Apri qui una fotomappa dei sentieri a monte di Prata Camportaccio

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Lottano-Strada per Uschione-Alpe Damino-Alpe Belvedere-Mont di Bech-Pradotti-Nirola-Lottano
4 h e 30 min.
610
E
SINTESI. Percorriamo la ss 36 dello Spluga in direzione di Chiavenna e, poco prima di raggiungere la cittadina, la lasciamo prendendo a destra quando troviamo l'indicazione per Prata Camportaccio. Superato un sottopasso, prendiamo a destra e, dopo una curva a sinistra, ci immettiamo su una strada che corre in piano, seguendola verso destra. La lasciamo alla prima deviazione a sinistra e saliamo diritti giungendo in vista dell'imponente campanile della chiesa di S. Eusebio. Proseguiamo lungo la strada che lascia alla propria sinistra le case del centro del paese, e sale non distante dall'alveo del torrente Schiesone, che resta alla nostra destra. Giungiamo così ad un bivio: mentre il ramo di destra si porta ad un ponte sul torrente e prosegue per la frazione di Pradella, seguiamo quello che volge a sinistra. Dopo una semicurva a destra, saliamo trovando una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx-sx, prima di trovare, sul lato destro della carrozzabile, la stradina che se ne stacca e dopo breve tratto porta alla piazzola di parcheggio in località Lottano (m. 654), dove lasciamo l'automobile. Ridiscesi alla carrozzabile, la seguiamo salendo per una sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx-dx-sx, fino al punto in cui sulla destra si stacca la carrozzabile per i Monti di Lottano (sbarra). La ignoriamo e proseguiamo diritti verso Uschione, fino al punto nel quale il transito è vietato ai veicoli non autorizzati (sbarra). Proseguiamo verso Uschione sulla strada asfaltata, in leggera salita e falsopiano, fino a raggiungere il limite meridionale della bella conca di prati che ospita Uschione (m. 830), la frazione di Chiavenna che nella bella stagione si anima di accenti e voci che la ravvivano, ma non è più abitata permanentemente. La strada giunge ad un bivio: sulla sinistra si trova un parcheggio, mentre sulla destra prosegue, in leggera salita. È, questo, il punto di riferimento per trovare il sentiero che porta all’alpe ed al pizzo Damino: lo vediamo, alla nostra destra (è il sentiero B5, segnalato da un segnavia bianco-rosso), una ventina di metri oltre il bivio. Salendo, dopo una ventina di metri alla nostra destra parte il sentiero B5, segnalato da un segnavia bianco-rosso. Procedendo verso sud, passiamo, in leggera salita, a destra di un rudere, prima di una breve discesa. Poi pieghiamo leggermente a sinistra (qui la traccia si fa più debole, ma i segnavia bianco-rossi non ci abbandonano). Superato un crotto ricavato sotto un roccione, cominciamo a salire diritti, passando a destra di alcuni roccioni. Il sentiero piega poi a destra, e di nuovo leggermente a sinistra, proponendo una serie di serrati tornantini. Raggiungiamo una portina nella roccia, che ci introduce ad un panoramico roccione con spaccatura (attenzione!). Il sentiero piega decisamente a sinistra e sale deciso con rapidi tornantini, fino a raggiungere un muricciolo in sasso che introduce ad un prato rimboschito; davanti a noi vediamo un rudere di baita, mentre da destra ci raggiunge una più marcata traccia di sentiero (attenzione a non imboccarla al ritorno). Passiamo, quindi, a sinistra del rudere e proseguiamo nella salita, su traccia che si fa più marcata e che piega a sinistra, assumendo la direzione est, poco sotto il filo del crinale. Ci portiamo quindi al crinale in corrispondenza di un roccione panoramico. Per un breve tratto la salita segue il crinale, per poi lasciarlo, piegando a destra ed effettuando