Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Eita-Lago Calosso (lago Turchino)
2 h e 15 min.
700
E
SINTESI. Salendo in automobile da Grosio in Val Grosina (acquisto del pass giornaliero a Fusino), procediamo in direzione di Eita e passiamo dal lato destro (per noi) a quello sinistro della valle. Superato il ponte di Guer (cartello), troviamo una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx, poi un ampio spiazzo per il parcheggio sulla destra della strada (m. 1620 circa). Proseguiamo fino alla fine della carozzabile ad Eita (m. 1703), dove parcheggiamo. Ci incamminiamo sulla pista che sale a nord verso il passo di Verva, fino ai ricoveri dell’alpeggio delle Crote (m. 2175). Guardando sul lato sinistro della pista, vediamo un ometto che segnala la partenza del sentiero per il lago Calosso. Dopo un brevissimo tratto diritto, il sentiero piega a sinistra ed inizia una lunga diagonale verso sud, sul versante che scende dal ripiano del lago al fondovalle. Non ci sono segnavia, ma la traccia è buona. Superiamo due vallette appena accennate; dopo la terza dobbiamo stare attenti, perché il sentiero si biforca, e noi dobbiamo procedere sul ramo a monte, quello di destra. Il sentiero procede sicuro, con pendenza media, passando a poca distanza dalla cascata già citata. Attraversata una piccola ganda, siamo finalmente alla conca che ospita il lago lago Turchino (o lago Calosso, m. 2303).


Apri qui una panoramica dal lago Calosso (lago Turchino)

Ben nota è la fata Turchina, molto meno il lago Turchino. Sarà che non figura su nessuna carta perché si tratta di uno dei casi non rari in cui la toponomastica delle carte non ha riscontro in quella effettiva. Così guardando una carta dell'alta Val Grosina, a nord di Eita e poco sotto il passo di Verva, notiamo una "Lago Calosso", denominato così a partire dal vicino Sasso Calosso. Ma nell'uso locale tale denominazione è sconosciuta; in Val Grosina tutti da sempre lo conoscono come "Lago Turchino" (“Lèch Turchìn”). A questo lago qui sono molto affenzionati, perché nella stagione estiva dicenta meta di una escursione alla portata di tutti, anche se l'impegno non è banale.
Vediamo come raggiungerlo. Lasciata la ss. 38 all’altezza di Grosio (Gròs, m. 653), entriamo in paese e prendiamo a sinistra, imboccando la strada per la Val Grosina, che, attraversata, dopo 2 km, la frazione di Ravoledo (Raulé, m. 864), si addentra sul fianco orientale della valle, all’altezza della chiesetta di S. Giacomo Maggiore Apostolo. Dopo 9 km siamo a Fusino (Fusìn, m. 1203), all’altezza della confluenza della Val Grosina Occidentale (Val de Dòsa) nel solco principale della valle (Val de Eita o Val de S-cén), presso lo sbarramento idroelettrico che serve la centrale A.E.M. di Grosio.


Eita

Ignoriamo, qui, la deviazione a sinistra che porta in Val Grosina Occidentale e proseguiamo sul fianco orientale della valle, passando poi sul lato opposto e raggiungendo un secondo ponte, quello del Gùer, che ci permette di attraversare il rio d’Avedo, il quale scende dalla valle omonima (Val de Avé, laterale occidentale della Val Grosina). La strada si fa più stretta e propone diversi tornanti, prima di portarci alla piana che si stende ai piedi di Eita (dalla quale si può vedere la caratteristica cascata della Pirla) e, dopo circa 14 km e mezzo, all’ampia conca glaciale che ospita le baite di Eita (éita, m. 1701), fra le quali spicca la chiesetta dedicata alla Madonna Immacolata di Lourdes, con il caratteristico campanile staccato. Nei suoi pressi troviamo anche il rifugio di Eita ed un’ampia spianata che ci consente di parcheggiare l’automobile. Il luogo, ameno e tranquillo, è meta di soggiorno estivo di un buon numero di grosini e villeggianti. Non facile capire quale sia l’etimologia del nome, che forse rimanda all’alto tedesco “ahto” o all’inglese “eight”, che significano “otto”.
Un cartello segnala il sentiero Italia (S. I., con numerazione 201), che giunge fin qui da Malghera (data a 6 ore e 10 minuti), dal passo di Vermolera (dato a 4 ore e 10 minuti) e dai laghi di Tres (dati a 2 ore), e prosegue in direzione del rifugio Falck (dato a 50 minuti), del passo di Verva (dato a 2 ore e 10 minuti) e del rifugio Viola (dato a 5 ore e 40 minuti). Ci incamminiamo, dunque, in questa seconda direzione, lungo una pista sterrata chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati, che procede in direzione nord, tagliando il fianco orientale del Sasso di Conca (Sasa de Conca, m. 3150) e del Sasso Colosso (Sas Calòs, m. 2532), incorniciato da un bosco di abeti, pini gembri ed ontani. Nella salita oltrepassiamo due vallecole, la maggiore Val di Conca e la più modesta Val di Pisi. Alla nostra destra vediamo il fronte dell’ultimo gradino di soglia che ci introduce al tratto terminale della Val Grosina, incorniciato dalla severa parete meridionale del Sasso Maurigno (Sas Maurégn, m. 3062). Più a destra, infine, vale a dire ad est, si apre la solitaria valle del Rio Cassavrolo (Ruasch de Casauröl), che culmina nel passo di Zandila (Pas de Zandila, o Sandina) e nel monte omonimo (m. 2936).


