Apri qui una fotomappa della salita al pizzo Cantone

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Carosello 3000-Pizzo Cantone
1 h
160
EE
Ponte Calcheira-Cascina di Mortarecc' Cheseira da Federia-Pizzo Cantone
4 h
1090
EE
SINTESI. VARIENTE BREVE. Saliamo sfruttando gli impianti di risalita di Carosello 3000 (sul limite sud di Livigno, imbocco della Val Federia) alla sella di Carosello 3000 (m. 2740). Prendiamo a sinistra, percorrendo la piana erbosa fino ad un cartello. Proseguiamo diritti sulla pista che si porta alla base di sfasciumi del cupolone del pizzo Cantone, diventando poi sentiero che ne taglia il versante verso sinistra. Non seguiamo il sentiero, ma pieghiamo a destra. Inizia da qui una salita non difficile, ma faticosa, perché avviene su pietraie e roccette. Tagliamo verso destra salendo gradualmente fino a raggiungere il costone nord-occidentale del monte, cercando la via più razionale fra gli sfasciumi, con molta attenzione ai sassi instabili, perché la slogatura della caviglia è sempre in agguato. Saliamo poi seguendo questa cresta. Nella salita aggiriamo sulla sinistra alcune formazioni rocciose, ed alla fine raggiungiamo la cima del pizzo Cantone (m. 2904).
VARIANTE LUNGA. A Livigno seguiamo le indicazioni per il Passo del Gallo e la Svizzera e prendiamo, poi, a sinistra poco prima di raggiungere il lago di Livigno (indicazioni per la Val Federia). Percorso un tratto di strada, seguendo le indicazioni per la Val Federia pieghiamo a destra e ci portiamo ai parcheggi che precedono il ponte di Calcheira (m. 1850), all'imbocco della Val Federia; parcheggiamo ai parcheggi oltre i quali il transito dei veicoli non autorizzati è vietato. Ci inamminiamo sulla strarina che oltrepassa la chiesetta di Val Federia (m. 1954). Proseguiamo, con andamento pianeggiante o in falsopiano, superiamo il modesto “Rin Toscè” su un ponticello in legno e siamo ad un primo bivio, al quale ignoriamo la pista di destra e proseguiamo diritti. Superato su alcune pietre un secondo torrentello, raggiungiamo una leggera discesa che ci porta al “Pian de l’Isoléta”. Sulla destra indoviniamo il solco di una valle piuttosto incassata, ed infatti poco più avanti siamo al bivio segnalato per il rifugio Cassana. Ignoriamo la deviazione e proseguiamo seguendo il corso della valle e passando per la località Baitèl de la Cheseira (Baitello della Casera). Poco oltre superiamo su un ponticello il rio della Valle del Leverone (m. 2146), che si apre a sud-est del pizzo Leverone (m. 3052). La pista qui piega leggermente a sinistra, passando dall'andamento sud-ovest a quello sud. Dopo aver superato su un nuovo ponticello il rio che scende dalla Valle del Forno, che scende ad est sempre dal pizzo Leverone, siamo alla Cascina di Mortarecc' o Cheseira da Federia (m. 2218), a circa un'ora e mezzo di cammino dal parcheggio.
Dalla Cascina di Mortarecc' o Cheseira da Federia ci portiamo su un ponte (m. 2200) sul lato meridionale della Val Federia, quello di sinistra (per noi), proseguendo su un marcato sentiero, verso sud, in leggera salita. Passiamo così appena sotto lo stallone quotato 2266 metri. Il sentiero prosegue diritto fino alla stretta della valle di quota 2400 metri circa. Portiamoci su un ponte (m. 2200) sul lato meridionale della Val Federia, quello di sinistra (per noi). Abbiamo ora due possibilità per proseguire l'escursione. La prima sfrutta il sentierino ben marcato di mezza costa che sale per via più diretta tagliando in diagonale il versante occidentale dell'alta Val Federia. Pe rimboccarlo nel primo tratto dobbiamo salire il ripido prato del versante destro (per noi) della Val di Mortarecc', verso est, per poi piegare a destra e proseguire diritto, verso sud, nella salita che taglia diversi valloncelli, con ottimo colpo d'occhio sulla testata terminale della valle, dove, a sinistra, si vede già il cupolone sassoso del pizzo Cantone. Dopo l'ultimo valloncello il sentiero sbuca, a quota 2600 metri circa, al corridoio percorso dalla sterrata che corrisponde ad una pista della Blesaccia. Percorrendola verso sinistra in breve saliamo al ripiano dove riposa il laghetto di Blesaccia (m. 2694). Poco oltre l'ampia sella erbosa dove culmina l'impianto di risalita Carosello 3000 (m. 2740), dove si trova un secondo ristoro. Vediamo come salire fin qui dalla Cascina di Mortarecc' Cheseira da Federia per una via più lunga, cioè per il sentiero di fondovalle. Torniamo al ponte presso il ristoro: lo oltrepassiamo e proseguiamo sul tranquillo sentiero di fondovalle, verso sud, in leggera salita. Il sentiero prosegue diritto, mentre alla nostra sinistra incombe il candido versante della Corna dei Gessi. Giungiamo così alla stretta della valle di quota 2400 metri circa. Lasciamo il sentiero ed imbocchiamo la pista sterrata che sale verso sinistra (est-nord-est), passando per una struttura dell'impianto di risalita. Proseguendo diritti sulla pista in breve saliamo al ripiano dove riposa il laghetto di Blesaccia (m. 2694). Alla nostra destra (sud) vediamo il cupolone di sfasciumi che costituisce il pizzo Cantone. Dal laghetto siamo subito alla sella di Carosello 3000, e prendiamo a destra, percorrendo la piana erbosa fino ad un cartello. Proseguiamo diritti sulla pista che si porta alla base di sfasciumi del cupolone del pizzo Cantone, diventando poi sentiero che ne taglia il versante verso sinistra. Non seguiamo il sentiero, ma pieghiamo a destra. Inizia da qui una salita non difficile, ma faticosa, perché avviene su pietraie e roccette. Tagliamo verso destra salendo gradualmente fino a raggiungere il costone nord-occidentale del monte, cercando la via più razionale fra gli sfasciumi, con molta attenzione ai sassi instabili, perché la slogatura della caviglia è sempre in agguato. Saliamo poi seguendo questa cresta. Nella salita aggiriamo sulla sinistra alcune formazioni rocciose, ed alla fine raggiungiamo la cima del pizzo Cantone (m. 2904).


La cima del pizzo Cantone

Il pizzo Cantone (Piz dal Cantòn) deve il suo nome alla collocazione sull'angolo sud-orientale della Val Federia, cioè sul fondo, a sinistra, per chi sale. Conosciutissima meta per lo scialpinismo, può essere anche una godibilissima meta escursionistica, anche se l'ultimo tratto di salita su sfasciumi richiede cautela ed esperienza.
Una salita comodissima se vogliamo sfruttare gli impianti di risalita del Carosello 3000, aperti anche d'estate. Li troviamo sul limite meridionale di Livigno, quello all'imbocco della Valle della Forcola di Livigno, e ci portano all'ampia sella erbosa denominata, appunto, Carosello 3000, anche se la quota è di 2740 metri. Da qui scendiamo al vicino laghetto di Blesaccia (m. 2694), poi torniamo alla sella per traversare facilmente verso sud alla base del cupolone del pizzo Cantone. Ma prima di raccontare come salire alla cima, vediamo come salire fin qui con una lunga escursione che percorre l'intera Val Federia.


Tea in Val Federia

Punto di Partenza è Livigno, e precisamente il ponte di Calcheira, all’imbocco della Val Federia (m. 1850). Lo raggiungiamo con l’automobile dirigendoci verso il lago di Livigno (indicazioni per il Passo del gallo e la Svizzera) e prendendo, poi, a sinistra poco prima di raggiungerlo (indicazioni per la Val Federia). Percorso un tratto di strada, seguendo le indicazioni per la Val Federia (o Val Fedarìa) pieghiamo a destra e ci portiamo ai parcheggi che precedono il ponte, oltre il quale il transito dei veicoli non autorizzati è vietato.
Parcheggiata l’automobile, iniziamo a salire lungo la stradina asfaltata che si addentra in questa incantevole valle (da “feta”, termine che dal significato originario di “prima pecora che ha partorito” è passato a significare semplicemente “pecora”: si tratterebbe, dunque, della valle delle pecore). Incontriamo subito un cartelo escursionistico che segnala, sulla destra, la partenza del Sentiero Federico Cusini; proseguendo sulla stradina, invece, viene segnalato il rifugio Cassana, dato a 3 ore, ed il passo di Val Federia, dato a 5 ore. C’è da dire che l’indicazione delle 3 ore è sicuramente abbondante: camminando con passo medio si impiegano circa 2 ore ed un quarto.


Chiesetta in Val Federia

La stradina comincia a salire, passando a valle di alcune belle baite; incontriamo anche una prima cappelletta, datata 1970, e poco più avanti una seconda. Molto bello è lo scenario che lasciamo alle nostre spalle, nel quale spicca, al centro, il corrugato massiccio del pizzo del Ferro e della Cassa del Ferro. Davanti a noi, invece, dopo un po’ compare l’ottocentesca chiesetta di Val Federia (m. 1954), con il caratteristico campanile a bulbo, un gioiellino perfettamente incastonato nello scenario bucolico della valle. È dedicata alla Beata Vergine Addolorata ed è stata interamente ricostruita, rispettando però fedelmente il modello originale, nel 1984. Oltrepassata la chiesa, il fondo della strada diventa sterrato e propone una breve discesa. Ripresa la salita, oltrepassiamo alcune baite che hanno la forma caratteristica della “tea” livignasca (baita in legno), ed un crocifisso. Su un successivo baitone alla nostra sinistra vediamo dipinto un crocifisso con le anime purganti, e leggiamo: “Oh passeggier se brami di sicurar la via dimmi un requiem con una Ave Maria”. Sulla nostra destra, ora, si stende un’ampia fascia di prati, con qualche baita disseminata qua e là; i prati sono ben curati, e testimoniano di un’attività agricola che è ancora presenza importante nella valle.


Salendo in Val Federia

L'escursione ci consente di ammirare diversi esempi ben conservati di dimore rurali livignasche. Scrive, al proposito, Dario Benetti, nell’articolo “Abitare la montagna.Tipologie abitative ed esempi di industria rurale”, (in AA.VV., “Sondrio e il suo territorio”, Silvana Editoriale, Milano, 1995):
"La valle di Livigno è posta al di là dello spartiacque ed è stata sempre condizionata, fino ad un recentissimo passato, da un particolare isolamento e dalla quota elevata (tutto il territorio è posto al di sopra dei 1800 m s.l.m.). L'economia era basata sostanzialmente sull'allevamento, rigoglioso grazie agli ampi pascoli. L'agricoltura era limitata ad un brevissimo periodo ed a pochi resistenti prodotti (come le rape). Ancora oggi, nonostante il «boom» edilizio e turistico di questi ultimi anni, è riconoscibile l'antico assetto insediativo, caratterizzato da una lunga teoria di abitazioni in legno, poste ad una certa distanza l'una dall'altra. È probabile che l'insediamento di Livigno sia da collegarsi a migrazioni di popolazioni walser: la cosa sarebbe confermata anche da alcune caratteristiche della casa, come la presenza delle piccole aperture dalle quali si pensava dovesse uscire l'anima delle persone morenti.


Caratteristiche tee in Val di Livigno

La tipologia delle dimore rurali si ripete con poche varianti, dovute soprattutto alla diversa epoca di costruzione. Le case più antiche sono completamente in legno, con struttura a travi incastrate, qui detta cardàna (a parte le zone interrate adibite a cantina, detta ceseta), mentre più ci si avvicina temporalmente ai nostri giorni acquista rilevanza la muratura in pietrame. A causa del clima molto rigido acquista una certa importanza l'atrio interno coperto (cort) che divide l'edificio residenziale (‘l bait) da quello rurale (toilà) e che è utilizzato anche come svincolo dei locali e come luogo riparato per svolgere attività lavorative. La corte interna si ripete anche ai piani superiori e a volte dà accesso ad un balcone (lòbia) con parapetto in assicelle lavorate e alla latrina esterna (omìn).


Salendo in Valle di Federia

Per quanto riguarda le destinazioni d'uso, al piano terra sono poste le stalle e il pollaio (tipica è la scaletta esterna per l'accesso delle galline), al primo piano da una parte troviamo il fienile, dall'altra la cucina (cogina), la stüa e le camere da letto vere e proprie (arcobi). È frequente la presenza di un altro piano nella parte residenziale dove è collocata la stüa alta; mentre la stüa, quando è costituita solo dalla struttura a travi incastrate senza rivestimento interno, è detta stüa mata. Il sottotetto della parte residenziale è detto i sot i teit, mentre nella parte rustica è denominato crapéna (nella crapéna venivano legati a fasci i salami di rape, detti lughégna da pàssola). Altra caratteristica della casa di Livigno è la larga scala in legno esterna che conduce al fienile (la pont da toilà). La casa in genere è attigua alla stalla e al fienile; in certi casi però il fienile è isolato, senza stalla ed è chiamato nassa. Nonostante la quota elevata, anche nella valle di Livigno si assiste ad uno spostamento estivo della residenza, seguendo, in agosto e settembre, il bestiame. A mezza costa si trovano infatti delle baite di alpeggio dette li tea."


La Val Federia dalla Cascina di Mortarecc' Cheseira da Federia

Salendo in Val Federia

Torniamo al nostro cammino. In cima ad un primo vallone che intaglia il crinale vediamo innalzarsi da un’ampia base di rocce pallide quello che da qui sembra poco più che uno spuntone di roccia. Si tratta della già citata punta di Cassana (m. 3007), che sorveglia da nord-est il passo omonimo. Proseguiamo, con andamento pianeggiante o in falsopiano, superiamo il modesto “Rin Toscè” su un ponticello in legno e siamo ad un primo bivio: un cartello indica la pista che sale a destra come percorso della “Pedaleda”; noi proseguiamo diritti, seguendo l’indicazione “Passo Cassana”. Superato su alcune pietre un secondo torrentello, raggiungiamo una leggera discesa che ci porta ad una splendida conca, eletta da molti villeggianti come luogo per un riposante pic-nic in un’area attrezzata: si tratta del “Plan da l’Isoléta”. Sulla destra indoviniamo il solco di una valle piuttosto incassata, ed infatti poco più avanti siamo al bivio segnalato per il rifugio Cassana, dato ad un’ora e 45 minuti (sentiero 119): qui, ad una quota di 2050 metri, prendiamo a destra, imboccando una pista che corre sul lato sinistro (per noi) del solco della valle, salendo nel primo tratto diritto, per poi piegare a sinistra.


Salendo in Val Federia

Laghetto di Blesaccia

Ignoriamo la deviazione e proseguiamo seguendo il corso della valle e passando per la località Baitèl de la Cheseira (Baitello della Casera). Poco oltre superiamo su un ponticello il rio della Valle del Leverone (m. 2146), che si apre a sud-est del pizzo Leverone (m. 3052). La pista qui piega leggermente a sinistra, passando dall'andamento sud-ovest a quello sud. Dopo aver superato su un nuovo ponticello il rio che scende dalla Valle del Forno, che scende ad est sempre dal pizzo Leverone, siamo alla Cascina di Mortarecc' o Cheseira da Federia (m. 2218), a circa un'ora e mezzo di cammino dal parcheggio. Qui troviamo l'agriturismo Federia, ottima opportunità per una sosta ristoratrice.


