Visita ai cinque splendidi laghi dell'alta Val Gerola
ANELLO DEI LAGHI VAR.
LUNGA e VAR. BREVE
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Lago Rotondo e pizzo di Trona (clicca qui per
ingrandire l'immagine)
L'ANELLO DEI LAGHI (VARIANTE LUNGA)
Punti di partenza ed
arrivo
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Tempo necessario
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Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti
esperti)
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Pescegallo-Rif.
Salmurano-Rif. Benigni-Val Pianella-Lago
Rotondo-bocchetta Paradiso-Valle e lago
dell'Inferno-Laghi di Trona e Zancone-Pescegallo
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7 h
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1400
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E
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SINTESI. Alla
prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla
successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo
la provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola
Alta e proseguiamo fino al termine della
strada, a Pescegallo (m. 1450).
Parcheggiamo qui ed incamminiamoci sulla pista
sterrata che sale verso sud e raggiunge il rifugio
Salmurano (m. 1818). Seguendo un sentierino
ci portiamo verso il centro della conca, poi verso
sinistra (est) e saliamo al passo di
Salmurano (m. 2017), per poi volgere a
destra e seguire il sentiero che raggiunge il canalone
dei Piazzotti ("canalìgn di piazzòc'") e lo
risale serpegiando fra roccette bagnate (attenzione;
qualche semplice passo di arrampicata). Seguendo i
segnavia risaliamo un ripido versante verso ovest, ad
un bivio andiamo a destra (segnalazione per il rif.
Benigni), saliamo verso nord e dopo pochi tornanti
siamo all'altipiano dei Piazzotti, dove si trovano il
rifugio Benigni (m. 2222) ed il lago
dei Piazzotti. Ridiscendiamo al bivio ed
ora proseguiamo sul secondo ramo, verso sud, piegando
a destra, tagliando il ripido versante roccioso della
Cima di Val Pianella e percorrendo il vallone con la
solitaria baita della Mezzaluna. Il
sentiero porta, poi, ad una prima bocchetta, che ci
immette in un piccolo pianoro, attraversato il quale
giungiamo alla bocchetta di val Pianella
(“buchéta de la val Pianèla”), o passo Bocca di Trona,
a 2224 metri. Lasciano le indicazioni per il rifugio
Grassi e scendiamo in Val Pianella. Disceso il primo
tratto, restando al centro della valle giungiamo,
intorno a quota 2000, ad un bivio segnalato con la deviazione
per il lago Rotondo e prendiamo a
sinistra, salendo verso a sud-ovest ad un primo
pianoro, posto a circa 2100 metri, con grandi blocchi.
A questo pianoro possiamo giungere per via
più diretta lasciando appena sotto
la bocchetta di Val Pianella il sentiero
che scende lungo la valle e prendendo a
sinistra (segnalazione per il lago
Rotondo): seguiamo così un sentiero che traversa a
mezza costa il versante di sfasciumi sotto la cresta
di Gairolo, con qualche saliscendi ed un passaggio non
difficile ma esposto, fino ad intercettare iil
sentiero principale per il lago Rotondo appunto al
pianoro di quota 2100. Da qui il sentierino affornta
un secondo tratto di ripida salita fra roccette e
magri pascoli, verso ovest, che ci porta al ripiano
che ospita il lago Rotondo (m.
2256). Alla sua sinistra (per noi che lo raggiungiamo)
prosegue la salita (occhio ai segnavia), non in
direzione della prima bocchetta che vediamo in alto,
ma più a sinistra, su un faticoso canalone detritico,
verso sud-ovest (attenzione sempre ai segnavia).
Superata una placca con elementare arrampicata siamo
infine alla bocchetta Paradiso,
appena a nord del panoramico pizzo omonimo, chiamata
anche bocchetta degli Undici (m. 2450). Scendiamo ora
sul versante opposto della Valle dell'Inferno, ripido
ma non difficile, con una prima diagonale a destra ed
una seconda a sinistra, raggiungendo la bocchetta
dell'Inferno (m. 2306). Prendiamo poi a
destra (nord-ovest) e cominciamo a discendere la
valle. Più in basso il tracciato dal lato destro della
valle piega a sinistra e, superato un piccolo e
grazioso specchio d'acqua, corre lungo il versante
sinistro della valle, tenendosi piuttosto alto
rispetto al lago, ed attraversando alcuni punti un po'
esposti. Incontrata una deviazione a sinistra per il
rifugio F.A.L.C., la ignoriamo, seguendo invece il
sentiero che conduce allo sbarramento del lago
Inferno (m. 2085). Attraversato il
camminamento da sinistra a destra, imbocchiamo, poi,
il sentiero, segnalato, che scende deciso verso
destra, in direzione del lago di Trona, passando, nel
primo tratto, in un angusto corridoio roccioso e sul
corpo di una grande frana, per intercettare, alla
fine, un più tranquillo sentiero che, percorso verso
destra, porta dalla diga di Trona.
Oltrepassato il camminamento, affrontiamo un breve
strappo, per sormontare un gradino roccioso, fino al
comodo sentiero che, percorso verso sinistra, porta al
terrazzo del Pich. Da qui, sempre
volgendo a destra, procediamo per un tratto in piano,
poi pieghiamo a sinistra e con ripidi tornantini
scendiamo all’ampio e ridente pianoro che si stende ai
piedi della bassa val Tronella. Superato il torrente
Tronella (prestiamo sempre attenzione ai segnavia)
attraversiamo verso est uno splendido bosco di
conifere usciti dal quale ci ritroviamo a Pescegallo.
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Apri qui una fotomappa dei sentieri
dell'alta Val Gerola
Uno dei più classici e begli itinerari nel territorio del comune di Gerola ha come meta lo splendido sistema di laghetti che comprende cinque specchi d’acqua, di diverse dimensioni, due dei quali chiusi da uno sbarramento artificiale (si tratta delle dighe di Trona e dell’Inferno), uno minore, poco a monte del lago di Trona (si tratta del laghetto Zancone) e due collocati in altrettanti piccoli altipiani, quello dei Piazzocchi, nei pressi del rifugio benigni, ed il nascosto e stupendo lago Rotondo ("làch Redont"), ai piedi del severo cono del pizzo di Trona. Possiamo toccare i cinque laghetti con un bell’itinerario ad anello. Se esso risultasse, nella versione integrale, troppo lungo, lo si può ridurre tagliando fuori il lago dei Piazzotti.
Apri qui una panoramica
dall'altipiano dei Piazzotti
Alla
prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla
successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la
provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola Alta
(15 km da Morbegno) e proseguiamo fino al termine della
strada, a Pescegallo (m. 1450), dove termina la strada povinciale
della Val Gerola. Parcheggiata qui l'automobile, dirigiamoci
verso l'edificio da cui parte la seggiovia per il rifugio
Salmurano.
Ora dobbiamo scegliere se percorrere l’anello nella versione
più impegnativa o in quella ridotta (anch’essa, per
la verità, abbastanza impegnativa). Nel primo caso, dobbiamo
salire al rifugio
Benigni. Ci conviene scegliere l’itinerario che passa
per il passo di Salmurano, piuttosto che quello che risale la
Val Tronella, per evitare un passaggino esposto che
quest’ultimo impone. Percorriamo, dunque, la pista sterrata
che sale al Pianone dell’alpe Salmurano,
terminando nei pressi del rifugio Salmurano (m. 1848),
collocato al termine della seggiovia che parte da Pescegallo.
Ora dobbiamo risalire l'alpe, per raggiungere il passo
di Salmurano (m. 2017), il cui incavo è già ben
visibile sulla parte occidentale (destra) dell'ampia conca,
denominata Pianone. Per farlo abbiamo due possibilità: seguire
una traccia che sale nel centro della conca fino al punto di
arrivo della sciovia, per poi piegare a destra e guadagnare il
passo, oppure seguire un sentiero che corre lungo il fianco
occidentale della conca, congiungendosi al primo in prossimità
del valico. In ogni caso ci ritroveremo di fronte alla
graziosa statua della Madonnina, sul cui sfondo si disegnano
verso nord, se la giornata è limpida, le più famose cime del
gruppo del Masino-Disgrazia.
Si apre di fronte ai nostri occhi la conca terminale dell'alta
valle Salmurano, che, insieme alla valle dell'Inferno,
confluisce nella valle di Ornica (val Brembana, provincia di
Bergamo). La conca è chiusa, a sud-ovest (destra),
dall’arrotondato pizzo di Giacomo. Dobbiamo ora dirigerci
verso destra (ovest), seguendo il sentiero che, perdendo
leggermente quota, punta al piede di un grande intaglio nella
parete rocciosa, il canalone dei Piazzotti
("canalìgn di piazzoc'"), percorso da un ruscello e piuttosto
ripido. La risalita del canalone è più semplice di quel che
sembra guardando dal passo: richiede comunque qualche modesto
passo di arrampicata e va fatta seguendo il percorso dettato
dai segnavia rosso-bianco-rossi. Giunti alla sua sommità, ci
ritroviamo in un piccolo pianoro e, seguendo il sentiero,
affrontiamo un ulteriore strappo, prima di guadagnare un
secondo e più ampio pianoro, sul quale sono collocati il rifugio
Benigni (m. 2222), in territorio bergamasco, ma a
poca distanza dal confine con la provincia di Sondrio, ed il lago
dei Piazzotti.
Il rifugio Benigni
Per illustrare meglio le caratteristiche di
questo lago e dell'ambiente che lo ospita riportiamo le
informazioni che ci vengono offerte dal bel volume "Laghi
alpini di Valtellina e Valchiavenna", di Riccardo De
Bernardi, Ivan Fassin, Rosario Mosello ed Enrico Pelucchi,
edito dal CAI, sez. di Sondrio, nel 1993:
“All'estremità orientale del comprensorio, su un piccolo
altopiano, c'è un laghetto dalle limpide acque azzurre, che
verso est sembrano sconfinare col cielo. L'impressione è
accentuata dal breve dislivello tra il piano del lago e il
modesto rilievo delle vette circostanti, una corona
dentellata e aperta sul lato nord-est. Così le acque di
questo la ghetto situato in terra bergamasca defluiscono in
Val Tronella e di lì verso la Val Gerola: una particolarità
già sottolineata da Nangeroni anni orsono, e che dà un tocco
di singolarità – non dirò di mistero - a questo piccolo
bacino. Altre sorprese riservano i dentellati spalti
circostanti, sia che si salga ad affacciarsi verso la Val
Trona, dalla cima occidentale di Piazzotti, sia che ci si
voglia avventurare at traverso il Pizzo di Mezzaluna verso
il Buco di Tronella, o infine gettare uno sguardo nella Val
Tronella dal Dente di Mezzaluna. L'hortus conclusus del
piccolo altopiano si rivela un punto di osservazione
panoramico del tutto eccezionale.”
Il lago dei Piazzotti
L'ampio pianoro è un piccolo gioiello nascosto nel cuore delle Orobie occidentali. Innanzitutto rappresenta un osservatorio suggestivo sul versante retico, soprattutto sulle cime del gruppo Masino-Disgrazia. Poi, accanto al bel lago dei Piazzotti (che spesso diventa, d'estate, una sorta di succursale di una spiaggia marina, dato l'affollamento delle persone intente a prendere il sole), ce ne sono altri due, più piccolo e posto più a monte: vale la pena di visitarli, sono due piccole perle. In terzo luogo, con un piccolo sforzo supplementare, possiamo facilmente salire dal pianoro alla Cima Occidentale di Piazzotti, dirigendoci, verso sud-ovest, alla volta della ben visibile croce della cima (m. 2349). Infine vale la pena di ricordare che a nord ed a poca distanza dal rifugio termina un canalino che immette nella bellissima val Tronella (è possibile scendervi, ma con molta cautela, perché, nel primo tratto di discesa, i deve superare un passaggino esposto, da evitare in presenza di neve o con rocce bagnate), dalla quale possiamo tornare a Pescegallo.
Apri
qui una panoramica dell'altipiano dei Piazzotti
Vediamo, ora, come proseguire in questo anello dei laghi. Nei pressi del punto al quale giunge il sentiero che abbiamo percorso per salire al rifugio, ne parte un secondo verso sud-ovest (destra), che compie un ampio arco per aggirare il fianco sud-orientale della cima Occidentale dei Piazzotti. Tagliamo, così, il fianco nord-orientale di un ampio ed un po' desolato vallone, dove si trova anche una baita solitaria e malinconica. Si tratta della baita della Mezzaluna, ai piedi del fianco meridionale del complesso di cime della Mezzaluna o dei pizzi di Mezzaluna (“li mezzalüni”, vale a dire il pizzo di Mezzaluna, m. 2333, la Cima di Mezzo ed il caratteristico ed inconfondibile uncino del torrione di Mezzaluna, m. 2247). Il nome significa "spianata a forma di luna", e si riferisce alla forma arcuata del vallone. Il sentiero porta, quindi, ad una prima bocchetta, che ci immette in un piccolo pianoro, attraversato il quale giungiamo alla bocchetta di val Pianella (“buchéta de la val Pianèla”), o passo Bocca di Trona, a 2224 metri.
Apri
qui una panoramica del rifugio Benigni
Ci affacciamo così nella selvaggia val Pianella, i cui fianchi sono chiusi a destra dal Torrione della Mezzaluna e dal Torrione di Tronella (m. 2311) ed a sinistra dall'inconfondibile profilo conico del Pizzo di Trona (m. 2510). Disceso il primo tratto, giungiamo, a quota 2000, alla deviazione a sinistra, segnalata, per il lago Rotondo. Potremmo proseguire nella discesa ignorandola e puntando ai laghi Zancone e Trona, che si trovano nella parte terminale della valle, ma davvero non possiamo tagliar fuori il più bello fra i laghi di Val Gerola, anche se ciò ci impone una nuova salita. A questa deviazione dal sentiero che prosegue nella discesa della valle si stacca, appunto, a sinistra un sentierino che sale diretto verso ovest, sul ripido versante di magri pascoli e pietrarie, raggiungendo un primo pianoro a quota 2100. A questo pianoro possiamo giungere per via più diretta lasciando appena sotto la bocchetta di Val Pianella il sentiero che scende lungo la valle e prendendo a sinistra (segnalazione per il lago Rotondo): seguiamo così un sentiero che traversa a mezza costa il versante di sfasciumi sotto la cresta di Gairolo, con qualche saliscendi ed un passaggio non difficile ma esposto, fino ad intercettare iil sentiero principale per il lago Rotondo appunto al pianoro di quota 2100. Da qui il sentierino affornta un secondo tratto di ripida salita fra roccette e magri pascoli, verso ovest, che ci porta al ripiano che ospita il lago Rotondo (m. 2256).
Lago Zancone e Val Pianella (o Val di Trona)
Prima però di raccontare la prosecuzione dell'anello, vediamo come raggiungere il lago Rotondo per una via più breve, cioè dall'imbocco della Val Pianella, tagliando fuori il rifugio Benigni e laltipiano dei Piazzotti. Chi volesse leggere durettamente il racconto della seconda parte dell'anello lungo, clicchi qui.
Lago di Trona
Apri qui una panoramica sulla Val Pianella dal sentiero
per il lago Rotondo
L'ANELLO DEI LAGHI (VARIANTE BREVE)
Punti di partenza ed
arrivo
|
Tempo necessario
|
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti
esperti)
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Pescegallo-Val
Tronella-Laghi di Trona e Zancone-Lago Rotondo-bocchetta
Paradiso-Valle e lago dell'Inferno-Lago di
Trona-Pescegallo
|
5 h
|
1100
|
E
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SINTESI. Alla
prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla
successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo
la provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola
Alta e proseguiamo fino al termine della
strada, a Pescegallo (m. 1450).
Parcheggiamo qui ed incamminiamoci sul sentiero che si
trova ad ovest degli impianti di risalita (indicazioni
per l'anello dei laghi). Il sentiero entra subito in
una pineta, sale e raggiunge presso una baita isolata
la deviazione a sinistra per la Val Tronella. La
ignoriamo e
proseguiamo uscendo dal bosco. Superato il
torrente Tronella cominciamo a salire con
ripidi tornanti un ampio dosso che costituisce il
fianco orientale del Pizzo del Mezzodì, per poi
prendere a destra e raggiungere, con un tratto
pianeggiante verso nord-ovest il dosso
panoramico con una pozza e la baita di
quota 1835 (il Pich). Il sentiero prosegue volgendo a
sinistra e salendo gradualmente verso l'imbocco
della Val Pianella, in direzione sud-ovest, fino
ad incontrare, sulla sinistra, la deviazione
a sinistra per il lago Zancone ed il lago
Rotondo. Ci stacchiamo, quindi, dal sentiero
principale, che scende al bacino artificiale
utilizzato dall'ENEL (1805 m.), e percorriamo il
sentiero segnalato che si inoltra nella Val
Pianella, passando a sinistra dei laghi
di Trona e Zancone e salendo fino al punto nel quale
si incontra, ad una quota approssimativa di 2000
metri, la segnalata deviazione (a
destra, per chi sale) per il lago Rotondo. Andiamo quindi a destra, verso
sud-ovest, salendo ad un primo pianoro, posto a circa
2100 metri, con grandi blocchi. Un secondo tratto di
ripida salita fra roccette e magri pascoli, verso
ovest, ci porta al ripiano che ospita il lago
Rotondo (m. 2256). Alla sua sinistra (per
noi che lo raggiungiamo) prosegue la salita (occhio ai
segnavia), non in direzione della prima bocchetta che
vediamo in alto, ma più a sinistra, su un faticoso
canalone detritico, verso sud-ovest (attenzione sempre
ai segnavia). Superata una placca con elementare
arrampicata siamo infine alla bocchetta
Paradiso, appena a nord del panoramico
pizzo omonimo, chiamata anche bocchetta degli Undici
(m. 2450). Scendiamo ora sul versante opposto della
Valle dell'Inferno, ripido ma non difficile, con una
prima diagonale a destra ed una seconda a sinistra,
raggiungendo la bocchetta dell'Inferno (m.
2306). Prendiamo poi a destra (nord-ovest)
e cominciamo a discendere la valle. Il
tracciato piega a sinistra e, superato un piccolo e
grazioso specchio d'acqua, corre lungo il versante
sinistro della valle. Sormontato un costone,
scendiamo leggermente tagliandone il fianco, poi
pieghiamo a destra e con più ripida discesa
superiamo una valletta di sfasciumi. Piegando a sinistra, tagliamo quasi in piano un largo
dosso e superiamo un vallone. Percorso l'ultimo
tranquillo tratto in falsopiano, raggiungiamo la bocchetta
del Varrone (m. 2126), dove troviamo,
segnalata da cartelli, una deviazione a sinistra per
il rifugio F.A.L.C. La ignoriamo, seguendo invece il
sentiero segnalato che scende verso destra allo
sbarramento del lago Inferno (m. 2085).
Attraversato il camminamento da sinistra a destra,
imbocchiamo, poi, il sentiero, segnalato, che scende
deciso verso destra, in direzione del lago di Trona,
passando, nel primo tratto, in un angusto corridoio
roccioso e sul corpo di una grande frana, per
intercettare, alla fine, un più tranquillo sentiero
che, percorso verso destra, porta dalla diga
di Trona. Oltrepassato il camminamento,
affrontiamo un breve strappo, per sormontare un
gradino roccioso, fino al comodo sentiero che,
percorso verso sinistra, i riporta al sentiero
percorso all'andata ed al terrazzo del Pich.
Da qui, sempre volgendo a destra, procediamo per un
tratto in piano, poi pieghiamo a sinistra e con ripidi
tornantini scendiamo all’ampio e ridente pianoro che
si stende ai piedi della bassa val Tronella. Superato
il torrente Tronella (prestiamo sempre attenzione ai
segnavia) attraversiamo verso est uno splendido bosco
di conifere usciti dal quale ci ritroviamo a Pescegallo.
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Apri qui una fotomappa dei
sentieri dell'alta Val Gerola
Saliamo lungo la strada provinciale l'intera Val Gerola, fino agli impianti di risalita di Pescegallo. Alle spalle dell’edificio da cui parte la seggiovia, verso ovest, inizia un sentiero, segnalato con segnavia rosso-bianco-rossi (percorso 8), che punta in direzione nord-ovest, entrando ben presto in un bel bosco. Incontriamo presso una baita isolata, dopo una prima salita, la deviazione a sinistra, segnalata, per la Val Tronella. Superato il torrente che scende da questa valle e cominciamo a salire con ripidi tornanti un ampio dosso che costituisce il fianco orientale del Pizzo del Mezzodì (è il tratto più faticoso dell'escursione, perché la pendenza è severa), per poi prendere a destra e raggiungere, con un tratto verso nord-ovest che permette di tirare il fiato, il dosso panoramico con la baita di quota 1835 (il Pich), un'alpe panoramica ingentilita da un piccolo specchio d'acqua. Fermiamoci un attimo e guardiamo verso sud: sfilano davanti al nostro sguardo tutte le vette del gruppo del Masino, i pizzi Badile e Cengalo, i pizzi del Ferro, la cima di Zocca, la punta Rasica, i pizzi Torrone, il monte Sissone, le cime di Chiareggio e, eminente per mole ed altezza, il monte Disgrazia.
Apri qui una panoramica dell'imbocco
della Valle della Pietra
Ora il sentiero cambia nettamente direzione, volgendo a sinistra: percorriamo, quindi, un lungo tratto sostanzialmente pianeggiante verso sud-ovest, fino ad incontrare, sulla sinistra, la deviazione a sinistra per il lago Zancone ("làch Sancùn") ed il lago Rotondo. Ci stacchiamo, quindi, dal sentiero principale, che scende al bacino artificiale utilizzato dall'ENEL (1805 m), e percorriamo il sentiero segnalato che si inoltra nella Val Pianella, passando a sinistra dei laghi di Trona e Zancone e salendo fino al punto nel quale si incontra, ad una quota approssimativa di 2000 metri, la già citata e segnalata deviazione (a destra, per chi sale) per il lago Rotondo.
Impronta fossile di un esemplare dei
tetrapodi del Permiano nelle rocce del comprensorio
Trona-Inferno
Percorriamo
un comprensorio di grande interesse naturalistico, una sorta
di pre-Jurassic Park, che ci proietta indietro nel tempo di
parecchio, diciamo ad un'era compresa fra i 260 ed i 230
milioni di anni fa, il Permiano, quando lo scenario di questi
luoghi non presentava montagne, ma laghi e paludi, fra i quali
si aggiravano curiosi animali al confine fra anfibi e rettili,
simili a lucertoloni a 4 zampe (tetrapodi), gli antenati dei
futuri dinosauri del Giurassico. Alcune delle loro impronte
nel fango, che mostrano con molta evidenza gli artigli delle
zampe, si sono essiccate e per uno straordinario concorso di
eventi geologici conservate come fossili nelle rocce violette
che per primo ha notato Remo uffoni, guardiano delle dighe
ENEL di Trona ed Inferno. Se abbiamo parecchio tempo per
cercare fra roccette e gande e soprattutto molta fortuna,
potremmo anche imbatterci nelle tracce remotissime di questi
lucertoloni.
Qualunque esito abbia avuto la nostra
ricerca, giunti al bivio nel cuore
della Val Pianella per l'una o per l'altra via cominciamo la salita
al lago Rotondo, in direzione ovest, raggiungendo
un primo pianoro, posto a circa 2100 metri.
Il paesaggio
qui è veramente lunare: alcuni grandi massi contribuiscono a
rendere lo scenario più selvaggio, quasi si trattasse di un
luogo mai toccato da piede d'uomo. Ci attende ora un secondo
tratto di salita, non meno aspro del primo, per sormontare il
ripido declivio erboso che ci separa
dal terrazzo che ospita la gemma più preziosa che l'itinerario
ci riserva, il misterioso e nascosto lago Rotondo
(m. 2256), di cui non è ancora chiara la dinamica che ne
conserva l'equilibrio, dato che non ha immissari visibili. Il
lago è dominato dalla poderosa mole del Pizzo di Trona, e vale
la pena di perdere un po' di tempo per percorrerne le rive e
gustare la severa bellezza di questo luogo remoto ed
affascinante.
Ecco cosa ne scrive Ivan Fassin, nel volumetto "Il
conglomerato del diavolo" (L'officina del libro,
Sondrio, 1991): "Se la vetta è un vertex...il lago è
sicuramente il complementare vortex, voragine e vertigine,
spirale che trascina verso il basso. In pochi luoghi che io
conosca questo è chiaro come qui, ai piedi del pur modesto
pizzo di Trona ("piz di vèspui", cioè
il pizzo del vespro, sul quale il sole indugia la sera, m.
2510), che si leva regolare riflettendo le sue
rossastre bastionate di roccia in questo cupo laghetto,
tondo e concluso, come un occhio della Terra o forse come
imbocco di misteriose vie sotterranee..."
A questo
punto potremmo tornare sui nostri passi, ai laghi Zancone e
Trona, puntando poi a sinistra e seguendo il sentiero che
porta al lago dell’Inferno, ultimo dei cinque laghi del
sistema. Più interessante, anche se più faticoso, è però
l’itinerario che sfrutta
una bocchetta alta sul crinale fra la val Pianella e la valle
dell’Inferno, per scendere poi nella parte alta di
quest’ultima, alla bocchetta omonima. Vediamo come. Dobbiamo
chiamare a raccolta le energie residue, dunque, perché c'è
ancora da salire: per portarci alla valle dell'Inferno
dobbiamo, infatti, salire alla bocchetta alta collocata a
circa 2450 metri (il punto di massima elevazione dell’anello),
sfruttando un canalone detritico, lungo il quale il tracciato
di salita è dettato dai segnavia, da seguire con attenzione.
La salita, data la natura del terreno e la quota, è abbastanza
faticosa.
Passiamo così a destra di un caratteristico torrione
denominato Torre Maria o Torre del Lago (m. 2359). Alla fine
ci infiliamo in uno scorbutico canalino e ci sono da
sormontare, con qualche passo di facile arrampicata, anche
alcune roccette (che possono risultare molto insidiose se sono
bagnate o in presenza di neve), prima di raggiungere la sella
erbosa della bocchetta. C'è un senso di soddisfazione, dopo
tanti sforzi, come di liberazione, che sembra echeggiare nella
stessa denominazione della bocchetta, che infatti è chiamata
la bocchetta Paradiso, appena a nord del
panoramico pizzo omonimo, chiamata anche bocchetta degli
Undici (m. 2450).
La salita alla bocchetta Paradiso
A voler
essere precisi, siccome una bocchetta del medesimo nome si
trova poco più a sud sulla medesima dorsale, dovremmo
specificare "Bocchetta Paradiso nord". La bocchetta si
affaccia sulle ombre dell'inquietante valle dell'Inferno, ma è
un luogo aperto, luminoso e panoramico.
Sul versante opposto ci attende un più riposante, ma sempre
piuttosto ripido, declivio erboso: seguiamo, dunque,
scrupolosamente i segnavia, che punteggiano un sentierino
sempre visibile che scende diretto lungo il versante e, con un
ultimo tratto verso sinistra, ci porta alla ben visibile bocchetta
dell’Inferno (“buchéta de la val l Inferen”, m.
2306), per la quale passa il confine fra territorio della
provincia di Sondrio e di Bergamo.
Apri qui una fotomappa della discesa
dalla bocchetta del Paradiso alla Valle dell'Inferno
Ecco,
dunque, la valle dell'Inferno, denominazione dettata dal
colore rossastro delle rocce (colore dovuto alla presenza del
conglomerato assai duro e pregiato, denominato Verrucano
lombardo), ma, forse, anche da un clima un po' sinistro, quasi
che nell'aria aleggiasse una minaccia indefinita
o l'inespressa sofferenza di anime segregate qui da un
verdetto di dannazione eterna. Suggestione dei nomi!
Sia come sia, incontriamo subito l'indicazione della via
direttissima al Pizzo dei Tre Signori (“piz di tri ségnùr”, m.
2554, chiamato così, dopo il 1512 - prima era chiamato pizzo
Varrone - perché punto d’incontro dei confini delle signorie
delle Tre Leghe in Valtellina, degli Spagnoli nel milanese e
dei Veneziani nella bergamasca): infatti è proprio la poderosa
mole del celebre colosso orobico a chiudere la valle a
sud-ovest. Prendiamo poi a
destra (nord-ovest) e cominciamo a discendere la valle. Il
tracciato piega a sinistra e, superato un piccolo e grazioso
specchio d'acqua, corre lungo il versante sinistro della
valle. Sormontato un costone, scendiamo leggermente
tagliandone il fianco, poi pieghiamo a destra e con più ripida
discesa superiamo una valletta di sfasciumi. Piegando a
sinistra, tagliamo quasi in piano un largo dosso e superiamo
un vallone. Percorso l'ultimo tranquillo tratto in falsopiano,
raggiungiamo la bocchetta del Varrone (m.
2126), dove troviamo, segnalata da cartelli, una deviazione a
sinistra per il rifugio F.A.L.C. La ignoriamo, seguendo invece
il sentiero segnalato che scende verso destra allo sbarramento
del lago Inferno (m. 2085).
Discesa alla bocchetta di Varrone dalla
bocchetta dell'Inferno
Per
illustrare meglio le caratteristiche di questo lago e
dell'ambiente che lo ospita riportiamo le informazioni che ci
vengono offerte dal già citato volume "Laghi alpini di
Valtellina e Valchiavenna", di Riccardo De Bernardi,
Ivan Fassin, Rosario Mosello ed Enrico Pelucchi, edito dal
CAI, sez. di Sondrio, nel 1993:
“All'estremità occidentale il comprensorio di Trona si
chiude, sotto le vette del Pizzo Tre Signori e del Pizzo
Varrone, con una sorta di corridoio costituito dai due
valloni d'Inferno. bergamasco e valtellinese, posti in
continuità e separati da una alta bocchetta (Bocchetta
d'Inferno, appunto). Nel vallone che scende verso la Val
Gerola c'era un laghetto, ingrandito ora dall'intervento
umano che ha eretto una diga in una gola più
a valle. Il livello del lago si è alzato di 30-35 m, la
superficie è ora molto più estesa, ma permane il colore cupo
delle acque, che va dall'azzurro intenso al viola, a seconda
delle ore e della luce. Un lago lungo, affiancato da
scogliere dirupate, come confitto e incastrato tra il
Pizzo Varrone e il Pizzo di Trona, ai piedi di una gradonata
ciclopica che scende dal passo e dal Pizzo Tre Signori, che campeggia
sullo sfondo.”
Attraversato il camminamento da sinistra a destra,
imbocchiamo, poi, il sentiero, segnalato, che scende deciso
verso destra, in direzione del lago di Trona, passando, nel
primo tratto, in un angusto corridoio roccioso e sul corpo di
una grande frana, per intercettare, alla fine, un più
tranquillo sentiero che proviene, da destra, proprio dalla diga
di Trona. Seguendolo verso destra, raggiungiamo,
infine, lo sbarramento della diga. Oltrepassato il
camminamento, affrontiamo un breve strappo, per sormontare un
gradino roccioso, fino al comodo sentiero che, percorso verso
sinistra, porta al terrazzo erboso del Pich (si tratta
dell’itinerario descritto per la versione breve dell’anello,
che ora dobbiamo percorrere a rovescio). Se, però, abbiamo
percorso la variante lunga dell’anello, manca ancora
all’appello il lago Zancone, che dobbiamo,
quindi, visitare, prima di chiuderlo: in tal caso, invece di
prendere a sinistra, prendiamo a destra, imboccando la
deviazione segnalata che si inoltra nella valle di Trona e
raggiungendo, in breve, lo splendido specchio d’acqua, posto
poco a monte del lago di Trona. Sostando sulle sue rive,
potremo cercare se sia ancora vero quel che scrive la Guida
alla Valtellina del CAI di Sondrio edita nel 1884: "Nei
laghetti di Gerola...guizza una trota di piccola forma e di
una carne rosso-sanguigna, che è squisitissima".
Apri qui una fotomappa della discesa
alla bocchetta di Varrone dalla bocchetta dell'Inferno
Può essere interessante leggere, a
distanza di oltre un secolo, le note che sui laghi di Trona
(allora naturale) e Zancone stese il dott. Paolo Pero,
professore di Storia Naturale al Liceo “G. Piazzi” di Sondrio,
nell’operetta “I laghi alpini valtellinesi”, edita a
Padova nel 1894:
Questi
due bei laghi sono posti a poca distanza fra loro nel
ramodestro della Valle dell'Inferno, che si congiunge più
sotto con quella di Pescegallo, a formare la Val Ritto di
Gerola. Sono separati da alcuni cocuzzoli di roccia in
posto, formati di arenaria o conglomerati verdi, che si
estendono, alternartisi fra loro, nelle sponde dei duo
laghie di tutta la valletta che si apre fra il pizzo di
Trona (2508 m.), che sorge a S. ed il pizzo Tronella (2514
m.) ad E. Nella Carla geologica della Lombardia del Prof.
Taramelli i due laghi sono rappresentati nella generale
formazione del gneis; ma più giustamente sono figurati dal
Dott. Melzi nelle arenarie e conglomerali grossolani.
Apri qui una panoramica del lago
d'Inferno, del pizzo di Trona e del pizzo dei Tre Signori
I
versanti che si staccano dai monti sopra accennati e che
convergono fra loro a formare la valletta, che racchiude i
laghi, sono assai scoscesi, ove balze e dirupi si succedono
dai vertici più elevati fin presso le acque, le
quali occupano le cavità più inferiori della stretta
spaccatura, che diede origine alla Valle. I due laghi sono dunque
formati per dilacerazione prodotta nel sollevamento della
catena orobica. Valgono pertanto qui le stesse osservazioni
che feci a proposito dell'origine del lago Venina, poiché il
Curioni li crede, come quello, ed il vicino lago
dell'Inferno, formali in depressioni prodotte da movimento
del suolo.
Il
primo di questi laghi, che s'incontra risalendo la Valle, è
quello di Trona, detto anche delle Trote dal Curioni, nel
luogo sopra citato, come riportano pure le carte
dell'Istituto militare di Firenze; forse per l'abbondante
pesca che di tali pesci si faceva mia volta in questo lago;
nome che ora è affatto in disuso.
Apri qui una fotomappa dei sentieri delle valli di Trona e dell'Inferno
Esso ha forma ellittica, disposto colla maggior lunghezza
nel senso della Valle. Le sue sponde sono ripide assai, onde
la regione litorale presenta nella porzione più esterna ben
poca quantità di limo o di feltro organico visibile, il
quale è piuttosto copioso alla profondità di 5 e 6 metri a
poca distanza dalla sponda, dove ho calato l'apposito bidon
Forel, per farne conveniente pesca. È posto all'altitudine
di 1563 m. e presenta la superficie di 30000 m. q. Le sue
acque hanno una bella colorazione verde
azzurrognola,rappresentata dal num. V della scala Forel.
Lo visitai il giorno 8 Settembre 1892 ed
alle ore 10 aut. trovai che la temperatura delle sue acque
era di 8 gradi C. mentre l'esterna era di 12 gradi,
essendo il cielo piovigginoso.
Ha per affluente l'emissario del lago Zancone, posto
alquanto più sopra, verso S.E., e scarica le sue acque per
una stretta gola che mette nel torrente della Valle
dell'Inferno.
Questo lago era un tempo assai
popolato di Trutta fario Lin. ma l’uso deplorevole della
dinamite ne distrusse, alcuni anni or sono, una straordinaria
quantità. I pochi individui sopravissuti si moltiplicarono
rapidamente, sicché torna dì qualche profitto la pesca che
vi fanno alcuni alpigiani di Gerola, nel mese di Maggio,
aprendo nel ghiaccio ampi buchi pei quali lasciano calare le
reti, essendo a quell'epoca, per la sua posizione
topografica, tuttavia gelato. Sarebbe cosa più che mai utile
pertanto il ripopolare anche questo lago dell'ottima trota,
con artificiale immissione di avannotti, che vi
prospererebbero certamente fino ad uguagliare, se non a
superare, l'antica popolazione. Fu certamente cattivo
consiglio quello di importarvi il Collus gobio Linn.. come
si fece in parecchi laghi della Valtellina, il quale é
necessario anzitutto di distruggere, poiché divora le uova
della trota.
Lago di Trona
Il lago
Zancone è posto alquanto più in alto del lago di Trona ed
occupa l'ultima porzione della valletta sopra menzionata,
chiusa a S.E. da nude e scoscese roccie che s'innalzano
assai rapidamentesulle acque. Ha pur esso forma ellittica,
che si dirige colla maggior lunghezza nel senso della Valle,
alla quale pone termine verso S. E. Non ha vero affluente e
le sue acque derivano dalla fusione delle nevi e dalla
filtrazione attraverso gli abbondanti detriti che rivestono
le scoscese pendici ed il piede dei monti circostanti.
Lo smagliante colore celeste–chiaro delle sue acque,
paragonabile al num. II della scala Forel. produce assai
gradito contrasto colla selvaggia nudità delle roccie che lo
circondano. È posto all'altezza di 1778 m. sul mare, cioè
315 metri più alto del lago di Trona, ed ha una superficie
di 24.000 m. q.
Lago Zancone
Feci le
osservazioni termiche alle ore 2 pom. con cielo sempre
piovoso ed osservai nelle acque una temperatura di 7 gradi e
30 C., mentre nell'aria erano 13 gradi C. In alcuni seni
verso la punta N.O. rinvenni numerosi individui di Rana
temporaria Lino, ed i girini si trovavano tuttavia nello
stato di incipiente metamorfosi. Pare che in questo lago non
viva la Trutta fario Linn., ma si potrebbe certo molto
utilmente tentarvi una artificiale immissione di avannotti,
trovandosi io condizioni non troppo differenti da quelle del
lago di Trona. Il feltro organico infatti vi abbonda anche
qui, ad una certa profondità, e dall'esame che ne feci
risultò costituito di alghe non del tutto differenti da
quello del lago di Trona; per la qual cosa ho creduto potere
esporre insieme le Diatomee di questi due laghi.”
Riprendiamo il cammino sulla larga
mulattiera, che ci conduce al Pich, piccolo
alpeggio estremamente panoramico, ingentilito da un piccolo
specchio d'acqua. Da qui, proseguendo verso destra, procediamo
per un tratto in piano, poi pieghiamo a sinistra e con ripidi
tornantini scendiamo all’ampio e ridente pianoro che si stende
ai piedi della bassa val Tronella. Superato il torrente
Tronella (prestiamo sempre attenzione ai segnavia)
attraversiamo verso est uno splendido bosco di conifere usciti
dal quale ci ritroviamo a Pescegallo.
Quante ore di cammino sono necessarie per chiudere questo
indimenticabile anello? 7, circa, per la versione lunga, 5 per
quella più breve. Nel primo caso il dislivello in altezza è di
circa 1400 metri, nel secondo di circa 1100 metri.
Apri qui una panoramica sulla Val
Gerola dal sentiero Trona-Tronella
CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE-MAP (FAIR USE)
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PASSI E PENSIERI DI IVAN FASSIN
Il 28 giugno del 2015 è scomparso Ivan Fassin, grande uomo di cultura che ha vissuto la passione per la montagna e quella per il pensiero e le scienze umane come dimensioni profondamente legate. Nel suo volumetto “Il conglomerato del diavolo – Fantasticherie alpine” (Sondrio, L'officina del Libro, 1991) così racconta una sua escursione in questi luoghi (salita da Pescegallo, per il passo di Salmurano, all'altipiano dei Piazzotti ed alla cime dei Piazzotti occidentale, discesa alla boccehtta di Val Pianella e traversata alla bocchetta d'Inferno per il sentiero 101, discesa alla bocchetta di Varrone e traversata alla bocchetta di Trona, discesa al lago di Trona ed all'imbocco della Val Pianella o Val di Trona):
Rifugio Benigni
“Sbuchiamo sul dosso delle Foppe di Pescegallo… Traversata in fondo la valle risaliremo per per il più diretto sentiero… sotto il costone della cima orientale di Piazzotti, all'aereo passo di Salmurano. Intanto già da un po' andavamo guardando i primi contrafforti del regno del conglomerato, vale a dire la costiera turrita dei Denti della Vecchia, illuminata dai primi raggi del sole, rosa.violacea come piccole dolomiti locali. Al passo, come accade, si presenta una situazione geografica del tutto diversa da quella immaginata: una fossa profonda, rotondeggiante, ancora in ombra, costituisce la testata della Val Salmurano… Ora il sentiero si sviluppa per un tratto pianeggiante o in leggera discesa, tagliando in costa i ripidi pendii erbosi sotto gli erti colonnati di conglomerato rossiccio che fanno da sostegno, su questo lato, alla Cima Piazzotti (est). La via poi si inerpica entro un singolare canale sassoso, in cui prosperano certi fiori gialli.. A quanto pare l'incertezza dei crinali e dei deflussi va fatta risalire almeno all'era glaciale, quando il ghiacciaietto sospeso sull'altopiano Piazzotti, intanto che scavava la piccola fossa in cui oggi si annida il lago, riversava le sue lingue sia verso la Val Tronella che su questo lato.
Laghetto superiore dei Piazzotti
Ci avviamo sul pendio tutto solcato da vallette che, sviluppandosi per qualche centinaio di metri (e cento in altitudine) porta alla cima Piazzotti occidentale. Saliamo ancora verso la croce, preceduti da un silenzioso giovane che punta a quella meta come un pellegrino frettoloso; dall'altra parte della valle, tra nebbie dense e grigiastre, un gregge sta abbarbicato in posizione impossibile sul torrione di Giacomo: belano e invocano forse sale o acqua, che scarseggia. Da queste parti sembrano comunicare più gli animali che gli uomini… Dalla vetta gettiamo uno sguardo nel grigiore opaco della valle di Trona, e una occhiata nostalgica al torrione della Mezzaluna, che appare come un miraggio, ancora illuminato dal sole, in un solco della cresta; poi ci affrettiamo a scendere, nella convinzione che il tempo precipiti.
Il sentiero 101 sotto la cima dei Piazzotti occidentale
Non però per ritornare al rifugetto Benigni esposto a tutti i venti sul piccolo altopiano là in fondo, né divallando su Trona lungo una enorme ganda che riempie un vasto canale, bensì calando cauti sulla bocchetta di val Pianella, tra l'erba scivolosa, su una traccia sommaria, ma distinta… Proseguiamo… su un bel percorso che va verso il rifugio Grassi, correndo in quota sul versante meridionale del gruppo. Ma ovviamente vediamo poco più che il sentiero, intuiamo un “sopra” tetro e incombente, un “sotto” che fugge via: il cammino esige qualche attenzione, correndo alto su pendii erbosi ripidi, e più di rado traversando scogli e crestoni rocciosi… In questa tetraggine avanziamo molto rapidamente, apprezzando però l'intelligenza del tracciato, e la sua “esposizione” (ce ne aveva resi avvertiti la pallidezza di un ragazzo che col padre lo percorreva in senso opposto al nostro, e che avevamo incontrato all'inizio sul dosso di Giarolo), finché approdiamo a un piccolo circo invaso da enormi massi e, dopo lo scavalcamento di un ennesimo crestone, ci infiliamo nel rettilineo vallone d'Inferno (bergamasco). A sinistra la Sfinge è invisibile nella nebbia…
Lago Zancone e Val Pianella (o Val di Trona)
Così, dopo la bocchetta d'Inferno… andiamo di corsa su un sentierino che fa lievi saliscendi su canali e pascoli ripidi che scivolano verso il lago, alla bocchetta di Varrone, più un largo spiazzo che un passo, quasi uno svaso da cui l'antico ghiacciaio prendeva la via della Val Varrone. Anche noi ci affacciamo a guardare la testata di quella valle, il rifugetto FALK che sembra oggi deserto… Dall'altra parte di questa dorsale che fa da testata alla Val Varrone, sopra l'altro passo (Bocchetta di Trona) un piccolo bunker d'alta quota, resto forse di trinceramenti militari, poi chiesetta e poggi ridotto a rudere, porta ancora il nome, un po' incredibile, di Casa Pio XI. Nello squallore dell'interno (umido antro gelido), ancora una lapide ricorda la tragica vicenda di un giovane caduto sul Pizzo di Trona…
Bocchetta di Val Pianella (o di Val di Trona)
Dopo un altro tratto di costa, scendiamo cautamente alla diga e la traversiamo, un po' sorpresi di non trovare perentori divieti né arcigni custodi. Scivoliamo rapidamente giù per le pendici franose sotto i dentini di Trona, lungo una traccia non certo migliorata dalle discariche dei lavori, fino a una baita isolata su un dosso. Da lì, piegando verso la val Trona, aggiriamo verso monte il lago e andiamo a sostare… presso le casupole dell'alpe sotto il lago Zancone… Sul pianoro irregolare alcuni enormi massi erratici collocati in equilibrio precario sembrano minacciare la valle sottostante e il lago, verdeggiante in un raggio di sole. In fondo alla valle, grandi massi ora spaccati si devono essere scontrate scendendo da differenti postazioni, come fossero state fatte rovinare da un popolo di giganti in una contesa intestina…
Pizzo di Tronella
Mentre sosto trasognato e
un po' incerto, un violento scampanio di rochi “zampugn” e
urla scomposte di umani sull'altro versante della valle mi
richiamano a una scena d'altri tempi. Una lunga fila di capre,
seguire da un pastore vociante, si snoda controluce lungo un
sentiero di mezzacosta, un sentiero apposito, una via di
penetrazione in questo regno della pietra, diretta a chissà
quale meta che non si indovina prossima. Questa immagine fa da
contrappeso alla turba di turisti sparpagliati in cima al lago
che, appostati da ore di attesa del sole che scarseggia, non
la smettono di lanciare urla sguaiate.
Val Pianella (o Val di Trona)
Nello scarto fra i due suoni si insinua una riflessione su quale doveva essere la vita quassù un tempo, nella pur breve stagione del pascolo. Luoghi, temo, non troppo amati, per la loro asprezza, la solitudine, la distanza dal fondovalle. Impossibile attribuire ai coloni una disinteressata contemplazione della selvaggia natura, presi com'erano dalla cruda necessità. Alla base di storie e leggende, che vi saranno state di certo, come sembrano attestare anche i sinistri toponimi, non la gioia del fantasticare, ma solo forse i terrori infantili e la noia dell'adulto nelle ore della sorveglianza al pascolo, e poi il tenace ricordare delle donne e l'ironica verbosità degli anziani.
Val Pianella (o Val di Trona)
Non credo vi fosse né più felicità (che talora si associa all'incoscienza) né più costanza, memoria continuità. Forse si partiva per l'alpe come poi per il lavoro nella Bassa o diretti in Merica: per tornare cioè muti, più allucinati dalla fatica e dall'isolamento…. Mi semra che che non sappiamo quasi nulla di ciò che veramente fu, di ciò che passò per le teste dei nostri antenati. E così è come se ci mancasse una chiave per intendere il vero spirito dei luoghi.”
Lago di Trona
Così Ivan Fassin racconta, nel
medesimo volume, la salita da Pescegallo al lago Rotondo, in Val
Pianella (o Valle di Trona):
“Il sentiero sale ingannevole nel bosco di abeti e larici,
solo a tratti erto, fino al pianoro della bassa val di
Tronella, tutto piastre montonate, praticelli stentati, acque
di risorgiva. Un calécc apparentemente ancora in uso
testimonia forme di pastorizia quasi del tutto abbandonate.
Ritroveremo più in alto altri ricoveri provvisori, segno di un
tempo in cui non era un problema il disagio del pastore, e le
mucche erano un tesoro da non abbandonare neanche un momento.
Un'erta scarpata, solcata da un sentiero che vorrebbe essere a
tornanti dolci, ma è solo un serpentello sassoso, porta
all'alpe Trona vaga…
Il lago Zancone
Da qui innanzi c'è un tratto pianeggiante che si addentra nella valle di Trona, e dopo un passaggio in un bosco di larici soprattutto gradito nei ritorni assolati, sale in costa un po' irregolarmente, lasciando in basso i due laghi di Trona (artificializzato con diga) e Zancone (senz'altro più suggestivo, benchè ormai in un ambiente spoglio e rupestre). Si passa per i resti delle baracche e impianti già ricordati…
Il lago Zancone
Mentre udiamo una ingiustificata caduta di sassi dalle pendici del Pizzo Tronella che rotolano fin sul tratto di sentiero che abbiamo appena percorso, mi vien fatto di pensare che qui, in questa soglia malcerta tra “domestico” (si fa per dire) e selvatico, doveva essere situato il regno dell'uomo selvatico, tra pascoli magri abitati da qualche capra, grandi massi e ricoveri di fortuna… Forse anche poco fa era lui che, invisibile, difendeva il suo territorio, imitando la natura (poiché lui non sa, come noi, forzarla, ma solo ne sfrutta le tendenze e le potenzialità, tanto che si dice abbia insegnato agli umani con cui in passato venne in contatto alcune arti casearie e perfino minerarie, da bonaccione quale in fondo doveva essere).
Massi ciclopici in Valle di Trona
Raggiungiamo il fondo della vallata, la via riprende a salire forte, poi piega a destra verso il pianoro sospeso in cui s'annida il lago Rotondo, lasciando il più noto tracciato che porta alla Bocchetta di Val Pianella… In un deserto sassoso (altrove a questa quota su falcia l'erba) pascolano poche muccherelle, del tutto abbandonate, presso uno dei numerosi affioramenti d'acqua (che per il resto sembra scorrere in gran parte in profondità). Prima di affrontare due erte balze, solcate da un sentiero ripido e sassoso ci fermiamo ad esaminare una piccola stazione d'alpeggio (non so come altrimenti chiamare questa che non è un'alpe, ma un insieme di due ricoveri – provvisori, più che temporanei – in grotta, sotto questi giganteschi massi addossati, con pochi interventi umani, tracce di muretto a secco, in un angolo un asse per servire da panca – strano che nessuno l'abbia ancora bruciato -), ovviamente innominata sulle carte, anzi neanche rappresentata. Nè c'è (più) alcun pastore cui chiedere informazioni… La roccia conglomeratica si erode in forme singolari, come fosse cariata o come un torrone che perda le nocciole. Cascano fuori i ciottoli già cementati nella sedimentazione di ere lontane, e si avviano forse ad altre cementazioni. In pochi altri siti si toccano con mano, come qui, l'indefesso lavoro che affatica anche la natura inanimata…
Il lago Rotondo
Quando giungiamo al lago, capisco di essere arrivato alla meta… Giù il lago è un “luogo naturale” per così dire “completo”, un po' come una vetta. Se la vetta è un vertex, un axis mundi,… il lago è sicuramente il complementare vortex, voragine e vertigine, spirale che trascina verso il basso. In pochi luoghi che io conosca questo è chiaro come qui, ai piedi del pur modesto pizzo di Trona, che si leva regolare ritlettendo le sue rossastre bastionate di roccia in questo cupo laghetto, tondo e concluso, come un occhio della Terra o forse come un imbocco di misteriose vie sotterranee (ha la regolarità dei laghi d'origine vulcanica, e la stessa opacità profonda dell'acqua). Mi pare di cogliere il senso di tante “fantasie di gorgo” (la mano che si sporge dall'acqua e trascina giù l'incauto pescatore o il fanciullo ignaro, le fate dell'acqua, le sirene di tutti i tempi, il popolo verdastro dei subacquei, col suo mondo completo simile al nostro; il cunicolo – il cammino – che collega le acque ad altre acque) e insieme mi meraviglio, di una più naturale ammirazione, per un lago rotondo che sta al centro (pressapoco) di un comprensorio rotondo, una gigantesca iterazione, il ribaltamento di un simbolismo che mi affascina anche se non riesco bene a comprenderlo… “
Ricovero di pastori in Valle di Trona
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