CARTA DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI - NOVATE-S.GIORGIO-COLA - ANELLO S.GIORGIO-COLA-CODERA


Apri qui una fotomappa dei sentieri della bassa Val Codera

NOVATE MEZZOLA-SAN GIORGIO DI COLA-COLA

 
Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
   
  Novate Mezzola-San Giorgio di Cola
1 h e 30 min.
430 m.
E
   
  Novate Mezzola-San Giorgio di Cola-Cola
2 h e 30 min.
820 m.
E(E)
   
       
 
SINTESI. Lasciamo la ss 36 dello Spluga all’altezza di Novate Mezzola, prendendo a destra e salendo lungo il paese lungo via Ligoncio. Nella parte alta del paese, giunti quasi alla località Mezzolpiano, ad un bivio dobbiamo prendere a destra (indicazioni per San Giorgio e Cola), seguendo via Lungocodera Destro. La strada porta al ponte sul torrente Codera. Parcheggiamo appena oltre il ponte, ad una quota di circa 320 metri, e ci incamminiamo trovando subito a sinistra una stradina sterrata che si stacca dalla strada asfaltata. La imbocchiamo iniziando la salita. Dopo una ventina di metri dobbiamo imboccare un sentiero, seminascosto dalla vegetazione e delimitato da muretti a secco, che prosegue nella salita. Dobbiamo in questo tratto prestare attenzione: ad un grosso castagno la traccia prosegue seguendo un piccolo corso d’acqua, ed in breve raggiunge una fascia di detriti di una cava di granito. Attraversiamo la fascia di blocchi confluendo in una seconda pista, in corrispondenza di un grande masso alto circa 10 metri. Passiamo a sinistra di alcuni ruderi e di una cappelletta e confluiamo in una terza pista, che seguiamo salendo verso sinistra. La pista si restringe e confluisce in una quarta pista, che, seguita sempre in salita, ci porta alla partenza del sentiero che dopo breve tratto in una macchia di abeti canadesi, si allarga a mulattiera (Sentée di Doss), che sale con andamento regolare, proponendo 40 tornanti complessivi, portando a San Giorgio di Cola (m. 742). Oltrepassata la chiesetta di S. Giorgio, ci portiamo al gruppo di case di più a monte, presso la cappelletta con fontana. Alle spalle delle ultime case troviamo il sentiero che sale sul costone occidentale della cima di Provinaccio (m. 1662). Saliamo verso est, superando il cimitero di San Giorgio ed attraversando una macchia di betulle. La salita termina intercettando il Tracciolino (m. 920). Lo seguiamo verso sinistra (est-nord-est), procedendo in piano, ad una quota di circa 920 metri, a ridosso del fianco roccioso che incombe alla nostra destra. Ben presto, svoltato un costone, vediamo davanti a noi il profondo e selvaggio solco del Vallone di Revelaso. Il Tracciolino lo raggiunge ed oltrepassa, svoltando a sinistra e procedendo verso nord-ovest. Dopo un buon tratto, vediamo alla nostra sinistra la partenza segnalata del sentiero per San Giorgio, che scende al centro del Vallone di Revelaso e risale sul versante opposto traversando appunto a San Giorgio. Lo potremo sfruttare per il ritorno. Pochi metri più avanti troviamo, questa volta a destra, la partenza segnalata (scritta "Cola" in bianco su fondo rosso; segnavia rosso-bianco-rossi) del buon sentiero che lascia il Tracciolino e risale un’ombrosa selva di castagni, verso nord, uscendo ai prati del piccolo nucleo di Cola (o La Cola, m. 1018). Tornati da Cola al Tracciolino, lo attraversiamo scendiamo sul lato opposto sulla mulattiera che passa per una cappelletta e scende al Vallone di Revelaso, per poi risalire sul lato opposto (con molta attenzione nel primo tratto di salita, esposto), traversando poi con qualche saliscendi a San Giorgio di Cola. Da qui si torna a Novate per la medesima via di salita.
   