Salendo in Val Federia

Portiamoci su un ponte (m. 2200) sul lato meridionale della Val Federia, quello di sinistra (per noi).
Abbiamo ora due possibilità per proseguire l'escursione. La prima sfrutta il sentierino ben marcato di mezza costa che sale per via più diretta tagliando in diagonale il versante occidentale dell'alta Val Federia. Pe rimboccarlo nel primo tratto dobbiamo salire il ripido prato del versante destro (per noi) della Val di Mortarecc', verso est, per poi piegare a destra e proseguire diritto, verso sud, nella salita che taglia diversi valloncelli, con ottimo colpo d'occhio sulla testata terminale della valle, dove, a sinistra, si vede già il cupolone sassoso del pizzo Cantone. Dopo l'ultimo valloncello il sentiero sbuca, a quota 2600 metri circa, al corridoio percorso dalla sterrata che corrisponde ad una pista della Blesaccia. Percorrendola verso sinistra in breve saliamo al ripiano dove riposa il laghetto di Blesaccia (m. 2694). Poco oltre l'ampia sella erbosa dove culmina l'impianto di risalita Carosello 3000 (m. 2740), dove si trova un secondo ristoro.


Laghetto di Blesaccia

Vediamo come salire fin qui dalla Cascina di Mortarecc' o Cheseira da Federia per la via più lunga del sentiero di fondovalle. Torniamo al ponte presso il ristoro: lo oltrepassiamo e proseguiamo sul tranquillo sentiero di fondovalle, verso sud, in leggera salita. Il sentiero prosegue diritto, mentre alla nostra sinistra incombe il candido versante della Corna dei Gessi. Giungiamo così alla stretta della valle di quota 2400 metri circa.


Salita da Carosello 3000 al pizzo Cantone

Lasciamo il sentiero ed imbocchiamo la pista sterrata che sale verso sinistra (est-nord-est), passando per una struttura dell'impianto di risalita. Proseguendo diritti sulla pista in breve saliamo al ripiano dove riposa il laghetto di Blesaccia (m. 2694). Alla nostra destra (sud) vediamo il cupolone di sfasciumi che costituisce il pizzo Cantone.


La via di salita dalla sella di Carosello 3000 al pizzo Cantone

Dal laghetto siamo subito alla sella di Carosello 3000, e prendiamo a destra, percorrendo la piana erbosa fino ad un cartello. Proseguiamo diritti sulla pista che si porta alla base di sfasciumi del cupolone del pizzo Cantone, diventando poi sentiero che ne taglia il versante verso sinistra. Non seguiamo il sentiero, ma pieghiamo a destra. Inizia da qui una salita non difficile, ma faticosa, perché avviene su pietraie e roccette. Tagliamo verso destra salendo gradualmente fino a raggiungere il costone nord-occidentale del monte, cercando la via più razionale fra gli sfasciumi, con molta attenzione ai sassi instabili, perché la slogatura della caviglia è sempre in agguato. Non trovano queste difficoltà gli sci-alpinisti che d'inverno salgono alla cima per farne il punto di partenza di una splendida scivolata verso la Val Federia. Saliamo poi seguendo questa cresta. Nella salita aggiriamo sulla sinistra alcune formazioni rocciose, ed alla fine raggiungiamo la cima del pizzo Cantone (m. 2904), cioè un piccolo ripiano con un ometto sormontato da una piccola croce ed un'asta rossa.


I pizzi Palù e Morteratsch (gruppo del Bernina) visti dal pizzo Cantone

Il panorama dalla cima è molto ampio. Ad ovest vediamo il costone erboso che dalla cima scende verso la Valle del Monte, laterale della Valle della Forcola di Livigno. Alle spalle della valle e delle cime del versante orientale della Valle di Poschiavo emergono alcune delle scintillanti cime del gruppo del Bernina (i pizzi Palù e Morteratsch). A nord, a destra del puntuto ed un po' ritorto pizzo Campaccio, in primo piano si propongono le cime del versante settentrionale della Val Federia, il monte Cotschen ed il pizzo Leverone. Ad est lontane fanno capolino le bianche cime del gruppo dell'Ortles-Cevedale. A sud, infine, splendido è il colpo d'occhio sulle severe cime del versante meridionale della Valle della Forcola di Livigno, con il pizzo Paradisino e la Corna di Campo.
Il ritorno avviene per la medesima via di salita, anche se ci conviene combinare ad anello le due possibili vie di salita, quella di fondovalle e quella di mezzacosta.


La Val Federia vista dal pizzo Cantone

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

GALLERIA DI IMMAGINI

Copyright 2003-2018: Massimo Dei Cas

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout