Camminando fra gli alpeggi dell'alta Val Gerola
Panorama della Val Tronella (clicca qui per aprire)
Punti di partenza ed
arrivo
|
Tempo necessario
|
Dislivello in
altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti
esperti)
|
Pescegallo-Sentiero
per Trona-Val Tronella-Conca di Salmurano-Pescegallo
|
3 h
|
480
|
E
|
SINTESI. Alla
prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed
alla successiva ancora a destra; dopo un ponte
imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo
a Gerola Alta e proseguiamo fino
al termine della strada, a Pescegallo
(m. 1450). Parcheggiamo qui ed incamminiamoci sul
sentiero che si trova ad ovest degli impianti di
risalita (indicazioni per l'anello dei laghi). Il
sentiero entra subito in una pineta, sale e
raggiunge presso una baita isolata la deviazione a
sinistra per la Val Tronella. La ignoriamo e proseguiamo
uscendo dal bosco. Superato il torrente Tronella
cominciamo a salire con ripidi tornanti un
ampio dosso che costituisce il fianco orientale
del Pizzo del Mezzodì. Intorno
a quota 1800 (bivio), lasciamo il sentiero che va a
destra e prendiamo a sinistra (indicazioni
GVO), per la Val Tronella.
Dopo una discesa abbastanza ripida, con qualche
tornantino, ricominciamo a salire, superando anche
un torrentello ed un curioso corridoio nella roccia,
raggiungendo un pianoro acquitrinoso ed il bacino
della sorgente Tronella (m. 1808).
Ignoriamo il sentiero che scende sulla sinistra
(direzione nord), e restiamo sulla Gran Via delle
Orobie, procedendo verso nord-est. I segnavia ci
guidano nella traversata che taglia il versante
settentrionale della Rocca di Pescegallo, fra
macereti, corpi franosi e macchie di larici. Il
sentiero sale gradualmente, piega gradualmente a
sinistra, affacciandoci all'ampia conca di Salmurano
e, in leggera discesa, procede verso sud-est,
uscendo all'aperto ed intercettando la pista
Pescegallo-Salmurano che, percorsa in discesa,
riporta a Pescegallo.
|
Apri qui una fotomappa dell'alta
Val Gerola orientale
Fra le molteplici
possibilità escursionistiche che hanno come base
Pescegallo questa escursione ad anello fra Val Tronella e
Valle di Salmurano non è fra le più note, ma è sicuramente
fra le più godibili e rilassanti.
Alla prima rotonda
all'ingresso di Morbegno (per chi
proviene da Milano) prendamo a destra ed alla
successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo
la provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola
Alta e proseguiamo fino al termine della
strada, a Pescegallo (m. 1450);
proseguiamo poi per altri 6 km, fino a Pescegallo
("péscégàl", m. 1454). Era, questo, il regno
dell’abete e del gallo cedrone (rispettivamente, pesc e
gal). Niente pesci, dunque. Ma ormai il nome è questo.
Ed ormai questo è il regno di un
turismo affezionato, legato un po’ allo sci, un po’ alle
belle passeggiate estive.
Lasciamo qui l’automobile, lasciamo alle spalle
l’edificio dal quale parte l’impianto di risalita, per
imboccare una stradina che scende, verso nord-ovest, ad
una baita, lasciandolo però subito per un sentiero che
se ne stacca sulla destra. Troviamo qui il primo
cartello, che dà il rifugio Benigni a 2 ore e 15 minuti,
il lago di Trona ad un’ora e 40 minuti, il lago
Rotondo ("làch Redont") a 3 ore. Il
bosco si immerge subito in uno splendido bosco di
conifere, nel cui cuore incontriamo un primo pannello
illustrativo, che ci parla di abeti bianci, abeti rossi
e larici, i silenziosi testimoni del sonno del mostro, e
dei piccoli uccelli che li abitano.
Poi, alla baita del Dossetto (m. 1600;
"trunelìna" o, per i pastori bergamaschi che vi
alpeggiavano, "trunèla dal böc' "), due nuovi cartelli:
il primo segnala una deviazione, sulla sinistra, che
sale al rifugio Benigni per la Val Tronella ("val dal
böc' de Trunèla"), ed il secondo che dà il lago di Trona
("lach de trùna") ad un’ora e 10 minuti. Attraversiamo,
poi, una splendida radura: guardando alla nostra destra,
godiamo di un ampio scorcio della Val Gerola, mentre
sulla sinistra, in direzione sud-ovest, ecco il
Torrione, l’uncino che spicca per il suo profilo
singolare sulla costiera occidentale della Val
Tronella.