una diagonale che ci porta a passare a destra di un rudere. Più avanti, incontriamo un grande pino silvestre e, sulla sinistra del sentiero, una baita ben conservata. Il sentiero piega ancora leggermente a destra e, dopo un breve tratto in piano, riprende a salire, passando nei pressi di una seconda baita e usendo infine alla parte bassa dell'alpe Damino (m. 1240). Seguendo il bordo inferiore dei prati, tagliamo l'intera panoramicissima Alpe Damino, fino a trovare la partenza del sentiero, segnalata da un cartello, che si inoltra nella pineta verso sud-est, attraversando un vallone, in piano ed in leggera discesa. Dopo pochi minuti il sentiero intercetta la carrozzabile dei Monti di Lottano, che poco più avanti termina. Un sentierino scende verso destra e subito si affaccia alla parte alta dei prati del Belvedere (m. 1233). Seguiamo ora il sentierino che ne percorre il bordo alto, verso sinistra, passando per un gruppo di baite. Giunto sul limite meridionale, pieghiamo a destra e scendiamo per un sentierino fra altre baite, fino al limite basso, dove troviamo anche una fontanella. Qui seguiamo il cartello che indica il Mont di Bech e la chiesetta di San Luigi Guanella. Attraversiamo così su un ponticello la Valle della Bogia, passiamo accanto ad un cartello in legno che seganala "Chiesa" e procediamo su un sentierino verso sud-ovest, attraversando una breve macchia e giungendo ad un ripido prato con due baite alla nostra sinistra.Dalle baite scendiamo verso destra su un sentierino serpeggiante che ci porta subito allo splendido poggio del Mont di Bech (m. 1150), dove si trova la chiesetta dedicata a San Luigi Guanella. Seguiamo ora il cartello che segnala Pradotti a 15 minuti, Lottano a 50 e Prata Camportaccio ad un'ora e mezza. Imbocchiamo così, appena sotto la chiesetta, un sentierino che taglia il ripido prato (appena sotto ce n'è un altro, quasi parallelo, ma restiamo su quello superiore), traversando in piano alle vicine baite di Pree San Pedar (Pra' San Pietro, m. 1148). Proseguiamo sul sentierino che entra in una macchia, passa sotto una baita solitaria e, riattraversata la Valle del Bogio, si affaccia ai prati di Pradotti (m. 1050). Il sentierino confluisce in una pista sterrata, che passa sotto alcune baite. La pista intercetta la carrozzabile che da Uschione sale ai Monti di Lottano. Prima di raggiungerla, guardiamo a sinistra, dove vediamo una mulattiera che scende fra i prati circondata da bassi muretti a secco. Entriamo così in una selva e, superato il cartello ad un bivio, stiamo a destra e proseguiamo nella discesa sul marcato sentiero, con alcuni segnavia bianco-rossi. Attraversiamo con alcuni tornanti una fascia di betulle e ne usciamo superando alcune baite per poi scendere ancora ai prati di Nirola (m. 900). Il sentiero piega a destra e passa a monte di una conca con alcune baite. Ci portiamo così alla già menzionata carrozzabile Uschione-Monti di Lottano (o Monti di Prata), e la seguiamo per breve tratto, in discesa, fino a trovare alla nostra sinistra un paletto che segnala la ripartenza della mulattiera, che la lascia scendendo verso sinistra. Per alcune volte la mulattiera intercetta la strada, per poi lasciarla sul lato opposto, in una cornice di luminose betulle, fino ad un cartello escursionistico, che segnala Lottano a 15 minuti. Qui lasciamo, scendendo a sinistra, per l'ultima volta la carrozzabile, imboccando la mulattiera che scende diretta verso nord ovest. Passiamo sotto la teleferica ed accanto ad una fontanella, oltrepassando poi un casello dell'acqua. Nell'ultimo tratto la mulattiera è elegantemente scalinata e porta alle baite più orientali di Lottano (o Lotteno, 654), dove l'anello si chiude.