Apri qui una panoramica di San Giorgio di Cola

San Giorgio di Cola è uno dei posti più incredibili della Valchiavenna. Si tratta di un piccolo nucleo che riposta in una fascia di prati nascosta dietro uno sperone granitico che, disegnato fra la Val de Revelàs e la Val de Munt, sorveglia l’accesso alla Val Codera. Una piccola oasi verde stretta fra versanti aspri e boscosi. Un paese che, nonostante sia posto ad una quota relativamente modesta (m. 748) può essere raggiunto solo su una mulattiera, peraltro splendida, che parte dal fondovalle. Niente auto, niente moto. Solo l’insistente frinire delle cicale accompagna la salita nei mesi estivi.
Un tempo invece, racconta una leggenda cara alla gente di qui, si alzò enorme un fragore, acciecante si accese un bagliore, quando San Giorgio venne fra questi monti per incalzare la più terribile incarnazione del male, il demoniaco dragone. Cavaliere valente, non mancò di coraggio nell’affrontarlo e di abilità nel trafiggerlo. Per questo proprio qui trovarono riposo le sue spoglie, dopo la morte. Ci saranno centinaia di altri luoghi al mondo che avanzano questa pretesa, ma quando avrete visitato questo avrete l’impressione il suo spirito non possa che essere rimasto qui.
La salita a San Giorgio non è particolarmente impegnativa, anche se d’estate il sole si fa sentire. Ci vuole un po’ di attenzione per raggiungere la partenza della mulattiera splendidamente scalinata in granito (vero signore di questi luoghi), poi si sale tranquilli. Vediamo come.
Lasciamo la ss 36 dello Spluga all’altezza di Novate Mezzola, prendendo a destra e salendo lungo il paese lungo via Ligoncio. Nella parte alta del paese, giunti quasi alla località Mezzolpiano, ad un bivio dobbiamo prendere a destra (indicazioni per San Giorgio e Cola), seguendo via Lungocodera Destro. La strada porta al ponte sul torrente Codera. Parcheggiamo appena oltre il ponte, ad una quota di circa 320 metri, e ci incamminiamo trovando subito a sinistra una stradina sterrata che si stacca dalla strada asfaltata. La imbocchiamo iniziando la salita.


Mulattiera per San Giorgio di Cola

Dopo una ventina di metri dobbiamo imboccare un sentiero, seminascosto dalla vegetazione e delimitato da muretti a secco, che prosegue nella salita. Dobbiamo in questo tratto prestare attenzione: ad un grosso castagno la traccia prosegue seguendo un piccolo corso d’acqua, ed in breve raggiunge una fascia di detriti di una cava di granito, il San Fedelino, caratteristico della Val Codera.
Il granito è stato uno degli elementi fondamentali dell’economia di questa valle: basti pensare che fra le due guerre mondiali le cave di Novate e della Val Codera davano lavoro ad oltre 700 addetti. Poi il declino, con l’impiego di materiali edili più economici che portò negli anni novanta alla chiusura dell'ultima rimasta, quella "de la Muta" di San Giorgio. Attraversiamo la fascia di blocchi confluendo in una seconda pista, in corrispondenza di un grande masso alto circa 10 metri. Siamo alla località Baràch, dove in passato venivano smistati i blocchi delle cave attive più a monte.


Mulattiera per San Giorgio di Cola

Passiamo a sinistra di alcuni ruderi e di una cappelletta e confluiamo in una terza pista, che seguiamo salendo verso sinistra. La pista si restringe e confluisce in una quarta pista, che, seguita sempre in salita, ci porta alla partenza del sentiero che dopo breve tratto in una macchia di abeti canadesi, si allarga a mulattiera ed inizia a risalire le strapiombanti pareti granitiche dello sperone che sorregge la piana di San Giorgio. Si tratta del Sentée di Doss, manufatto relativamente recente, costruito negli anno Trenta del secolo scorso. La mulattiera, protetta nei punti esposti da corrimano, non dà tregua, ma sale con andamento regolare, proponendo 40 tornanti complessivi.


