Su YouTube: Padrio (monte)


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CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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Se amate le ascensioni poco impegnative, ma molto remunerative dal punto di vista panoramico e naturalistico, la salita al monte Padrio fa decisamente per voi. Con un’ora ed un quarto o poco più di cammino, infatti, si può guadagnare una delle cime più panoramiche di Valtellina, posta, com’è, in posizione felice e strategica, sul lungo crinale che separa l’alta Valtellina, nel tratto Tirano-Grosio, dall’alta Valcamonica.
 
Si tratta, infatti, della prima elevazione rilevante (se si esclude la cima boscosa del Dos della Croce, m. 1881, che ospita un grande ripetitore televisivo), con i suoi 2154 metri, sul crinale che propone poi, sviluppandosi verso nord-est, il Motto della Scala (m. 2333), le cime Cadì (m. 2449) e Verde (m. 2409), il monte Resverde (m. 2348) ed il monte Varàdega (m. 2634).
Punto di partenza dell’escursione è il villaggio di Trivigno (m. 1700), che, per la sua felice posizione climatica e paesistica, ha assunto una discreta importanza come luogo di villeggiatura estiva.
La via più semplice per salire a Trivigno passa per l’Aprica. Stacchiamoci, dunque, dalla ss. 38 dello Stelvio sulla destra (se proveniamo da Sondrio) all’altezza di Tresenda, imboccando la ss. 39 del passo dell’Aprica e percorrendola per 12 km, fino all’Aprica.
 
Qui, attraversato interamente il paese e superato il passo, scendiamo per un paio di chilometri verso Còrteno Golgi, fino a trovare, sulla sinistra, lo svincolo segnalato per Trivigno. Si tratta di una strada larga e comoda, lunga una decina di chilometri, che, per il suo andamento regolare e senza pendenze severe, può essere raccomandata anche a chi ama i percorsi di mountain-bike di livello medio-facile. Nel primo tratto, in territorio di Corteno Golgi, la strada guadagna quota rimanendo sul versante che guarda alla piana dell’Aprica, poi, dopo un tornante sinistrorso, entra nel cuore di una suggestiva pineta, in un ambiente di grande fascino.
 
Usciti dalla pineta, passiamo a lato della bellissima conca del Pian di Gembro (in territorio di Villa di Tirano),
che, per il suo valore naturalistico,
è tutelata come riserva naturale.
Superati gli agriturismo la Quercia Antica (nei cui pressi parte un interessante percorso segnalato, lungo un paio di chilometri, che conduce nel cuore del sistema difensivo del Poschiavino, che risale alla Prima Guerra Mondiale) e Piscè, la strada riprende a salire,
assumendo la direzione nord-est.
Dopo un ultimo tratto,
nel quale il panorama è nascosto dal bosco che la circonda,
sbuchiamo sul limite sud-occidentale dell’ampia conca di Trivigno, che ci colpisce per la sua bellezza, luminosità ed apertura. Sul fondo, alle spalle del gruppo centrale di case, ancora lontano, si distinguono il grande ripetitore del Dos della Croce e, più lontana, spostata sulla destra, la poco pronunciata cime del monte Padrio, meta dell’escursione.
Superato un ponticello ed ignorata, sulla sinistra, la deviazione della strada che scende a Tirano (Trivigno è in territorio del comune di Tirano),
raggiungiamo, dopo un’ampia curva a destra, il nucleo centrale di Trivigno,
dove si trova la chiesetta di S. Gaetano, costruita nel 1701.
Sul lato opposto della strada,
rispetto alla chiesetta, presso un gruppo di case,
troviamo un cartello che indica la partenza del largo sentiero per il monte Padrio. I cartelli sono, in realtà, tre, due sulla direttrice che ci interessa, e segnalano come possibili mete escursionistiche Costamoscia (ad un’ora e 10 minuti), Cologna (a 2 ore e 50 minuti), Tirano (a 3 ore e 20 minuti), il monte Padrio (ad un’ora e 35 minuti) e Guspessa (ad un’ora e 55 minuti).
Dopo un brevissimo tratto su un largo sentiero (ci guidano i segnavia bianco-rossi), intercettiamo una stradina asfaltata, ed in breve incontriamo un bivio segnalato: prendendo a sinistra ci dirigiamo verso Costamoscia, mentre prendendo a destra verso Guspessa ed il monte Padrio.
Prendiamo, dunque, a destra, seguendo una splendida pista che descrive un ampio semicerchio
in uno scenario che alterna tratti in pineta ad incantevoli radure.
 
