Nel cuore dello splendido altipiano dei Piazzotti
Apri qui una panoramica dalla cime dei Piazzotti
occidentale
DA PESCEGALLO AL RIFUGIO BENIGNI PER LA BOCCHETTA DI SALMURANO; LA CIMA DEI PIAZZOTTI OCCIDENTALE
Punti di partenza ed
arrivo
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Tempo necessario
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Dislivello in
altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti
esperti)
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Pescegallo-Bocchetta
di Salmurano-Rif. Benigni-Cima dei Piazzotti occ.
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4 h
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920
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E
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SINTESI. Alla
prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed
alla successiva ancora a destra; dopo un ponte
imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo
a Gerola Alta e proseguiamo fino
al termine della strada, a Pescegallo
(m. 1450). Parcheggiamo qui e ci incamminiamo sulla
pista che sale verso sud. Ad un bivio stiamo a
destra. La pista termina proprio davanti al rifugio
Salmurano (m. 1848). Dal
rifugio Salmurano (m. 1818),
seguendo un sentierino alle sue spalle, ci portiamo
verso destra, cioè il centro della conca, poi
leggermente verso sinistra (est) e saliamo al passo
di Salmurano (m. 2017), per poi volgere a
destra e seguire il sentiero che raggiunge il canalone
dei Piazzotti ("canalìgn di piazzòc'") e
lo risale serpegiando fra roccette bagnate
(attenzione; qualche semplice passo di arrampicata).
Seguendo i segnavia risaliamo un ripido versante
verso ovest, ad un bivio andiamo a destra
(segnalazione per il rif. Benigni), saliamo verso
nord e dopo pochi tornanti siamo all'altipiano dei
Piazzotti, dove si trovano il rifugio
Benigni (m. 2222) ed il lago
dei Piazzotti. Guardando
ad ovest vediamo la croce sulla cima dei
Piazzotti occidentale (m. 2349): la
raggiungiamo facilmente passando a sinistra del lago
dei Piazzotti, salendo su sentierino (segnavia) e
descrivendo un arco in senso orario (destra) che
segue il facile crinale.
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Il rifugio Benigni
L’itinerario
proposto, nella forma di un elegante anello che ha come base
Pescegallo e passa per il rifugio Benigni, rappresenta uno
dei modi più suggestivi per incontrare le bellezze della Val
Geròla, effettuando anche una facile ascensione alla cima
occidentale dei Piazzotti, a 2349 metri di quota.
Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla
successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la
provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola
Alta e all'uscita dal paese proseguiamo sulla
strada principale, che termina a Pescegallo,
dove parcheggiamo (m. 1471). Alle spalle del punto
di partenza degli impianti di risalita imbocchiamo una
strada sterrata, chiusa al traffico, che sale nella valle di
Pescegallo, cioè verso sud. Ad un bivio, proseguiamo sulla
destra, lasciando sulla nostra sinistra la pista che si
dirige al lago di Pescegallo. Saliamo ad oriente (sinistra)
della formazione rocciosa dei Denti della Vecchia, o Rocca
di Pescegallo, formazione costituita da cinque cime, la più
elevata delle quali tocca i 2125 metri. Si tratta di un
gruppo che ben riassume in sé le caratteristiche di queste
montagne, costituite da un nucleo di gneiss con
sovrapposizione di rocce sedimentarie costituite da
conglomerati. Queste cime sono state paragonate a quelle più
celebri delle Dolomiti, costituite, come sono, da un insieme
quasi gotico di guglie e pinnacoli affilati.
Il rifugio Benigni
Dopo alcuni tornanti raggiungiamo l’alpe Salmurano, dove si trova il rifugio Salmurano, a 1830 metri. Il rifugio sorge proprio nei pressi del punto d’arrivo degli impianti di risalita: da qui si può dominare buona parte della Val Gerola. Proseguiamo risalendo l’alpe, seguendo una traccia al centro o un sentierino che ne taglia il lato occidentale: in breve raggiungiamo, così, il passo di Salmurano, posto, a 2017 metri, sul lato sud-occidentale della conca terminale della valle di Pescegallo. Una Madonnina lo sorveglia, mentre sullo sfondo sono ben visibili le cime del gruppo Masino-Bregaglia. Sul lato opposto un comodo sentiero percorre verso ovest la conca terminale della valle Salmurano, che scende ad Ornica, in Valtorta. Il panorama sul versante orobico è, qui, piuttosto limitato: scorgiamo, sotto di noi, la Baita del Piano, a 1855 metri, mentre intuiamo, più che vedere, oltre la strozzatura dell’alta valle, lo scenario della valle Salmurano.
