frazione dista da Mantello un miglio".
Chiesa in Valmalenco
La Valmalenco, comincia un miglio e mezzo sopra il paese di Ponchiera al ponte sul Mallero detto Ponte Nuovo; a due miglia dal punto stesso vi è un villaggio di 20 famiglie chiamato Torre…  Sopra il suddetto paese, a due miglia nella stessa Valle, vi è un'altra chiesa parrocchiale dedicata a S. Giacomo Apostolo: sotto questa cura sono compresi circa nove villaggi, chiamati contrade, che contano circa cento famiglie tutte cattoliche eccetto nove: ne ha la cura un certo sacerdote pr. Gervasio da Bormio; i luterani però hanno un loro predicante eretico, certo Giovanni da Chiesa nativo del luogo e figlio di un ex-prete apostata, ora defunto.”

Chiuro

“A mezzo miglio oltre Ponte, risalendo la Valtellina e ripiegando verso la pianura, sorge un altro illustre borgo, chiamato Chiuro, il cui centro conta circa centoquaranta famiglie: questa comunità ne ha però sotto di sè molto di più e sono tutti cattolici, all'infuori di una donna di nome Lucrezia, svizzera di un paese dell'Engadina, oriunda però di Chiuro e sposata al N. Andrea Visconti; costei è però sulla via della conversione. Vi è anche un certo capomastro Lorenzo Malgera sospetti, di eresia perché fu per lungo tempo nel Palatinato; contro di lui tuttavia non s'è accertato nulla. Nel borgo vi è una bellissima ed artistica chiesa dedicata a San Giacomo maggiore Apostolo, fornita di molti paramenti tessuti in oro, di seterie, di calici e altri vasi d'argento e d'oro: anche questa comunità accampa diritti di indipendenza dall'arcipretura di Tresivio, sia perché ha sotto di sè diverse altre chiese con cura d'anime e diverse cappellanie di patronato di alcune famiglie di Chiuro, sia perché vi è un'antica consuetudine di cui fa fede la benedizione del fonte battesimale che si tiene nella predetta parrocchiale senza intervento dell'Arciprete: aggiungono poi di avere ottenuto al riguardo un privilegio apostolico che però non hanno mostrato. E' parroco di questa chiesa parrocchiale il rev. Gaspare Quadrio nativo del luogo, col quale collaborano i sottosegnati: Rev. Maffeo del Tamo nativo del luogo. Rev. Consalvo Quadrio del luogo. Rev. Giovan Andrea Moschietti di Ponte. Chierico Paolo de Bossi di Gera. Nello stesso borgo esiste un'altra antica chiesa dedicata a Sant'Andrea Apostolo: anticamente era la parrocchiale, ma, per la sua vetustà e rovinosa condizione, la cura venne trasferita alla suddetta chiesa; ora si sta restaurandola e possiede alcune rendite. Vi è poi un'altra chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo sul cui patronato vantano pretese il Nob. Gio. Battista ed i suoi fratelli, figli del fu Nob. Nicola Quadrio: il suo beneficio è però goduto dal sac. Andrea Moschietti che ne ebbe investitura dal Rev.mo Vescovo Volpi di felice memoria.
A un tiro di sasso vi è la frazione di Gera
aggregata al borgo di Chiuro: vi sorge una chiesa dedicata a Santa Marta unita alla parrocchiale di Chiuro, Nella campagna di Chiuro, poco distante dalla parrocchiale, vi è la chiesa di S. Antonio che è dotata di beni e ne gode il beneficio il sac. Maffeo del Tanto di Chiuro. Non lontano dalla detta chiesa di S. Antonio, ve ne è un'altra dedicata a Santa Maria della Verità: è dotata di beni, ma non consacrata: vi è un cappellano che sta agli ordini dei patroni Nob. Vincenzo e Francesco Quadrio, zio e nipote, ambedue di Chiuro. Risalendo il monte verso Teglio vi è un paese, poco lontano dalla strada, chiamato Castione con sessanta famiglie tutte cattoliche: dista un miglio abbondante da Chiuro e vi sorge una chiesa dedicata a San Gregorio Papa, che, pur essendo consacrata, non è però dotata di beni. Fuori dal predetto paese, salendo verso Teglio in linea retta, sorge una bella e ampia chiesa dedicata a San Bartolomeo Apostolo: si dice che in altri tempi fosse prevostura o abbazia e poi parrocchiale di quel paese: attualmente è soggetta a Chiuro; vi si conserva però la SS. Eucaristia, per la necessità di quel paese, con grande onore sull'altare maggiore in una pisside d'argento dorato dentro un artistico tabernacolo di legno con decorazioni d'oro e vi arde la lampada giorno e notte. Data la distanza dalla parrocchiale, vi si seppelliscono anche i morti; ne ha cura il parroco di Chiuro. Accanto alla chiesa, vi è una casa per il sagrestano, che funge anche da custode Oltre l'Adda, sulla montagna, a due miglia da Chiuro, vi è un paese di centotrenta famiglie tutte cattoliche chiamato Castello dell'Acqua: vi è la chiesa parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo il cui rettore riconosce però come parroco quello di Chiuro e conte parrocchiale la chiesa di quel borgo; è tenuto a presenziare ai sacri Uffici nelle feste dei Santi Giacomo e Andrea Apostoli e a fare l'offerta di cinque libbre di cera decorata; il curato di Chiuro a sua volta ha l'obbligo, nella festa di San Michele, di cantare Messa nella predetta chiesa di Castello dell'Acqua. Il curato di Castello dell'Acqua è il sac. Gregorio Ofiadrio di Ponte.”

