Apri qui una panoramica dalla cime dei Piazzotti occidentale

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Pescegallo-Val Tronella-Rif. Benigni-Cima dei Piazzotti occ.-Val Pianella-Lago Rotondo-Pescegallo
6 h
1040
EE
SINTESI. Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola Alta e proseguiamo fino al termine della strada, a Pescegallo (m. 1450). Parcheggiamo qui ed incamminiamoci sul sentiero che si trova ad ovest degli impianti di risalita (indicazioni per l'anello dei laghi). Il sentiero entra subito in una pineta, sale e raggiunge presso la baita isolata del Dossetto la deviazione a sinistra per la Val Tronella. Lasciamo dunque il sentiero principale e saliamo a sinistra (sud). Il sentiero sale a sinistra, poi piega a destra. Fra roccette, larici e radure, seguendo i segnavia ci portiamo al bacino della sorgente Tronella (m. 1808). Ignorati i sentieri della GVO che prendono a sinistra (Salmurano) ed a destra (in direzione del Dossetto e ella diga di Trona), proseguiamo diritti salendo verso sud, in direzione della parte alta della Val Tronella. Il sentiero (segnavia) prosegue, su terreno di sfasciumi, diretto verso il fondo della valle, restando sul suo lato sinistro (per noi che saliamo), poi piega gradualmente a destra, si fa più ripido e porta ad una ripido canalino dalla quale scende il torrente emissario del lago dei Piazzotti. Passiamo a destra del torrente, affrontando alcuni passaggi esposti che richiedono molta cautela (evitiamo l'escursione in caso di neve o di rocce bagnate). ll sentiero serpeggia fra le roccette, torna a sinistra del torrente ed alla fine guadagna il ciglio dello splendido altipiano sul quale riposta il rifugio Benigni (m. 2222). Guardando ad ovest (alle spalle del rifugio, verso destra) vediamo la croce sulla cima dei Piazzotti occidentale (o cima di Val Pianella, m. 2349): la raggiungiamo facilmente passando a sinistra del lago dei Piazzotti, salendo su sentierino (segnavia) e descrivendo un arco in senso orario (destra) che segue il facile crinale. Scendiamo poi con attenzione sull'erboso versante meridionale, intercettando il sentiero 101 delle Orobie Occidentali. Prendiamo a destra e siamo subito alla bocchetta di Val Pianella (m. 2224), scendiamo in Val Pianella e dopo breve tratto ad un bivio prendiamo il sentierino di sinistra, che traversa il versante sotto il Giarolo (passaggio esposto: attenzione), intercettando il sentiero che dal fondovalle sale al lago Rotondo (m. 2258). Prendendo a sinistra saliamo al lago, poi torniamo sui nostri passi e seguendo il sentierino scendiamo fino al fondovalle, intercettando, ad un bivio segnalato (quota 2000) il sentiero che scende dalla Val Pianella. Lo seguiamo scendendo, pià in basso lo lsasciamo per una traccia a sinistra che si porta al lago Zancone, di cui seguiamo la riva destra (orientale). Oltrepassato il lago, prendiamo a destra e saliamo ad intercettare il sentiero principale, che traversa e raggiunge il sentiero Pescegallo-Trona. Lo seguiamo verso destra, passiamo per il dosso con baita di quota 1835, volgiamo a destra e forniamo in vista della Val Tronella. Dopo un tratto quasi in piano, scendiamo diretti con pochi ripidi tornanti ai prati della bassa Val Tronella, prendiamo a sinistra e poi a destra, guadiamo il torrente di Val Tronella e torniamo alla baita del Dossetto e di qui a Pescegallo.

Apri qui una fotomappa del sentiero che dal Dossetto sale al canalino sotto il rifugio Benigni