Si tratta di una zona caratterizzata da piccoli rilievi collinari,
detti Motti del Laghetto. Una di queste radure, più ampia, ci permette di riconoscere, alle nostre spalle, la poco pronunciata cima del Dos della Croce, dove ritroviamo il ripetitore televisivo: la pista che abbiamo seguito la aggira, passando a nord.
Nel tratto successivo, nel quale gli alberi si fanno sempre più radi, ci allontaniamo dal ripetitore per avvicinarci al filo del lungo dosso che si conclude alla cima del monte Padrio, che ora vediamo, ancora un po’ lontano, di fronte a noi, leggermente spostato sulla destra.
Dopo un breve tratto in salita, raggiungiamo il filo del dosso. La pendenza si fa assai più modesta, ed inizia l’ultimo riposante tratto della salita, che apre squarci panoramici sempre più ampi e suggestivi. Non possiamo sbagliare: lasciata sulla sinistra l’arrotondata cima secondaria del monte della Colma (m. 2144), puntiamo facilmente alla nostra meta, riconoscibile anche per la centralina di rilevamento dell’inquinamento atmosferico che, insieme con una modesta croce, la presidia. Alla fine, superato un modesto avvallamento, raggiungiamo i 2154 metri della cima erbosa, dopo circa un’ora ed un quarto di cammino, necessaria per superare 454 metri di dislivello.
 
La pendenza si fa assai più modesta, ed inizia l’ultimo riposante tratto della salita, che apre squarci panoramici sempre più ampi e suggestivi. Non possiamo sbagliare: lasciata sulla sinistra l’arrotondata cima secondaria del monte della Colma (m. 2144), puntiamo facilmente alla nostra meta, riconoscibile anche per la centralina di rilevamento dell’inquinamento atmosferico che, insieme con una modesta croce, la presidia. Alla fine, superato un modesto avvallamento, raggiungiamo i 2154 metri della cima erbosa, dopo circa un’ora ed un quarto di cammino, necessaria per superare 454 metri di dislivello.
ed inizia l’ultimo riposante tratto della salita,
che apre squarci panoramici
sempre più ampi
e suggestivi.
Non possiamo sbagliare: lasciata sulla sinistra l’arrotondata cima secondaria del monte della Colma (m. 2144), puntiamo facilmente alla nostra meta, riconoscibile anche per la centralina di rilevamento dell’inquinamento atmosferico che, insieme con una modesta croce, la presidia.
Alla fine, superato un modesto avvallamento, raggiungiamo i 2154 metri della cima erbosa, dopo circa un’ora ed un quarto di cammino, necessaria per superare 454 metri di dislivello.
Se la giornata è limpida, abbiamo di che lustrarci gli occhi. Guardando verso sud-ovest, possiamo godere di un ottimo scorcio sulla catena orobica, che propone, in primo piano, i monti Palabione (m. 2358) e Pasò (m. 2575), sopra l’Aprica,
 un po’ più lontani il monte Torena (m. 2911) ed il pizzo del Diavolo (m. 2926) e, in fondo, a chiudere la catena, il monte Legnone (m. 2610). Se la giornata è davvero limpida, guardando verso ovest potremo scorgere il caratteristico profilo affilato del Cervino ed il gruppo del Gran Paradiso.
Spostiamoci, ora, con lo sguardo verso destra, cioè da ovest, gradualmente, a nord ovest, incontrando le cime del versante retico della media Valtellina. La prima cima che incontriamo è quella della cima del Desenigo (m. 2845), seguita dall’inconfondibile coppia dei Corni Bruciati (m. 3114 e 3097) e dalla modesta ma pronunciata punta del pizzo Bello (m. 2748). Nel gruppo di cime seguente emerge la vetta di Rhon (m. 3136), alla cui destra sfilano le cime del fianco occidentale della Val Fontana, fra cui spicca il pizzo Scalino (m. 3323).
Ancora più a destra, riconosciamo un suggestivo spaccato del gruppo del Bernina. La prima cima, sulla sinistra, ha l’inconfondibile profilo di un elegante pennacchio, ed è il pizzo Roseg (m. 3937). Alla sua destra cerchiamo invano i pizzi Scerscen e Bernina: sono nascosti dalla coppia dei pizzi Argient (m. 3945) e Zupò (m. 3995). Quest’ultimo si prende, da qui, una modesta rivincita sul vicino colosso del pizzo Bernina (m. 4049): per soli 5 metri, infatti, non può godere della palma del più orientale dei quattromila della catena alpina. Più isolati, chiudono il gruppo del Bernina, a destra, i pizzi Palù (m. 3905) e Varuna (m. 3453).
 
Guardiamo, ora, a nord, a destra del solco della Val Poschiavina: si impone il monte Masuccio, che sovrasta Tirano (m. 2816), alla cui destra si apre il solco della val Saiento. Verso nord-est
 
si distinguono alcune delle cime della Val Grosina, sovrastate dalla cima de’ Piazzi (3439). Alla sua sinistra, è ben visibile la depressione del passo di Verva, che congiunge la Val Grosina con la val Verva.
Guardiamo ad est, infine: superba è la visuale sul gruppo dell’Adamello.

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