Colpo d'occhio sul lago di Mezzola dalla mulattiera di San Giorgio di Cola

Il primo tratto sale in diagonale verso sinistra, fra ginestre e piante di erica arborea. Poi inizia la sequenza inesorabile dei tornanti. Al venticinquesimo ed a quota 600 metri circa giungiamo ad una grande croce in granito, in un punto panoramicamente felice dal quale ottimo è il colpo d’occhio sul lago di Mezzola, l’alto Lario ed il monte Legnone. Dopo un tratto quasi pianeggiante, riprende la salita, che propone tratti scavati nella viva roccia. La sommità dello sperone si approssima, e dopo la quarantesima svolta attraversiamo una macchia di castagni passando presso i manufatti di una cava di granito per uscire, infine, al limite dei prati di San Giorgio di Cola (m. 748), l'antica Cola Inferiore, paese di cavatori di granito, gentile e sorprendente isola bucolica in un mare di forre e precipizi.
Nel 1866, qualche anno dopo l’unità d’Italia, il prefetto Scelsi curò la redazione di un’ampia statistica della provincia di Sondrio, dalla quale risultava che nelle 26 case di San Giorgio (di cui 9 vuote) abitavano 17 famiglie e 69 persone (31 maschi e 38 femmine), 45 celibi, 20 coniugate e 4 vedove. Una piccola comunità alacre, legata all’attività estrattive del granito. Nel comune di Novate, infatti, erano allora attive 4 cave di granito, il celebre sanfedelino, a grana molto compatta, di color grigio latteo, apprezzatissimo per costruzioni e pavimentazioni.


San Giorgio di Cola

Retrocedendo nel tempo, San Giorgio nei secoli passati era, con Cola, uno dei cinque cantoni del comune denominato, dal secolo XII al XVI, Lezzeno superiore, successivamente Novate (i cinque cantoni erano Novate, Codera, Cola con San Giorgio, Campo e Verceia con la Valle dei Ratti). Ogni cantone del comune gestiva autonomamente la propria economia tramite un consiglio. I parroci erano eletti autonomamente dai cantoni e ricevevano solo successivamente il placet del vescovo di Como.
L’avvento del III millennio ha visto la popolazione permanente di San Giorgio ridotta a 3 abitanti. Oggi il piccolo museo di San Giorgio conserva alcuni dei segni di questo importante passato.


Apri qui una panoramica di San Giorgio di Cola

Questi luoghi, come testimonia un avello celtico nei pressi del cimitero, hanno visto da tempo assai antico la mano operosa dell’uomo. Una leggenda vuole che questo avello, insieme ad un altro simile, abbia ospitato la salma di un comandante spagnolo, in servizio al Forte di Fuentes (edificato nel 1603), morti per la malaria che infestava il Pian di Spagna (la leggenda è riportata nel volume di Giambattista Gianoli "Dizionario storico delle valli dell'Adda e del Mera", Tipografia Commerciale Valtellinese, Sondrio, 1945, pg. 59).
Un'altra leggende è legata alla denominazione del paese, che si dovrebbe alla reale presenza di San Giorgio, il grande santo che sconfisse un terribile drago e che negli ultimi anni scelse di vivere proprio qui, con il suo fidatissimo cavallo. Lo proverebbe, fra l'altro, l'orma impressa da quest'ultimo su un masso, quando spiccò, con il santo in sella, un prodigioso balzo fin sul versante opposto della valle, ad Avedée, dove si fermò per abbeverarsi. Una variante vuole che il santo, subito dopo la faticosa uccisione del drago, sia venuto a dissetarsi all'acqua di uno dei due avelli di origine forse celtica che sono uno dei motivi che rendono famoso questo borgo. Dopo la sua morte, sarebbe, quindi, stato sepolto nel cimitero del borgo, luogo davvero unico, con una cappella ricavata sotto un enorme blocco di granito.


Chiesetta di San Giorgio

La magia di questo pugno di baite e della chiesetta già dedicata ai santi Giorgio ed Eufemia (oggi dedicata ai Sacri Cuori di Gesù e Maria), manufatti tutti rigorosamente in granito, è difficilmente esprimibile.
Gli stipiti di granito sull’ingresso delle case recano incise le iniziali dei proprietari, ma ce n’è uno nel quale è incisa la tavola del gioco della tria (conosciuta anche con il nome di tris o mulinello – in tedesco mühlenrett ), uno dei più diffusi in tutto il mondo, assai conosciuto perché riportato sul retro di gran parte delle scacchiere (si tratta di un reticolo costituito da tre quadrati concentrici collegati da una croce inscritta, nel quale si inseriscono i pezzi con lo scopo di allinearne tre per eliminare un pezzo avversario).
La chiesetta conserva tratti romanici nell'abside semicircolare con lesene esterne, anche se fu interamente rifatta nel 1778 e decorata nel 1852 e nel 1901 (il campanile venne aggiunto nel 1880). Alle spalle della sua piazza ombreggiata da grandi platani, segnaliamo la fontana e l'adiacente cappelletta fatta costruire dal parroco di Cola, don Ghiggioli, nel 1855, per scongiurare la minaccia del colera, che in quegli anni mieteva non poche vittime in Val Chiavenna. Nella cappelletta viene raffigurata la Beata Vergine Maria Immacolata e si legge: "A gloria di Dio Trino e Uno, di Maria SS e dei Santi, i Colesi apprestando i materiali con amore, d. Gius. Maria Chiggioli parroco di Cola a sue spese fece edificare e dipingere la presente opera, dominando il colera morbo in Chiavenna, l'anno 1855". La vasca, scavata in un grande blocci di granito, è datata 1849.


Cappelletta a San Giorgio di Cola

Fra le curiosità di questo straordinario borgo si può ricordare anche la presenza di vigneti la cui uva viene raccolta a fine ottobre.
Ma per scovare i luoghi più suggestivi dobbiamo salire per breve tratto lungo il sentiero che, alle spalle della cappelletta, si dirige verso monte per intercettare a quota 920 metri circa la lunga striscia del Tracciolino. Una breve salita appena oltre il paese ci porta accanto al già citato masso-avello, a destra del sentiero, lungo 2 metri e largo circa 50 centimetri. Nel masso è scavato l'incavo destinato ad accogliere la salma, poi coperta da una lastra di granito andata perduta. Un canalino assicurava lo scolo dell'acqua piovana.
Misteriose le sue origini. Secondo alcuni risale all'epoca pre-romana (Barelli e Buzzetti) o romana (Giussani e Magni), anche se è probabile che si debba all'opera di popolazioni locali, estranee alla cultura romana. Secondo altri, invece, risalirebbe all'età medievale. L'immaginazione popolare vuole infine che nell'avello sia stato custodito il corpo di San Giorgio.


Masso-avello di San Giorgio di Cola

Se proseguiamo nella salita siamo subito al cimitero di San Giorgio, unico e davvero indimenticabile: al suo interno un enorme blocco di granito aggettante, che sembra la visibilizzazione della lotta di tutto ciò che sussiste contro lo strapotere beffardo del tempo, funge da cappelletta. Un po' più in alto ancora, infine, si trova un secondo masso-avello. Il breve ripiano del cimitero si chiamava anticamente "Mòta". Il parroco di Cola Martino della Pietra vi scoprì, nel 1798, varie ampolle, lucernetti ed olle con ceneri e bicchierini. Per questo chiamò il luogo "Cimitero dei pagani" (ma entrò nell'uso anche l'espressione "Sagràa di Pagàn"), supponendo che si trattasse di oggetti dedicati al culto pagano in epoca precedente all'arrivo dei cristianesimo fra questi monti. Purtroppo questi reperti sono andati smarriti.
Non così per uno "scyphus" (vasetto in pietra ollare lavorato al tornio) scoperto nel 1900 dallo storico chiavennasco don Pietro Buzzetti, che lo lasciò in dono alla Biblioteca capitolare laurenziana di Chiavenna.


Cimitero di San Giorgio di Cola

Nella seconda edizione della "Guida alla Valtellina" curata per il CAI di Sondrio da Fabio Besta (1886), si legge in proposito: "A pochi passi dal camposanto, sulla cima di due enormi massi sono scavati dei sepolcri, che il Barella e altri giudicano etruschi. Non molto lungi, là dove si dice la Motta, vicino alla chiesa, vi ha un antico sepolcreto che i contadini del luogo chiamano tuttora Sagrà di pagan (Sagrato dei pagani). Ivi nel 1798 dal curato di Cola, Martino della Pietra, furono rinvenuti diversi avanzi di sepolcri, ampolle, anelli e altri oggetti; probabilmente anche ora, scavando, si farebbero nuove scoperte."


San Giorgio di Cola

È venuto il momento di decidere cosa fare. Possiamo ovviamente tornare all’automobile per la medesima via di salita, oppure prolungare l’escursione salendo a Cola. In questo caso le vie possibili sono due, combinabili ad anello, una più lunga e tranquilla ed una seconda più breve, con un passaggio esposto che richiede molta attenzione.
La prima possibilità prevede la salita da S. Giorgio al Tracciolino che, seguito verso sinistra, porta all’imbocco del facile sentiero per Cola. La seconda sfrutta un sentiero che scende al cuore del vallone di Revelaso e risale ad intercettare il Tracciolino, presso l’imbocco del sentiero per Cola.


Il Tracciolino

Descriviamo la prima. Ci portiamo al gruppo di case di San Giorgio più a monte, presso la cappelletta con fontana. Alle spalle delle ultime case troviamo il sentiero che sale sul costone occidentale della cima di Provinaccio (m. 1662). Saliamo verso est, superando il già citato masso avello ed il cimitero di San Giorgio ed attraversando una macchia di betulle. La salita termina intercettando il Tracciolino, il lungo tracciato pianeggiante costruito dalla SONDEL negli anni Trenta del secolo scorso per collegare lo sbarramento idroelettrico di Saline, in Val Codera, alla diga di Moledana, in Valle dei Ratti. Recenti interventi hanno reso questo tracciato sicuro.


Il Vallone Revelaso

Lo seguiamo quindi tranquillamente verso sinistra (est-nord-est), procedendo in piano, ad una quota di circa 920 metri, a ridosso del fianco roccioso che incombe alla nostra destra. Ben presto, svoltato un costone, vediamo davanti a noi il profondo e selvaggio solco del Vallone di Revelaso. Il Tracciolino lo raggiunge ed oltrepassa, svoltando a sinistra e procedendo verso nord-ovest, sempre a ridosso delle verticali pareti che precipitano alla nostra destra. Dopo un buon tratto, vediamo alla nostra sinistra la partenza segnalata del sentiero per San Giorgio, che scende al centro del Vallone di Revelaso e risale sul versante opposto traversando appunto a San Giorgio. Lo potremo sfruttare per il ritorno.
Sul lato opposto del Tracciolino, cioè a destra, troviamo la partenza segnalata (scritta "Cola" in bianco su fondo rosso; segnavia rosso-bianco-rossi) del buon sentiero che lascia il Tracciolino e risale un’ombrosa selva di castagni, verso nord, uscendo ai prati del piccolo nucleo di Cola (o La Cola, m. 1018), sui quali veglia la possente mole della Punta Redescala (m. 2304).


Mulattiera che risale dal vallone di Revelaso

Possiamo giungere fin qui per via più breve procedendo così. Dalla chiesa di San Giorgio procediamo verso monte tagliando la fascia di prati sul lato sinistro, restando quindi a sinistra della cappelletta con fontana, fino a trovare il cartello che segnala la partenza del sentiero per il Tracciolino e Cola. Lo seguiamo, entrando subito in una macchia di castagni e passando a lato di una cappelletta. Procediamo verso est-nord-est con qualche saliscendi, prima della discesa finale che ci porta sul fondo del Vallone di Revelaso (Val di Revelàs). Quest’ultimo tratto è ripido ed esposto, per cui la massima cautela è d’obbligo. Del tutto sconsigliabile, poi, è passare di qui quando il terreno è bagnato. E' altrettanto sconsigliabile, come avverte un cartello, sostare lungo il percorso, per il costante pericolo di caduta di pietre.


Chiesetta di S. Antonio a Cola

Attraversiamo quindi il vallone e ci districhiamo fra grandi massi, prima di iniziare a salire con qualche svolta. Vediamo sul suo lato un cuore infisso nella pietra e sormontato da una croce in metallo. Possiamo notare anche ricoveri (bàit) ricavati negli anfratti di grandi massi e sfruttati in passato per la lavorazione del latte di capra. Il sentiero diventa mulattiera ben scalinata e passa per una cappelletta votiva settecentesca (m. 842) nella quale è raffigurata una Madonna con santi. Poco sopra passa accanto ad un grande castagno centenaro ed intercetta il Tracciolino (m. 912). Sul lato opposto troviamo sul lato destro la già citata partenza del sentiero che sale a Cola (scritta "Cola" in bianco su fondo rosso; segnavia rosso-bianco-rossi).


Baite di Cola

Una manciata di baite ben curate, la piccola graziosa chiesetta dedicata a S. Antonio Abate ed alla Visitazione, due belle fontane con ampie vasche ricavate da grandi blocchi di granito (quella sotto la chiesa è chiamata "Pisa di Sant"), un'ampia fascia di prati dominio incontrastato delle capre, con un maestoso faggio solitario come nume tutelare, un panorama eccellente sul lago di Mezzola e l'alto Lario, qualche arnia con le api che producono un eccellente miele di montagna, tutto questo è Cola. D'estate si anima delle voci dei villeggianti che vi ritrovano le radici più profonde, poi, per molti mesi, regna un silenzio che non è malinconia, ma respiro profondo di un tempo che qui accenna appena a scorrere.
Diversa la situazione nei tempi passati, quando Cola era, insieme a San Giorgio (o Cola Inferiore) uno dei cinque cantoni del comune denominato, dal secolo XII al XVI, Lezzeno superiore, successivamente Novate (i cinque cantoni erano Novate, Codera, Cola con San Giorgio, Campo e Verceia con la Valle dei Ratti). Ogni cantone del comune gestiva autonomamente la propria economia tramite un consiglio. I parroci erano eletti autonomamente dai cantoni e ricevevano solo successivamente il placet del vescovo di Como.
La chiesetta appare dimessa, ma riveste più di un motivo di interesse. Decorata nel 1674 grazie ai contributi degli emigranti di Roma, ha una sola navata ed ospita affreschi del celebre pittore G.B. Macolino il giovane, con scene della vita di Gesù e santi. Le due campane che oggi sono mestamente appoggiate sul campaniletto appena accennato non sono meno interessanti. Una, in particolare, è la più antica della Valchiavenna e risale al secolo XV, come attesta la scritta "Battista Cuanta Comensis 1486".


Lago di Mezzola ed alto Lario visti da Cola

Il ritorno a San Giorgio (e di qui a Novate) può avvenire con percorso ad anello, come sopra accennato. Quindi se siamo saliti per la via lunga del Tracciolino, possiamo, tornati da Cola al Tracciolino, attraversarlo e proseguire sul lato opposto sulla mulattiera che scende al Vallone di Revelaso e risale sul lato opposto (con tutta l’attenzione del caso soprattutto nel primo tratto di salita), riportandoci a San Giorgio di Cola. Se invece siamo saliti per il sentiero del Vallone di Revelaso, possiamo, ridiscesi al Tracciolino, seguirlo verso sinistra, attraversare il Vallone di Revelaso e, raggiunto il limite dello sperone, prestare attenzione al sentiero segnalato che se ne stacca sulla destra (segnalazione per San Giorgio) per scendere a San Giorgio di Cola. Da San Giorgio l’unica via per il ritorno a Novate è quella di salita.


Il Tracciolino

COLA-CODERA-NOVATE MEZZOLA (ANELLO SAN GIORGIO-COLA-CODERA)

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Novate Mezzola-San Giorgio di Cola-Cola-Cii-Codera-Novate Mezzola
6 h
900 m.
E(E)
SINTESI. Lasciamo la ss 36 dello Spluga all’altezza di Novate Mezzola, prendendo a destra e salendo lungo il paese lungo via Ligoncio. Nella parte alta del paese, giunti quasi alla località Mezzolpiano, ad un bivio dobbiamo prendere a destra (indicazioni per San Giorgio e Cola), seguendo via Lungocodera Destro. La strada porta al ponte sul torrente Codera. Parcheggiamo appena oltre il ponte, ad una quota di circa 320 metri, e ci incamminiamo trovando subito a sinistra una stradina sterrata che si stacca dalla strada asfaltata. La imbocchiamo iniziando la salita. Dopo una ventina di metri dobbiamo imboccare un sentiero, seminascosto dalla vegetazione e delimitato da muretti a secco, che prosegue nella salita. Dobbiamo in questo tratto prestare attenzione: ad un grosso castagno la traccia prosegue seguendo un piccolo corso d’acqua, ed in breve raggiunge una fascia di detriti di una cava di granito. Attraversiamo la fascia di blocchi confluendo in una seconda pista, in corrispondenza di un grande masso alto circa 10 metri. Passiamo a sinistra di alcuni ruderi e di una cappelletta e confluiamo in una terza pista, che seguiamo salendo verso sinistra. La pista si restringe e confluisce in una quarta pista, che, seguita sempre in salita, ci porta alla partenza del sentiero che dopo breve tratto in una macchia di abeti canadesi, si allarga a mulattiera (Sentée di Doss), che sale con andamento regolare, proponendo 40 tornanti complessivi, portando a San Giorgio di Cola (m. 742). Oltrepassata la chiesetta di S. Giorgio, ci portiamo al gruppo di case di più a monte, presso la cappelletta con fontana. Alle spalle delle ultime case troviamo il sentiero che sale sul costone occidentale della cima di Provinaccio (m. 1662). Saliamo verso est, superando il cimitero di San Giorgio ed attraversando una macchia di betulle. La salita termina intercettando il Tracciolino (m. 920). Lo seguiamo verso sinistra (est-nord-est), procedendo in piano, ad una quota di circa 920 metri, a ridosso del fianco roccioso che incombe alla nostra destra. Ben presto, svoltato un costone, vediamo davanti a noi il profondo e selvaggio solco del Vallone di Revelaso. Il Tracciolino lo raggiunge ed oltrepassa, svoltando a sinistra e procedendo verso nord-ovest. Dopo un buon tratto, vediamo alla nostra sinistra la partenza segnalata del sentiero per San Giorgio, che scende al centro del Vallone di Revelaso e risale sul versante opposto traversando appunto a San Giorgio. Lo potremo sfruttare per il ritorno. Pochi metri più avanti troviamo, questa volta a destra, la partenza segnalata (scritta "Cola" in bianco su fondo rosso; segnavia rosso-bianco-rossi) del buon sentiero che lascia il Tracciolino e risale un’ombrosa selva di castagni, verso nord, uscendo ai prati del piccolo nucleo di Cola (o La Cola, m. 1018). Tornati da Cola al Tracciolino, seguiamolo verso destra, proseguendo in piano all’ombra dei castagni, sempre alla quota approssimativa di 920 metri. Superato un baitone rammodernato, usciamo all’aperto attraversando la Val Grande (Val di Curbiùm). Ora stiamo attenti, sul lato sinistro, a non perdere la deviazione per Cii (lo troviamo poco dopo un cartello che invita a tenere i cani al guinzaglio): si tratta di un sentierino che scende deciso nel bosco (attenzione a non scivolare) uscendo ai prati di Cii (m. 850). Proseguiamo la discesa nel bosco, fino ad un bivio, al quale ignoriamo la deviazione segnalata a destra (sentiero che sale alla Mottala ed in Val Ladrogno). Scendiamo all’impressionante forra della Val Mala scavalcata dall’audace Punt de la Val Mala (m. 765) e poco più avanti, ignorata una deviazione a destra segnalata su un masso, ci attende ci attende il Punt de la Muta (m. 769) sul torrente Codera. Sul suo lato opposto il sentiero con poche svolte risale il versante di castagni che ci separa dal centro principale della valle, Codera (m. 825). Prendendo a sinistra scendiamo al sagrato antistante la chiesa di San Giovanni Battista. Lasciata alle spalle la chiesa ed il suo imponente campanile, imbocchiamo la splendida mulattiera che costituisce il principale accesso alla valle. Passiamo così accanto al cimitero del paese e, superato un vallone, raggiungiamo il punto più suggestivo dove, con quale saliscendi, la mulattiera, intagliata nella viva roccia, è protetta da gallerie paramassi. A metà circa del percorso la mulattiera esce ai bei prati ai Avedée (m. 790). La mulattiera inizia poi una discesa più decisa, con scalinatura regolare, passando per i resti di una cava di granito. Superata una cappelletta con ottimo colpo d’occhio sul lago di Mezzola, affrontiamo gli ultimi tornanti che precedono il punto terminale della mulattiera, in corrispondenza dell’ampia spianata-parcheggio di Mezzolpiano (m. 340), il nucleo più alto di Novate Mezzola. Da qui imbocchiamo la strada asfaltata che scende verso il paese ma, al primo bivio, prendiamo a sinistra e proseguiamo diritti fino al ponte sul corrente Codera. Appena oltre il ponte ritroviamo l’automobile parcheggiata 5-6 ore prima.

Possiamo però disegnare un anello ancora più ampio, che passa per Cii e Codera per ridiscendere poi a Novate. In questo caso procediamo così.
Ridiscesi da Cola al Tracciolino, seguiamolo verso destra, proseguendo in piano all’ombra dei castagni, sempre alla quota approssimativa di 920 metri. Superato il grande edificio che fungeva da mensa per gli operai che lavorarono al Tracciolino, usciamo all’aperto attraversando la Val Grande (Val di Curbiùm).


La Val Grande

Ora stiamo attenti, sul lato sinistro, a non perdere la deviazione per Cii (lo troviamo poco dopo un cartello che invita a tenere i cani al guinzaglio): si tratta di un sentierino che scende deciso nel bosco, in un fitto castagneto (attenzione alle foglie che rendono insidiosi alcuni passaggi). Dopo qualche scalino in legno ed un breve tratto in piano, usciamo all’aperto ai ripidi prati di Cii (m. 850). Si tratta di uno dei più singolari nuclei della Val Chiavenna, l’unico della Val Codera a non avere neppure un fazzoletto di prato in piano. Per quanto piccolo, è diviso in quattro nuclei. Ci accolgono una fontana ed uno splendido colpo d’occhio sul lago di Mezzola e l’alto Lario.
Nella già citata statistica del Prefetto Scelsi del 1866 a Cii risultavano residenti 49 persone (26 maschi e 23 femmine), in 9 famiglie. Le case complessive erano 14, 9 abitate e 5 vuote.


Cii

Lasciato alle spalle l’ultimo nucleo, la Cà di Piatt, il sentiero si immerge di nuovo fra i castagni e prosegue nella discesa. Passiamo così accanto alla croce collocata in memoria di Attilio Colzada (Tìlu), uno degli ultimi abitanti di Cii e posatore di lastre di pietra, che morì scivolando dal sentiero proprio in questo punto mentre tornava a casa da Codera. Superate due vallecole ed un tratto fangoso, passiamo accanto ad un grande castagno che protende i suoi rami sul sentiero. Non è un castagno qualsiasi, ma è “l’èrbul di mort”, il castagno dei morti, perché le sue castagne venivano vendute per offrire il ricavato ai defunti. Portar via quelle castagne per sé era considerato quasi un sacrilegio.


Il lago di Mezzola visto da Cii

Proseguiamo cominciando ad intravvedere fra le fronte, sul lato opposto della bassa Val Codera, la chiesa di Codera ed alcune delle sue case. Ignorata la deviazione segnalata a destra (sentiero che sale alla Mottala ed in Val Ladrogno) scendiamo all’impressionante forra della Val Mala scavalcata dall’audace Punt de la Val Mala (m. 765), costruito in pietra nel Settecento. Lo passiamo accarezzati dal freddo alito della valle, passando accanto ad un’edicola con un semplice dipinto che raffigura una Madonna con Bambino e santi. Poco più avanti, ignorata una deviazione a destra segnalata su un masso, ci attende un secondo ponte gemello in pietra, gettato anch’esso nel secolo XVIII sopra un salto impressionante (40 metri) sul torrente Codera, il Punt de la Muta (m. 769). Sul suo lato opposto il sentiero con poche svolte risale il versante di castagni che ci separa dal centro principale della valle, Codera (m. 825).

Il Punt de la Val Mala

Inizia da qui la discesa che ci riporta a Novate. Prendendo a sinistra scendiamo al sagrato antistante la chiesa di San Giovanni Battista. Lasciata alle spalle la chiesa ed il suo imponente campanile, imbocchiamo la splendida mulattiera che costituisce il principale accesso alla valle, alternando tratti con fondo di sentiero a tratti elegantemente scalinati, non c’è bisogno di dirlo, con il granito sanfedelino. Passiamo così accanto al cimitero del paese e, superato un vallone, raggiungiamo il punto più suggestivo dove, con quale saliscendi, la mulattiera, intagliata nella viva roccia, è protetta da gallerie paramassi. A metà circa del percorso la mulattiera esce ai bei prati ai Avedée (m. 790), splendido balcone panoramico su Codera e la bassa Val Codera. La mulattiera inizia poi una discesa più decisa, con scalinatura regolare, passando per i resti di una cava di granito. Superata una cappelletta con ottimo colpo d’occhio sul lago di Mezzola, affrontiamo gli ultimi tornanti che precedono il punto terminale della mulattiera, in corrispondenza dell’ampia spianata-parcheggio di Mezzolpiano (m. 340), il nucleo più alto di Novate Mezzola. Da qui imbocchiamo la strada asfaltata che scende verso il paese ma, al primo bivio, prendiamo a sinistra e proseguiamo diritti fino al ponte sul corrente Codera. Appena oltre il ponte ritroviamo l’automobile parcheggiata 5-6 ore prima.


Codera

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

GALLERIA DI IMMAGINI

[Torna ad inizio pagina]

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout