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CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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Il monte delle Forbici è una cima che si può raggiungere assai facilmente partendo dalla bocchetta omonima, abbastanza nota ai frequentatori della Valmalenco perché si trova sul percorso che conduce al rifugio Marinelli, appena sopra il rifugio Carate Brianza. È anche una cima estremamente panoramica, in quanto abbastanza alta, con i suoi 2910 metri, da consentire un colpo d’occhio stupendo sull’intera testata della Valmalenco, sul gruppo Scalino-Painale, sulla catena orobica, sul monte Disgrazia e sulla testata della Val Sissone.
È un monte che, con il suo corpo massiccio, si pone sul confine fra l’alpe Musella ed il Vallone di Scerscen. C’è da aggiungere che vi si sale seguendo un facile percorso recentemente segnalato con segnavia biancorossi con il contributo della Comunità Montana di Sondrio. Si tratta, dunque, di un’escursione da prendere in considerazione, che richiede poco meno di tre ore per essere effettuata, partendo da Campomoro (il dislivello complessivo è di circa 970 metri).
 
 
Punto di partenza è, dunque, la diga di Campomoro (m. 1990), che si raggiunge salendo, da Chiesa Valmalenco (a 15,5 km da Sondrio) verso Campo Franscia (m. 1550, 8 km da Chiesa Valmalenco) e da Campo Franscia, su strada interamente asfaltata, a Campomoro (6 km da Campo Franscia). Qui si trova ampia possibilità di parcheggio.
 
 
Lasciata l’automobile, iniziamo il cammino attraversando, sul camminamento, la corona della grande diga e portandoci sul suo lato settentrionale, dove troviamo una pista che scende ad uno spiazzo sottostante, a quota 1940. Qui parte il più frequentato sentiero per il rifugio Marinelli, che dovremo seguire fino alla bocchetta delle Forbici. Nel primo tratto esso sale, ripido, sull’aspro versante meridionale del Sasso Moro (m. 3108), con qualche passaggio esposto protetto da corrimano.
 
 
Il sentiero volge, poi, gradualmente a destra (nord-ovest), raggiungendo un più tranquillo bosco di larici, che attraversiamo percorrendo un lungo tratto con andamento quasi pianeggiante. Usciti dal bosco, riconosciamo subito la bocchetta delle Forbici e, poco sotto, il rifugio Carate Brianza (m. 2636), per il quale passa il sentiero. Abbiamo l’impressione che sia lì, quasi a portata di mano, ma ci vorrà ancora un’ora e mezza circa di cammino per raggiungerla.
 
 
A sinistra della bocchetta,  
la massiccia mole del monte che costituisce la nostra meta. Solo un po’ più avanti, guardando la sua cima, potremo scorgere quella formazione rocciosa a forma di forbice che ne giustifica il nome.     
Al termine del tratto pianeggiante, intercettiamo, sulla nostra sinistra, il sentiero che sale dall’alpe Musella.
 
