Apri qui una panoramica di Corna Rossa, Corna Nera e Corna Brutana

BOIROLO-CORNA ROSSA-CORNA NERA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Boirolo-Biazza-Alpe Rogneda-Crinale-Corna Rossa (o Corna Nera)
5 h
1400
EE
.SINTESI. Parcheggiata l'automobile alla parte alta di Boirolo (m. 1615), ci incamminiamo sulla pista sterrata che dopo un tornante sx porta al ripiano di Biazza m. 1680). Proseguendo nella salita, con tratti anche molto ripidi, circondati da splendide pinete, guadagniamo, poi, la splendida conca che ospita la chiesetta ed il rifugio degli Alpini di S. Stefano (m. 1810). Seguendo la pista ci portiamo al limite degli alpeggi della Val Rogneda. La pista attraversa da destra a sinistra il torrente Rogna, e risale interamente il luminoso alpeggio, passando per il baitone di quota 2186, fino alla bocchetta di Mara (a m. 2342). Una sessantina di metri prima della bocchetta, lasciamo la pista ed imbocchiamo la traccia di sentiero che si trova a destra (est) del manufatto. Per un tratto seguiamo il sentiero che sale alla bocchetta del Torresello, poi lo lasciamo alla nostra sinistra e, piegando a destra, raggiungiamo il crinale erboso che si colloca a valle del canalone che dovremo risalire. Proseguiamo nella salita, in diagonale, portandoci sul lato destro del crinale, abbastanza ripido, e raggiungendone con un po’ di fatica la sommità. Dopo un brevissimo terrazzo, inizia il canalone vero e proprio, che è occupato da detriti di dimensioni medio-piccole, alternati a terriccio. Una traccia di sentiero lo risale, zigzagando. Seguendola, o procedendo, a vista, diritti, saliamo in direzione del grande masso sul lato destro del crinale. Per salire alla Corna Rossa puntiamo verso sinistra, passando ai piedi di un evidente spuntone, o corno roccioso rosseggiante che si stacca dalla compagine di rocce poste poco sotto il crinale. Passando poco a valle del corno, proseguiamo in diagonale verso il crinale, cercando una traccia che sale tagliando una fascia di rocce levigate. Passiamo, così, a valle della cima quotata 2918. Oltrepassata una caratteristica parete liscia di color rosso vivo, ci destreggiamo fra le roccette, fino al una sella che ci permette di affacciarci sull’alta Val di Togno. Seguiamo, ora, il crinale verso sinistra, cioè verso ovest: superata una prima elevazione costituita da grandi massi, scendiamo un po’ prima di salire all’erbosa cima della Corna Rossa (m. 2916). Per salire alla Corna Nera ridiscendiamo alla traccia di sentiero che risale il vallone, puntando ora al grande masso che presidia il lato destro (orientale) del crinale. Alla sua destra, una singolare e suggestiva formazione rocciosa a forma di fiamma. Torniamo a guadagnare il crinale presso il masso, ad una quota di circa 2870 metri. Seguendo una traccia di sentiero, cominciamo a percorrerlo, in direzione della Corna Nera. La traccia passa a valle della fiamma, che da qui assume la forma di obelisco. Raggiungiamo, così, in breve un canalino di sfasciumi che scende dalla cima della Corna Nera. Possiamo aggirarlo rimanendo sulle roccette alla sua sinistra, fino al sistema di blocchi che si frappone alla cima. Passando a sinistra, o a destra, con attenzionee con semplici passi di arrampicata, siamo infine ai 2926 metri della cima.


