CARTA DEL PERCORSO - ALTRE ESCURSIONI A BERBENNO - GALLERIA DI IMMAGINI

Prato Isio

Fra i diversi anelli di mountain bike che il versante retico della media Valtellina propone ce n’è uno di particolare bellezza, che permette di toccare i due più begli alpeggi di questo versante, i gemelli prato Maslino e prato Isio, rispettivamente sopra Berbenno di Valtellina e sopra la frazione di Polaggia. Si tratta di un circuito quasi interamente percorribile rimanendo in sella, eccezion fatta per alcuni tratti del sentiero che collega i due alpeggi.
Punto di partenza e di arrivo è la chiesa di Berbenno, alla quale si sale staccandosi dalla ss. 38 all’altezza di S. Pietro Berbenno.
La lunga pedalata comincia dirigendosi verso est e, ignorata la deviazione a destra per Postalesio, salendo alla bella frazione di Polaggia. Passiamo, così, davanti alla chiesa parrocchiale dei santi Abbondio e Gaetano (m. 438), e continuiamo a salire verso la parte alta del paese. Dopo la chiesa, affrontiamo un tornante sx, per poi incontrare un cartello che ci indica che dobbiamo prendere a destra, e segnala i Prati Gaggio a 9 km e Prato Isio a 13 km. All’uscita dal paese, si stacca, sulla sinistra, un tratturo con fondo in cemento, la via Della Puncia. Vale la pena di seguirla, allungando di poco i tempi di percorrenza, perché ci porta all’oratorio di San Gregorio (m. 588), posto su un piccolo colle che veniva chiamato, fino al sec. XVII, monte Zardino. Si tratta di una cappella che originariamente era annessa ad una struttura fortificata, detta “castrum Mongiardinus”, di origine trecentesca. Dal colle, infatti, si gode di un’ottima visuale sulla media Valtellina, da Triangia al Culmine di Dazio. Fra le particolarità dell’oratorio può essere interessante ricordare che sull’ancora dell’altare sono scolpiti due animali squamosi, di origine fantastica, nei quali la tradizione popolare ha identificato la rappresentazione della misteriosa bestia denominata “giuèt”, che si raccontava abitasse i boschi della zona. Siamo circondati, infatti, da una bella selva: proviamo a scrutare il sottobosco, chissà mai che il “giuet” decida di mostrarsi, da animale singolare qual è, a quell’animale altrettanto singolare che ora viaggia su ruote, ora su piedi, ora con il capo scoperto, ora con una singolare protesi che sormonta la testa.
Comunque vadano le cose, dobbiamo riprendere la salita, sfruttando un sentiero che parte alle spalle dell’oratorio e sale ad intercettare di nuovo la strada asfaltata che collega Polaggia al Gaggio di Polaggia, ad una quota di 600 metri circa. Se non vogliamo effettuare questo fuori-programma, la strada per i Prati di Gaggio ci propone una serrata serie di tornanti sx, dx, sx, dx, sx, dx ed sx, prima di raggiungere, dopo un lungo traverso verso ovest, il punto al quale eravamo rimasti.