Apri qui una panoramica sul gruppo del Masino visto dall'altipiano dei Piazzotti
Il sentiero, dunque, prende a destra e, superato qualche passaggino un po’ esposto, punta ad un canalone detritico che è ben visibile già dal passo (canalone dei Piazzotti). Visto da qui, esso sembra inaccessibile, ma quando raggiungiamo il suo piede scopriamo che fra i grandi massi che lo occupano ci si può districare. Inizia, quindi, la salita, prestando attenzione ai segnavia ed alle rocce che possono essere bagnate. In cima al canalone, troviamo un piccolo pianoro ed un nuovo versante da risalire, prima di raggiungere l’ampia e splendida balconata che ospita il rifugio Benigni, a 2222 metri. D’estate troveremo, qui, diverse persone, quasi tutte salite dalla bergamasca, soprattutto da Ornica.
Apri qui una panoramica
dall'altipiano dei Piazzotti
Dal rifugio particolarmente felice è il colpo d’occhio sulle cime del gruppo Masino-Bregaglia, fra le quali si distingue, per la mole, il monte Disgrazia. Presso il rifugio, troviamo, poi, il lago dei Piazzotti, a 2224 metri, adagiato in una conca di arenaria e circondato a sud da rocce levigate, che nascondono fra le loro piege altri microlaghetti, ad est dalle cime del Valletto (m. 2371) e di Ponteranica (m. 2372) ed infine ad ovest dalla costiera che separa il piccolo altipiano dalla val Pianella.
Apri qui una foto-mappa del percorso dal passo di
Salmurano alla cima occidentale dei Piazzotti
Se, dal lago, guardiamo verso sud-ovest, cioè leggermente a
destra, individuiamo facilmente un’elevazione sormontata da
una croce metallica: si tratta della cima
occidentale dei Piazzotti (m. 2349), che possiamo
guadagnare facilmente salendo a vista, oppure seguendo una
traccia di sentiero che ne percorre il crinale di sinistra.
La cima si affaccia sulla val Pianella, che si apre
interamente al nostro sguardo, mostrando le sue due gemme, i
laghi Zancone e Trona (quest’ultimo generato da uno
sbarramento artificiale). Bellissimo è anche il colpo
d’occhio sull’inconfondibile cima conica del pizzo di Trona
(m. 2510). Se guardiamo con attenzione, potremo intravedere,
proprio sotto il pizzo, la conca che ospita il lago Rotondo
(m. 2256), di cui potremo anche vedere la superficie. Si
tratta della più bella fra le perle che la Val Gerola cela
nel suo seno.
Ma è a nord che si apre lo scenario più
splendido. Si vede di qui l'intero gruppo del Masino e
l'occhio esperto ne riconosce le cime più importanti.
Apri qui una panoramica sul gruppo
del Masino dall'altipiano dei Piazzotti
In particolare, partendo da sinistra distinguiamo l’affilata cima del monte Spluga o Cima del Calvo (m. 2967), posto all’incontro di Valle di Spluga, Val Ligoncio e Valle dei Ratti. Mentre la testata della Valle dell’Oro resta nascosta, vediamo buona parte di quella della Val Porcellizzo, partendo proprio dal pizzo Porcellizzo (il pèz, m. 3075), seguito dal passo Porcellizzo (m. 2950), che congiunge la valle omonima all’alta Val Codera. Ecco, poi, le più celebri cime della Val Porcellizzo: la punta Torelli (m. 3137) e la punta S. Anna (m. 3171) precedono il celeberrimo pizzo Badile (badì, m. 3308), cui fa da vassallo la punta Sertori (m. 3195). Segue il secondo signore della valle, il pizzo Cengalo (cìngol, m. 3367). Chiudono la testata i puntuti pizzi Gemelli (m. 3259 e 3221), il passo di Bondo (pas da bùnd, m. 3169), che dà sulla Val Bondasca, in territorio svizzero, ed il pizzo del Ferro occidentale o cima della Bondasca (m. 3267). Procedendo verso est, ecco il pizzo del Ferro centrale (m. 3287), il torrione del Ferro (m. 3070) ed il pizzo del Ferro orientale (m. 3200), che costituiscono la testata della Valle del Ferro (laterale della Val di Mello) e sono chiamati nel dialetto di Val Masino “sciöme do fèr”. Alla loro destra la poderosa cima di Zocca (m. 3175), sulla testata della valle omonima, seguita dalla punta Allievi (m. 3121), dalla cima di Castello (la più alta del gruppo del Masino, con i suoi 3392 metri), e dalla punta Rasica (rèsga, m. 3305).
