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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Gerola Alta-Fenile-Pescegallo
1h e 30 min.
400
T
SINTESI. All'ingresso di Morbegno (per chi procede verso Sondrio) troviamo una rotonda, alla quale prendiamo a destra. Dopo una seconda rotonda imbocchiamo la provinciale 7 della Val Gerola e dopo 15 km siamo a Gerola Alta (m. 1054). Parcheggiamo qui, passiamo il ponte all'altezza della chiesa di S. Bartolomeo, procediamo a destra fino al pannello che segnala la partenza della mulattiera per Fenile. La imbocchiamo salendo tra prati fino alle Cassinelle. Poi tagliamo due volte la strada per Pescegallo; la seconda volta ci portiamo ad un tornante sx e qui ritroviamo la mulattiera che se ne stacca sulla destra, passando per la Volta di Cavai (due santelle). Torniamo sulla strada per Pescegallo e raggiungiamo Fenile (m. 1263). Al secondo ponte sul Bitto ci portiamo sul lato opposto della valle e saliamo seguendo una pista sterrata (Percorso salute) che ci porta agli impianti di risalita sul lato occidentale di Pescegallo (m. 1454).


Salendo verso Pescegallo

Ricca di colori e suggestioni, la salita da Gerola Alta a Pescegallo è una passeggiata alla portata di tutti, godibilissima soprattutto nelle mezze stagioni. Alla rima rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi procede in direzione Sondrio) lasciamo la ss. 38 dello Stelvio prendendo a destra. Dopo una seconda rotonda, superiamo il ponte sul Bitto e ci portiamo all'imbocco della strada Provinciale 7 della Val Gerola, che percorriamo fino al nucleo principale della Valle, Gerola Alta, a 15 km da Morbegno.
Parcheggiata qui l'automobile (m. 1054), ci portiamo al ponte sul torrente Bitto, più o meno all'altezza della chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo, e raggiungiamo la sua riva opposta, quella orientale, e ci incamminiamo verso destra (sud), fin quasi al termine della carozzabile. Troviamo sul suo lato sinistro, presso una fontana, un'edicola dell'Ecomuseo della Valgerola, che illustra la via per Fenile, primo segmento della nostra salita. La mulattiera parte a pochi metri di distanza e sale, in direzione sud, tagliando un versante di prati (ul magàt), con andamento abbastanza ripido, lasciandosi alle spalle le ultime case.



Salendo verso Pescegallo

Dopo aver superato una sorta di porta fra due dossi erbosi, la mulattiera addolcisce la pendenza e procede fra due muretti a secco, raggiungendo le baite della località Cassinelle (li casinèli). Alle nostre spalle non vediamo più il campanile di San Bartolomeo, mentre oltre l'imbocco della valle occhieggia uno spicchio dell'alta Costiera dei Cech. Superata una fontanella, tagliamo la carozzabile Gerola-Pescegallo e ritroviamo la mulattiera sul lato opposto. Dopo un tratto all'aperto, in direzione sud-est, entriamo in una selva e per la seconda volta ci immettiamo sulla carozzabile per Pescegallo. La seguiamo per breve tratto, fino ad un tornante sx. Qui ritroviamo la mulattiera che se ne stacca sulla destra (palina dell'Ecomuseo della Valgerola) e riprende a salire mantenendo la direzione sud-est.


Prima santella alla Volta dei Cavai

È questo il tratto denso di maggiore fascino e suggestione: la mulattiera, con un bel fondo di ciottoli, si porta a ridosso del Bitto di Fenile (ul fenìl, o ul bit de fenìl), che scende scrosciando alla nostra destra, mentre a sinistra alcuno roccioni rendono il luogo ancora più selvaggio. Siamo alla Volta di Cavài, tratto il cui nome è legato ad alcune antiche leggende (o forse ha contribuito a generarle). Si natta che qui si annidassero oscure presenze, “striamenc'” (letteralmente “stregonerie”, “apparizioni di streghe”), che minacciavano e spaventavano i numerosi viandanti da e per Gerola. Pare che diverse volte i cavalli, giunti qui, si rifiutassero di proseguire, facessero dietro-front e tornassero indietro (di qui il nome: “Volta di Cavài”). In particolare accadde un giorno che i cavalli che scendevano per portare a Gerola della calce per la costruzione di una chiesetta (venivano dalla Bergamasca, per il passo di San Marco), qui giunti, si fermarono e si rifiutarono di proseguire. La gente di Gerola e Fenile, stanca di tutto ciò, fece dipingere su un grande masso un affresco che raffigurava la Madonna, ma il masso si frantumò (lo vediamo ancora, proprio a ridosso del sentiero, sul lato sinistro), e tuti capirono che ci aveva messo lo zampino (ed anche qualcosa di più) il diavolo. Ma non si persero d'animo. Nel breve volgere di due anni (1836 e 1837) furono costruite due santelle (gisöi), la prima commissionata da Bartolomeo Ambrosetti e restaurata nel 1986, la seconda commissionata da Carlo e fratelli Spandrio con Giuseppe Acquistapace. Nella prima sono raffigurati la Madonna con Bambino fra i santi Bartolomeo, Giuseppe e, ai lati, Sebastiano e Rocco. Nella seconda sono raffigurati la Madonna con Bambino fra i santi Giuseppe ed Antonio.