Apri qui una fotomappa degli alpeggi di Rogneda e Ron

Corna Rossa (còrna rùssa, m. 2916, salita per la prima volta in solitaria da A. Corti nel 1900) e Corna Nera (còrna négra, m. 2926, salita per la prima volta da A. e L. Corti): un binomio che non ha alcun riferimento calcistico, ma rimanda a due cime che rappresentano la meta di un’unica possibile escursione nello scenario di uno dei più begli alpeggi del versante retico mediovaltellinese, l’alpe Rogneda. Le due cime gemelle, infatti, si collocano più o meno al centro della testata che chiude l’alpe, e che è delimitata a sud-ovest dalla Corna Mara (còrna mara, cioè, secondo una probabile etimologia, il corno del drago, m. 2807) e a nord-est dalla Corna Brutana (còrna brütàna, m. 3059, salita per la prima volta da A. Cederna, E. Ghisi, P. Pini e M. Schenatti nel 1886). Al centro, appunto, stanno, da ovest ad est, la Corna Rossa (m. 2916) e la Corna Nera (m. 2926), per le quali passa il confine fra i comuni di Montagna (Val di Togno, a nord) e Tresivio (alpe Rogneda, a sud). Le due cime possono essere salite con un po’ di fatica, ma senza eccessiva difficoltà, nell’arco di una sola giornata. Vediamo come.
Dobbiamo, ovviamente, salire all’alpe Rogneda (alp rugnéda), e questo è possibile attraverso due itinerari. Il primo e più ovvio è quello che risale la Val Rogna, di cui l’alpe costituisce l’ampio anfiteatro terminale. Per farlo, ci portiamo con l’automobile al maggengo di Boirolo (lo si raggiunge staccandosi dalla ss. 38, sulla sinistra, se si viaggia da Sondrio verso Tirano, allo svincolo per Tresivio, salendo al paese di media montagna e proseguendo, appunto, per Boirolo (termine che deriva dalla radice “bo” di bue); salendo, si incontra, dopo 8 km, Prasomaso, prima di raggiungere, dopo 11 km, la meta). Il cammino inizia, quindi, dal termine della strada aperta al traffico, cioè dalla parte alta del maggengo (m. 1516). Salendo su una pista carrozzabile, incontriamo dapprima il bel terrazzo prativo di Biazza (m. 1637), poi la chiesetta di S. Stefano (m. 1807), la cui origine è assai antica, dato che risale almeno al secolo XII.
Poi ci affacciamo all’ampia conca dell’alpe Rogneda e guadiamo il torrente Rogna ad una quota di circa 2000 metri. Guardando alla testata della valle, riconosciamo le quattro cime già menzionate, vale a dire, da sinistra, la Corna Mara, la Corna Rossa, la Corna Nera e la Corna Brutana. La pista è stata recentemente prolungata fin sotto la bocchetta di Mara (buchèl o buchéta de màra, m. 2342), cioè attraversa, con ampie curve, l’intero alpeggio. Seguendola, passiamo accanto al baitone di quota 2186 ed alla vicina conca paludosa che, dopo abbondanti piogge o nel periodo del disgelo, si fa laghetto (non si tratta, però, del laghetto di Rogneda, posto a 2230 metri, più a monte e più ad est, presso il crinale che separa l’alpe Rogneda dall’alpe di Ron). A monte della conca, la pista effettua una curva a sinistra, raggiungendo, ad una quota approssimativa di 2270 metri, ormai in vista della bocchetta di Mara, un manufatto in cemento.