L'altopiano dei Piazzotti è, per molti aspetti, unico nell'ampia gamma degli scenari orobici, per altitudine (oltre 2200 metri), panoramicità e bellezza. Un sistema di laghi ed un piccolo rifugio arricchiscono la sua peculiarità. Il suo nome deriva da una cattiva italianizzazione di “piazòt”, cioè “grande spianata”. Può essere raggiunto con diversi itinerari, e può costituite il baricentro di un interessantissimo anello escursionistico che parte dal Villaggio Pescegallo, nella valle omonima (alta Val Gerola).
Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola Alta e proseguiamo fino al termine della strada, a Pescegallo (m. 1450), 5,8 km oltre Gerola Alta. Lasciata l'automobile all'ampio parcheggio presso gli impianti di risalita, ci dirigiamo verso questi (ovest) e li lasciamo alle spalle, per imboccare una stradina che scende, verso nord-ovest, ad una baita, lasciandolo però subito per un sentiero che se ne stacca sulla sinistra. Troviamo qui il primo cartello, che dà il rifugio Benigni a 2 ore e 15 minuti, il lago di Trona ad un’ora e 40 minuti, il
lago Rotondo ("làch Redont") a 3 ore. Il bosco si immerge subito in uno splendido bosco di conifere, nel cui cuore incontriamo un primo pannello illustrativo, che ci parla di abeti bianci, abeti rossi e larici, i silenziosi testimoni del sonno del mostro, e dei piccoli uccelli che li abitano.
Poi, alla baita del Dossetto (m. 1600; "trunelìna" o, per i pastori bergamaschi che vi alpeggiavano, "trunèla dal böc' "), due nuovi cartelli: il primo segnala una deviazione, sulla sinistra, che sale al rifugio Benigni per la Val Tronella ("val dal böc' de Trunèla"), ed il secondo che dà il lago di Trona ("lach de trùna") ad un’ora e 10 minuti.

Ora lasciamo il sentiero che prosegue e pieghiamo a sud, cioè prendiamo a sinistra ed imbocchiamo il sentierino segnalato che sale in Val Tronella, fra radi larici ed incantevoli radure. Il sentiero sale prima a sinistra, poi volge a destra e guadagna quota passando per una radura con una vasca in cemento. Ci portamo così alla sorgente Tronella (m. 1808). Ignorati i sentieri della Gran Via delle Orobie (GVO) che prendono a sinistra (Salmurano) ed a destra (diga di Trona), proseguiamo diritti salendo verso sud, in direzione della parte alta della Val Tronella. Gli ultimi larici lasciano il campo ad uno scenario più desolato, costituito da un sterminata pietraia. Il sentiero prosegue diretto verso la parte terminale della valle, restando sul suo lato sinistro (per noi che saliamo), poi piega gradualmente a destra, si fa più ripido e porta ad una ripida valletta dalla quale scende il torrente emissario del lago dei Piazzotti. Passiamo sulla destra del torrente, affrontando alcuni passaggi esposti che richiedono molta cautela (evitiamo l'escursione in caso di neve o di rocce bagnate). ll sentiero serpeggia fra le roccette, passa di nuovo a sinistra del torrente e alla fine guadagna il ciglio dello splendido altipiano sul quale riposta il rifugio Benigni.
Guardando alle nostre spalle dominiamo la Val Tronella. Colpiscono, sul suo lato destro, due formazioni verticali del complesso chiamato Rocca di Pescegallo, fra le quali si profila, lontano ma imponente, il monte Disgrazia.


Apri qui una panoramica del Disgrazia fra i Denti della Vecchia

Ovviamente questi due percorsi possono essere combinati ad anello (in tal caso meglio salire per la Val Tronella e scendere per il passo di Salmurano). Possiamo però tornare a Pescegallo attraverso un percorso più lungo, che raccontiamo qui di seguito, passando per la Val Pianella ed i laghi Zancone e Trona.
Alla val Pianella si può scendere direttamente dalla cima dei Piazzotti Occidentale seguendo un ampio canalone detritico, oppure, con percorso più lungo, seguendo per un tratto il sentiero per il rifugio Grassi, a tre ore e mezza dal rifugio Benigni. Troviamo questo sentiero, che punta a sud-ovest ed aggira il fianco sud-orientale della cima dei Piazzotti occidentale, ridiscendendo ad un bivio del sentiero che abbiamo utilizzato per raggiungere il rifugio, dove prendiamo a destra, superando una solitaria e desolata vallecola (baita della Mezzaluna) ed approdando ad un piccolo pianoro dove si trova la bocchetta di val Pianella (“buchéta de la val Pianèla”), o passo Bocca di Trona, a 2224 metri, dalla quale scendiamo nell’alta valle, in uno scenario lunare, di forte suggestione ed impatto emotivo.


Apri qui una fotomappa della salita dell'alta Val Tronella verso il canalino terminale che adduce al ripiano dei Piazzotti

Nella discesa, troviamo, su un masso, l’indicazione della deviazione, sulla nostra sinistra, per il lago Rotondo ("làch Redont"): la salita è abbastanza faticosa, perché il versante è ripido, ma la meta ripaga di ogni sforzo. Se torniamo al bivio e proseguiamo nella discesa, passiamo ad est (a destra) del lago Zancone ("làch Sancùn", m. 1856) e di quello di Trona (m. 1805). Alla fine, superato lo sbarramento, intercettiamo il sentiero che dal Dossetto scende allo sbarramento della diga, per poi proseguire salendo all’altro grande sbarramento, a sud-ovest, la diga dell’Interno, nella valle omonima (m. 2085).


