A cavallo fra Val Bomino ed alta Valle del Bitto di Albaredo
Apri qui una fotomappa dell'alta Val Gerola orientale
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Nasoncio-Alpe Dosso Cavallo |
3 h |
780 |
E |
Nasoncio-Alpe Dosso Cavallo-Bocchetta e baita di Aguc-Alpe Vesenda alta |
4 h |
850 |
EE |
Nasoncio-Alpe Dosso Cavallo-Bocchetta e baita di Aguc-Pizzo Dosso Cavallo |
4 h |
850 |
EE |
SINTESI. Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo verso Gerola Alta. Superata Pedesina, appena prima dell'ingresso a Gerola prendiamo a sinistra e su stradina ci portiamo a Nasoncio (m. 1080), dove parcheggiamo. Proseguiamo a piedi sulla strada che diventa una carrozzabile sterrata la quale taglia, per un lungo tratto, il versante orientale dell’ampio dosso che scende dal monte Motta, portando ad un bivio. Qui lasciamo la pista principale e scendiamo sulla sinistra, al ponte sul torrente di Bomino. Proseguiamo sul lato opposto ignorando una prima deviazione a destra (sentiero) e portandoci ad una seconda segnalata da tre cartelli: qui lasciamo la pista e saliamo sul sentiero che parte alla nostra destra (indicazioni per l'alpe Cavallo), su marcato sentiero in pecceta. Superata la baita solitaria (radura a quota 1352), veniamo intercettati da un sentiero che sale da destra. La salita termina alla parte bassa dell'alpe Dosso Cavallo (m. 1606). Passiamo a sinistra delle baite ed ignoriamo un primos entiero che prende a sinistra, verso il limite del bosco. Il sentiero da imboccare è più in alto: stiamo
sulla parte sinistra dei prati e saliamo per un pezzo, fino ad un sasso sul quale è
tracciato un doppio segnavia rosso-bianco-rosso. Seguiamo il sentiero che
taglia a sinistra, per poi volgere a destra e raggiungere, dopo pochi
tornanti in una macchia di larici, il limite inferiore dell’alpe Dosso Cavallo alta. Di qui ci portiamo alle baite dell’alpe, poste quasi sul limite superiore dei prati, a 1865 metri. il sentiero che si stacca dall’alpe, sempre sulla sinistra, appena
sopra le baite, e traversa la parte alta della Valburga, fino alla bocchetta di Agucc (m. 1890), poco sotto la quale, sul versante
della valle del Bitto, si trova la solitaria baita di Aguc (m. 1876). Possiamo prolungare l'escursione puntando ad una duplice meta. Se vogliamo visitare l'alpe Vesenda Alta, seguiamo il cartello che dà Vesenda Alta a 45 minuti ed imbocchiamo il sentiero che parte dal versante opposto della conca rispetto
a quello su cui è posta la baita e punta verso sud-est, salendo
fino a quota 1940 per aggirare un dosso, per poi ridiscendere a quota
1960 e superare una vallecola, oltre la quale siamo alla parte superiore
dei prati della splendida alpe di Vesenda alta, dove troviamo una baita
solitaria (m. 1851). Se invece vogliamo salire al pizzo Dosso Cavallo, scendiamo dalla bocchetta verso destra, alla vicina baita Aguc e, ignorando tutte le indicazioni dei cartelli, procediamo ancora a destra, verso sud, puntando, cioè, ad un largo e ripido corridoio di radi larici e macereti. Una traccia di sentiero porta al suo attacco, poi si perde. Saliamo a vista, stando più o meno al centro e proseguendo un po' faticosamente a zigzag, fino alla cupola erbosa del pizzo Cavallo (m. 2066). |
Fra i numerosi alpeggi della Val Gerola l'alpe Dosso Cavallo (che ricade nel territorio del comune di Bema) è forse il meno noto. Ma non il meno bello. Soprattutto in autunno una camminata alla sua scoperta può rappresentare un'esperienza molto suggestiva.
Vediamola più da vicino. Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo verso Gerola Alta. Poco prima
di Gerola Alta, e precisamente all’altezza di Valle. La strada
per Nasoncio supera il torrente Bitto su un ponte, taglia il fianco
nord-occidentale del lungo dosso che scende dal monte Motta e raggiunge
le case di Nasoncio. Lasciamo qui l’automobile ed iniziamo, da
una quota di 1080 metri, la traversata, salendo lungo la strada, che
da asfaltata si fa sterrata, e diventa una pista che taglia il fianco
nord-orientale del dosso del monte Motta.
Raggiungiamo, così, un bivio, segnalato da tre cartelli: proseguendo
sulla pista ci si inoltra in val Bomino e si può salire al passo
di Verrobbio, dato a 2 ore e mezza di cammino, mentre scendendo, sulla
sinistra, ad un ponte sul torrente Bomino si prosegue per l’alpe
Dosso Cavallo, data ad un’ora e 5 minuti, e la baita Aguc, data
a 2 ore. È questo l’itinerario che dobbiamo seguire.
Sentiero per l'alpe Cavallo
Superato, su un ponte di legno, il torrente Bomino (che segna anche
il confine fra i comuni di Gerola e di Bema, per cui passiamo nel territorio
di quest’ultimo comune) proseguiamo su una pista più stretta,
incontrando subito, sulla destra, un sentierino che se ne stacca salendo
nel bosco: potremmo sfruttarlo, perché porta all’alpe Dosso
Cavallo, ma è preferibile proseguire ed imboccare un secondo sentiero, che si stacca sulla destra
dalla pista più avanti, in corrispondenza di altri tre cartelli,
ad una quota di 1290 metri. Da essi possiamo evincere che proseguendo
sulla pista (che però più avanti si fa sentiero) si raggiungono,
dopo un’ora e 30 minuti, le baite Taida, dopo due ore e 20 minuti
S. Rocco e quindi Bema (è, questo, l’itinerario per il
quale si può compiere, dunque, una bella traversata da Gerola
a Bema, posta proprio al centro, sul dosso omonimo, delle valli del
Bitto); imboccando, invece, il sentiero ci portiamo, in quaranta minuti,
all’alpe Dosso Cavallo e, dopo un’ora e mezza, alla baita
Agucc.
Saliamo, quindi, lungo il sentiero (segnalato da segnavia bianco-rossi
e rosso-bianco-rossi), in una cornice davvero stupendo: il sentiero,
infatti, è circondato da una pineta fantastica, tanto fitta,
in alcuni punti, da offrire l’impressione di un bosco magico,
suscitando il desiderio di inoltrarsi per vedere quale mai riposto arcano
celi in sé. In passato però la cosa veniva vista con occhi più prosaici, e da questi boschi veniva ricavato carbone di legna.
Alpe Cavallo inferiore
Dopo un primo tratto di salita, in direzione nord, sbuchiamo in una piccola radura, dove si trova una baita solitaria, quotata m. 1352, Rientriamo subito nel bosco, per proseguire la salita su una bella mulattiera, in direzione sud-est, fino ad intercettare, a quota 1435, un sentiero che proviene da destra (si tratta del sentiero già menzionato, che si stacca dalla pista subito dopo il ponte di Bomino).
Alpe Cavallo inferiore
Manca poco all’alpe: dopo un ultimo tratto con fondo davvero bello, sbuchiamo ai suoi prati inferiori. L’alpe è ancora caricata, d’estate, e questo attenua il forte senso di solitudine suscitato da questi luoghi. All’alpe Dosso Cavallo troviamo due baite, quotate 1606 metri, ed una grande vasca in cemento per la raccolta dell'acqua. Dobbiamo, ora, portarci all’alpe alta, separata, da quella bassa, da una fascia occupata da una macchia e da roccette. Per farlo, non dobbiamo, però, commettere l’errore di imboccare il sentierino che parte, poco sopra la baita di sinistra, e si inoltre nel bosco, sul limite sinistro dei prati. Un segnavia isolato, infatti, può indurre questo errore. Il sentiero finisce per perdersi nel cuore nella fitta macchia della Valburga (nome inquietante e quanto mai appropriato per questi luoghi cupi ed ombrosi: la notte di Santa Valburga, secondo le credenze dei secoli passati, era una delle notti nelle quali si tenevano i più paurosi raduni delle streghe ed i sabba più oscuri).
Alpe Cavallo inferiore
Il sentiero da imboccare è più in alto: teniamoci, dunque,
sulla parte sinistra dei prati e saliamo per un pezzo. Lo troveremo,
così, facilmente, segnalato anche da un sasso sul quale è
tracciato un doppio segnavia rosso-bianco-rosso. Tale sentiero
taglia a sinistra, per poi volgere a destra e raggiungere, dopo pochi
tornanti in una macchia di larici, il limite inferiore dell’alpe alta.
Qui ci accoglie un calecc solitario; le baite dell’alpe sono più
in alto, quasi sul limite superiore dei prati, a 1865 metri. Su una
di queste baite si trova l’indicazione GV, con una freccia bidirezionale:
essa si riferisce al fatto che questo percorso costituisce una variante
bassa della Gran Via delle Orobie rispetto al percorso canonico che
passa per i passi del Forcellino e di Verrobbio e raggiunge il passo
di San Marco. L’alpe è dominata, sul punto culminante del
dosso, dal pizzo Dosso Cavallo (m. 2068). La sua parte più alta viene localmente denominata "Selvapiana".