Campo Tartano

Cino

Colorina

A destra del predetto paese di Fusine, lontano mezzo miglio scendendo per la pianura verso Morbegno, vi è un altro paese di sessantatre famiglie tutte cattoliche, chiamato Colorina, dove esiste una chiesa dedicata a San Bernardo abate, presso la quale dovrebbe prestar servizio l'arciprete per mezzo di un cappellano; siccome però l'attuale arciprete provvede assai negligentemente, sia per le messe che per l'amministrazione dei sacramenti, gli abitanti hanno fatto continue e vive istanze perchè l'arciprete venga obbligato a provvedere d'ora innanzi con un cappellano stabile, oppure che la loro chiesa venga separata dall'arcipretale, promettendo che s'impegnavano al mantenimento del proprio rettore: poichè l'arciprete ha ricusato di consentire, motivandone le ragioni, gli fu imposto che per l'innanzi si assegni a questo paese un cappellano che celebri nella chiesa almeno nei giorni festivi e in caso di necessità vi amministri i sacramenti.
Sulla montagna vi è una frazione di diciassette famiglie, tutte cattoliche, chiamata alla Corna: vi è una chiesa dedicata a Santa Margherita, distante da Colorina mezzo miglio. Un altro mezzo miglio oltre il predetto paese di Colorina, sulla strada per Morbegno, vi è un altro villaggio detto la Valle, di sei famiglie tutte cattoliche con una chiesa dedicata ai Santi Apostoli Simone e Giuda. Un altro miglio più oltre vi è un'altra piccola chiesa campestre dedicata a San Giacomo Apostolo San Giacomo, esiste un villaggio di ventitre famiglie tutte cattoliche, chiamato Rodolo, che dista da Valle e dalla chiesa di San Giacomo un miglio e mezzo: vi è una chiesa vicecurata dedicata a S. Antonio abate che ha un proprio cappellano concesso dall’arciprete di Berbenno, ma che vive a spese del villaggio stesso: questo paese di Rodolo con le suddette razioni appartiene alla comunità di Colorino e tutta la comunità ammonta a centoventi famiglie.”

