All'incontro di Val Bregaglia, Valle Spluga e Valchiavenna
Le guardie stanno spesso sui confini. Non stupisce, quindi, trovare un pizzo Guardiello proprio là dove la Val Bregaglia incontra la Valle Spluga (o Valle di San Giacomo, meglio ancora Val di Giüst), ed entrambe confluiscono nell’ampio solco della Val Chiavenna. Proprio sulla lunga dorsale che dal pizzo Alto (m. 2479) scende alla croce sul ciglio del Senc’ di Dalò, a monte di Pianazzola e Chiavenna. Ma dove sia esattamente questa guardia non è chiarissimo. Le carte (IGM, CNS, Kompass) la collocano alla quota 2091, a sud-est dell’alpe Crespallo. Il volume "Valchiavenna - Le più belle escursioni", di Guido Lisignoli (Lyasis Edizioni, Sondrio, 2008) la colloca invece poco più in alto, a nord-est della quota 2091, sulla medesima dorsale, cioè alla quota 2187, che si trova esattamente ad est dell’alpe Crespallo. Entrambe le cime sono sovrastate da un grande ometto. Possiamo raggiungerle con un’escursione piuttosto impegnativa, ma di grande suggestione, che tocca scenari selvaggi e fuori mano, oltre che estremamente panoramici.
Punto di partenza è il parcheggio al termine della carrozzabile che da S. Giacomo-Filippo, primo comune della Valle Spluga, sale verso Dalò. Raggiunta Chiavenna, alla seconda rotonda prendiamo a sinistra, seguendo le indicazioni per il passo dello Spluga, e proseguiamo sulla ss 36 dello Spluga. Dopo pochi tornanti attraversiamo il primo paese, S. Giacomo-Filippo. Prima di lasciare alle spalle le ultime case lasciamo la ss 36 prendendo a destra (indicazioni per Dalò) ed imboccando una stradina che attraversa il paese, passando per il Municipio ed il Monumento ai Caduti, e prosegue con un lungo traverso verso sud-sud-est, fino alle baite della località Uggia (ügia, m. 700). Qui dobbiamo parcheggiare, perché il transito sulla pista che sale a Dalò è consentito solo ai veicoli autorizzati.
La mulattiera è nel primo tratto (traverso a sinistra) delimitata da muretti a secco e sale con diversi tornanti, fino al bivio di quota 950 merri circa: andando a destra raggiungiamo direttamente il limite occidentale dei prati di Dalò (m. 1072).
Dalò (m. 1072) è una delle località di soggiorno estivo (ma anche abitata permanentemente) più note della Valchiavenna, un grumo di baite ben curate e distribuite in una gentile conca di prati a monte e quasi ritratta, verso nord, dall'impressionante salto di roccia (localmente chiamato scénc’) che sovrasta a nord Pianazzola e Chiavenna. Il nome stesso deriva probabilmente dalla suggestiva collocazione, da “Da l'ör”, cioè presso il bordo, presso il salto (ed in effetti la scrittura antica è “Daloo”).
A sud-ovest si impone un altro salto, anche più impressionante, quello della corrucciata e sinistra parete settentrionale del Pizzo di Prata, vinta probabilmente per la prima volta dalla singolarissima figura di sacerdote-alpinista chiavennasco don Giuseppe Buzzetti, scomparso e mai ritrovato, a 48 anni, nel luglio del 1934, sul crinale fra Val Masino e Val Codera. Alla sua sinistra, una serie di affilate vette minori, fra la Val Schiesone e la Val Codera: la prima è stata chiamata punta Buzzetti per onorare la memoria del solitario scalatore. Verso est la bassa Val Bregaglia, sul cui fondo si disegnano le granitiche vette del Pizzo Badile e delle Sciore. A sud, invece, Chiavenna e la sua piana; a monte della cittadina, la conca dove si nasconde, quasi, fra densi boschi e qualche prato, l’antico nucleo di Uschione. Ad ovest le cime della Mesolcina e a nord-ovest, a monte dei paesini di Olmo e S. Bernardo, sul fianco occidentale della Val San Giacomo, un ampio scorcio della Valle del Truzzo. Il nucleo risulta abitato permanentemente da un centinaio di persone nel secolo XVI (quando viene menzionato in documenti ufficiali come “Dalore”).
Centro spirituale di Dalò è la suggestiva chiesetta dedicata a San Michele, simbolo di difesa guerriera, l’arcangelo che guidò la schiera degli angeli fedeli a Dio nella battaglia celeste contro gli angeli ribelli. Ma la chiesa ricorda anche San Filippo, in ideale unione con il centro di fondovalle. La sua edificazione cominciò nel 1656, grazie ai 50 ducatoni raccolti dalla gente di Dalò, insieme a "sassi, legnami et altri materiali". Fra questi il 3 settembre 1657 l'arciprete di Chiavenna benedisse la prima pietra nel prato, ceduto da Giovan Antonio Tognetti per 10 scudi. Lo stesso benedisse solennemente la chiesa ad edificazione compiuta. L'interno ricevette il prezioso dono di un dipinto di G. B. Macolino il vecchio lo raffigura nell’atto di cacciare Lucifero negli inferi. La chiesetta fu ampliata nel 1735-36 con l'aggiunta di una cappella laterale, mentre il campanile fu innalzato nel 1816, insieme al vicino cimitero.