Apri qui una panoramica
dall'altipiano dei Piazzotti
I
tre poderosi pizzi Torrone (turùn, occidentale, m. 3351,
centrale, m. 3290, ed orientale, m. 3333) chiudono la valle
omonima, che precede l’ampia Val Cameraccio, sulla cui
testata si pongono il monte Sissone (sisùn, m. 3330), la
punta Baroni, o cima di Chiareggio settentrionale (m. 3203),
le cime di Chiareggio centrale (m. 3107 e 3093), il passo di
Mello (m. 2992), fra Val Cameraccio e Val Sissone, in
Valmalenco, ed il monte Pioda (m. 3431), posto
immediatamente a sinistra dell’imponente ed inconfondibile
monte Disgrazia (m. 3678), che chiude la Valle di Preda
Rossa. Le due cime, pur così vicine, sono geologicamente
separate, in quanto appartengono a mondi diversi: dal grigio
granito del monte Pioda si passa al rosseggiante serpentino
del monte Disgrazia. A destra di questa cime si distinguono
i due maggiori Corni Bruciati (punta settentrionale, m.
3097, e punta centrale, m. 3114). A destra del monte
Disgrazia si cede la testata della Valmalenco, sulla quale
si distinguono i pizzi Roseg, Scerscen Bernina, Argient,
Zupò e Palù. Alla loro destra si vedono anche pizzo Scalino,
punta Painale e vetta di Ron.
Torniamo al rifugio per una via leggermente diversa, scendendo, cioè, il facile crinale settentrionale (in direzione approssimativa dei laghi Zancone e Trona), fino ad una vicina sella che si affaccia sulla Val Pianella (alla nostra sinistra). Prendiamo di qui a destra, scendendo fra pianette e facili roccette ad uno dei due laghetti dei Piazzotti superiori, quello più occidentale, dalla curiosa forma arrotondata. proseguendo verso est, ci affacciamo alla conca che ospita il laghetto orientale, più piccolo. Andiamo avanti diritti, salendo leggermente e raggiungendo una conca che un tempo ospitava una pozza: qui intercettiamo il sentiero usato nella salita, in corrispondenza di un grande ometto, e per questa via torniamo al rifugio.
Il lago dei Piazzotti
DA PESCEGALLO AL RIFUGIO BENIGNI PER LA VAL TRONELLA
Punti di
partenza ed arrivo
|
Tempo necessario
|
Dislivello in
altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per
escursionisti esperti)
|
Pescegallo-Val
Tronella-Rif. Benigni-Cima dei Piazzotti occ.
|
3 h
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900
|
EE
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SINTESI. Alla
prima rotonda all'ingresso di Morbegno
(per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed
alla successiva ancora a destra; dopo un ponte
imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo
a Gerola Alta e proseguiamo fino
al termine della strada, a Pescegallo
(m. 1450). Parcheggiamo
qui ed incamminiamoci sul sentiero che si trova ad
ovest degli impianti di risalita (indicazioni per
l'anello dei laghi). Il sentiero entra subito in una
pineta, sale e raggiunge presso la baita isolata del
Dossetto la deviazione a sinistra per la Val
Tronella. Lasciamo dunque il sentiero principale e
saliamo a sinistra (sud). Il sentiero sale a
sinistra, poi piega a destra. Fra roccette, larici e
radure, seguendo i segnavia ci portiamo al bacino
della sorgente Tronella (m. 1808). Ignorati i
sentieri della GVO che prendono a sinistra
(Salmurano) ed a destra (in direzione del Dossetto e
ella diga di Trona), proseguiamo diritti salendo
verso sud, in direzione della parte alta della Val
Tronella. Il sentiero (segnavia) prosegue, su
terreno di sfasciumi, diretto verso il fondo della
valle, restando sul suo lato sinistro (per noi che
saliamo), poi piega gradualmente a destra, si fa più
ripido e porta ad una ripida valletta
dalla quale scende il torrente emissario del lago
dei Piazzotti. Passiamo a destra del torrente,
affrontando alcuni passaggi esposti che richiedono
molta cautela (evitiamo l'escursione in caso di neve
o di rocce bagnate). ll sentiero serpeggia fra le
roccette, torna a sinistra del torrente ed alla fine
guadagna il ciglio dello splendido altipiano sul
quale riposta il rifugio Benigni (m.
2222). Guardando
ad ovest (alle spalle del rifugio, verso destra)
vediamo la croce sulla cima dei Piazzotti
occidentale (m. 2349): la raggiungiamo
facilmente passando a sinistra del lago dei
Piazzotti, salendo su sentierino (segnavia) e
descrivendo un arco in senso orario (destra) che
segue il facile crinale.
|
Apri
qui una fotomappa del sentiero che dal Dossetto sale al
canalino sotto il rifugio Benigni
Vediamo
ora come salire al rifugio per una via diversa, risalendo
cioè la Val Tronella. Partiamo sempre da Pescegallo, lasciando
l'automobile all'ampio parcheggio presso gli impianti di
risalita. Ci dirigiamo verso
l'impianto (ovest) e lo lasciamo alle spalle, per
imboccare una stradina che scende, verso nord-ovest, ad
una baita, lasciandolo però subito per un sentiero che
se ne stacca sulla destra. Troviamo qui il primo
cartello, che dà il rifugio Benigni a 2 ore e 15 minuti,
il lago di Trona ad un’ora e 40 minuti, il lago Rotondo ("làch Redont") a
3 ore. Il bosco si immerge subito in uno splendido bosco
di conifere, nel cui cuore incontriamo un primo pannello
illustrativo, che ci parla di abeti bianci, abeti rossi
e larici, i silenziosi testimoni del sonno del mostro, e
dei piccoli uccelli che li abitano.
Poi, alla baita del
Dossetto (m. 1600; "trunelìna" o, per i
pastori bergamaschi che vi alpeggiavano, "trunèla dal
böc' "), due nuovi cartelli: il primo segnala una
deviazione, sulla sinistra, che sale al rifugio Benigni
per la Val Tronella ("val dal böc' de Trunèla"), ed il
secondo che dà il lago di Trona ("lach de trùna") ad
un’ora e 10 minuti.
Ora lasciamo il sentiero che prosegue e
pieghiamo a sud, cioè prendiamo a sinistra ed imbocchiamo il
sentierino segnalato che sale in Val Tronella,
fra radi larici ed incantevoli radure. Il sentiero sale
prima a sinistra, poi volge a destra e guadagna quota
passando per una radura con una vasca in cemento. Ci portamo
così alla sorgente Tronella (m. 1808).
Ignorati i sentieri della Gran Via delle Orobie (GVO) che
prendono a sinistra (Salmurano) ed a destra (diga di Trona),
proseguiamo diritti salendo verso
sud, in direzione della parte alta della Val Tronella. Gli
ultimi larici lasciano il campo ad uno scenario più
desolato, costituito da un sterminata pietraia. Il sentiero
prosegue diretto verso la parte terminale della valle,
restando sul suo lato sinistro (per noi che saliamo), poi
piega gradualmente a destra, si fa più ripido e porta ad una
ripida valletta dalla quale scende il
torrente emissario del lago dei Piazzotti. Passiamo sulla
destra del torrente, affrontando alcuni passaggi esposti che
richiedono molta cautela (evitiamo l'escursione in caso di
neve o di rocce bagnate). ll sentiero serpeggia fra le
roccette, passa di nuovo a sinistra del torrente e alla fine
guadagna il ciglio dello splendido altipiano sul quale
riposta il rifugio Benigni.
