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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Passo della Forcola-Monte Vago
2 h e 30 min
740
EE
Passo della Forcola-Lago Vago
1 h e 30 min.
440
E
SINTESI. Da Livigno saliamo al passo della Forcola (m. 2314), parcheggiando nei pressi del Rifugio Tridentina. Ci incamminiamo in direzione della guardiola della Guardia di Finanza per il controllo dei veicoli in ingresso in Italia (siamo al confine con la Confederazione Elvetica). Procediamo fino alla vicina sbarra di confine, sul lato di sinistra della strada (per noi): alla sua sinistra parte un marcato sentiero, segnalato dal cartello con numerazione 111. Il sentiero (segnalato da segnavia rosso-bianco-rossi e da ometti) procede verso sud, passando a lato di un crocifisso in legno e di alcuni cippi di confine. Superate alcune roccette, siamo ad un bivio al quale prendiamo a sinistra (sentiero 112). Superato il torrentello della Val Orsera, procediamo verso est, salendo gradualmente e raggiungendo il ciglio di un vallone. Qui il sentiero piega a destra e, procedendo verso sud-est lo segue, con andamento più ripido, fino ad un ampio circo di pascoli e pietraie. Superati alcuni modesti corsi d'acqua, proseguiamo diritti tagliando in diagonale il fianco di un dolce versante, tagliando anche qualche modesto nevaio che si trova ad inizio stagione. Il sentiero propone alcuni tornanti, poi prosegue diritto, in direzione nord, puntando ad una visibile selletta erbosa quotata 2774 metri. Raggiunta la sella, siamo ad un nuovo ampio circo. Troviamo nel primo tratto pianeggiante tre massi a punta di lancia con altrettanti segnavia. Se vogliamo scendere per via diretta al lago Vago (m. 2687; non lo vediamo ancora) lasciamo qui il sentiero principale prendendo a sinistra (ma non troppo, per evitare di portarci sul ciglio di un impressionante salto roccioso). Due nuovi massi a punta di lancia ci guidano, finché ci affacciamo all'ampia conca che ospita il lago, alle cui rive scendiamo facilmente. Se invece puntiamo al monte Vago, procediamo sul sentiero, tagliando verso nord il versante occidentale del monte (alcuni nevaietti interrompono la traccia sempre ben visibile), fino a raggiungere un versante di sfasciumi presso il quale il sentiero piega a destra ed in breve raggiunge la sella quotata 2900 metri. Alla nostra destra il crinale che sale alla cima del monte Vago, ora ben visibile. Un sentierino lo percorre interamente, destreggiandosi fra speroni di roccia e sfasciumi, fino alla vetta. La salita richiede comunque piede sicuro ed esperienza. Il punto più delicato si trova nella sua prima parte: la cresta raggiunge infatti un diedro che può essere superato i due modi. Se siamo sulla sinistra, dobbiamo scavalcarlo con attenzione, sfruttando un masso-scalino che ci riporta sulla traccia di sentiero. Se stiamo sulla destra, dobbiamo salire con pochi facili passi di arrampicata il suo lato ben scalinato. In entrambi i casi dobbiamo procedere con molta cautela, dal momento che la cresta è esposta. Poi le cose si fanno più semplici, perché due successivi speroni rocciosi vengono aggirati sulla destra. L'attenzione non deve però scemare, perché il sentiero riserva anche l'insidia di un terriccio infido. I passi attenti conducono infine alla piccola croce della vetta del monte Vago (m. 3059).
La piramide regolare del monte Vago è assai familiare a quanti frequentano Livigno, perché ne chiude l'orizzonte ad ovest. L'ascensione a questa cima non è banale, ma neppure eccessivamente difficile. Dal passo della Forcola parte un interessante quanto poco frequentato sentiero che consente una duplice escursione, al lago Vago (m. 2687), camminata alla portata di tutti, ed alla cima del monte Vago (m. 3059, localmente “al Vach”, una delle icone del Livignasco), di maggior impegno, con salita su un crinale che propone un passaggio esposto di arrampicata elementare. Nella prima parte le due escursioni coincidono.
Da Livigno saliamo al passo della Forcola (m. 2314), parcheggiando nei pressi del Rifugio Tridentina. Ci incamminiamo in direzione della guardiola della Guardia di Finanza per il controllo dei veicoli in ingresso in Italia (siamo al confine con la Confederazione Elvetica). Procediamo fino alla vicina sbarra di confine, sul lato di sinistra della strada (per noi): alla sua sinistra parte un marcato sentiero, segnalato dal cartello con numerazione 111, che dà la Val Orsera a 30 minuti, il Piz Orsera a 2 ore e mezza ed il Vach (la nostra meta) a due ore e mezza. Il sentiero (segnalato da segnavia rosso-bianco-rossi e da ometti) procede verso sud, passando a lato di un crocifisso in legno e di alcuni cippi di confine. Guardando davanti a noi, leggermente a sinistra, vediamo un impressionante salto dal quale scende, dopo una cascata, il torrente Vago. Non lo vediamo, la dietro il suo ciglio se ne sta nascosto il lago Vago. Alzando lo sguardo sulla verticale della cascata, vediamo occhieggiare la poco pronunciata cima del monte Vago. Guadagniamo quota fra balze erbose, mentre alla nostra destra il gruppo del Bernina comincia a proporci il suo spettacolo superbo. Lasciate alla nostra sinistra, in basso, alcune pozze siamo ad ridosso di alcune roccette esposte che ci costringono a mettere le mani a terra per superarne la scalinatura.
Tornati al tranquillo scenario dei pascoli, raggiungiamo un bivio (m. 2500) segnalato da cartelli. Mentre il sentiero di destra (111) prosegue addentrandosi in Val Orsera e portando al piz Orsera, quello di sinistra (112) porta in un'ora al lago Vago ed in due ore al Vach. Prendiamo quindi a sinistra e, superato il torrentello della Val Orsera, procediamo verso est, salendo gradualmente e raggiungendo il ciglio di un vallone. Qui il sentiero piega a destra e, procedendo verso sud-est lo segue, con andamento più ripido, fino ad un ampio circo di pascoli e pietraie. Superati alcuni modesti corsi d'acqua, proseguiamo diritti tagliando in diagonale il fianco di un dolce versante, tagliando anche qualche modesto nevaio che si trova ad inizio stagione. Il sentiero propone alcuni tornanti, poi prosegue diritto, in direzione nord, puntando ad una visibile selletta erbosa quotata 2774 metri.


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Raggiunta la sella, siamo ad un nuovo ampio circo. Troviamo nel primo tratto pianeggiante tre massi a punta di lancia con altrettanti segnavia. Se vogliamo scendere per via diretta al lago Vago (che non vediamo ancora) lasciamo qui il sentiero principale prendendo a sinistra (ma non troppo, per evitare di portarci sul ciglio di un impressionante salto roccioso). Due nuovi massi a punta di lancia ci guidano, finché ci affacciamo all'ampia conca che ospita il lago, incorniciato dall'ampia ed arrotondata cima del monte o piz Breva. Un senso di solitudine profonda pervade questi luoghi, e questo ci riporta al significato del toponimo “Vago”, che non va ricondotto all'aggettivo “vago”, che significa “esposto a nord”, “ombroso”: si tratta invece di una cattiva italianizzazione di Vach, voce che deriva da “vacuo”, cioè abbandonato (negli Statuti della Magnifica Terra o Contea di Bormio le “terrae vacuae” erano i pascoli abbandonati da almeno vent'anni: evidentemente alle falde del monte un tempo pascolavano armenti, e successivamente i pascoli vennero, per qualche motivo, abbandonati). Scendiamo, dunque, a vista (non c'è sentiero) fino alle sue rive (m. 2687). Colpisce l'intensa colorazione azzurra delle sue acque, dovuta probabilmente alla presenza di solfato di rame.
Dopo aver gustato la pace di questo luogo, torniamo sui nostri passi per ridiscendere all'automobile lungo la medesima via di salita (ogni discesa diretta è da evitare assolutamente, per via degli impressionanti salti di roccia che da qui non si vedono), oppure per proseguire alla volta del monte Vago, la cui cima, da qui piuttosto vaga e sfuggente, si trova più o meno sulla verticale del lago omonimo.
Ripreso il sentiero principale, tagliamo verso nord il versante occidentale del monte (alcuni nevaietti interrompono la traccia sempre ben visibile), fino a raggiungere un versante di sfasciumi presso il quale il sentiero piega a destra ed in breve raggiunge la sella quotata 2900 metri.
Da qui, guardando a destra, possiamo finalmente vedere la cima del monte Vago stagliarsi elegante e netta. Dalla cima ci separa il crinale nord-occidentale che, complice anche l'effetto schiacciamento, non ci fa affatto un bell'effetto. In realtà il sentiero lo percorre interamente, destreggiandosi fra speroni di roccia e sfasciumi, fino alla vetta. La salita richiede comunque piede sicuro ed esperienza. Il punto più delicato si trova nella sua prima parte: la cresta raggiunge infatti un diedro che può essere superato i due modi. Se siamo sulla sinistra, dobbiamo scavalcarlo con attenzione, sfruttando un masso-scalino che ci riporta sulla traccia di sentiero. Se stiamo sulla destra, dobbiamo salire con pochi facili passi di arrampicata il suo lato ben scalinato. In entrambi i casi dobbiamo procedere con molta cautela, dal momento che la cresta è esposta. Poi le cose si fanno più semplici, perché due successivi speroni rocciosi vengono aggirati sulla destra. L'attenzione non deve però scemare, perché il sentiero riserva anche l'insidia di un terriccio infido.
I passi attenti conducono infine alla piccola croce della vetta del monte Vago (m. 3059). Il crocifisso, come ricorda una targa, è opera di Battista Silvestri di Enrico da Gianot (Livigno, 1969-2005), che vi ha lasciato anche l'invito a recitare un'Ave Maria che propizi la sicurezza dei nostri passi. Stupendo il panorama. A sud vediamo in primo piano l'articolata teoria delle cime del gruppo del Paradisino, ad est il gruppo del Bernina, a nord le cime dell'Engadina e ad ovest, oltre la valle di Livigno, le cime del Tirolo e dell'Alto Adige. Se siamo fortunati potremo scorgere i rari esemplati di rapaci diurni che frequentano questa zona: aquile reali, gheppi, sparvieri, gipeti falchi di palude e falci pennaioli. Più facile vedere stambecchi. Rari anche camosci, lepri bianche, ermellini.
Siamo in cammino da circa tre ore, ed abbiamo superato (discesa al lago inclusa) un dislivello in altezza di circa 840 metri. Il ritorno avviene per la medesima via di salita.

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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