Cosio Valtellino

Due altre miglia sopra Delebio, in linea retta verso Morbegno, vi è un altro paese, Cosio Valtellino, un tempo assai grande e conosciuto, dove aveva la residenza il giudice di tutto il terziere inferiore sia al di qua che al di là dell'Adda, chiamato Vicedomino. Da questo fatto ha avuto origine quella che ora è la nobile famiglia dei Vicedomini. Da molti anni fu però abbandonata dai più, così che ora a stento si trovano quaranta famiglie, tutte cattoliche. C'è l'insigne e antichissima chiesa parrocchiale di ottima fattura architettonica dedicata a S. Martino Vescovo, il cui rettore è il rev. sacerdote Giorgio Malagugini di Morbegno. Nella predetta chiesa parrocchiale di San Martino vi è la cappella dei SS. Apostoli Filippo e Giacomo, dotata di dodici corone all’anno, il cui patronato spetta alla famiglia dei Vicedomini di Morbegno, ma che ora è posseduto da un laico, un certo Pietro, sposato e figlio del nobile Giuseppe Foppa. A questo inconveniente sarà posto rimedio. Nella stessa chiesa vi è un’altra cappella dedicata a S. Maria, dotata di quarantacinque corone annue, il cui patronato spetta ai tre più anziani dei Vicedomini di Morbegno; è ora posseduto dal sacerdote Severino de Schenardi. Ai confini del paese di Cosio Valtellino, verso il lago, vi è la chiesa dedicata a S. Giovanni Battista, un tempo patrono dei Vicedomini di Como; questo diritto fu dagli stessi trasferito a Como in una cappella della SS. Trinità. Poco fuori dal paese di Cosio Valtellino, sulla strada verso Delebio, vi è la piccola frazione di Vallate, con cinque famiglie di contadini tutte cattoliche, e la chiesa di S. Pietro Apostolo dipendente dal priore di Piona. Vi è cappellano un minorita conventuale fr. Alfonso di Abruzzo, un religioso per nulla raccomandabile, ma piuttosto scandaloso, contro il quale saranno presi provvedimenti; la cura di quegli abitanti spetta al parroco di Cosio Valtellino. Non lontano si incontra la famiglia di Piagno, con quindici famiglie di contadini tutte cattoliche, con la chiesa dedicata ai SS. Gervasio e Protasio che, come la precedente, è sottoposta alle cure del parroco di Cosio Valtellino. A un miglio scarso da Cosio Valtellino, vicino al diruto castello che un tempo fu della famiglia dei Vicedomini, esiste tuttora ma è in rovina la chiesa dedicata a S. Giorgio. Vi abita una sola famiglia di contadini, ma cattolica. Oltre il castello, a un miglio scarso verso il lago, salendo un poco, vi è tra i boschi la chiesa di S. Maria Maddalena, dove si celebra la messa il giorno della festa, per il resto del tempo è sempre tenuta chiusa.
Da Cosio Valtellino, risalendo in linea retta verso Morbegno, c’è la frazione di Regoledo con venti famiglie, tutte cattoliche, dove ci sono due chiese semplici, una dedicata a S. Ambrogio e l’altra a S. Domenico, spettanti tutte e due alla cura del predetto parroco di Cosio Valtellino. A un quarto di miglio in linea retta verso Morbegno c’è un’altra chiesa dedicata a S. Maria, unitamente alla frazione di Piazzola con cinque famiglie di contadini, tutte cattoliche e appartenenti alla comunità di Cosio Valtellino. Dopo pochi metri incomincia subito il suburbio della città di Morbegno… Dal suburbio di Morbegno, oltre il ponte del Bitto, c’è la strada che conduce nella valle del Bitto, lunga più di otto miglia e sempre in salita; nella valle ci sono quattro paesi con diverse frazioni. Il primo, tre miglia sopra il ponte, è Sacco, con centocinquanta famiglie tutte cattoliche. E’ diviso in due parti, Sacco di sopra e Sacco di sotto; l’inferiore è sottoposto alla chiesa plebana di Morbegno di cui si dirà a suo tempo, e non a quella di Olonio; nel superiore, dipendente dalla chiesa di Olonio, c’è la bella chiesa parrocchiale dedicata a S. Lorenzo, il cui rettore è il sacerdote Alfonso Pirondino di Morbegno. Questa chiesa parrocchiale fu unita in antico alla chiesa di S. Martino di Cosio Valtellino; attualmente è disgiunta e separata, a condizione che il curato di Cosio Valtellino, in memoria dell’antica unione, raccolga e riceva ogni anno le primizie della comunità di Sacco e come controparte in determinati giorni dell’anno lui o un altro celebrino la messa nella loro chiesa. Nella stessa parrocchia vi è un altare dotato di un vistoso beneficio, dedicato alla beatissima Vergine Maria, che è posseduto dal sacerdote milanese Pietro de Carato. Alla periferia vi è una chiesa alpina dedicata a S. Bernardo, tenuta sempre chiusa ad eccezione della festa del santo. In quell’occasione si celebra la messa.”
Dazio
"Oltre l'Adda a sinistra di Ardenno sul monte vi è Dazio con 80 famiglie tutte cattoliche, distante dalla matrice di Ardenno tre miglia. La chiesa parrocchiale è dedicata a S. provino vescovo ed ha cura d'anime il sacer. Carlo Lupi, nativo di lì. Fuori del paese c'è un'altra chiesa campestre dedicata a S. Antonio."
Delebio
Dubino
Descritte le chiese che sono al di qua dell'Adda, sulla destra, fino alla valle del Bitto, una volta soggette all'arcipretura di Olonio, ed ora a quella di Sorico, bisogna descrivere le altre chiese al di là dell'Adda, sulla sinistra, fino all'acqua di Clivio che, conservando l'ordine di prima, sono le seguenti. Per prima a tre miglia e mezzo da Olonio, ai piedi del monte e vicino all'Adda c'è il paese di Dubino con quaranta famiglie. La chiesa parrocchiale è dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo. Non esiste parroco fisso e come provvisorio vi è il sac. Ippolito Parravicini di Caspano. Gli abitanti sono tutti cattolici all'infuori di Francesco Malacrida di Caspano con la moglie e i figli e altre tre famiglie. A loro beneficio i Reti, quasi tutti eretici, concessero che lì, a spese della comunità della chiesa parrocchiale, fosse mantenuto un predicante eretico, al quale sono assegnate circa sessanta corone. Ha questo beneficio eretico un certo Antonio da Macerata di circa sessantasei anni. Dal momento che non vi è altra chiesa, i Reti stabilirono che nella stessa chiesa parrocchiale non solo il sacerdote cattolico celebrasse la messa, amministrasse i sacramenti e predicasse, ma anche il ministro protestante predicasse e facesse la Cena (come la chiamano), comunicasse i suoi eretici e compisse altre funzioni. Ciò che è più assurdo è che nella stessa chiesa e nello stesso cimitero si seppelliscano indifferentemente sia i cattolici che gli eretici.
A mezzo miglio da Dubino, scendendo verso il lago, vi è una frazione con trentotto famiglie di contadini, tutti cattolici. La chiesa è dedicata a S. Maria Elisabetta. In altri tempi apparteneva a delle religiose che lì avevano un monastero tuttora esistente e a ricordo di ciòla località si chiama Monastero; ora appartiene all'ospedale maggiore di Como il quale vi mantiene un esattore per raccogliere i proventie versarli all'ospedale stesso. Gli amministratori dell'ospedale non mantengono sacerdote per la chiesa, ma sono soliti dare ogni anno un quantitativo di frumento e di denaro al parroco di Dubino affinchè in certi giorni celebri o faccia celebrare la messa e amministri i sacramenti per quegli abitanti che sono tutti coloni dell'ospedale. A due miglia sopra il monte vi è un'altra frazione di coloni del predetto monastero. Sono venti famiglie tutte cattoliche. La chiesa è dedicata a S. Giuliano, da cui prende nome la frazione, ma raramente vi si celebra la messa. Scendendo un miglio dal monastero verso il lago vi è una chiesa campestre senza campane, dedicata a S. Quirico, nella quale si celebra la messa solo nel giorno della festa del santo e nel secondo giorno delle Rogazioni, in cui vi convengono per devozione molte processioni. Vi ha cura il parroco di Monastero.”
Faedo Valtellino
Al di la dell'Adda, in alta montagna, vi è un villaggio di cinquanta fuochi, tutti cattolici: dista quattro miglia da Montagna e vi sorge la chiesa di S. Bemardo Abate incorporata con la predetta parrocchiale di Montagna: non essendo possibile per la povertà degli abitanti mantenervi un sacerdote proprio, il parroco di Montagna, personalmente o per mezzo del suo cappellano, deve provvedere per l'amministrazione dei SS. Sacramenti.
Fusine

Al di là dell'Adda, nella giurisdizione di Berbenno e della chiesa arcipretale di San Pietro, vi è il paese di Fusine, con circa duecento famiglie tutte cattoliche, eccetto Gio. Battista dei Salis, Svizzero e un certo Paolo Paganino di Poschiavo che sono giunti cola per abitarvi. In questo paese distante un miglio abbondante dalla chiesa arcipretale di S. Pietro, vi è la chiesa vicecurata dedicata a S. Lorenzo: l’arciprete di Berbenno era obbligato a mantenervi un proprio cappellano per amministrare agli abitanti i sacramenti, ma quei fedeli ne avevano gran danno non potendo ascoltare la Messa e ricevere i sacramenti per la negligenza dell’arciprete: costui spesso non mandava va nessun cappellano, cosicche la distanza dei luoghi e per le innondazioni, assai frequentemente rimanevano senza messa e senza poter ricevere i sacramenti anche nei giorni di festa. Nella visita del Vescovo, su richiesta degli abitanti e col consenso dell'arciprete, la chiesa San Lorenzo fu eretta in parrocchiale con le condizioni che seguono.
Primo: che su impegno dei detti abitanti la chiesa di San Lorenzo venga dotata di una somma che renda almeno sessanta scudi per il decoroso mantenimento del parroco. Secondo: che i predetti abitanti, a loro spese, provvedano alla lampada del Santissimo Sacramento e a tutti i ceri per la celebrazione della messa e degli altri divini uffici e s’impegnino a mantenere a loro spese un custode per i servizi della chiesa e della sacrestia, secondo le consuetudini delle altre chiese. Terzo, che si impegnino a mantenere e riparare in perpetuo sia le pareti che i tetti della chiesa come della casa d'abitazione del rettore  e del custode. Quarto: che in segno di soggezione e di dovuto omaggio alla matrice, detti abitanti siano tenuti ogni anno, nel periodo pasquale a consegnare all'arciprete di Berbenno un capretto del peso di dieci libbre, e nelle feste di San Pietro e della dedicazione della stessa chiesa; in quei giorni poi abbiamo fatto obbligo al parroco pro tempore di recarsi alla detta matrice per presenziare alle sacre funzioni, ai primi e ai secondi vespri e alla messa cantata, coll'obbligo di offrire ogni anno in ciascuna festa, alla detta matrice un cero decorato, di dodici once di cera bianca. Vogliamo inoltre che il rettore eletto, sia tenuto in perpetuo a recarsi nella predetta matrice al Sabato Santo per aiutare nella benedizione del fonte battesimale e che prenda solo dalla matrice il sacro Crisma, e per contro vogliamo che detto arciprete pro tempore sia tenuto, nelle predette due feste, a offrire allo stesso rettore un pranzo sufficiente. Quinto: che in caso di funerali e di esequie da celebrarsi nel detto luogo di Fusine e in cui siano invitati preti residenti in altre parti, che per primo sia invitato l'arciprete: possa portare la stola al pari del curato del luogo e che gli venga data un'elemosina o incerto pari a quello del curato, senza però pretendere altro. Sesto: che i suddetti abitanti di Fusine, secondo la consuetudine fin qui osservata, unitamente ai fedeli di Colorina e del comune di Berbenno, concorrano anche ora ai restauri e alla manutenzione della predetta chiesa di San Pietro e vi possano senza alcuna opposizione scegliervi la propria sepoltura e seppellirvi i cadaveri, dopo avere invitato o almeno avvertito l'arciprete: e una metà della cera usata nel funerale spetti alla matrice e l'altra metà alla loro parrocchiale. Settimo: che ai suddetti abitanti e cioè al loro rettore, sia possibile usare i paramenti della chiesa solo in detta chiesa e mai fuori da essa. E che rimangano gli antichi diritti di avere un sindaco con quelli di Berbenno e di Colorina nell'amministrazione della fabbrica della chiesa e nell'eleggere il sacrestano o custode oppure nel licenziarlo e siano tenuti, in solido con i predetti, a provvedere a tutte le necessità della chiesa matrice. Ottavo: che a sua libera volontà il rev. sig. arciprete pro tempore, nelle feste di San Lorenzo e della dedicazione della chiesa, possa recarsi nella detta chiesa di Fusine a cantarvi la messa solenne e a predicare, e abbia la precedenza su tutti: oppure possa mandarvi un suo sostituto, che però non ha diritto alla precedenza: a costoro gli stessi abitanti saranno tenuti a dare un pranzo conveniente e le offerte, che nei detti giorni si faranno nella medesima chiesa, rimarranno alla stessa e non al curato al quale però è stato stabilito che vadano tutte le altre che si faranno fuori da queste circostanze. Nono: che in caso di morte o di assenza del rettore di Fusine, il rev. arciprete predetto abbia l'obbligo di provvedere alla cura delle anime di quel paese e alle necessità spirituali degli abitanti; in tal caso gli emolumenti straordinari saranno di sua pertinenza. Decimo: che gli abitanti di Fusine si ritengano sgravati di quella quantità di grano, detta primizia o decima, e di castagne che in precedenza erano soliti passare all'arciprete di Berbenno per il mantenimento di un cappellano che prestava loro servizio, senza pregiudizio però di eventuale decima o censo da essi dovuto alla detta chiesa di San Pietro o al suo arciprete per altro motivo senza alcun pregiudizio delle parti.
Fatte e concluse le trattative, passati alcuni giorni, li abitanti di Fusine presentarono al Rev.mo Vescovo il sac. Oliviero Sassi di Sondalo: costui, dopo essere stato esaminato dal Rev. tino Vescovo nella città di Conio e dopo aver emesso la professione di fede cattolica, ricevette l'approvazione e l'investitura. All'ingresso di quel paese vi è un'altra chiesa dedicata a San Rocco.
Sulla montagna salendo per tre miglia vi è un villaggio di trenta famiglie, cioè 178 anime, tutte cattoliche, chiamato Valmadre che appartiene alla comunità del predetto paese di Fusine: vi è la chiesa vicecurata dedicata a San Matteo Apostolo, presso la quale dimora un cappellano vicecurato per conto dell'arciprete di Berbenno, ma a spese degli abitanti di quel villaggio: colui che vi abita attualmente è un certo Cornelio de' Maestri oriundo di Fusine.”

