CARTA DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI


Apri qui una panoramica dell'alpe e del rifugio Alpe Granda

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Cataeggio-Valbiore-Baite Taiada-Alpe e rifugio Granda
4 h
920
E
SINTESI. Saliti da Cataeggio a Filorera, dobbiamo imboccare la strada che conduce in valle di Sasso Bisolo ed a Preda Rossa, seguendo le indicazioni per il rifugio Ponti. Oltrepassato il Centro polifunzionale della montagna, si attraversa su un ponte il torrente, osservando, a destra, l'antico ponte in pietra che, per fortuna, è stato conservato a fianco di quello nuovo. Si sale verso sinistra, imboccando poi un tornante destrorso. Dobbiamo ora seguire la strada asfaltata Cataeggio-Preda Rossa per un lungo tratto, essendo il vecchio sentiero rimboschito e assai poco agibile. Giunti al ponte sul torrente della valle (località Valbiore), ci portiamo sul lato destro (per noi) della valle e proseguiamo nella salita verso destra. Dopo il primo tornante sx, proseguiamo per breve tratto fino a trovare un cartello che indica la partenza del sentiero per Granda, sul lato destro della carrozzabile. Nel primo tratto prestiamo attenzione al terreno franoso sul ciglio della strada, ed imbocchiamo il sentiero, che sale verso destra nel bosco, tracciando una lunga diagonale che conduce alle baite Taiada, a 1492 metri. Saliamo poi lungo i prati alle spalle delle baite ed imbocchiamo il sentiero che parte dalla loro sommità e sale nel bosco, raggiungendo l'alpe Granda nella sua parte terminale, cioè nord-orientale. Traversando in salita verso sinistra, lungo un avvallamento erboso, ci portiamo al rifugio Alpe Granda (m. 1680).


Cataeggio

Questa quinta tappa conduce dal centro, anche amministrativo, della Val Masino, cioè Cataeggio, all'inizio del lungo crinale Granda-Scermendone, che separa questa valle dalla media Valtellina. Un buon camminatore può tuttavia, nella medesima giornata, percorrere tutto il crinale e fermarsi al rifugio Scermendone, o anche proseguire, scendendo al rifugio Marinella. Ma prendiamocela con comodo...


Salendo in Valle di Sasso Bisolo

Saliti a Filorera, dobbiamo imboccare la strada che conduce in valle di Sasso Bisolo ed a Preda Rossa, seguendo le indicazioni per il rifugio Ponti. Oltrepassato il Centro polifunzionale della montagna, si attraversa su un ponte il torrente, osservando, a destra, l'antico ponte in pietra che, per fortuna, è stato conservato a fianco di quello nuovo. Si sale verso sinistra, imboccando poi un tornante destrorso. Alla fine del tornante, invece di imboccare quello sinistrorso, si seguono le indicazioni (bandierine e cartello con la sigla S.I.), che guidano su un sentiero che, dalla destra idrografica della valle, si porta, sfruttando un ponte, sulla sinistra (mentre la strada prosegue la sua salita a destra), percorrendone il fianco, sempre in prossimità del torrente. Ci si ritrova, alla fine, presso la grande frana di Valbiore (valbiórch, m. 1234), dove ci si ricongiunge con la strada.


Apri qui una panoramica dai prati della Taiada

[Aggiornamento: la descrizione che segue ha un valore meramente storico, in quanto purtroppo il percorso descritto è sostanzialmente inagibile perché invaso dalla vegetazione o interdetto in quanto area di cava. Il cartello che segnala il Sentiero Italia non c'è più. La salita a piedi a Valbiore deve quindi seguire la strada asfaltata].


Apri qui una fotomappa della salita al rifugio Alpe Granda da Lotto o da Valbiore

Sul lato opposto della valle la montagna mostra il suo fianco ferito, mentre sotto, spesso, fervono i lavori sui grandi massi di granito. A questo punto dobbiamo per un tratto risalire la nuova strada sterrata che sfrutta il lato opposto della valle rispetto alla precedente, sepolta dalla frana. Dopo un primo tornante destrorso ed un secondo sinistrorso, la lasciamo in corrispondenza di un evidente cartello che indica la partenza del sentiero per l'alpe Granda e l'omonimo rifugio.


Cima del Cavalcorto, pizzo Cengalo e pizzi del Ferro visti dall'Alpe Granda

Prestando attenzione al terreno franoso sul ciglio della strada, imbocchiamo il sentiero, che sale verso destra nel bosco, tracciando una lunga diagonale che conduce alle baite Taiada, a 1492 metri. Dalle baite si gode di un'ottima visuale su quelle medesime cime (la cima del Cavalcorto ed i Pizzi del Ferro) che si sono potute ammirare da Filorera il giorno prima. A sinistra della cima del Cavalcorto si possono scorgere anche le cime d'Averta, il pizzo Porcellizzo (sciöma dò porsceléc') ed uno scorcio della valle omonima, mentre a destra fa capolino la punta di Zocca.