ALPE MARA-CORNA ROSSA-CORNA NERA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Alpe Mara -Bocchetta di Mara-Alpe Rogneda-Crinale-Corna Rossa (o Corna Nera)
5 h
1220
EE
SINTESI. Saliamo da Sondrio a Montagna in Valtellina ed appena sopra la chiesa di San Giogrio ad un bivio andiamo a destra, seguendo le indicazini per l'alpe Mara e proseguendo sulla carozzabile che, con fondo un po' sconnesso nell'ultimo tratto, porta, dopo molti tornanti e brevissima discesa, al parcheggio dell'alpe Mara o di Arcino (m. 1748). Torniamo indietro per breve tratto, al punto in cui termina la salita della pista, per salire su un largo sentiero che se ne stacca, sulla sinistra, in corrispondenza di un singolare fusto di larice, incenerito. Il sentiero, segnalato da radi segnavia bianco-rossi e rosso-bianco-rossi, corre per un tratto verso sinistra, poi volge a destra, salendo parallelo, ma più alto rispetto alla pista che abbiamo lasciato, poi piega di nuovo a sinistra, attraversa una brevissima macchia di larici e, con un’ultima svolta a destra, raggiunge la solitaria casera di Mara (m. 1951). Pochi metri sopra intercettiamo la carozzabile che da Arcino sale fino al rifugio Gugiatti-Sertorelli, e la seguiamo per un brevissimo tratto: sulla verticale della casera, infatti, vediamo, a sinistra della carozzabile, la ripartenza della vecchia gippabile, che per un tratto corre parallela alla carozzabile, poi volge a sinistra e sale verso una fascia di larici, oltre la quale, dopo una svolta a destra, intercettiamo per la seconda volta la carozzabile Arcino-Rifugio Gugiatti-Sertorelli. La seguiamo verso sinistra, ma poco prima di raggiungere il centro della valle di Mara, troviamo tre cartelli escursionistici e qui la lasciamo (indicazioni per la bocchetta di Mara) per imboccare un sentiero abbastanza marcato e segnalato da segnavia bianco-rossi, che risale il versante di destra (per noi) dell’avvallamento centrale della valle di Mara, portandosi ad una baita isolata, quotata 2134 m. Il sentiero riprende alle spalle della baita, e sale, zigzagando, su un versante erboso ed abbastanza ripido, deviando leggermente verso destra ed assumendo l’andamento nord-nord-est. Davanti a noi, in alto, una sorta di enorme scivolo erboso che sale, restringendosi gradualmente, fin quasi sotto la cima della Corna Mara. Raggiungiamo, così, la soglia dell’ultimo gradino di pascoli che precede la bocchetta; qui, piegando ancora leggermente a destra, ci portiamo sulla soglia di una conca, che il sentiero aggira sulla sinistra. Siamo, così, all’ultimo corridoio con pendenza mite che porta al grande ometto della bocchetta di Mara (m. 2342). Dobbiamo ora perdere una sessantina di metri di quota scendendo lungo la pista e superando due caratteristici e singolari monoliti, fino a raggiungere un manufatto in cemento. lasciamo ora la pista, cominciando a salire i dossi erbosi, in direzione delle due cime che ci stanno di fronte, a nord. L’itinerario è già fin d’ora del tutto chiaro: si tratta di risalire l’ampio canalone che separa le due cime, raggiungendo il crinale in corrispondenza di un grande masso che si può distinguere guardando con attenzione: è sul lato destro dell’ampia sella terminale. Per raggiungere l’attacco del canalone, imbocchiamo la traccia di sentiero che si trova a destra (est) del manufatto. Per un tratto seguiamo il sentiero che sale alla bocchetta del Torresello, poi lo lasciamo alla nostra sinistra e, piegando a destra, raggiungiamo il crinale erboso che si colloca a valle del canalone che dovremo risalire. Proseguiamo nella salita, in diagonale, portandoci sul lato destro del crinale, abbastanza ripido, e raggiungendone con un po’ di fatica la sommità. Dopo un brevissimo terrazzo, inizia il canalone vero e proprio, che è occupato da detriti di dimensioni medio-piccole, alternati a terriccio. Una traccia di sentiero lo risale, zigzagando. Seguendola, o procedendo, a vista, diritti, saliamo in direzione del grande masso sul lato destro del crinale. Per salire alla Corna Rossa puntiamo verso sinistra, passando ai piedi di un evidente spuntone, o corno roccioso rosseggiante che si stacca dalla compagine di rocce poste poco sotto il crinale. Passando poco a valle del corno, proseguiamo in diagonale verso il crinale, cercando una traccia che sale tagliando una fascia di rocce levigate. Passiamo, così, a valle della cima quotata 2918. Oltrepassata una caratteristica parete liscia di color rosso vivo, ci destreggiamo fra le roccette, fino al una sella che ci permette di affacciarci sull’alta Val di Togno. Seguiamo, ora, il crinale verso sinistra, cioè verso ovest: superata una prima elevazione costituita da grandi massi, scendiamo un po’ prima di salire all’erbosa cima della Corna Rossa (m. 2916). Per salire alla Corna Nera ridiscendiamo alla traccia di sentiero che risale il vallone, puntando ora al grande masso che presidia il lato destro (orientale) del crinale. Alla sua destra, una singolare e suggestiva formazione rocciosa a forma di fiamma. Torniamo a guadagnare il crinale presso il masso, ad una quota di circa 2870 metri. Seguendo una traccia di sentiero, cominciamo a percorrerlo, in direzione della Corna Nera. La traccia passa a valle della fiamma, che da qui assume la forma di obelisco. Raggiungiamo, così, in breve un canalino di sfasciumi che scende dalla cima della Corna Nera. Possiamo aggirarlo rimanendo sulle roccette alla sua sinistra, fino al sistema di blocchi che si frappone alla cima. Passando a sinistra, o a destra, con attenzione e con semplici passi di arrampicata, siamo infine ai 2926 metri della cima.