Lottano

Fra le molteplici possibilità escursionistiche offerte dai sentieri dagli alpeggi a monte di Chiavenna e di Prata Camportaccio, sull'ampio versante settentrionle della Val Schiesone, possiamo inscrivere anche questo splendido anello che, con partenza ed arrivo nel nucleo di Lottano, tocca i panoramicissimi algeggi gemelli dell'alpe Damino e del Belvedere.
Vediamo come procedere. Percorriamo la ss 36 dello Spluga in direzione di Chiavenna e, poco prima di raggiungere la cittadina, la lasciamo prendendo a destra quando troviamo l'indicazione per Prata Camportaccio. Superato un sottopasso, prendiamo a destra e, dopo una curva a sinistra, ci immettiamo su una strada che corre in piano, seguendola verso destra. La lasciamo alla prima deviazione a sinistra e saliamo diritti giungendo in vista dell'imponente campanile della chiesa di S. Eusebio. Proseguiamo lungo la strada che lascia alla propria sinistra le case del centro del paese, e sale non distante dall'alveo del torrente Schiesone, che resta alla nostra destra. Giungiamo così ad un bivio: mentre il ramo di destra si porta ad un ponte sul torrente e prosegue per la frazione di Pradella, seguiamo quello che volge a sinistra. Dopo una semicurva a destra, saliamo trovando una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx-sx, prima di trovare, sul lato destro della carrozzabile, la stradina che se ne stacca e dopo breve tratto porta alla piazzola di parcheggio in località Lottano (m. 654), dove lasciamo l'automobile.


Apri qui una panoramica di Lottano

Si tratta di una frazione di Prata, posta su un incantevole ripiano di prati ritagliato sull'aspro versante settentrionale della Val Schiesone, al riparo dalle violente piene dell'omonimo torrente che, dal 1700 al 1953, hanno più volte flagellato il fondovalle. La vicenda umana di questi monti risale ben al di qua delle soglie della storia, come tesimoniano le incisioni rupestri trovate su una rupe posta un po' più in basso, presso la frazione di Dona. In tempi decisamente più recenti la felice posizione spiega perché nei secoli passati vi dimorassero molte più persone di quanto oggi si potrebbe immaginare. Nel 1861, per esempio, vi abitavano 240 persone, un quarto della popolazione complessiva di Prata Camportaccio. La statistica curata dal prefetto Scelsi, nel 1866, registra a Lottano 247 persone (il nucleo centrale di Prata, per avere un'idea comparativa, ne contava 130), 129 maschi e 118 femmine, di cui 156 celibi e 72 coniugati. Le case erano 35, di cui 4 vuote, mentre le famiglie erano 49. Il lavoro di dissodamento che rese disponibili i prati si dovette, nel XIII secolo, all'iniziativa dei monaci cistercensi della vicina (più in basso, a monte del centro di Prata Camportaccio) abbazia di Dona, edificata nel 1178, che ne deteneva il possesso. L'etimo del nome, peralto variamente attestato (Lottano, Lotano, Lotteno e Lodeno) rimanda a tale opera di dissodamento. Tre sono i nuclei dell'insediamento. Quello centrale è raccolto attorno alla chiesetta dedicata al Sacro Cuore di Gesù ed a Pasquale Baylon, costruita nel 1799 (il più recente restauro è del 2009). Ad est del centro sta un secondo gruppo di baite, alcune ben ristrutturate. Sulla prima che incontriamo si legge ancora la scritta "Osteria". Sul lato opposto, infine, presso il punto di arrivo della carrozzabile, sta un gruppo di baite dall'aspetto più dimesso. Su una parete però sopravvive un dpinto di Madonna con Bambino.


Lottano

Da qui comincia l'escursione. Ridiscesi alla carrozzabile, la seguiamo salendo per una sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx-dx-sx, fino al punto in cui sulla destra si stacca la carrozzabile per i Monti di Lottano (sbarra). La ignoriamo e proseguiamo diritti verso Uschione, fino al punto nel quale il transito è vietato ai veicoli non autorizzati (sbarra). Proseguiamo verso Uschione sulla strada asfaltata, in leggera salita e falsopiano, fino a raggiungere il limite meridionale della bella conca di prati che ospita Uschione (m. 830), la frazione di Chiavenna che nella bella stagione si anima di accenti e voci che la ravvivano, ma non è più abitata permanentemente. La strada giunge ad un bivio: sulla sinistra si trova un parcheggio, mentre sulla destra prosegue, in leggera salita. È, questo, il punto di riferimento per trovare il sentiero che porta all’alpe ed al pizzo Damino: lo vediamo, alla nostra destra (è il sentiero B5, segnalato da un segnavia bianco-rosso), una ventina di metri oltre il bivio.


Uschione dal sentiero per l'alpe Damino

Il sentiero si immerge subito nell’ombra di una fitta selva di castagni, e procede in direzione sud, cioè in direzione contraria rispetto a quella che abbiamo percorso salendo lungo la strada. Passiamo, in leggera salita, a destra di un rudere, prima di una breve discesa. Poi pieghiamo leggermente a sinistra (qui la traccia si fa più debole, ma i segnavia bianco-rossi non ci abbandonano). Superato un crotto ricavato sotto un roccione, cominciamo a salire diritti, passando a destra di alcuni roccioni. Il sentiero piega poi a destra, e di nuovo leggermente a sinistra, proponendo una serie di serrati tornantini. Siamo sempre all’ombra del bosco, nel quale, accanto ai castagni, compaiono gli abeti. Pieghiamo leggermente a destra e, proseguendo nella salita, raggiungiamo una portina nella roccia, che ci introduce ad un singolarissimo roccione strapiombante, percorso da una stretta ma profonda fessura, alla nostra destra (attenzione a non finirci dentro!). 
Davanti a noi è già bello il colpo d’occhio verso nord, dove si mostra il selvaggio versante che chiude a settentrione Chiavenna e, alla sua destra, la conca nella quale si indovina (ma non si vede) il lago dell’Acquafraggia, a monte della quale si vede la larga sella del passo omonimo. Qui il sentiero non prosegue diritto, ma piega decisamente a sinistra e sale deciso con rapidi tornantini, fino a raggiungere un muricciolo in sasso che introduce ad un prato rimboschito; davanti a noi vediamo un rudere di baita, mentre da destra ci raggiunge una più marcata traccia di sentiero (se dovessimo tornare per la medesima via di salita, è, questo, un punto da memorizzare bene, perché, scendendo, rischiamo di andare diritti, invece di imboccare la deviazione a destra che scende alla portina nella roccia e che è scarsamente visibile).


Colpo d'occhio su Uschione dal sentiero per l'alpe Damino

Passiamo, quindi, a sinistra del rudere e proseguiamo nella salita, su traccia che si fa più marcata e che piega a sinistra, assumendo la direzione est (abbiamo l’impressione che si tratti di una direzione quasi opposta rispetto a quella nella quale siamo finora saliti). Siamo poco sotto lo stretto filo del crinale sul quale, più in alto, è collocato il pizzo, e che resta alla nostra sinistra.
Dopo breve salita, passiamo a destra di un balcone panoramico occupato da un roccione: possiamo per un attimo staccarci dal sentiero, portarci verso il ciglio del roccione (attenzione però a non sporgerci!) dal quale ottimo è il colpo d’occhio su Uschione e sulla sua conca di prati e selve, che si stende sotto di noi. Alle sue spalle, il versante a nord di Chiavenna, con una serie di cime che dal poco pronunciato pizzo Guardiello, a sinistra (m. 2091) salgono al piz di giùp, punto più alto del comune di Chiavenna, ed al pizzo Alto (m. 2479). Tornati al sentiero, continuiamo a salire decisamente, con diversi tornantini, fino a portarci sul crinale, in un bel bosco di castagni, abeti rossi, betulle e pini silvestri. Per un breve tratto la salita segue il crinale, per poi lasciarlo, piegando a destra ed effettuando una diagonale che ci porta a passare a destra di un rudere. Più avanti, incontriamo un grande pino silvestre e, sulla sinistra del sentiero, una baita ben conservata. Il sentiero piega ancora leggermente a destra e, dopo un breve tratto in piano, riprende a salire, passando nei pressi di una seconda baita.