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Seguiamo il sentiero verso destra, fino a raggiungere la bella radura del Dossetto (m. 1671), ingentilita anche da un microlaghetto. Il sentiero prosegue sul lato opposto (quello orientale) dell’ampio crinale che scende, verso nord, dal torrione di Tronella (m. 2311) e dal pizzo del Mezzodì (m. 2116). Dopo un tratto quasi pianeggiante, ignoriamo la deviazione, alla nostra destra, per il caratteristico torrione della Mezzaluna, e cominciamo una ripida discesa, fino a raggiungere l’ampio sbocco della val Tronella. Continuando a percorrere il sentiero segnalato (segnavia rosso-bianco-rossi), attraversiamo un bellissimo bosco di conifere, e ci affacciamo di nuovo alla piana del villaggio Pescegallo, raggiungendo, da ovest, la partenza degli impianti di risalita. L’anello, che richiede circa 6 ore di cammino per superare circa 920 metri di dislivello in salita, è così chiuso.


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Dal rifugio particolarmente felice è il colpo d’occhio sulle cime del gruppo Masino-Bregaglia, fra le quali si distingue, per la mole, il monte Disgrazia. Presso il rifugio, troviamo, poi, il lago dei Piazzotti, a 2224 metri, adagiato in una conca di arenaria e circondato a sud da rocce levigate, che nascondono fra le loro piege altri microlaghetti, ad est dalle cime del Valletto (m. 2371) e di Ponteranica (m. 2372) ed infine ad ovest dalla costiera che separa il piccolo altipiano dalla val Pianella. 


Il rifugio Benigni

Se, dal lago, guardiamo verso sud-ovest, cioè leggermente a destra, individuiamo facilmente un’elevazione sormontata da una croce metallica: si tratta della cima occidentale dei Piazzotti (o cima di Val Pianella, m. 2349), che possiamo guadagnare facilmente salendo a vista, oppure seguendo una traccia di sentiero che ne percorre il crinale di sinistra. La cima si affaccia sulla val Pianella, che si apre interamente al nostro sguardo, mostrando le sue due gemme, i laghi Zancone e Trona (quest’ultimo generato da uno sbarramento artificiale). Bellissimo è anche il colpo d’occhio sull’inconfondibile cima conica del pizzo di Trona (m. 2510). Se guardiamo con attenzione, potremo intravedere, proprio sotto il pizzo, la conca che ospita il lago Rotondo (m. 2256), di cui potremo anche vedere la superficie. Si tratta della più bella fra le perle che la Val Gerola cela nel suo seno.
Ma è a nord che si apre lo scenario più splendido. Si vede di qui l'intero gruppo del Masino e l'occhio esperto ne riconosce le cime più importanti.


Apri qui una panoramica sul gruppo del Masino dall'altipiano dei Piazzotti

In particolare, partendo da sinistra distinguiamo l’affilata cima del monte Spluga o Cima del Calvo (m. 2967), posto all’incontro di Valle di Spluga, Val Ligoncio e Valle dei Ratti. Mentre la testata della Valle dell’Oro resta nascosta, vediamo buona parte di quella della Val Porcellizzo, partendo proprio dal pizzo Porcellizzo (il pèz, m. 3075), seguito dal passo Porcellizzo (m. 2950), che congiunge la valle omonima all’alta Val Codera. Ecco, poi, le più celebri cime della Val Porcellizzo: la punta Torelli (m. 3137) e la punta S. Anna (m. 3171) precedono il celeberrimo pizzo Badile (badì, m. 3308), cui fa da vassallo la punta Sertori (m. 3195). Segue il secondo signore della valle, il pizzo Cengalo (cìngol, m. 3367). Chiudono la testata i puntuti pizzi Gemelli (m. 3259 e 3221), il passo di Bondo (pas da bùnd, m. 3169), che dà sulla Val Bondasca, in territorio svizzero, ed il pizzo del Ferro occidentale o cima della Bondasca (m. 3267). Procedendo verso est, ecco il pizzo del Ferro centrale (m. 3287), il torrione del Ferro (m. 3070) ed il pizzo del Ferro orientale (m. 3200), che costituiscono la testata della Valle del Ferro (laterale della Val di Mello) e sono chiamati nel dialetto di Val Masino “sciöme do fèr”. Alla loro destra la poderosa cima di Zocca (m. 3175), sulla testata della valle omonima, seguita dalla punta Allievi (m. 3121), dalla cima di Castello (la più alta del gruppo del Masino, con i suoi 3392 metri), e dalla punta Rasica (rèsga, m. 3305).