Il panorama non è molto ampio, ma è interessante, soprattutto verso nord-ovest.
Sentiero per l'alpe Cavallo superiore
Interessante è anche la sua storia: a lungo diviso nelle due parti superiore ed inferiore, il Dòs Cavàl (alpeggio attestato per la prima volta in un documento del 1321) venne unificato dalla chiesa parrocchiale di Gerola, che la possedette fra il Seicento e l'Ottocento. Venne poi acquistata dalla famiglia Del Nero di Morbegno ed infine passò all'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (in seguito Ente Regionale, l'ERSAF).
Alpe Cavallo superiore
Possiamo poi prolungare l'escursione visitando l'alpeggio gemello che si trova sul versante opposto del lungo dosso di Bema, cioè l'alpe di Vesenda alta.
Per farlo dobbiamo trovare il sentiero
che porta alla bocchetta di Agucc, sul dosso che separa le valli del
Bitto. Un primo sentiero si stacca, poco sotto le baite, dal limite
sinistro dei prati; potremmo utilizzare anche questo, ma nell’ultimo
tratto finisce per perdersi, poco sotto la bocchetta. Meglio imboccare
il sentiero che si stacca dall’alpe, sempre sulla sinistra, appena
sopra le baite, e traversa la parte alta dell'ombrosa ed inquietante Valburga (Val Bürga).
Alla fine, eccoci alla bocchetta di Agucc (Buchèta de Agüc), poco sotto la quale, sul versante
della valle del Bitto, si trova la solitaria baita di Aguc (o Agucc,
Baita de Agüc, m. 1876 IGM, o 1857, stando a quanto riportato sulla baita stessa),
posta in una bella conca erbosa. Sulla baita troviamo una
curiosa indicazione, che dà Bema ad 11 chilometri. Si riferisce
al sentiero che percorre interamente il crinale del lungo dosso di Bema,
raggiunge il pizzo Berro e scende, infine, a Bema. Gustiamo interamente
la pace e la solitudine di questo luogo, prima di rimetterci in cammino.
Dalla baita possiamo proseguire l'escursione puntando a due differenti mete, l'alpe Vesenda alta o la cima del pizzo Dosso Cavallo.
Nel primo caso non seguiamo il sentiero del crinale, ma quello che porta all’alpe
di Vesenda Alta, che un cartello dà a 45 minuti, sentiero che parte sul versante opposto della conca rispetto
a quello su cui è posta la baita. Esso punta verso sud-est, salendo
fino a quota 1940 per aggirare un dosso, per poi ridiscendere a quota
1960 e superare una vallecola, oltre la quale siamo alla parte superiore
dei prati della splendida alpe di Vesenda alta (Vesénda òlta). È, questo, un
terrazzo panoramico splendido, sul quale è collocata una baita
solitaria (m. 1851).
Guardando verso nord, scorgiamo tutte le cime principali del gruppo
del Masino, vale a dire, da sinistra, i pizzi Badile e Cengalo, i pizzi
del Ferro, la cima di Zocca, la cima di Castello, la punta Rasica, i
pizzi Torrone, il monte Sissone, le cime di Chiareggio ed il monte Disgrazia.
Alla sua destra, scorgiamo anche le più importanti cime della
testata della Valmalenco, cioè i pizzi Roseg, Scerscen e Bernina,
la Cresta Güzza ed i pizzi Argient, Zupò e Palù.
Apri qui una panoramica su gruppo del Masino e Monte Disgrazia visti dal pizzo Dosso Cavallo
Più a destra, la lunga costiera che separa la valle del Bitto di Albaredo dalla bassa Valtellina e dalla Val Tartano, sul quale si distinguono il monte Lago, il monte Pedena ed il monte Azzarini, fra i quali si individua la larga sella del passo di Pedena.
I pizzi Torrone (Val Masino) visti dal pizzo Dosso Cavallo
Se invece vogliamo salire al pizzo Dosso Cavallo, scendiamo dalla bocchetta verso destra, alla vicina baita Aguc e, ignorando tutte le indiczioni dei cartelli, procediamo ancora a destra, verso sud, puntando, cioè, ad un largo e ripido corridoio di radi larici e macereti. Una traccia di sentiero porta al suo attacco, poi si perde. Saliamo a vista, stando più o meno al centro e proseguendo un po' faticosamente a zigzag, fino alla cupola erbosa del pizzo Dosso Cavallo (scima selvapiàna, m. 2066), da quale si gode di un panorama ancora più ampio rispetto a quello dell'alpe Vesenda Alta, soprattutto in direzione dell'alta Val Gerola e delle Orobie centro-orientali.
Il ritorno a Nasoncio avviene per la medesima via di salita.
Il pizzo Dosso Cavallo (al centro) e l'alpe Dosso Cavallo (a destra)
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