La baita più bassa dell'alpe Damino

Siamo ormai prossimi all’alpe Damino: dopo un breve tratto, usciamo ai prati della sua parte bassa (m. 1240); poco sotto di noi, la baita più bassa. Siamo in cammino da circa un’ora. L’alpe, chiamata dialettalmente “al damìn”, è posta nella parte alta del versante settentrionale della Val Schiesone, sulla quale il territorio comunale di Chiavenna si ritaglia una breve striscia. Colpisce, diritta davanti a noi, sul versante opposto della valle, la scura parete settentrionale del pizzo di Prata (2727), il “pizzùn” o “pizzàsc”, la cui sinistra fama, legata alla severa difficoltà, ne ha fatto una delle pareti alpinisticamente più note del comprensorio. Immediatamente a sinistra la punta Buzzetti, dedicata alla memoria di don Giuseppe Buzzetti, il sacerdote scalatore che fu probabilmente il primo a vincere la temibile parete. Singolare la sua figura, singolarissima la sua vicenda, legata proprio al paesino di Uschione. La sosta sul limite del prato ci offre l’occasione per raccontarla. Domenica 15 luglio 1934 ad Uschione, paesino adagiato su un bel poggio del versante montuoso ad est di Prata Camportaccio e Chiavenna, il sacerdote era atteso, per la funzione domenicale: ma la sua inconfondibile figura, austera, schiva, claudicante, non comparve.


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Don Giuseppe era partito da Chiavenna il giovedì precedente e, compiuta una lunghissima traversata, aveva raggiunto la bocchetta di Sceroia, che, a 2714 metri, congiunge la valle Alpigia (laterale della Val Codera) alla Val Porcellizzo, in Val Masino, per poi scendere al rifugio Gianetti. Questa sola notizia ci può far capire che tempra d’uomo fosse: una camminata del genere, che comporta ben più di 2000 metri di dislivello, richiede doti di resistenza a dir poco fuor del comune. Dopo il pernottamento, il giorno seguente salì al pizzo Badile, in solitaria, come era solito fare: si trattava, infatti, anche di una figura di valente alpinista, che aveva legato il suo nome ad imprese destinate ad essere ignorate se non fossero state raccolte dal conte Bonacossa. Anche il successivo sabato era dedicato ad un’ascensione, nonostante il tempo volgesse al peggio. A nulla servì il tentativo di dissuasione del gestore del rifugio: don Giuseppe raggiunse la vetta della punta Torelli (m. 3137), e lì venne visto, dal rifugio, per l’ultima volta. Poi, più nulla. Il furioso temporale che si era scatenato sembrava averlo inghiottito.


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Ad Uschione non tornò mai e subito vennero organizzate le ricerche, senza esito. Solo con notevole ritardo, circa un mese dopo (il 15 agosto), venne ritrovato, alla bocchetta Torelli, un biglietto che permette di azzardare qualche ipotesi su quanto accaduto. Il biglietto recava scritto: “Don Giuseppe Buzzetti C.A.I. sez. di Chiavenna, da Bresciadiga, passo Sceroia, capanna Gianetti, pizzo Torelli, bocchetto Torelli per Bresciadiga 14-VII-34” (o, secondo altri, “11-VII-34”).E assai probabile che don Bozzetti, forse colpito da un fulmine, forse scivolato, sia caduto in un crepaccio, probabilmente fra ghiacciaio e fronte roccioso, per essere poi ricoperto dalla neve. Quel che è certo è che il suo corpo non fu più ritrovato. Aveva 48 anni, essendo nato nel 1886.