Gerola Alta
"Infine risalendo altre due miglia (sc. oltre Pedesina) c'è Gerola con 140 famiglie tutte cattoliche. La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Bartolomeo Apostolo, la presiede il sac. Luigi de Micheli da Osio nella Marca Anconetana. Qui finisce la valle del Bitto; dopo non c'è che un alto monte che divide questa valle da un'altra, che si trova al di là e appartiene ai Bergamaschi"
Gordona
Grosio
“A un miglio oltre Grosotto, salendo verso Bormio, c'è il famoso paese di Grosio, con circa trecento famiglie e diverse frazioni e vicinanze a lui incorporate e spettanti alla stessa comunità con circa cinquecento famiglie tutte cattoliche. Nel paese vi è la chiesa parrocchiale dedicata a S. Giorgio Martire e, come dicono, separata dall'arcipretura di Mazzo. Nel tratto tra Grosotto e Grosio, distante mezzo miglio da Grosio vi è un castello diruto; sul colle vi è la chiesa dedicata ai SS. Faustino e Giovita, dotata di beneficio; il diritto di presentare il beneficiario spetta agli eredi di Olderico Quadrio e agli eredi del nobile Castelli Venosta; presso la chiesa vi sono alcuni fabbricati rustici. Sulla sinistra del colle a un miglio da Grosio vi è la frazione di Rovoledo, con la chiesa dedicata a S. Gregorio, unita alla parrocchiale. un'altra chiesa dedicata a S. Giacomo Apostolo, essa pure unita alla parrocchiale. Fuori dal paese per un miglio in linea retta risalendo la Valtellina verso Bormio, vi è la frazione di Tiolo, con una elegante e ben ornata chiesa dedicata alla Visitazione della B. V. Maria ad Elisabetta, ben provvista di paramenti. Questa chiesa è talmente venerata che con le elemosine dei pellegrini che vi convengono si mantiene un apposito sacerdote che vi celebra quasi ogni giorno. A Grosio si trovano i seguenti sacerdoti: prete Antonio Rodolfi di Grosio, curato della chiesa parrocchiale, di sessantaquattro anni; prete Bartolomeo Bugnoni di Grosio, cappellano del curato, di trentadue anni; prete Bernardo Compera di Grosio, di trentaquattro anni, cappellano della confraternita di S. Caterina, la cui cappella con l'oratorio per gli scolari è nella chiesa parrocchiale; prete Ottavio Rumoni di Grosio, di quarantasette anni; prete Giovanni Giacomo Comperti di Grosio, di sessantasei anni, cappellano della chiesa dell'Annunciazione della B. Vergine, nella frazione di Tiolo; prete Sdoreto di Grosio, facente funzione di cappellano nella chiesa parrocchiale di Tegli; diacono Giacomo Sala di Grosio, che abita a Venezia al servizio del Rev. Arcivescovo di Spalato; suddiacono Giovanni Giorgio Bugnoni; suddiacono Andrea Comperti di Grosio.”
Grosotto
A destra di Mazzo, oltre l'Adda, salendo verso Bormio a un buon miglio da Mazzo, vi è un altro grande paese, Grosotto, con circa trecentosettantacinque famiglie di duemila anime tutte cattoliche, ad eccezione di due ex sacerdoti e di tre donne svizzere lì sposate; tra queste una nobile Margherita de Salis, moglie del nobile Taddeo Robustelli, che attirò all'eresia due figlie nubili avute dal marito dal precedente matrimonio. Lo stesso marito Taddeo è molto sospetto, quantunque dica di voler scegliere la religione cattolica e dichiari pubblicamente di voler morire in essa; a prova di ciò frequenta continuamente la chiesa cattolica e la messa. Vi è inoltre in questo paese un ex parroco ora eretico, Giovan Domenico Robustelli, che diventò apostata dopo sette anni di sacerdozio e si sposò. Ve n'è un altro oriundo di questo paese, di nome Martino Ponchierio che fu alunno del collegio Elvetico di Milano, il quale mentre era parroco di Poschiavo, si sposò con una moglie putativa, apostatò dalla fede cattolica ed ora fa il predicante eretico in val Bregaglia in territorio Svizzero. La sopra ricordata nobile svizzera si interessò ed ottenne dalle autorità svizzere un predicante eretico a spese della comunità del luogo; infatti venne mandato lì in qualità di predicante un certo Gian Domenico Raschiero, engadinese.
A Grosotto vi è la chiesa dedicata a S. Eusebio Vescovo e Martire; ne ha cura con decreto apostolico un religioso domenicano molto pio e zelante, oriundo del posto, fr. Paolo ha molto prestigio e fa del bene; per questo è motto gradito in tutta la comunità e nei paesi circonvicini. In questo paese vi sono inoltre i seguenti sacerdoti: prete Romerio Stoppani, nativo di lì; prete Floriano Venosta, nativo del luogo; prete Robustello de Robustelli, nativo di lì; prete Matteo Tuana, nativo di lì ma che serve in un'altra chiesa fuori del paese. Fuori del paese vi sono le seguenti chiese: una appena prima d'entrare in paese venendo da Mazzo, dedicata e consacrata a S. Martino Vescovo; un'altra all'ingresso del paese verso Bormio,dedicata e consacrata alla B. V. Maria, nel cui atrio o portico, davanti alla porta principale il predicatore eretico arringa i suoi. A sinistra sul monte vi è un'altra chiesa dedicata e consacrata ai SS. Fabiano e Sebastiano, distante dal paese un miglio.
"
Lanzada
A due miglia di distanza vi è il paese di Lanzada dove sorge la chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni sotto cui vi sono alcune contrade, che insieme con il centro, assommano a oltre centodieci famiglie tutte cattoliche, eccetto diciotto che obbediscono al predicante eretico del paese precedente: i cattolici hanno come proprio parroco, il sac. Nicola Sassella di Bormio.”
Livigno
Madesimo
Mazzo di Valtellina