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I tre poderosi pizzi Torrone (turùn, occidentale, m. 3351, centrale, m. 3290, ed orientale, m. 3333) chiudono la valle omonima, che precede l’ampia Val Cameraccio, sulla cui testata si pongono il monte Sissone (sisùn, m. 3330), la punta Baroni, o cima di Chiareggio settentrionale (m. 3203), le cime di Chiareggio centrale (m. 3107 e 3093), il passo di Mello (m. 2992), fra Val Cameraccio e Val Sissone, in Valmalenco, ed il monte Pioda (m. 3431), posto immediatamente a sinistra dell’imponente ed inconfondibile monte Disgrazia (m. 3678), che chiude la Valle di Preda Rossa. Le due cime, pur così vicine, sono geologicamente separate, in quanto appartengono a mondi diversi: dal grigio granito del monte Pioda si passa al rosseggiante serpentino del monte Disgrazia. A destra di questa cime si distinguono i due maggiori Corni Bruciati (punta settentrionale, m. 3097, e punta centrale, m. 3114). A destra del monte Disgrazia si cede la testata della Valmalenco, sulla quale si distinguono i pizzi Roseg, Scerscen Bernina, Argient, Zupò e Palù. Alla loro destra si vedono anche pizzo Scalino, punta Painale e vetta di Ron.


Il lago dei Piazzotti

Il percorso prosegue con la discesa in Val Pianella (o Valle di Trona) per la bocchetta di Val Pianella, alla quale ci si può portare ridiscendendo al rifugio Benigni e seguendo le indicazioni che ci indirizzano al sentiero 101 delle Orobie Occidentali (ed anche le indicazioni per il rifugio Grassi). Appena sotto il rifugio, traversiamo così verso sud-ovest, prendendo a destra. Ci affacciamo ad una valletta, superiamo una bocchetta ed in breve siamo alla bocchetta di Val Pianella.


Discesa dal versante sud della cima dei Piazzotti occidentale

È però assai più breve, in condizioni buone di visibilità e di terreno, scendere direttamente dalla cima dei Piazzotti occidentale alla bocchetta per il versante meridionale: si tratta infatti di un versante erboso non troppo ripido, sul quale serpeggia anche una traccia di sentiero, che ci porta ad intercettare il sentiero 101 appena prima della bocchetta di Val Pianella o bocchetta di Trona (m. 2224). Qui giunti, lasciamo alla nostra sinistra il sentiero 101, che sale ripido alla cima erbosa del monte Giarolo e, seguendo le indicazioni di un cartello che dà il lago di Trona ad un'ora e 10 minuti ed il lago Rotondo ad un'ora, ci affacciamo alla Val Pianella (o Valle di Trona) e cominciamo a scendere su una traccia (sentiero 148) che serpeggia fra minuti sfasciumi.


Bocchetta di Val Pianella o di Trona

Appena sotto la bocchetta siamo ad un bivio: l'indicazione per i laghi di Zancone e Trona su un sasso ci indirizza alla traccia di destra, mentre il sentierino di sinistra traversa a mezza costa, sotto la cresta del Giarolo portandosi sotto il ripiano che ospita il lago Rotondo. Se siamo a corto di tempo e di energie scendiamo diretti sulla traccia di destra, che dopo un tratto si affaccia ad un largo dosso di rododendri, proseguendo nella discesa sul lato destro della valle. Alzando la testa, alla nostra destra, distinguiamo bene la croce della cima dei Piazzotti occidentale. Davanti a noi, invece, sempre sul lato destro della valle spicca l'affilato e regolare profilo del pizzo di Tronella (m. 2311). Ci portiamo verso il centro della valle, in vista di un ripiano (che probabilmente le dà il nome) occupato da ciclopici massi. Su uno di questi, ma anche su un cartello, vediamo, ad una quota di circa 2000 metri, la segnalazione del sentiero che prende a sinistra e sale al lago Rotondo. Si tratta anche del sentiero che sfruttiamo nella discesa se decidiamo di optare per un giro più largo, che vale la pena di affrontare: la visita al lago Rotondo.


Val Pianella o valle di Trona

Torniamo dunque al bivio appena sotto la bocchetta di Val Pianella e prendiamo a sinistra. Il sentiero, segnalato, taglia un versante dove poche strisce di pascolo si alternando a lastroni e spuntoni di roccia, proponendo anche un passaggio che richiede un elementare arrampicata su uno sperone esposto. Al termine della traversata il sentierino intercetta quello che dal fondovalle sale al lago Rotondo (m. 2256): lo seguiamo salendo verso sinistra (ovest) ed in breve ci affacciamo al ripiano che ospita questo singolarissimo lago, adagiato quasi ai piedi della cupa ogiva del pizzo di Trona.