Prati di Gaggio

Comincia, quindi, la salita al maggengo di Gaggio, sul dosso che separa la val Finale (il cui torrente attraversa Berbenno), ad ovest, e la valle di Postalesio, ad est. Si susseguono un tornante sx, uno dx, e di nuovo uno sx ed uno dx, prima che la strada effettui un lungo traverso verso destra (est), che conduce alla località Stalli (m. 700), dove, ad un tornante dx, si stacca, sulla destra, una pista che conduce alle baite dei Campi (m. 730).
Ignorata questa pista, effettuiamo un traverso verso nord-ovest, prima di una nuova serie di tornanti in rapida successione, dx, sx, dx, sx e dx. Un tratto verso est-sud-est precede un nuovo tornante sx, cui segue un tratto in direzione nord-ovest (dove dalla strada si stacca, sulla destra, una nuova pista, anch’essa da ignorare: la strada passa, qui, a valle della zona denominata Volta dei Cavalli). Dopo il successivo   tornante dx, notiamo, appena a monte della strada, una cappelletta, recentemente ristrutturata. Segue un tornante sx, dopo il quale raggiungiamo, al successivo tornante dx (quota 984 m.), una pista tagliafuoco, che si stacca dalla strada verso sinistra e si addentra lungo il fianco orientale della Val Finale. Ad un lungo traverso in direzione sud-est seguono tre tornanti in rapida successione, sx, dx ed sx, che introducono all’ultimo traverso in direzione nord-ovest, che porta alle prime baite dei Prati di Gaggio.
I prati di Gaggio, collocati ad una quota compresa fra 1046 e 1200 metri circa, ad una distanza di 10,5 chilometri circa da Polaggia, sono costellati da diverse baite, e costituiscono, nella stagione estiva, un luogo di villeggiatura pregevole dal punto di vista climatico e panoramico. Dal 1995 il maggengo è custodito anche da una chiesetta, dedicata al SS. Crocifisso. Appena sopra i prati, dopo pochi tornanti raggiungiamo la località denominata Pian del Prete, a 1240 metri, nel cuore di uno splendido bosco di abeti, ad 11,5 chilometri circa da Polaggia.
Qui dalla strada principale si stacca, sulla destra, una pista sterrata, che, percorso un buon tratto sul fianco occidentale della valle di Postalesio, lascia il posto ad un sentiero, il quale, dopo un lungo traverso, che lo porta poco sopra il solco della valle, piega a sinistra e comincia, con rapide serpentine, a guadagnare quota, uscendo da un bellissimo bosco in corrispondenza del limite inferiore dei prati dell’alpe di Caldenno, a 1700 metri circa. Si tratta di un sentiero molto bello, da prendere in considerazione, qualora si decida di salire a piedi all’alpe.
Torniamo alla strada principale, che prosegue, con alcuni rapidi tornanti, che precedono un lungo traverso a nord-ovest. Al fondo in asfalto si sostituisce un fondo che alterna il cemento alla terra battuta. Se, invece, vogliamo salire a piedi al prato, ci conviene seguire la bella mulattiera, che attraversa i boschi del dosso, tagliando in diversi punti la strada. Al tornante dx segue un traverso in direzione est-sud-est, prima della successione degli ultimi tre tornanti, più ravvicinati (sx, dx, sx), che ci porta ad uscire dal bosco per affacciarci alla parte inferiore dell’alpeggio di Prato Isio, posta ad una quota di 1550 metri circa, presidiata da un albero davvero singolare, un faggio che, per le sue dimensioni, il suo portamento, il suo valore storico e paesaggistico, è stato inserito nella categoria più alta, la Prima elite, dei diciotto alberi monumentali di maggior pregio della Provincia di Sondrio. E’ posto ad una quota di 1555 metri, ha una circonferenza di m. 5,10 ed un’altezza di m. 8, ma ciò che lo caratterizza è la forma, davvero curiosa, e la sua posizione solitaria.
La strada, con ampi tornanti, risale i prati, fino alla sommità dove troviamo un ampio parcheggio, a circa 14 km da Polaggia. Da qui la visuale sulla sezione centrale della catena orobica è davvero ottima. A questo punto abbiamo due possibilità: imboccare subito il sentiero per prato Maslino, oppure allungare l’escursione con una puntata all’alpe Caldenno, nella media valle di Postalesio (o valle del Caldenno).