Mello

"Due miglia sopra il monte di Traona, salendo verso l'acqua di Clivio, c'è Mello con circa due cento famiglie. La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Fedele martire. Essendo la sede vacan te ed avendo gli abitanti del paese come parroco un certo Giovan Angelo Greco di Milano, oriundo di lì, non ancora sacerdote ma studen te presso i gesuiti, temporaneamente fu nominato dagli stessi abitanti un minorita conventua le fr. Giovan Battista Lattuada di Milano, che poi fuggì e si ignora dove sia andato. In vece sua ne assunsero un altro dello stesso terz'ordine francescano, frate Francesco da Crema, che ha mostrato la licenza dei suoi superiori.
La chiesa di S. Fedele fu in antico soggetta alla chiesa parrocchiale di Traona, ma nell'anno del Signore 1441, per autorità del rev. Ordinario Vescovodi Como, venne separata. Tuttavia nella vigilia e nella festa di S. Alessandro il curato di Mello è tenuto a partecipare a tutti e due i vespri, alla messa solenne e ad offrire un cero di due libbre in ricordo dell'antica chiesa parrocchiale. A Mello, che ha oltre duecento famiglie, son tutti cattolici, ad eccezione dei seguenti...
Sotto la cura della parrocchia di Mello e tra la sua comunità è compreso S. Martino con cinquanta famiglie e con le vicine terme delle quali si tratterrà più avanti dopo il paese di Caspano nella pieve di Ardenno. Non lontano da Mello verso il monte Biogio vi è l'elegante chiesa di S. Giovanni Battista,assai frequentata e visitata per devozione dai fedeli, vicino alla sopraricordata chiesa di S.Maria. Dopo la chiesa parrocchiale di Mello nonsi trova più altra chiesa fino al confine dell'acqua di Clivio, cosicchè questa resta l'ultima chiesa della pieve di Olonio oltre l'Adda
."
Mese

Montagna in Valtellina


A due miglia dall'arcipretale di Tresivio e a un miglio abbondante da Pendolasco vi è il sopraddetto borgo di Montagna di trecentocinquanta famiglie, disperso in molte contrade : vi è la chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio Martire di cui è parroco il sac. Francesco degli Intercioli di Sondrio, che mantiene come cappellano il sac. Domenico Beccaria: la comunità di questo borgo vanta l'esenzione completa dalla matrice di Tresivio, sia perchè nella parrocchiale stessa di San Giorgio si benedice il fonte battesimale nel Sabato Santo, sia perché abbraccia diverse altre chiese di cui una, nel predetto paese di Pendolasco, è curata. Quivi sorge un'altra chiesa attigua alla parrocchiale di San Giorgio, dedicata all'Assunzione della B. V. Maria.
Tutti gli abitanti d'ambo i sessi del borgo di Montagna sono cattolici, fatta eccezione di due donne Poschiavine vedove e già sposate in luogo e dei loro rispettivi figli che sono luterani. In un castello diroccato, che dista da Montagna mezzo miglio, in direzione dell'Adda e di Sondrio, vi è la chiesa di S. Antonio Abate, consacrata e dotata di beneficio, di cui ne ha possesso il sac. Vincenzo de Iure de Rosina di Ponte, canonico di Tresivio, che l'ottenne dai patroni della famiglia de Piro. Al di là dell'Adda, in alta montagna, vi è un villaggio di cinquanta famiglie tutte cattoliche: dista quattro miglia da Montagna e vi sorge la chiesa di San Bernardo Abate incorporata con la predetta parrocchiale di Montagna: non essendo possibile per la povertà degli abitanti mantenervi un sacerdote proprio, il parroco di Montagna, personalmente o per mezzo del suo cappellano, deve provvedere per l'amministrazione dei SS. Sacramenti
.
In diverse località montane sopra il borgo di Montagna esistono altre contrade in cui vi sono varie chiese della stessa comunità di Montagna. Sul monte Susana, che dista da Montagna un miglio e mezzo, vi è un villaggio di sessantacinque famiglie tutte cattoliche, eccetto un abitante che è infermo di mente. In tal luogo vi è la chiesa dedicata alla natività della B. V. Maria. Sul monte dei Lepuzi, che dista da Montagna due miglia, vi è un villaggio di sessantasei famiglie, tutte cattoliche: vi sorge una chiesa dedicata a S. Giovanni Battista.”