Poi, oltrepassiamo un nuovo pannello illustrativo e superiamo un torrentello, prima di incontrare un terzo pannello, che parla dei calec’, i baitelli senza il tetto che servivano come ricovero per i pastori, e degli insetti e delle piante che li circondano. Superato un secondo torrentello, guadagniamo un versante di prati che il sentiero risale, ripido, con diversi tornanti, snodandosi fra i primi radi larici. Guadagniamo, così, circa 200 metri e troviamo, a quota 1800, un nuovo cartello, in corrispondenza di un sentiero che si stacca, scendendo sulla sinistra, da quello principale: abbiamo intercettato la Gran Via delle Orobie, che scende in Val Tronella, prosegue fino al rifugio Salmurano ed al lago di Pescegallo ("làch de péscégàl", 1 ora e 10 minuti), sale al passo di Verrobbio (“buchéta de Bumìgn”, denominata, sul versante bergamasco, “pàs de Véròbi”; 1 ora e 50 minuti) e raggiunge il passo di San Marco (2 ore e 50 minuti). Proseguendo, invece, sul sentiero principale, cioè verso destra, possiamo raggiungere i laghi di Trona e Zancone ("lach de trùna" e "làch sancùn", 30 e 50 minuti), ed il nascosto e bellissimo lago Rotondo ("làch Redont", 1 ora e 50 minuti). Nessuna menzione di un sentiero che porti al Torrione.
Apri qui una panoramica della Val
Tronella
Lasciamo, ora, il sentiero che prosegue
per il Pich ed il lago di Trona prendendo a sinistra e
seguendo la Gran Via delle Orobie.
Dopo una discesa abbastanza ripida, con qualche
tornantino, ricominciamo a salire, superando anche un
torrentello ed
un curioso corridoio nella roccia. Ed ecco, ad un
pianoro acquitrinoso, un nuovo pannello, che racconta
degli ambienti umidi e dei loro abitatori. Poi, a breve
distanza, ancora un pannello, che illustra la
conformazione geo-morfologica della Val Tronella, con il
suo circo glaciale, e degli ungulati che possiamo
scorgere sui dirupi più scoscesi delle formazioni
rocciose.
Ma ciò che più ci colpisce è quella serie frastagliata
di punte che sta davanti ai nostri occhi, sulla costiera
orientale della valle. Si tratta delle cinque punte
della Rocca di Pescegallo ("filùn de la ròca"), dette
anche Denti della Vecchia ("dénc de la végia", m. 2125).
Ma non si tratta di denti, noi lo sappiamo, sono gli
artigli del mostro, protesi al cielo e così fissati
nell’atto della morte. La valle, con la sua ampia fascia
di rocce striate ed arrotondate, è insieme il suo cuore
ed il suo ventre. Altro ci dice, invece, la scienza. La
geologia ci racconta che la testata della Val Gerola fa
parte dell’anticrinale orobica, con un nucleo di duro
gneiss rivestito di più friabili rocce sedimentarie,
facilmente modellabili da vento ed acqua, ne hanno
cavato torrioni, guglie e pizzi, un frammento di
Dolomiti perso in una landa troppo occidentale. Guglie e
pizzi come il Pizzo della Mezzaluna (m. 2373: lo
possiamo vedere,
a sinistra del Torrione della Mezzaluna, sulla parte
occidentale della testata della valle) ed il
caratteristico Dente della Mezzaluna, alla sua sinistra:
nell'insieme, semplicemente "li mezzalüni".
Ma queste spiegazioni geologiche sono troppo
aride. Non danno conto della vita di questa valle, che
scorre nelle sue caverne segrete, e che si manifesta,
improvvisa, proprio davanti a noi: ecco, infatti, una
sorgente impetuosa ("böc' de trunelìna"), le cui acque
sono raccolte in un piccolo invaso (m. 1808). Presso
l’invaso, un cartello ci informa che scendendo verso
sinistra si raggiunge, dopo 40 minuti, Pescegallo,
mentre prendendo a destra si sale verso il rifugio
Benigni, dato ad 1 ora e 10 minuti (questo
sentiero risale, nella parte terminale, un canalino
aspro ed esposto, per cui richiede grande cautela).
Per tornare a Pescegallo
possiamo procedere per via breve seguendo il sentiero
che scende sulla sinistra (direzione nord), fra radure e
roccette, fino ad intercettare il sentiero seguito
all'andata, alla baita del Dossetto: prendendo a destra,
dopo il tratto in pecceta, siamo di nuovo agli impianti
di risalita di Pescegallo. Vale però la pena allungare
l'escursione lasciando alla nostra sinistra questo
sentiero e restando sulla Gran Via delle Orobie, cioè
procedendo verso nord-est.
I segnavia ci guidano nella traversata che taglia il versante settentrionale della Rocca di Pescegallo, fra macereti, corpi franosi e macchie di larici. Il sentiero sale gradualmente, piega gradualmente a sinistra, affacciandoci all'ampia conca di Salmurano e, in leggera discesa, procede verso sud-est, uscendo all'aperto ed intercettando la pista Pescegallo-Salmurano che, percorsa in discesa, riporta a Pescegallo.
La conca di Salmurano
CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE-MAP (FAIR USE)
|
|
|
Copyright © 2003 - 2023 Massimo Dei Cas
La riproduzione della pagina o di sue parti è
consentita previa indicazione della fonte e dell'autore
(Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)
Escursioni e camminate (consigli ed
indicazioni; I miei canali su YouTube:
paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica)
|
|||||||
Storia, tradizioni e leggende
|
|||||||
Immagini, suoni e
parole
|
|||||||
Copyright © 2003 - 2023 Massimo
Dei Cas Designed by David Kohout