La salita alla bocchetta Paradiso

Un lago cupo e misterioso, che deriva il suo nome dalla forma tondeggiante e che non offre al vicino pizzo uno specchio nel quale riflettersi. Il sentierino che abbiamo seguito prosegue nell'aspra salita alla bocchetta Paradiso (m. 2450), appena a nord del panoramico pizzo omonimo, chiamata anche bocchetta degli Undici, che si affaccia alla contigua valle dell'Inferno. Noi invece ridiscendiamo al fondo della valle di Trona seguendo il sentierino segnalato (segnavia rosso-bianco-rossi con numerazione 8), verso est. Dopo il primo tratto di ripida discesa, approdiamo ad un ripiano occupato da alcuni grandi massi. Ad est si mostra l'intero fianco orientale della Valle di Trona, dove si distinguono, da sinistra, il pizzo di Tronella, l'uncinato torrione della Mezzaluna, il pizzo ed il dente della Mezzaluna e la larga piramide della cima dei Piazzotti occidentale.


Lago Rotondo

Oltre il pianoro, il sentierino si rituffa nella ripida discesa, passando a sinistra di enormi blocchi. Quasi al termine della discesa, passiamo vicino ad un rudimentale ricovero di pastori, una spelonca sotto un grande masso con un piccolo muretto a secco, struttura che mostra nel modo più eloquente quanto fossero dure le condizioni dei pastori che un tempo accompagnavano qui le greggi e qualche capo bovino. Del resto questa valle non sembra per nulla fatta per l'alpeggio: a quote nelle quali in genere abbondano i pascoli, qui non c'è che un deserto di pietre, di tutte le dimensioni, con poche oasi verdi. Un paesaggio lunare, estraniante, quasi unico.


Discesa dal lago Rotondo

La discesa termina al bivio sopra menzionato, dove i cartelli del sentiero 148 danno la bocchetta di Val Pianella (direzione a destra) a 50 minuti, il lago di Trona (a sinistra) a 30 minuti. Scendiamo dunque verso l'ultimo ripiano della valle, che ospita il lago Zancone ed il lago di Trona. Il sentiero resta però a destra della colata di massi che occupa il centro della valle, massi talvolta singolarmente squadrati (uno, in particolare, ha una forma cubica), ma resta alto, a mezza costa, sopra il lago Zancone. Possiamo però prestare attenzione ad una deviazione a sinistra: una debole traccia si districa fra i massi e conduce alla riva meridionale del lago, passando poi alla sua destra. Questa seconda possibilità ci permette di vedere da vicino questa perla che non ha nulla da invidiare agli altri laghi del comprensorio.


Il lago Zancone

Lasciato alle spalle il lago, giungiamo in vista della riva meridionale del lago di Trona, chiuso da uno sbarramento idroelettrico. Poco più avanti dobbiamo prestare attenzione ad un bivio, al quale lasciamo la traccia che prosegue diritta seguendone la riva orientale, e prendere a destra, salendo su debole traccia fino ad intercettiae il sentierino già menzionato che traversa a mezza costa. Lasciamo così alle nostre spalle un curiosissimo enorme panettone roccioso. Sempre guardando in direzione dell'imbocco della Valle di Trona distinguiamo, alta sul lato destro, l'ormai familiare ogiva del pizzo di Trona (è, questa, una montagna coerente: da qualunque lato la si guardi, mostra il medesimo profilo), cui fa da corredo, alla sua sinistra, una curiosissima formazione rocciosa, chiamata cresta di San Stanislao.


Cresta di San Stanislao e pizzo di Trona

Il sentiero si allontana dalla valle e, dopo un ultimo traverso fra i detriti scaricati dai versanti del pizzo di Tronella, intercetta il più marcato sentiero che conduce alla diga di Trona. Alla nostra sinistra il sentiero scende verso il camminamento della diga, ma noi andiamo a destra, seguendo le indicazioni per la valle di Tronella (data a 30 minuti) ed il sentiero 148 per Pescegallo. Il sentiero, con fondo regolare e riposante, procede verso nord-est, nella gentile cornice di radi larici. Davanti a noi il gruppo del Masino ed il monte Disgrazia si mostrano una volta di più al nostro sguardo. Raggiungiamo così la radura con una baita solitaria, una pozza ed un tavolino in legno, a 1853 metri.


Torrione della Mezzaluna

Qui il sentiero gira a destra e prosegue traversando verso sud. Rivediamo la Val Tronella, ed alla sua sinistra le cime di Ponteranica che coronano la Valle di Pescegallo. Diritto davanti al nostro naso il misterioso uncino del torrione di Mezzaluna, che sembra il nume tutelare di questo comprensorio. Ignoriamo due deviazioni, per il torrione e per la Val Tronella, ed iniziamo una ripida discesa verso est. Il sentiero piega a sinistra e, con pochi tornanti, perde rapidamente quota, raggiungendo un ripiano di pascoli. Qui dobbiamo seguire i segnavia, perché la traccia si fa incerta. Pieghiamo a sinistra, superiamo un muretto a secco, poi pieghiamo a destra e scendiamo a guadare il torrente della Val Tronella. Rientrati nel bosco, in breve ci portiamo alla baita del Dossetto, dove, all'andata, abbiamo lasciato il sentiero da Pescegallo per salire in Val Tronella. Ora proseguiamo diritti e, dopo un'ultima ripida discesa nel bosco, usciamo dal bosco in vista degli impianti di risalita e dell'automobile.


Pizzo di Tronella

PASSI E PENSIERI DI IVAN FASSIN

Il 28 giugno del 2015 è scomparso Ivan Fassin, grande uomo di cultura che ha vissuto la passione per la montagna e quella per il pensiero e le scienze umane come dimensioni profondamente legate. Nel suo volumetto “Il conglomerato del diavolo – Fantasticherie alpine” (Sondrio, L'officina del Libro, 1991) così racconta una sua escursione in questi luoghi:
Il sentiero sale ingannevole nel bosco di abeti e larici, solo a tratti erto, fino al pianoro della bassa val di Tronella, tutto piastre montonate, praticelli stentati, acque di risorgiva. Un calécc apparentemente ancora in uso testimonia forme di pastorizia quasi del tutto abbandonate. Ritroveremo più in alto altri ricoveri provvisori, segno di un tempo in cui non era un problema il disagio del pastore, e le mucche erano un tesoro da non abbandonare neanche un momento. Un'erta scarpata, solcata da un sentiero che vorrebbe essere a tornanti dolci, ma è solo un serpentello sassoso, porta all'alpe Trona vaga…


Il lago Zancone

Da qui innanzi c'è un tratto pianeggiante che si addentra nella valle di Trona, e dopo un passaggio in un bosco di larici soprattutto gradito nei ritorni assolati, sale in costa un po' irregolarmente, lasciando in basso i due laghi di Trona (artificializzato con diga) e Zancone (senz'altro più suggestivo, benchè ormai in un ambiente spoglio e rupestre). Si passa per i resti delle baracche e impianti già ricordati…


Il lago Zancone

Mentre udiamo una ingiustificata caduta di sassi dalle pendici del Pizzo Tronella che rotolano fin sul tratto di sentiero che abbiamo appena percorso, mi vien fatto di pensare che qui, in questa soglia malcerta tra “domestico” (si fa per dire) e selvatico, doveva essere situato il regno dell'uomo selvatico, tra pascoli magri abitati da qualche capra, grandi massi e ricoveri di fortuna… Forse anche poco fa era lui che, invisibile, difendeva il suo territorio, imitando la natura (poiché lui non sa, come noi, forzarla, ma solo ne sfrutta le tendenze e le potenzialità, tanto che si dice abbia insegnato agli umani con cui in passato venne in contatto alcune arti casearie e perfino minerarie, da bonaccione quale in fondo doveva essere).


Massi ciclopici in Valle di Trona

Raggiungiamo il fondo della vallata, la via riprende a salire forte, poi piega a destra verso il pianoro sospeso in cui s'annida il lago Rotondo, lasciando il più noto tracciato che porta alla Bocchetta di Val Pianella… In un deserto sassoso (altrove a questa quota su falcia l'erba) pascolano poche muccherelle, del tutto abbandonate, presso uno dei numerosi affioramenti d'acqua (che per il resto sembra scorrere in gran parte in profondità). Prima di affrontare due erte balze, solcate da un sentiero ripido e sassoso ci fermiamo ad esaminare una piccola stazione d'alpeggio (non so come altrimenti chiamare questa che non è un'alpe, ma un insieme di due ricoveri – provvisori, più che temporanei – in grotta, sotto questi giganteschi massi addossati, con pochi interventi umani, tracce di muretto a secco, in un angolo un asse per servire da panca – strano che nessuno l'abbia ancora bruciato -), ovviamente innominata sulle carte, anzi neanche rappresentata. Nè c'è (più) alcun pastore cui chiedere informazioni… La roccia conglomeratica si erode in forme singolari, come fosse cariata o come un torrone che perda le nocciole. Cascano fuori i ciottoli già cementati nella sedimentazione di ere lontane, e si avviano forse ad altre cementazioni. In pochi altri siti si toccano con mano, come qui, l'indefesso lavoro che affatica anche la natura inanimata…