Guardando alle nostre spalle dominiamo la
Val Tronella. Colpiscono, sul suo lato destro, due
formazioni verticali del complesso chiamato Rocca di Pescegallo,
fra le quali si profila, lontano ma imponente, il monte
Disgrazia.
Ovviamente questi due percorsi possono essere combinati ad
anello (in tal caso meglio salire per la Val Tronella e
scendere per il passo di Salmurano). Possiamo però tornare a
Pescegallo attraverso un percorso più lungo, che raccontiamo
qui di seguito, passando per la Val Pianella ed i laghi
Zancone e Trona.
Apri
qui una panoramica del Disgrazia fra i Denti della
Vecchia
Alla val Pianella si può scendere direttamente dalla cima dei Piazzotti Occidentale seguendo un ampio canalone detritico, oppure, con percorso più lungo, seguendo per un tratto il sentiero per il rifugio Grassi, a tre ore e mezza dal rifugio Benigni. Troviamo questo sentiero, che punta a sud-ovest ed aggira il fianco sud-orientale della cima dei Piazzotti occidentale, ridiscendendo ad un bivio del sentiero che abbiamo utilizzato per raggiungere il rifugio, dove prendiamo a destra, superando una solitaria e desolata vallecola (baita della Mezzaluna) ed approdando ad un piccolo pianoro dove si trova la bocchetta di val Pianella (“buchéta de la val Pianèla”), o passo Bocca di Trona, a 2224 metri, dalla quale scendiamo nell’alta valle, in uno scenario lunare, di forte suggestione ed impatto emotivo.
Nella discesa, troviamo, su un masso, l’indicazione della deviazione, sulla nostra sinistra, per il lago Rotondo ("làch Redont"): la salita è abbastanza faticosa, perché il versante è ripido, ma la meta ripaga di ogni sforzo. Se torniamo al bivio e proseguiamo nella discesa, passiamo ad est (a destra) del lago Zancone ("làch Sancùn", m. 1856) e di quello di Trona (m. 1805). Alla fine, superato lo sbarramento, intercettiamo il sentiero che dal Dossetto scende allo sbarramento della diga, per poi proseguire salendo all’altro grande sbarramento, a sud-ovest, la diga dell’Interno, nella valle omonima (m. 2085).
Apri qui una panoramica
dall'altipiano dei Piazzotti
Seguiamo il sentiero verso destra, fino a raggiungere la
bella radura del Dossetto (m. 1671),
ingentilita anche da un microlaghetto. Il sentiero prosegue
sul lato opposto (quello orientale) dell’ampio crinale che
scende, verso nord, dal torrione di Tronella (m. 2311) e dal
pizzo del Mezzodì (m. 2116). Dopo un tratto quasi
pianeggiante, ignoriamo la deviazione, alla nostra destra,
per il caratteristico torrione della Mezzaluna, e cominciamo
una ripida discesa, fino a raggiungere l’ampio sbocco della
val Tronella. Continuando a percorrere il sentiero segnalato
(segnavia rosso-bianco-rossi),
attraversiamo un bellissimo bosco di conifere, e ci
affacciamo di nuovo alla piana del villaggio Pescegallo,
raggiungendo, da ovest, la partenza degli impianti di
risalita. L’anello, che richiede circa 6 ore di cammino per
superare circa 920 metri di dislivello in salita, è così
chiuso.
Raccontiamo, poi, il ritorno dal rifugio Benigni a
Pescegallo per la Val Tronella, ribadendo che richiede molta
attenzione.
Seguendo il torrentello che esce dallo specchio d’acqua nei
pressi del rifugio, raggiungiamo la sommità del canalone
che scende in val Tronella. I segnavia ci guidano
nel superamento, sul lato destro, di quello che è il
passaggio più delicato, la strozzatura finale del canalone,
che ci permette di toccare luoghi più tranquilli. La
successiva discesa in alta val Tronella avviene su una
ripida traccia di sentiero, che si snoda con diversi
tornantini, prima che
la pendenza si faccia più mite.
Scendendo, possiamo di nuovo ammirare, questa volta sulla
nostra destra, i Denti della Vecchia, che da qui mostrano
tutta la loro bellezza, a dispetto del nome. Sulla nostra
sinistra, invece, si impone l'inconfondibile profilo arcuato
del torrione della Mezzaluna, uno dei simboli di queste
montagne. La bassa val Tronella, ingentilita da radi larici,
offre uno scenario di grande bellezza naturalistica.
Oltrepassata la già citata sorgente Tronella
di quota 1808, riconoscibile per il manufatto in cemento,
ignoriamo i due sentieri che vanno a destra ed a sinistra
(GVO) e proseguiamo scendendo diritti fino ad intercettare,
alla baita del Dossetto, il sentiero, già
menzionato, che dal Dossetto scende al villaggio Pescegallo.
Seguendolo verso destra, torniamo a Pescegallo
dopo circa 4 ore di cammino ed un dislivello superato in
altezza di circa 880 metri.
La salita alla bocchetta Paradiso
Completiamo la descrizione degli itinerari in questa splendida zona menzionando una terza e più lunga possibilità per chiudere l’anello, una variante per grandi camminatori. Essa prevede la discesa in val Pianella dall’omonima bocchetta, fino al bivio segnalato al quale prendiamo a sinistra salendo al lago Rotondo. Dal lago saliamo verso sinistra (attenzione ai segnavia), alla sella di quota 2450 (bocchetta del Paradiso), sul crinale che separa la val Pianella dalla valle dell’Inferno.
Apri qui una fotomappa della
discesa dalla bocchetta del Paradiso alla Valle
dell'Inferno
Il
tratto dal lago Rotondo alla sella è abbastanza impegnativo,
perché è piuttosto ripido ed avviene su un terreno reso più
faticoso da sassi mobili. Nel tratto terminale, poi,
dobbiamo superare, con qualche cautela e seguendo il
tracciato individuato dai segnavia, una fascia di roccette.
Il versante opposto è meno impegnativo, essendo costituito
da un crinale altrettanto ripido, ma erboso. Sempre seguendo
i segnavia, possiamo così calare, con un’ultima diagonale a
destra seguita da una a sinistra, proprio sul punto
terminale della valle dell’Inferno, vale a dire sulla bocchetta
dell’Inferno (m. 2306), che giustifica il suo
nome presentandoci lo spettacolo di una vasta distesa di
pietre rossastre. L’intera valle è caratterizzata da queste
rocce, soprattutto nel suo lato occidentale (di sinistra),
occupato dai poderosi contrafforti rocciosi che scendono,
verso nord, dal pizzo
dei Tre Signori (m. 2553), il gigante della Val
Gerola.
Apri qui una fotomappa della salita
alla Bocchetta dell'Inferno
Non ci resta, ora, che scendere lungo la valle, spostandosi
verso sinistra e correndo un po' alto sulla sinistra del lago
dell'Inferno, fino a scendere al suo
camminamento. Sfruttando il camminamento dello sbarramento,
passiamo sul lato opposto, andanto a destra. Iniziamo, poi,
seguendo i segnavia, una ripida discesa, su terreno occupato
da sfasciumi, fino ad intercettare un più tranquillo
sentiero che, percorso verso destra, ci porta sopra la diga
di Trona. Per scendere al camminamento della diga
sfruttiamo la traccia intagliata nelle formazioni rocciose
che sovrastano ad ovest la diga. Attraversiamo, poi, il
camminamento della diga di Trona, portandoci sul suo lato
orientale. Ci attende l’ultima fatica: dobbiamo guadagnare
qualche decina di metri di quota, prima di raggiungere il
tratto pianeggiante (è qui che giunge anche il sentiero che
scende dalla bocchetta di val Pianella) che porta al Pich
ed a Pescegallo.
Questo terzo anello può ben essere chiamato anello dei laghi della val Gerola, e richiede circa 8 ore di cammino, per superare un dislivello in salita di circa 1200 metri.