Alle spalle della chiesetta, guardando da ovest, si eleva il noto profilo della parete settentrionale del pizzo di Prata, che produce un singolarissimo effetto di contrasto cromatico con le candide mura dell’edificio sacro ed il verde brillante dei prati. Baite e dimore, ad ovest della chiesetta, non sembrano volersi arrendere facilmente ai segni del tempo e denunciano orgogliose i segni dell’influsso di popolazioni Walser che, nei loro spostamenti migratori, varcarono lo Spluga e si diffusero in Valchiavenna ma anche in alcune valli orobiche. Colpisce, fra le case, una dall’aspetto più signorile, con finestre dall’elegante disegno arrotondato nella parte alta. Su un’altra casa leggiamo “Dalò – Comune di S. Giacomo – Distretto IV di Chiavenna”.
Prima di tornare al racconto della salita, ricordiamo che a Dalò possiamo anche salire da Pianazzola. In tal caso alla seconda rotonda di Chiavenna prendiamo a destra (indicazioni per St. Moritz) e prestiamo attenzione, a sinistra, alla partenza, segnalata, della strada per Pianazzola. Saliti a questa frazione alta di Chiavenna, parcheggiamo al termine della strada (m. 670). Presso il parcheggio parte la segnalata e splendidamente scalinata mulattiera per Dalò: seguendola approdiamo alla parte orientale dei prati di Dalò.
Portiamoci, ora, alla parte alta orientale dei prati, passando alti a sinistra della grande croce, raggiungiamo il valico cui approda la mulattiera da Pianazzola, e, seguendo il cartello che dà Agoncio a 30 minuti, proseguiamo per ai prati di Lagunc’.
Il sentiero, sempre molto marcato, rientra quindi nel bosco e prosegue nella salita diretta, nel bosco, verso nord, seguendo il filo del crinale che si fa alquanto stretto e ripido. Una nuova radura, più piccola, ospita i ruderi delle baite di Bregheggio m. 1739. Guardando a destra il colpo d’occhio sugli scoscesi valloni che precipitano verso il fondovalle di Loreto e San Carlo è impressionante. Per la terza volta rientriamo nel bosco e proseguiamo la salita verso nord, sul sentiero che serpeggia fra pini ed abeti, fino a raggiungere, a 1840 metri circa, i primi roccioni della cesta che scende a sud dalla quota 2091.
Qui dobbiamo stare attenti perché il sentiero termina e dobbiamo lasciare il crinale prendendo a sinistra e procedendo sul ripido versante erboso (ci guidano alcune paline con segnavia bianco-rosso). Il traverso, quasi in piano, verso nord-ovest ci fa superare un avvallamento e ci porta sul filo di un dosso, oltre il quale giungiamo in vista del ripiano che ospita le baite di Crespallo (m. 1935). Qui ritroviamo un buon sentiero che procede in piano verso nord e raggiunge le baite, poste ai piedi di un ampio versante solcato da corpi franosi e da strisce di pascolo.
Ora dobbiamo scegliere la meta. Se puntiamo alla più vicina quota 2091, dobbiamo tornare in dietro per un tratto sul sentiero e poi attaccare il versante alla nostra sinistra, procedendo cioè verso est, e salendo a vista fra ghiaioni e strisce di pascolo fino al grande ometto della cima.
A quota 2090 circa ci affacciamo ad una conca al cui centro si trova una pozza (spesso prosciugata). Stiamo a destra della pozza e volgiamo a destra, attaccando il crinale in direzione est. Vediamo in alto il grande ometto sulla cima, e puntiamo, zigzagando con un po’ di fatica, in quella direzione, fino alla cima del pizzo Guardiello (m. 2187).
Dal pizzo, ma anche dalla quota 2097, che vediamo sotto di noi, il panorama è molto ampio. Ad est, cioè a sinistra, se siamo rivolti verso valle, si propone in primo piano il pizzo Alto, che si innalza sopra il ripidissimo e selvaggio versante che guarda alla bassa Val Bregaglia. Alla sua sinistra si intravvede il tondeggiante pizzo Galleggione. Sul lato opposto della Val Bregaglia si mostra uno splendido spaccato del gruppo del Masino, che propone, da sinistra, le cime del versante occidentale della Valle del Forno, i pizzi del Ferro, il gruppo delle Sciore riconoscibile per il caratteristico Ago, il pizzo Cengalo e la regolare piramide del pizzo Badile e le cime della testata della Val Codera. La parata di cime è chiusa dalla testata della Val Schiesone con, a destra, il massiccio pizzo di Prata (localmente conosciuto come Pizzasc’).
Proseguendo in senso orario si apre l’ampio corridoio della Valchiavenna, chiuso a sud dalle Orobie occidentali, chiuse a destra dal caratteristico corno del monte Legnone. Alla sua destra dal monte Berlinghera sale il lungo crinale delle Alpi Lepontine che separa la Valchiavenna e la Valle Spluga dalla Mesolcina. Sfilando in successione le cime della testata della Val Bodengo e della valle del Drogo, fino al pizzo Forato. Guardando a nord-ovest, infine, distinguiamo, più lontane, le più alte cime della Valle Spluga, i pizzi Piani, il pizzo Ferrè ed il pizzo Tambò, che chiude la successione. La discesa segue la medesima via di salita, a meno che, disponendo di due automobili, possiamo scendere a Pianazzola, se siamo saliti da S. Giacomo-Filippo, o viceversa.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line |
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