Prima di raccontare la seconda parte della salita, vediamo come giungere fin qui per altra via, con un itinerario alternativo che passa per l’alpe Mara e la bocchetta omonima. Questo itinerario offre un duplice vantaggio: è panoramicamente più vario e ci consente di guadagnare circa duecento metri di dislivello. Partiamo, infatti, dai 1746 metri dell’alpe Mara, cui giunge una strada che sale da Montagna in Valtellina (per raggiungere Montagna, bisogna entrare in Sondrio, portarsi nella sua parte nord-orientale ed imboccare la strada provinciale panoramica dei Castelli, staccandosene, sulla sinistra, in corrispondenza dello svincolo, segnalato, per il paese; dal centro di Montagna si prosegue nella salita, ignorando per due volte le deviazioni a sinistra per San Giovanni e Carnale, superando la località di Sessa e continuando, su fondo sterrato non buono, fino al limite dell’alpe, dove troviamo il divieto di prosecuzione sulla pista che conduce al rifugio Gugiatti-Sertorelli, a 2137 metri).
Prima del guado del torrente Davaglione, troviamo una pista secondaria che si stacca, sulla destra, dalla principale: seguiamola per un breve tratto, lasciandola, poi, per imboccare un sentiero che se ne stacca, sulla sinistra, attraversa una macchia e si ricongiunge, più a monte, con la pista principale che sale verso il rifugio, all'altezza della solitaria casera di Mara (casìnna de màra, ai pascoli detti graséi, m. 1951). Salendo per brevissimo tratto verso destra, la lasciamo di nuovo quando troviamo, alla nostra sinistra, un nuovo sentiero che se ne stacca la intercetta più in alto. Proseguiamo salendo ora verso sinistra ed ignorando una prima pista che sale alla bocchetta fra Dosso Liscio e Dosso Bruciato; più avanti, ecco, alla nostra destrauna nuova pista secondaria, con cartello escursionistico, che, dopo un breve tratto, termina ad una baita isolata.


Apri qui una fotomappa degli itinerari di salita alla Corna Nera ed alla Corna Rossa

Da qui parte il sentiero per la bocchetta (segnavia bianco-rossi), che punta ad una prima sella erbosa, che la precede. Oltre la sella, troviamo un’ultima conca, aggirata sulla sinistra la quale siamo ai 2342 metri della bocchetta, oltre la quale appaiono, da sinistra, la Corna Rossa, la Corna Nera e, defilata, la Corna Brutana. Sul lato dell’alpe Rogneda, dopo una breve discesa su sentiero, raggiungiamo il termine della pista che la risale. Dobbiamo ora perdere una sessantina di metri di quota scendendo lungo la pista e superando due caratteristici e singolari monoliti, fino a raggiungere il già citato manufatto in cemento.
Giunti, dunque, fin qui dall'alpe Rogneda o da quella di Mara, lasciamo ora la pista, cominciando a salire i dossi erbosi, in direzione delle due cime che ci stanno di fronte, a nord. L’itinerario è già fin d’ora del tutto chiaro: si tratta di risalire l’ampio canalone che separa le due cime, raggiungendo il crinale in corrispondenza di un grande masso che si può distinguere guardando con attenzione: è sul lato destro dell’ampia sella terminale. Per raggiungere l’attacco del canalone, imbocchiamo la traccia di sentiero che si trova a destra (est) del manufatto.
Risalita una balza erbosa, scorgeremo una traccia di sentiero, segnalata con segnavia bianco-rossi: si tratta del sentiero che porta alla bocchetta del Torresello, porta di accesso alla media Val di Togno, che si colloca, a 2580 metri, immediatamente a destra della Corna Mara, e deve il suo nome al piccolo torrione che la presidia. Lo seguiamo per un tratto: risalito, sulla destra, un primo dosso, percorriamo un corridoio, riprendendo, poi, a salire sul fianco erboso dell’alta valle. Ora dobbiamo abbandonare la traccia per la bocchetta, piegando a destra e raggiungendo il crinale erboso che si colloca a valle del canalone che dovremo risalire. Anche qui troviamo una traccia di sentiero, che però ben presto si perde. Questo, però, non pone particolari problemi: proseguiamo nella salita, in diagonale, portandoci sul lato destro del crinale, abbastanza ripido, e raggiungendone con un po’ di fatica la sommità.