Apri qui una panoramica a 360 gradi
dalla cima occidentale dei Piazzotti
PASSI E PENSIERI DI IVAN FASSIN
Il 28 giugno del 2015 è scomparso Ivan Fassin, grande uomo di cultura che ha vissuto la passione per la montagna e quella per il pensiero e le scienze umane come dimensioni profondamente legate. Nel suo volumetto “Il conglomerato del diavolo – Fantasticherie alpine” (Sondrio, L'officina del Libro, 1991) così racconta una sua escursione in questi luoghi (salita da Pescegallo, per il passo di Salmurano, all'altipiano dei Piazzotti ed alla cime dei Piazzotti occidentale, discesa alla boccehtta di Val Pianella e traversata alla bocchetta d'Inferno per il sentiero 101, discesa alla bocchetta di Varrone e traversata alla bocchetta di Trona, discesa al lago di Trona ed all'imbocco della Val Pianella o Val di Trona):
Rifugio Benigni
“Sbuchiamo sul dosso delle
Foppe di Pescegallo… Traversata in fondo la valle risaliremo
per per il più diretto sentiero… sotto il costone della cima
orientale di Piazzotti, all'aereo passo di Salmurano.
Intanto già da un po' andavamo guardando i primi
contrafforti del regno del conglomerato, vale a dire la
costiera turrita dei Denti della Vecchia, illuminata dai
primi raggi del sole, rosa.violacea come piccole dolomiti
locali. Al passo, come accade, si presenta una situazione
geografica del tutto diversa da quella immaginata: una fossa
profonda, rotondeggiante, ancora in ombra, costituisce la
testata della Val Salmurano…
Ora il sentiero si sviluppa per un tratto pianeggiante o in leggera discesa, tagliando in costa i ripidi pendii erbosi sotto gli erti colonnati di conglomerato rossiccio che fanno da sostegno, su questo lato, alla Cima Piazzotti (est). La via poi si inerpica entro un singolare canale sassoso, in cui prosperano certi fiori gialli.. A quanto pare l'incertezza dei crinali e dei deflussi va fatta risalire almeno all'era glaciale, quando il ghiacciaietto sospeso sull'altopiano Piazzotti, intanto che scavava la piccola fossa in cui oggi si annida il lago, riversava le sue lingue sia verso la Val Tronella che su questo lato.
Laghetto superiore dei Piazzotti
Ci avviamo sul pendio tutto solcato da vallette che, sviluppandosi per qualche centinaio di metri (e cento in altitudine) porta alla cima Piazzotti occidentale. Saliamo ancora verso la croce, preceduti da un silenzioso giovane che punta a quella meta come un pellegrino frettoloso; dall'altra parte della valle, tra nebbie dense e grigiastre, un gregge sta abbarbicato in posizione impossibile sul torrione di Giacomo: belano e invocano forse sale o acqua, che scarseggia. Da queste parti sembrano comunicare più gli animali che gli uomini… Dalla vetta gettiamo uno sguardo nel grigiore opaco della valle di Trona, e una occhiata nostalgica al torrione della Mezzaluna, che appare come un miraggio, ancora illuminato dal sole, in un solco della cresta; poi ci affrettiamo a scendere, nella convinzione che il tempo precipiti.
Il sentiero 101 sotto la cima dei Piazzotti occidentale
Non però per ritornare al
rifugetto Benigni esposto a tutti i venti sul piccolo
altopiano là in fondo, né divallando su Trona lungo una
enorme ganda che riempie un vasto canale, bensì calando
cauti sulla bocchetta di val Pianella, tra l'erba scivolosa,
su una traccia sommaria, ma distinta… Proseguiamo… su un bel
percorso che va verso il rifugio Grassi, correndo in quota
sul versante meridionale del gruppo. Ma ovviamente vediamo
poco più che il sentiero, intuiamo un “sopra” tetro e
incombente, un “sotto” che fugge via: il cammino esige
qualche attenzione, correndo alto su pendii erbosi ripidi, e
più di rado traversando scogli e crestoni rocciosi…
In questa tetraggine avanziamo molto rapidamente, apprezzando però l'intelligenza del tracciato, e la sua “esposizione” (ce ne aveva resi avvertiti la pallidezza di un ragazzo che col padre lo percorreva in senso opposto al nostro, e che avevamo incontrato all'inizio sul dosso di Giarolo), finché approdiamo a un piccolo circo invaso da enormi massi e, dopo lo scavalcamento di un ennesimo crestone, ci infiliamo nel rettilineo vallone d'Inferno (bergamasco). A sinistra la Sfinge è invisibile nella nebbia…
Lago Zancone e Val Pianella (o Val di Trona)
Così, dopo la bocchetta d'Inferno… andiamo di corsa su un sentierino che fa lievi saliscendi su canali e pascoli ripidi che scivolano verso il lago, alla bocchetta di Varrone, più un largo spiazzo che un passo, quasi uno svaso da cui l'antico ghiacciaio prendeva la via della Val Varrone. Anche noi ci affacciamo a guardare la testata di quella valle, il rifugetto FALK che sembra oggi deserto… Dall'altra parte di questa dorsale che fa da testata alla Val Varrone, sopra l'altro passo (Bocchetta di Trona) un piccolo bunker d'alta quota, resto forse di trinceramenti militari, poi chiesetta e poggi ridotto a rudere, porta ancora il nome, un po' incredibile, di Casa Pio XI. Nello squallore dell'interno (umido antro gelido), ancora una lapide ricorda la tragica vicenda di un giovane caduto sul Pizzo di Trona…
Bocchetta di Val Pianella (o di Val di Trona)
Dopo un altro tratto di costa, scendiamo cautamente alla diga e la traversiamo, un po' sorpresi di non trovare perentori divieti né arcigni custodi. Scivoliamo rapidamente giù per le pendici franose sotto i dentini di Trona, lungo una traccia non certo migliorata dalle discariche dei lavori, fino a una baita isolata su un dosso. Da lì, piegando verso la val Trona, aggiriamo verso monte il lago e andiamo a sostare… presso le casupole dell'alpe sotto il lago Zancone… Sul pianoro irregolare alcuni enormi massi erratici collocati in equilibrio precario sembrano minacciare la valle sottostante e il lago, verdeggiante in un raggio di sole. In fondo alla valle, grandi massi ora spaccati si devono essere scontrate scendendo da differenti postazioni, come fossero state fatte rovinare da un popolo di giganti in una contesa intestina…
Torrione di Tronella
Mentre sosto trasognato e
un po' incerto, un violento scampanio di rochi “zampugn” e
urla scomposte di umani sull'altro versante della valle mi
richiamano a una scena d'altri tempi. Una lunga fila di
capre, seguire da un pastore vociante, si snoda controluce
lungo un sentiero di mezzacosta, un sentiero apposito, una
via di penetrazione in questo regno della pietra, diretta a
chissà quale meta che non si indovina prossima. Questa
immagine fa da contrappeso alla turba di turisti
sparpagliati in cima al lago che, appostati da ore di attesa
del sole che scarseggia, non la smettono di lanciare urla
sguaiate.
Val Pianella (o Val di Trona)
Nello scarto fra i due suoni si insinua una riflessione su quale doveva essere la vita quassù un tempo, nella pur breve stagione del pascolo. Luoghi, temo, non troppo amati, per la loro asprezza, la solitudine, la distanza dal fondovalle. Impossibile attribuire ai coloni una disinteressata contemplazione della selvaggia natura, presi com'erano dalla cruda necessità. Alla base di storie e leggende, che vi saranno state di certo, come sembrano attestare anche i sinistri toponimi, non la gioia del fantasticare, ma solo forse i terrori infantili e la noia dell'adulto nelle ore della sorveglianza al pascolo, e poi il tenace ricordare delle donne e l'ironica verbosità degli anziani.
Val Pianella (o Val di Trona)
Non credo vi fosse né più felicità (che talora si associa all'incoscienza) né più costanza, memoria continuità. Forse si partiva per l'alpe come poi per il lavoro nella Bassa o diretti in Merica: per tornare cioè muti, più allucinati dalla fatica e dall'isolamento…. Mi semra che che non sappiamo quasi nulla di ciò che veramente fu, di ciò che passò per le teste dei nostri antenati. E così è come se ci mancasse una chiave per intendere il vero spirito dei luoghi.”
Lago di Trona
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