 
Dobbiamo ora risalire una serrata sequenza di dossi (si tratta dei famosi “sette sospiri”), ai piedi del versante meridionale delle eleganti cime di Musella (m. 3088). Dopo due ore circa di cammino dalla partenza siamo, dunque, alla bocchetta delle Forbici (m. 2660), che ci introduce al grandioso, selvaggio e bellissimo vallone di Scerscen.    
Ora, prima di salire alla cima, concediamoci un breve fuori-programma e, seguendo i segnavia bianco-rossi, che segnalano il percorso per la discesa nel Vallone di Scerscen, scendiamo al laghetto delle Forbici, che si trova in un’ampio pianoro poco sotto la bocchetta. La partenza di questo itinerario è segnalata su un masso, posto a sinistra del sentiero per la Marinelli, a poca distanza dalla bocchetta delle Forbici, con la scritta “Ponte-Cimitero Alpini”. In pochi minuti, eccoci sulla riva orientale del laghetto delle Forbici (m. 2618),  
nel quale, durante le belle giornate con calma di vento,  
si specchia l’imponente testata della Valmalenco.  
Uno spettacolo che lascia senza fiato. Poco oltre, troviamo un secondo e più piccolo laghetto (m. 2611). Da qui possiamo distinguere chiaramente la forca d’Entova, che si trova sul crinale che separa la valle di Scerscen dall’alta Valmalenco, a sinistra della marcata punta del Sasso d’Entova, alla cui destra si distingue il pizzo Malenco. Guardando ancora più a destra, vediamo la vedretta di Scerscen inferiore, delimitata, a nord, dalla massiccia dorsale che comprende, da sinistra, il pizzo Glüschaint (m. 3594), La Sella (m. 3854), i pizzi Gemelli (m. 3500 e m. 3501) ed il pizzo Sella (m. 3511). Seguono i colossi della testata del Bernina, cioè i pizzi Roseg (m. 3936),     
Scerscen (m. 3971) e Bernina (m. 4050), e la Cresta Güzza (m. 3869).    
Torniamo, ora, alla bocchetta e ridiscendiamo al rifugio Carate Brianza. Vicino al rifugio, a sud, troviamo il cartello che indica la partenza del sentiero segnalato per il monte delle Forbici, dato a 50 minuti. Si tratta di un percorso agevole, ben segnalato, che si snoda sull’ampio crinale settentrionale della cima, dove si alternano formazioni rocciose ad incantevoli pianori.  
Saliamo, quindi, con qualche breve strappo, verso sud, mentre il panorama, alle nostre spalle, si allarga. Ecco comparire, a destra della Cresta Güzza, i pizzi Argient (m. 3945) e Zupò (m. 3995), mentre le cime di Musella (m. 3079 e 3094) lasciano intravedere solo la cima del più orientale pizzo Palù (m. 3906).
 
 
Dopo tre quarti d’ora circa,     
guadagniamo il breve pianoro sommitale, sorvegliato da un ometto.      
Grandioso il panorama.    
Alle già menzionate cime della testata della Valmalenco si aggiunge, ad ovest,
 
 
il monte Disgrazia (m. 3678), inconfondibile con la sua mole decisamente più imponente rispetto a quella delle cime che fanno da contorno (a sinistra il pizzo Cassandra, m. 3226, ed a destra il monte Pioda, m. 3431).
Più a destra,  
la testata della Val Sissone, con le cime di Chiareggio, la punta Baroni (m. 3203) ed il monte Sissone (m. 3331). A seguire, le cime di Rosso (m. 3369) e di Vazzeda (m. 3927) e la cima di Val Bona (m. 3033). In mezzo, fra quest’ultima e le precedenti, uno bello scorcio sul gruppo delle Sciore, in Svizzera.
  
 
Proseguendo verso destra, il monte del Forno è nascosto dalla massiccia mole del Sasso Nero (m. 2921), che si propone in primo piano, ad occidente. Il massiccio del Sasso Nero è un po’ il gemello di quello del monte delle Forbici, e separa il Vallone di Scerscen dall’alta Valmalenco.
 
 
Guardiamo, ora, a sud: oltre la dorsale monte Caldenno (m. 2669)-Sasso Bianco (m. 2490)-monte Canale (m. 2523), ecco la sezione centrale della catena orobica.
 
 
A nord-est, poi, a dominare la scena, in primo piano, è il massiccio Monte Moro (m. 3108),  
alle cui spalle, sulla destra, si distinguono bene i pizzi Canciano (m. 3073) e Scalino (m. 3323), fra i quali è ben visibile il ghiacciaio dello Scalino.  
Più a destra, cioè ad est, dietro la dorsale che separa la Valmalenco dalla Val Painale (alta Val di Togno), compaiono la punta Painale (m. 3248) e la vetta di Ron (m. 3137).  Tornando a guardare a nord, infine, godiamo di un superbo colpo d’occhio sul Vallone di Scerscen e, a destra, del nascosto e misterioso laghetto di Scarolda, rinserrato fra le scure rocce strapiombanti del versante orientale del Sasso Nero.     

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