Apri qui una fotomappa dell'itinerario di salita alla Corna Nera ed alla Corna Rossa

Non dobbiamo, però, pensare che le fatiche siano terminate. Il tratto più faticoso, infatti, è quello che deve ancora venire. Dopo un brevissimo terrazzo, inizia il canalone vero e proprio, che è occupato da detriti di dimensioni medio-piccole, alternati a terriccio (la gànda de rugnéda). Una traccia di sentiero lo risale, zigzagando. Seguendola, o procedendo, a vista, diritti, in direzione del grande masso sul lato destro del crinale, metteremo a dura prova la nostra resistenza, perché il terreno spesso frana sotto i piedi, ed i piccoli smottamenti moltiplicano la fatica ed erodono quei metri che, passo dopo passo, conquistiamo.
In alto, spostato di poco sulla nostra destra, si mostra il profilo tetro dell’anticima della Corna Nera, che, vista da qui, pare proprio la cima e, soprattutto, rende ragione dell’aggettivo che le è stato attribuito. Alla sua sinistra, una compagine di spuntoni di roccia dalle forme bizzarre ed affilate danno l’impressione di costituire altrettante lame minacciose poste a difesa di una scura rocca. La Corna Rossa, invece, alla nostra sinistra, appare una più tranquilla elevazione dalle rocce di colore rossastro, poco pronunciata rispetto al filo del crinale. La pendenza si fa piuttosto ripida, nel tratto terminale. Poco sotto il crinale, dobbiamo scegliere quale delle due corne vogliamo raggiungere per prima.


Apri qui una panoramica del sentiero di salita alla Corna Nera

Se optiamo per la Corna Rossa, ci conviene lasciare la debole traccia per puntare verso sinistra, passando ai piedi di un evidente spuntone, o corno roccioso rosseggiante che si stacca dalla compagine di rocce poste poco sotto il crinale. Passando poco a valle del corno, proseguiamo in diagonale verso il crinale, cercando una traccia che sale tagliando una fascia di rocce levigate. Passiamo, così, a valle della cima quotata 2918, che costituisce l’elevazione centrale delle tre Cime di Rogneda (di cui le due corne costituiscono, invece, le elevazioni estreme). Oltrepassata una caratteristica parete liscia di color rosso vivo, ci destreggiamo fra le roccette, fino al una sella che ci permette di affacciarci sull’alta Val di Togno. Seguiamo, ora, il crinale verso sinistra, cioè verso ovest: superata una prima elevazione costituita da grandi massi, scendiamo un po’ prima di salire all’erbosa cima della Corna Rossa (m. 2916).
Eccellente il panorama che si gode dalla cima. A sud, in primo piano, le Orobie centrali. Ad ovest domina la scena la Corna Mara, sulla quale è distinguibile la croce nera che vi è stata collocata di recente; alle sue spalle, il monte Canale e, a chiudere la sezione occidentale delle Orobie, il corno del monte Legnone. Più a destra, dietro il crinale che separa la Val di Togno dalla Valmalenco, i Corni Bruciati ed il monte Disgrazia (m. 3678), che afferma la sua regale imponenza sulle cime vicine, cioè, procedendo verso destra, il monte Pioda (m. 3431), la punta Baroni (m. 3203), il monte Sissone (m. 3331), le cime, slanciate e quasi gemelle, di Rosso (m. 3369) e di Vazzeda (m. 3297) ed il monte del Forno (m. 3214), per citare solo le principali. Si impone poi la mole massiccia della Sassa di Fora (m. 3363). Procedendo verso destra, ecco la testata della Valmalenco, sulla quale si individuano, da ovest ad est, il pizzo Glüschaint (m. 3594), le gobbe gemelle della Sella (m. 3584 e 3564) e la punta di Sella (m. 3511), il pizzo Roseg (m. 3936), il pizzo Scerscen (m. 3971) il pizzo Bernina (m. 4049), la Cresta Güzza (m. 3869), i pizzi Argient (m. 3945) e pizzo Zupò (m. 3995), la triplice innevata cima del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882), a monte del ramo orientale della vedretta di Fellaria e, a chiudere la splendida carrellata, il più modesto pizzo Varuna (m. 3453).