Prato Isio

Sul limite superiore destro del prato, infatti, la strada prosegue, tagliando il fianco occidentale della valle, ed in breve porta alle baite dell’alpe, distribuite su una fascia compresa fra i 1700 ed i 1811 metri. Si tratta di una valle molto interessante, dal punto di vista escursionistico, perché i due passi di Scermendone (ad ovest) e di Caldenno (ad est), posti alla sua sommità, permettono di passare, rispettivamente, in val Terzana (Val Masino), con possibilità di discesa a Preda Rossa, ed in Val Torreggio (Val del Turéc') (Valmalenco), con discesa al rifugio Bosio. La ganda che si stende sotto il passo di Scermendone, inoltre, è anch’essa legata ad una leggenda popolare: di notte, si dice, vi si può udire il battere ossessivo di attrezzi metallici sui sassi, perché questa è la pena eterna a cui sono condannati i “cunfinà”, i dannati relegati in questa landa solitaria.
Resta, ora, da raccontare la seconda parte del circuito. Torniamo, quindi, a prato Isio, all’ampio parcheggio dove termina la strada aperta al traffico: ci troviamo sul limite alto orientale dei prati. Dobbiamo, ora, portarci, sfruttando un sentierino, sul lato opposto (occidentale). La direzione ci viene indicata da un cartello nei pressi di un grande masso sul limite inferiore del parcheggio (là dove si trova anche un grande pannello con una mappa del comune di Berbenno): dobbiamo seguire la direzione verso sinistra (Prato Maslìno), passando appena sotto la baita più alta dei prati e raggiungendo una fontana in cemento. Lì vicino possiamo scorgere, segnalata da un cartello che dà Prato Maslino ad un’ora, la partenza di un sentiero che si addentra nel bosco, in direzione ovest.
Inizia, così, da una quota di 1670 metri circa, la traversata verso prato Maslino, sfruttando un sentiero che si snoda con diversi saliscendi e che in diversi punti non è percorribile stando in sella (il taluni punti un po’ esposti, poi, richiede attenzione). Si tratta di una traversata estremamente suggestiva, perché alterna tratti nel cuore di bellissime pinete, dove il sole rinnova il suo eterno gioco trafiggendo l’antichissima quiete delle dense ombre, ad altri in cui si superano valloni ombrosi e selvaggi, ed in particolare il solco della val Grande, posta al centro del percorso, e della val Fontanin, separate dallo splendido Dosso del Buono, valli che poi confluiscono, più in basso, nella val Finale. Consideriamolo nel dettaglio.
Appena dopo la partenza troviamo una debole traccia che si stacca, salendo, sulla destra, e la ignoriamo. Poi giungiamo ad un bivio, al quale, ignorando il sentiero più largo che scende a sinistra, dobbiamo prendere a destra, seguendo le indicazioni di un cartello che reca scritto “Prato Maslino – Sentiero Italia” (questo sentiero, infatti, effettua la traversata Maslino Isio e poi prosegue in Valle di Postalesio, salendo al passo di Caldenno e scendendo in Val Torreggio (Val del Turéc'), al rifugio Bosio). Seguono un tratto pianeggiante ed alcuni saliscendi. Non troviamo alcun segnavia, ma solo, di tanto in tanto, sementi blu sul tronco delle piante. Oltrepassata una pianta, sulla destra, con un quadrato blu che racchiude il numero 71, incontriamo e superiamo facilmente il primo vallone, oltre il quale ci attende un breve strappo. Dopo aver incontrato una seconda pianta con l’indicazione del numero 15, seguiamo l’andamento del sentiero che volge gradualmente a sinistra. Uno strappetto ed una discesa ci portano ad attraversare una valle laterale che confluisce nella Val Grande, e che è percorsa da un modesto corso d’acqua: la quota approssimativa è 1640 metri.
Una successiva discesa ci porta nel cuore del solco principale della Val Grande, che attraversiamo a quota 1610 metri. Il sentiero taglia poi uno speroncino che lo separa da un solco gemello, attraversato il quale saliamo per un breve tratto a fianco di alcuni roccioni. Segue un tratto in discesa ed un tratto pianeggiante, a quota 1580, nel cuore di una pecceta, circonfusa di un’atmosfera fiabesca. L’impressione vivissima è che fate, elfi, gnomi o folletti siano lì lì per tradire la loro immancabile presenza, ma poi, probabilmente, nulla accade, e quel che udiamo è solo il fruscio leggero del nostro passo mentre tagliamo il fianco di un largo dosso, il Dosso del Buono. Non lasciamoci, però, ingannare dall'incanto del luogo e non facciamoci prendere dalla tentazione di scendere a vista lungo il filo del dosso: questo, infatti, termina in un orrido salto di rocce, alla confluenza fra la Val Grande e la Val Fontanin, che danno origine alla Val Finale. Proseguiamo, dunque, sul sentiero: una nuova discesa, lungo la quale un leggero smottamento del sentiero è stato tamponato con assi di legno, ci porta ad una nuova valle, la Val Fontanìn, stretta ed incassata, che attraversiamo a quota 1540.
E’ il punto più basso della traversata: da qui in poi guadagneremo gradualmente una cinquantina di metri di quota.  Inizia una salita, seguita da un tratto in falsopiano, lungo il quale incontriamo due deviazioni, una traccia meno marcata che si stacca sulla sinistra, ed una seconda che si stacca sulla destra e sale con rapide serpentine. Ignorate entrambe le tracce secondarie, affrontiamo un tratto dalla pendenza piuttosto marcata, cui segue un nuovo tratto in falsopiano. Più avanti, vediamo, a poco più di una decina di metri a monte del sentiero, la nuova pista forestale Prato Maslino-Valinette. L’ultimo tratto della salita ci porta ad intercettarla ad una quota di circa 1590 metri. La seguiamo verso sinistra, percorrendo un tratto in falsopiano che ci porta al parcheggio dove, a quota 1610 metri circa, termina la strada che sale a Prato Maslino (Pra’ Maslìn), appena sotto il rifugio Marinella, sul limite inferiore dei prati.
Chi volesse effettuare la traversata in senso opposto, tenga presente che il sentiero si stacca dalla pista una ventina di metri dopo uno slargo sul lato sinistro della pista, che troviamo, partendo dal parcheggio, dopo una breve serie di semicurve a sinistra (per ora – autunno 2007 – non ci sono cartelli).
Prima di iniziare la lunga discesa che ci riporta a Berbenno, prendiamoci tutto il tempo necessario per una visita a questo magnifico terrazzo, compreso fra la val Finale e la val Vignone, costellato da numerose baite, sorvegliato da un’incantevole chiesetta e dall’enigmatica presenza di un enorme masso, spaccato quasi a metà da una misteriosa potenza sovrumana. Alla bellezza del prato la banda di Berbenno dedica anche, l'ultima domenica di luglio, una festa. Sul lato opposto del prato, rispetto a quello orientale che abbiamo raggiunto, si trova il punto di partenza della mulattiera che sale all’alpe Vignone ed all’alpe Baric, dalla quale si può raggiungere il lungo dosso dell’alpe Scermendone, scendendo poi al bivacco omonimo. La traversata Isio-Maslino e la successiva salita all’alpe Vignone costituiscono una parte del Sentiero Italia, nella sezione Lombardia nord.
E’ tempo di scendere: la strada, che parte dal parcheggio in direzione ovest, attraversa una zona coperta da una fitta abetaia (costituita da abeti rossi), cui si sostituisce gradualmente, più in basso, una fascia boscosa costituita da larici, pini ed abeti. Dopo un primo tratto sterrato, inizia il fondo in asfalto. Superata una piana appena sotto Prato Maslino, inizia una serrata serie di sette tornanti sx-dx, in direzione ovest-sud-ovest. In meno di due km perdiamo 400 metri di quota: la strada, infatti, è qui molto ripida, e richiede attenzione ad inizio stagione per la possibile presenza di placche gelate. E’ questo il motivo per cui è opportuno percorrere questo anello nel senso qui indicato. Inizia, poi, un lungo traverso in direzione sud-est, che porta al bel maggengo della Foppa (m. 1094), con un passaggio veramente bello, nel quale al fondo asfaltato si sostituisce un ripido tratto su grisc che taglia i prati.
Superato il maggengo, ci attende un nuovo lungo tratto in direzione est, che precede l’ultimo tratto della discesa, nel quale inanelliamo una lunga serie di tornanti nella cornice di splendidi boschi di castagno, finché, superata la località Fumasèt, giungiamo ad intercettare la strada che da Regoledo sale verso Monastero.
Scesi per questa strada a Regoledo, a 10 km da Prato Maslino, proseguiamo la discesa verso il contiguo nucleo di Berbenno, dove, raggiunta la chiesa, ha termine, dopo circa 4-5 ore, questo indimenticabile circuito, che ci ha portato a superare un dislivello, in salita, di circa 1400 metri.


Prato Maslino

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line



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