Acque Sparse

Dopo un tratto incassato nella roccia, oltrepassiamo una terza vallecola, la Val di Piégni, e raggiungiamo la soglia del gradino, trovando un bivio: i cartelli ci informano che proseguendo sulla pista principale ci dirigiamo al passo di Verva, dato ad un’ora e venti minuti (Sentiero Italia, di cui stiamo percorrendo un tratto), ad Arnoga, data a 3 ore e 35 minuti o al rifugio Viola, dato a 4 ore e 50 minuti, mentre imboccando il sentiero che se ne stacca sulla destra scendiamo in pochi minuti al ben visibile rifugio Falck, della sezione di Dervio del C.A.I. (m. 2005; per informazioni, telefonare allo 0341 851013).
Dopo un breve tratto pianeggiante, ci affacciamo alla parte terminale della Val Grosina, che, nel primo tratto, ci propone l’ampio pianoro della località delle Acque Sparse (Acqui Spèrsi), dove, alla nostra destra, l’acqua di numerose sorgenti che confluiscono nel Rio di Verva (Ruasch de Vèrba) dà origine, grazie ad uno sbarramento di massi, ad un incantevole laghetto (laghetto della Acque Sparse, m. 2024), incorniciato da una splendida pecceta. Sul lato opposto, cioè alla nostra sinistra (ovest) si mostra il fianco orientale del Sasso Colosso (“Sas Calòs”, m. 2532). Guardando a nord riconosciamo facilmente quella che ci appare essere la depressione del passo (in realtà la sella introduce ad un gradino superiore, che da qui non si vede, e sul quale il passo è posto effettivamente). Ma il panorama è dominato, a nord-est, dalla severa e vertiginosa parete sud-occidentale del Sasso Maurigno (“Sas Maurégn”, m. 3062), ben visibile già da Eita. Poco più avanti, sulla sinistra, incontriamo un altarino ed un’edicola dedicata alla Madonna del Lago, eretta il 16 agosto 1995, in ricordo della visita come pellegrino di Sua Eminenza l’allora Cardinale di Milano Carlo Maria Martini.

La pista piega leggermente a sinistra (andamento nord-nord-ovest), salendo con molta gradualità. Guardando a sinistra, vediamo il torrentello che scende da un ripiano sospeso poco meno di duecento metri più in alto rispetto al fondovalle. Si tratta dei Rogi del Lèch, e scende dal lago Turchino o lago Calosso, la nostra meta, una piccola perla glaciale che se ne sta, nascosta alla nostra vista, a nord del Sasso Colosso, a nord-est del Sasso di Conca e ad est dei Sassi Rossi. Osservando con attenzione, scorgiamo il sentiero che si stacca, sulla sinistra, dalla pista più a monte (nei pressi dei ricoveri della località Le Crote) e sale fino al laghetto. Questo è alimentato dalla vedretta del Sasso Colosso (“Védrégia de Sas Calos”), che occupava l’ampio canalone a sud-ovest, ma che oggi si è ritirata appena sotto le rocce sottostanti la vetta del Sasso di Conca (m. 3150).

Pista per il passo di Verva. Foto di Massimo Dei Cas www.paesidivaltellina.it
Val Verva

La successiva salita ci porta ai già citati rudimentali ricoveri dell’alpeggio delle Crote (“I Cròti”, m. 2175), ricavati sfruttando massi aggettanti ai piedi del severo pendio ai piedi del versante sud-occidentale del Sasso Maurignino (“Sas Mauregnìn”, m. 2673): tutto qui richiama l’essenzialità e gli stenti della vita d’alpeggio. Guardando sul lato sinistro della pista, vedremo un ometto che segnala la partenza del sentiero per il lago Calosso. Dopo un brevissimo tratto diritto, il sentiero piega a sinistra ed inizia una lunga diagonale verso sud, sul versante che scende dal ripiano del lago al fondovalle. Non ci sono segnavia, ma la traccia è buona. Superiamo due vallette appena accennate; dopo la terza dobbiamo stare attenti, perché il sentiero si biforca, e noi dobbiamo procedere sul ramo a monte, quello di destra. Il sentiero procede sicuro, con pendenza media, passando a poca distanza dalla cascata già citata. Attraversata una piccola ganda, siamo finalmente alla conca che ospita il lago, il cui colore giustifica appieno la denominazione di Lago Turchino.