Apri qui una panoramica della Val Paniale dal sentiero che sale alla Corna Nera

Più vicine, in direzione nord-est, ecco le cime del pizzo Scalino (piz scalìn, m. 3323), della punta o pizzo Painale (piz painà, m. 3248, raggiunto, per la prima volta, il 9 agosto del 1885 da P. Magnaghi ed E. Schenatti), della cima Vicima cima di Vicima (scìmma vicìma, m. 3123, salita per la prima volta da A. Cederna e M. Schenatti nel 1885), della vetta di Ron (vètta de rón, m. 3137, forse da “ronsc”, ronchi, costituita da gneiss e scisti, sulla quale convergono i confini dei comuni di Montagna, Chiuro e Ponte in Valtellina; fu salita per la prima volta da A. Cederna e M. Schenatti il 19 settembre 1885) e della Corna Brutana (corna brütàna, m. 3059, sulla quale convergono i confini dei comuni di Montagna, Ponte in Valtellina e Tresivio, che fu salita per la prima volta da da A. Cederna, E. Ghisi, P. Pini e M. Schenatti il 28 agosto 1886).
Ad est, in primo piano, la corna gemella, cioè la Corna Nera, che, vista da qui, un po’ impressiona: viene, infatti, spontanea la domanda su come si possa salire senza pericoli al ben visibile ometto terminale. Bene, non resta che provarci.
Ridiscendiamo alla traccia di sentiero che risale il vallone, puntando ora al grande masso che presidia il lato destro (orientale) del crinale. Alla sua destra, una singolare e suggestiva formazione rocciosa a forma di fiamma. Torniamo a guadagnare il crinale presso il masso, ad una quota di circa 2870 metri. Seguendo una traccia di sentiero, cominciamo a percorrerlo, in direzione della Corna Nera. La traccia passa a valle della fiamma, che da qui assume la forma di obelisco, ed a monte di un alcuni ripidi canalini, sia sul versante dell’alpe Rogneda che su quello della Val Painale (alta Val di Togno). Su questo lato (nord), si aprono bellissimi scorci sull’alta val Painale e sul Buco del Cacciatore.
Raggiungiamo, così, in breve un canalino di sfasciumi che scende dalla cima della Corna Nera. Possiamo aggirarlo rimanendo sulle roccette alla sua sinistra, fino al sistema di blocchi che si frappone alla cima. Passando a sinistra, o a destra, con attenzione e con semplici passi di arrampicata, siamo infine ai 2926 metri della cima, sulla quale è stato eretto il grande ometto già citato. Poco più in là, ad est, una piccola croce metallica. Il panorama, da, qui, è ancora più bello. Ad ovest la Corna Mara è relegata in secondo piano dalla Corna Rossa, ma ad est appaiono, oltre il versante orientale della Val Fontana, le lontane cime del gruppo dell’Ortles-Adamello. Se saremo fortunati, potremo osservare anche qualche pernice o coturnice bianca, che amano frequentare questi luoghi. Le quattro ore circa di cammino (per superare 1400 o 1220 metri circa di dislivello) sono, quindi, ampiamente ripagate

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - elaborata su un particolare della tavola di Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

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