Apri qui una panoramica sull'alpe Damino

Vediamo ora come traversare al Belvedere. Seguendo il bordo inferiore dei prati, tagliamo l'intera panoramicissima Alpe Damino, fino a trovare la partenza del sentiero, segnalata da un cartello, che si inoltra nella pineta verso sud-est, attraversando un vallone, in piano ed in leggera discesa. Dopo pochi minuti il sentiero intercetta la carrozzabile dei Monti di Lottano, che poco più avanti termina. Un sentierino scende verso destra e subito si affaccia alla parte alta dei prati del Belvedere (m. 1233). Seguiamo ora il sentierino che ne percorre il bordo alto, verso sinistra, passando per un gruppo di baite. Giunto sul limite meridionale, pieghiamo a destra e scendiamo per un sentierino fra altre baite, fino al limite basso, dove troviamo anche una fontanella. Qui seguiamo il cartello che indica il Mont di Bech e la chiesetta di San Luigi Guanella.


Il Belvedere

Attraversiamo così su un ponticello la Valle della Bogia, passiamo accanto ad un cartello in legno che seganala "Chiesa" e procediamo su un sentierino verso sud-ovest, attraversando una breve macchia e giungendo ad un ripido prato con due baite alla nostra sinistra.
Dalle baite scendiamo verso destra su un sentierino serpeggiante che ci porta subito allo splendido poggio del Mont di Bech (m. 1150), dove si trova la chiesetta dedicata a San Luigi Guanella. Sulla facciata, la data del 23 ottobre 2006 e la frase guanelliana "L'amore del prossimo è il conforto della vita". Dal poggio, davvero suggestivo, si apre anche uno splendido scorcio sulla testata della Val Schiesone, che mostra, da sinistra, il monte Beleniga, la Punta Buzzetti e la poderosa parete settentrionale del pizzo di Prata.


Il Belvedere

Seguiamo ora il cartello che segnala Pradotti a 15 minuti, Lottano a 50 e Prata Camportaccio ad un'ora e mezza. Imbocchiamo così, appena sotto la chiesetta, un sentierino che taglia il ripido prato (appena sotto ce n'è un altro, quasi parallelo, ma restiamo su quello superiore), traversando in piano alle vicine baite di Pree San Pedar (Pra' San Pietro, m. 1148).


Chiesa di San Luigi Guanella

Proseguiamo sul sentierino che entra in una macchia, passa sotto una baita solitaria e, riattraversata la Valle del Bogio, si affaccia ai prati di Pradotti (m. 1050). Il sentierino confluisce in una pista sterrata, che passa sotto alcune baite. La pista intercetta la carrozzabile che da Uschione sale ai Monti di Lottano. Prima di raggiungerla, guardiamo a sinistra, dove vediamo una mulattiera che scende fra i prati circondata da bassi muretti a secco. Entriamo così in una selva e, superato il cartello ad un bivio, stiamo a destra e proseguiamo nella discesa sul marcato sentiero, con alcuni segnavia bianco-rossi. Attraversiamo con alcuni tornanti una fascia di betulle e ne usciamo superando alcune baite per poi scendere ancora ai prati di Nirola (m. 900).


Testata della Val Schiesone dal Mont di Bech

Il sentiero piega a destra e passa a monte di una conca con alcune baite. Ci portiamo così alla già menzionata carrozzabile Uschione-Monti di Lottano (o Monti di Prata), e la seguiamo per breve tratto, in discesa, fino a trovare alla nostra sinistra un paletto che segnala la ripartenza della mulattiera, che la lascia scendendo verso sinistra. Per alcune volte la mulattiera intercetta la strada, per poi lasciarla sul lato opposto, in una cornice di luminose betulle, fino ad un cartello escursionistico, che segnala Lottano a 15 minuti. Qui lasciamo, scendendo a sinistra, per l'ultima volta la carrozzabile, ed imbocchiamo la mulattiera che scende diretta verso nord ovest. Passiamo sotto la teleferica ed accanto ad una fontanella, oltrepassando poi un casello dell'acqua. Nell'ultimo tratto la mulattiera è elegantemente scalinata e porta alle baite più orientali di Lottano (o Lotteno, 654). Qui ritroviamo l'automobile e chiudiamo questo splendido anello escursionistico.

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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