Morbegno

Attualmente Morbegno, dove risiede il pretore del terziere inferiore della Valtellina al di qua dell'Adda, si adagia ai piedi del monte sulla destra vicino al ponte del Bitto, il fiume che vi scorre quasi nel mezzo. La Chiesa plebana però dista da Morbegno un miglio scarso, a fianco di un ramo dell' Adda. Costruita oltre settecento anni fa è dedicata a San Martino Vescovo. Nella sua cinta vi è un grande cimitero chiuso da un muro, con intorno diverse cappelle secondo le antiche usanze ed in mezzo le tombe di numerose famiglie. Al tempo in cui fu costruita la chiesa di S. Martino sotto la tutela e la protezione del Rev. Abate di S. Abondio in Conto che designava e confermava il parroco, il paese di Morbegno era costruito in quel posto.
Dopo molto tempo, a causa della malaria ivi esistente, molti abitanti si trasferirono sulla riva del Bitto e lì costruirono le loro case. In un secondo tempo li seguirono gli altri cittadini cosicché nacque l'attuale paese. Circondarono con mura e fossa la parte più grande del paese, che è al di qua del ponte sul Bitto, e costruirono due fortilizi distanti dal paese un colpo di bombarda, uno di là e uno di qua del Bitto, sul monte. Uno è chiamato Castello, l'altro Torre. Attualmente a causa delle guerre e del succedersi dei dominatori le mura sono così rovinate e i due fortilizi così devastati che a stento si vedono i resti. Se non che, presso il castello, furono costruite tre o quattro case di contadini e cinque o sei presso la torre.
Quando gli abitanti di Morbegno si trasferirono dal primitivo paese vicino alla chiesa plebana di S. Martino nel nuovo, costruito sulla riva del Bitto, le case dell’antico abitato a poco a poco si sgretolarono e ora non rimane più nulla all’infuori di qualche rustico dove abitano i contadini… Benchè la chiesa plebana di S. Martino fosse continuamente ben conservata e visitata con devozione dagli abitanti, tuttavia, per l'eccessiva distanza dal paese, — era infatti pesante per il parroco recarvisi per amministrare i sacramenti e disagevole per gli abitanti — i Morbegnesi con la licenza e il consenso del rev. Abate di S. Abondio costruirono in mezzo al paese un'altra chiesa conte parrocchia, che fosse più comoda per amministrare i sacramenti. Fu costruita nel 1325 sotto il nome di S. Pietro Apostolo e fu designata come parrocchia di Morbegno…. A Morbegno settanta anni prima era stata iniziata la costruzione di un'altra chiesa assai ampia in onore e sotto il titolo di S. Giovanni Battista, da un pio sacerdote della famiglia Rusconi…
I Reti, venti anni prima, dietro istanza di una nobile svizzera sposata lì a un certo Tommaso de Guarinoni, stabilirono che una delle due chiese fosse assegnata ai luterani. I Morbegnesi costretti ad obbedire ai loro dominatori, giudicarono più saggio riservarsi la nuova chiesa di S. Giovanni Battista a loro più conveniente per la maggiore ampiezza, capacità di popolo e per la ben più grande bellezza rispetto all'altra, e lasciare agli eretici l'antica chiesa con grande rincrescimento e pianto di tutti. Trasportati tutti gli ornamenti da S. Pietro a S. Giovanni e trasferitavi, per autorità del rev. Vescovo di Como Gio. Antonio Volpi di venerata memoria, la cura parrocchiale con il tabernacolo della santa Eucaristia e il battistero, da quel tempo fino ad oggi, in essa furono amministrati i sacramenti…
Fuori dal paese di Morbegno sulla strada verso la chiesa di S. Martino, immediatamente vicino ad essa, c'è l'ampia e bella chiesa di S. Antonio Abate dell'ordine dei frati predicatori. Annesso vi è un monastero, abbastanza grande e molto bello, dove in altri tempi vivevano più di venticinque religiosi di quell'ordine ed ora a stento ne possano vivere dieci a causa dei tempi calamitosi in cui i religiosi cattolici in codeste zone sono oppressi soprattutto dagli eretici e da altri finti cattolici. A un tiro abbondante di bombarda sulla stessa strada verso S. Martino, sorge la bellissima chiesa dedicata all'Assunzione della B. V. Maria e a S. Lorenzo, meravigliosamente ornata con annesso un bel sacrario e un'altissima e solida torre campanaria. Vi è inoltre annesso un ampio e bell'oratorio per i confratelli della B. V. Maria e la casa per il curato della chiesa, distante un tiro di bombarda da quella di S. Martino: vi risiede come cappellano il sac. Antonio Filipponi di Morbegno
.”

Novate Mezzola

Pedesina
Piantedo

Piateda

Piuro
Poggiridenti
Ponte in Valtellina
Postalesio
Prata Camportaccio
Rogolo

Sirta

Rasura

Samolaco

Sondalo
San Giacomo e Filippo

Sondrio

Talamona

Teglio

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Torre di Santa Maria
Traona

Tresivio

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