Lago Calosso

Per osservarne meglio la forma possiamo uadagnare un po' di quota sul versante di destra (ovest), oppure salire sul poggio che chiude la conca ad est. La salita autunnale regala, oltre alla bellezza degli scenari, un profondo senso di pace ed un silenzio che conquista. In particolare, non si smetterebbe mai di staccare gli occhi dal Sasso Maurigno, che si mostra in tutta la sua mole poderosa ad est.


Lago Calosso

Tornati per la medesima via di salita alla pista per il passo di Verva, non possiamo mancare di spendere una ventina di minuti per salire a visitarlo. Al passo giungiamo dopo pochi tornanti (nei pressi dei quali si può individuare, sulla destra, un manufatto militare: si tratta di una piccola grotta scavata nella roccia, al fine di permettere di dominare l’alta valle che si stende a sud del passo di Verva). Sul passo troviamo due cartelli: il primo dà, nella direzione dalla quale proveniamo, il rifugio Falck a 50 minuti ed Eita ad un'ora e 20 minuti; il secondo dà, nella direzione opposta (nord) l'alpe Campo ad un'ora e 20 minuti, Arnoga a 2 ore e 15 minuti ed il rifugio Viola a 3 ore e 30 minuti.
Il passo di Verva merita una breve presentazione che renda giustizia della sua importanza storica, per lo più disconosciuta. L’origine del nome stesso può segnalarne l’importanza: deriva, forse, dal nome personale “Vervinius” che, a sua volta, contiene una radice etrusca simile a quella di “Berbenno” (anche se non è da escludere l’origine da “vevra”, “spineto”). Per la sua accessibilità relativamente facile (è posto a 2301 metri) e la sua posizione strategica (si apre fra il gruppo della cima Piazzi, ad est, ed il gruppo Cima Viola-Punta di Dosdè ad ovest), il passo rappresentò, in passato, una valida via alternativa di accesso al livignasco ed alle regioni di lingua tedesca, rispetto a quella che passava per il fondovalle valtellinese.


Apri qui una panoramica sul passo di Verva

Immaginiamo che un mercante veneziano di 4 o 5 secoli fa, che si trovasse nel bresciano (Brescia, dal Quattocento alla fine del Settecento, apparteneva ai domini della Repubblica di Venezia), avesse progettato di valicare le Alpi: la via più breve sarebbe stata quella di risalire la Valcamonica, valicare il Mortirolo, scendere a Grosio, risalire l’intera val Grosina fino al passo di Verva (per il quale passava una buona mulattiera), scendere lungo la breve Val Verva, che confluisce nella Val Viola Bormina, percorrere quest’ultima fino ad Arnoga e raggiungere il Livignasco per il passo del Foscagno. La zona del passo, che ora segna il confine fra i comuni di Grosio e Valdidentro, in passato fu oggetto di contesa, per i preziosi pascoli, fra il comune di Grosio e quello di Bormio, contesa che portò anche ad una faida nel 1375 e che venne definitivamente composta con un atto notarile del 1547, che sanciva i confini degli alpeggi di “Verva et Davoxde”, del comune di Bormio, e di “Cassaurolo et Verva”, del comune di Grosio. Oggi di queste antiche contese si è persa anche l’eco. È giunta fino al passo, invece, la terribile eco dell’immane frana della Val Pola, precipitata la mattina del 28 luglio 1987, che ha interrotto i collegamenti di fondovalle per Bormio; durante quella tremenda estate il passo, raggiunto da una carrozzabile, è stato utilizzato per transitare in alta Valtellina partendo da Grosio.
Ristabilito il collegamento di fondovalle, il passo è tornato al suo antichissimo silenzio, interrotto solo dalla presenza di tranquilli bovini, di pochi escursionisti e di un discreto numero di bikers, che lo frequentano percorrendo uno dei più begli anelli di mountain-bike dell’intera Valtellina, l’anello della Cima Piazzi (Arnoga-Bormio-Grosio-Val Grosina-Passo di Verva-Arnoga).

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - elaborata su un particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

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