Il lago Rotondo

Quando giungiamo al lago, capisco di essere arrivato alla meta… Giù il lago è un “luogo naturale” per così dire “completo”, un po' come una vetta. Se la vetta è un vertex, un axis mundi,… il lago è sicuramente il complementare vortex, voragine e vertigine, spirale che trascina verso il basso. In pochi luoghi che io conosca questo è chiaro come qui, ai piedi del pur modesto pizzo di Trona, che si leva regolare ritlettendo le sue rossastre bastionate di roccia in questo cupo laghetto, tondo e concluso, come un occhio della Terra o forse come un imbocco di misteriose vie sotterranee (ha la regolarità dei laghi d'origine vulcanica, e la stessa opacità profonda dell'acqua). Mi pare di cogliere il senso di tante “fantasie di gorgo” (la mano che si sporge dall'acqua e trascina giù l'incauto pescatore o il fanciullo ignaro, le fate dell'acqua, le sirene di tutti i tempi, il popolo verdastro dei subacquei, col suo mondo completo simile al nostro; il cunicolo – il cammino – che collega le acque ad altre acque) e insieme mi meraviglio, di una più naturale ammirazione, per un lago rotondo che sta al centro (pressapoco) di un comprensorio rotondo, una gigantesca iterazione, il ribaltamento di un simbolismo che mi affascina anche se non riesco bene a comprenderlo…


Ricovero di pastori in Valle di Trona

Nel medesimo volume così racconta una sua escursione in questi luoghi (salita da Pescegallo, per il passo di Salmurano, all'altipiano dei Piazzotti ed alla cime dei Piazzotti occidentale, discesa alla boccehtta di Val Pianella e traversata alla bocchetta d'Inferno per il sentiero 101, discesa alla bocchetta di Varrone e traversata alla bocchetta di Trona, discesa al lago di Trona ed all'imbocco della Val Pianella o Val di Trona):


Rifugio Benigni

Sbuchiamo sul dosso delle Foppe di Pescegallo… Traversata in fondo la valle risaliremo per per il più diretto sentiero… sotto il costone della cima orientale di Piazzotti, all'aereo passo di Salmurano. Intanto già da un po' andavamo guardando i primi contrafforti del regno del conglomerato, vale a dire la costiera turrita dei Denti della Vecchia, illuminata dai primi raggi del sole, rosa.violacea come piccole dolomiti locali. Al passo, come accade, si presenta una situazione geografica del tutto diversa da quella immaginata: una fossa profonda, rotondeggiante, ancora in ombra, costituisce la testata della Val Salmurano… Ora il sentiero si sviluppa per un tratto pianeggiante o in leggera discesa, tagliando in costa i ripidi pendii erbosi sotto gli erti colonnati di conglomerato rossiccio che fanno da sostegno, su questo lato, alla Cima Piazzotti (est). La via poi si inerpica entro un singolare canale sassoso, in cui prosperano certi fiori gialli.. A quanto pare l'incertezza dei crinali e dei deflussi va fatta risalire almeno all'era glaciale, quando il ghiacciaietto sospeso sull'altopiano Piazzotti, intanto che scavava la piccola fossa in cui oggi si annida il lago, riversava le sue lingue sia verso la Val Tronella che su questo lato.


Laghetto superiore dei Piazzotti

Ci avviamo sul pendio tutto solcato da vallette che, sviluppandosi per qualche centinaio di metri (e cento in altitudine) porta alla cima Piazzotti occidentale. Saliamo ancora verso la croce, preceduti da un silenzioso giovane che punta a quella meta come un pellegrino frettoloso; dall'altra parte della valle, tra nebbie dense e grigiastre, un gregge sta abbarbicato in posizione impossibile sul torrione di Giacomo: belano e invocano forse sale o acqua, che scarseggia. Da queste parti sembrano comunicare più gli animali che gli uomini… Dalla vetta gettiamo uno sguardo nel grigiore opaco della valle di Trona, e una occhiata nostalgica al torrione della Mezzaluna, che appare come un miraggio, ancora illuminato dal sole, in un solco della cresta; poi ci affrettiamo a scendere, nella convinzione che il tempo precipiti.


Il sentiero 101 sotto la cima dei Piazzotti occidentale

Non però per ritornare al rifugetto Benigni esposto a tutti i venti sul piccolo altopiano là in fondo, né divallando su Trona lungo una enorme ganda che riempie un vasto canale, bensì calando cauti sulla bocchetta di val Pianella, tra l'erba scivolosa, su una traccia sommaria, ma distinta… Proseguiamo… su un bel percorso che va verso il rifugio Grassi, correndo in quota sul versante meridionale del gruppo. Ma ovviamente vediamo poco più che il sentiero, intuiamo un “sopra” tetro e incombente, un “sotto” che fugge via: il cammino esige qualche attenzione, correndo alto su pendii erbosi ripidi, e più di rado traversando scogli e crestoni rocciosi… In questa tetraggine avanziamo molto rapidamente, apprezzando però l'intelligenza del tracciato, e la sua “esposizione” (ce ne aveva resi avvertiti la pallidezza di un ragazzo che col padre lo percorreva in senso opposto al nostro, e che avevamo incontrato all'inizio sul dosso di Giarolo), finché approdiamo a un piccolo circo invaso da enormi massi e, dopo lo scavalcamento di un ennesimo crestone, ci infiliamo nel rettilineo vallone d'Inferno (bergamasco). A sinistra la Sfinge è invisibile nella nebbia…


Lago Zancone e Val Pianella (o Valle di Trona)

Così, dopo la bocchetta d'Inferno… andiamo di corsa su un sentierino che fa lievi saliscendi su canali e pascoli ripidi che scivolano verso il lago, alla bocchetta di Varrone, più un largo spiazzo che un passo, quasi uno svaso da cui l'antico ghiacciaio prendeva la via della Val Varrone. Anche noi ci affacciamo a guardare la testata di quella valle, il rifugetto FALK che sembra oggi deserto… Dall'altra parte di questa dorsale che fa da testata alla Val Varrone, sopra l'altro passo (Bocchetta di Trona) un piccolo bunker d'alta quota, resto forse di trinceramenti militari, poi chiesetta e poggi ridotto a rudere, porta ancora il nome, un po' incredibile, di Casa Pio XI. Nello squallore dell'interno (umido antro gelido), ancora una lapide ricorda la tragica vicenda di un giovane caduto sul Pizzo di Trona…


Bocchetta di Val Pianella (o di Val di Trona)

Dopo un altro tratto di costa, scendiamo cautamente alla diga e la traversiamo, un po' sorpresi di non trovare perentori divieti né arcigni custodi. Scivoliamo rapidamente giù per le pendici franose sotto i dentini di Trona, lungo una traccia non certo migliorata dalle discariche dei lavori, fino a una baita isolata su un dosso. Da lì, piegando verso la val Trona, aggiriamo verso monte il lago e andiamo a sostare… presso le casupole dell'alpe sotto il lago Zancone… Sul pianoro irregolare alcuni enormi massi erratici collocati in equilibrio precario sembrano minacciare la valle sottostante e il lago, verdeggiante in un raggio di sole. In fondo alla valle, grandi massi ora spaccati si devono essere scontrate scendendo da differenti postazioni, come fossero state fatte rovinare da un popolo di giganti in una contesa intestina…


Pizzo di Tronella

Mentre sosto trasognato e un po' incerto, un violento scampanio di rochi “zampugn” e urla scomposte di umani sull'altro versante della valle mi richiamano a una scena d'altri tempi. Una lunga fila di capre, seguire da un pastore vociante, si snoda controluce lungo un sentiero di mezzacosta, un sentiero apposito, una via di penetrazione in questo regno della pietra, diretta a chissà quale meta che non si indovina prossima. Questa immagine fa da contrappeso alla turba di turisti sparpagliati in cima al lago che, appostati da ore di attesa del sole che scarseggia, non la smettono di lanciare urla sguaiate.


Val Pianella (o Valle di Trona)

Nello scarto fra i due suoni si insinua una riflessione su quale doveva essere la vita quassù un tempo, nella pur breve stagione del pascolo. Luoghi, temo, non troppo amati, per la loro asprezza, la solitudine, la distanza dal fondovalle. Impossibile attribuire ai coloni una disinteressata contemplazione della selvaggia natura, presi com'erano dalla cruda necessità. Alla base di storie e leggende, che vi saranno state di certo, come sembrano attestare anche i sinistri toponimi, non la gioia del fantasticare, ma solo forse i terrori infantili e la noia dell'adulto nelle ore della sorveglianza al pascolo, e poi il tenace ricordare delle donne e l'ironica verbosità degli anziani.


Val Pianella (o Val di Trona)

Non credo vi fosse né più felicità (che talora si associa all'incoscienza) né più costanza, memoria continuità. Forse si partiva per l'alpe come poi per il lavoro nella Bassa o diretti in Merica: per tornare cioè muti, più allucinati dalla fatica e dall'isolamento…. Mi semra che che non sappiamo quasi nulla di ciò che veramente fu, di ciò che passò per le teste dei nostri antenati. E così è come se ci mancasse una chiave per intendere il vero spirito dei luoghi.


Lago di Trona

CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE-MAP (FAIR USE)

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