Seconda santella alla Volta dei Cavai

Si racconta però anche una storia un po' diversa (cfr. Renzo Passerini). Un giorno due ufficiali pagatori salivano da Gerola per portare il compenso agli operai delle miniere di ferro e del forno di Pescegallo. La borsa con i soldi era poggiata sul dorso di due cavalli, che però, alla Vòlta, si imbizzarrirono, si volsero indietro e tornarono a Gerola. I due ufficiali, sconsolati, ridiscesero al paese e provarono a salire in Val Fenile per la più sconnessa via sul lato opposto del fiume, questa volta senza problemi. Vennero poi a sapere che poco dopo di loro erano saliti sulla mulattiera acciottolata due cavalieri, e proprio alla Vòlta erano stati aggrediti e picchiati selvaggiamente da briganti nascosti nei paraggi, forse per aspettare i soldi dei due pagatori. Ringraziarono così il fiuto e la saggezza dei loro cavalli. Secondo questa versione il nome del luogo è legato ai due tornanti che la mulattiera descrive, per la verità appena accennati.


Fenile

Proseguiamo con la dovuta circospezione, e ben presto lo scenario si fa meno sinistro: in breve siamo per la terza volta alla carozzabile per Pescegallo, all'ingresso di Fenile (fenìl, m. 1263), il nucleo che dà il nome alla valle per la quale stiamo salendo (val de fenìl). Dopo poche decine di metri siamo di fronte alla chiesetta dedicata ai santi Pietro e Paolo, edificata dal 1704 al 1714 sul luogo nel quale una valanga aveva sepolto la precedente chiesetta, edificata nel 1537. Alla sua costruzione lavorarono i mastri ticinesi Pietro Maurelli e Antonio Dolcino. La piazzetta di fronte alla chiesa è ingentilita da una bella fontana in verrucano lombardo, con tre rane ed un paio di funghi… pietrificati.


Fenile

Al secondo ponte sul Bitto ci portiamo sul lato opposto della valle (occidentale). La mulattiera non c'è più. Al so posto, una pista sterrata con un cartello che la segnala come “Percorso salute” (un secondo cartello avverte che con la neve la pista viene usata come pista di sci). Dobbiamo ora seguire questa pista, che sale verso sud-est, fino a Pescegallo. Lo scenario è stupendo. Oltre le cime di splendidi abeti si stagliamo le cime del monte Valletto e di Ponteranica. Dopo il primo tratto ci lascia sulla destra un sentiero segnalato che sale nella fitta pecceta. Alla nostra sinistra vediamo invece una radura attrezzata come area di sosta. Dopo un ponticello in legno, la pista descrive una coppia di tornanti e viene tagliata da una pista pianeggiante. Una scritta segnala che prendendo a destra ci portiamo ad un'area attrezzata per il pic-nic.


Pista per Pescegallo

Proseguiamo diritti, in leggera salita, ed usciamo dalla pecceta in vista della stazione degli impianti di risalita di Pescegallo (pescegàl, m. 1454). Sempre seguendo la pista lo raggiungiamo, e qui termina la nostra escursione. Per variare il ritorno, una volta ridiscesi a Fenile seguendo la medesima pista, restiamo sul lato sinistro della valle e, lasciata alla nostra sinistra la pista per la Valle della Pietra, scoviamo il sentiero che scende sul lato orientale della valle, terminando alla località Alla Sega, poco a sud di Gerola. Qualche centinaia di metri più a valle ci ritroviamo all'automobile.


Pescegallo

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