Cima del Desenigo vista dall'alpe Granda

Saliamo poi lungo i prati alle spalle delle baite ed imbocchiamo il sentiero che parte dalla loro sommità e sale nel bosco, raggiungendo l'alpe Granda nella sua parte terminale, cioè nord-orientale. Traversando in salita verso sinistra, lungo un avvallamento erboso, ci portiamo al rifugio Alpe Granda (m. 1680), dove possiamo far tappa. Se siamo fuori stagione ed il rifugio è chiuso, possiamo traversare l'intera alpe verso sud, passando per un gruppo di baite e la cima di Granda (m. 1705, ripetitore telefonico), per poi scollinare al limite meridionale dei prati, dove inizia la pecceta. Qui troviamo il bivacco Baita degli Alpini all'Alpe Granda (m. 1630), costruito dal Gruppo Alpini di Ardenno, un piccolo locale con tavolo, panche, stufa a legna e qualche genere di conforto, sempre aperto.


Apri qui una panoramica dell'alpe Granda

Supponendo di essere partiti da Cataeggio, si è superato un dislivello di circa 920 metri. Il tempo medio necessario è di 4 ore.
Vale ora la pena conoscere qualcosa di più di questo straordinario alpeggio.


Apri qui una panoramica dell'alpe Granda

Ogni paese valtellinese ha il suo alpeggio. L’alpe Granda ("alp grènda") è l’alpe di Ardenno, ed il suo punto di massima elevazione è la cima di Granda, quotata 1708 metri (o, secondo alcune carte, 1705 metri). Fino a qualche decennio fa era sfruttata intensamente, e permetteva di caricare 60 capi di bestiame.
Nell'estimo generale della Valtellina del 1531 la valutazione dell'alpeggio è ancora maggiore: 150 mucche caricate, per un valore di 30 lire (una lira corrispondeva a 20 soldi ed a 240 denari).


Monte Disgrazia e Corni Bruciati visti dall'alpe Granda

I suoi prati disegnano una lunga striscia, lungo la direttrice sud-ovest – nord-est, adagiata sul lungo e splendido crinale che, dalla cima di Vignone, passando per l’alpe Scermendone, l’alpe Granda, il Sas del Tii ed i prati di Lotto, scende a dividere l’imbocco della Val Masino dalla piana di Ardenno. Sul limite sud-occidentale dell’alpe si trovava anche il rifugio Alpe Granda (che ha subito due incendi), ora sostituito dal nuovo bivacco Baita degli Alpini all'Alpe Granda (m. 1630).


Il bivacco Baita degli Alpini all'Alpe Granda, sullo sfondo del monte Disgrazia

Sul suo limite settentrionale, all'imbocco del tratturo per Scermendone, è stato invece costruito il nuovo rifugio Alpe Granda, di fronte all'incantevole scenario delle cime del gruppo del Masino che si mostrano a nord (da sinistra, pizzo Porcellizzo, cima del Cavalcorto, pizzo Cengalo e pizzi del Ferro. Alla loro sinistra la selvaggia costiera Cavislone-Lobbia e la cima del Desenigo, mentre a destra il monte Arcanzo e la cima degli Alli.


Apri qui una fotomappa dell'alpe Granda

Se poi dal rifugio procediamo salendo al vicino cocuzzolo del monte Granda, per poi volgerci indietro, vedremo comparire sua maestà il monte Disgrazia ed alla sua destra anche i Corni Bruciati. Salendo verso il limite del bosco a nord, verso sinistra, noteremo una roccia sulla quale è stata scolpita una Madonna con Bambino.
Tornati al rifugio, potremo gustare il sapore della buona cucina e dell'ancor più squisita cortesia (per prenotazioni si deve telefonare al 347 7566960).


Il rifugio Alpe Granda

La gestione dell'alpeggio, di decisiva importanza per l'economia dei secoli passati, era affidata ad una serie di figure fra le quali si istituiva una gerarchi netta. Al vertice stava il caricatore, cui le famiglie dei "lacée", cioè dei contadini che possedevano mucche, affidavano i capi di bestiame. Veniva, poi, il casaro, alla cui sapiente arte era affidata la confezione dei prodotti d'alpe, formaggi e burro. Seguivano il capo-pastore ed i pastori, che, coadiuvati anche da abili cani, sorvegliavano il bestiame e ne governavano gli spostamenti, stando attenti che nessuna mucca cadesse nei dirupi (il che rappresentava un vero e proprio dramma).


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Infine, i più giovani fungevano da cavrèe (pastori di capre) e cascìn (garzoni d'alpe, cui erano affidati i compiti più umili, in genere ragazzini affidati dalle famiglie ai caricatori d'alpe nella stagione estiva). Nella vita d'alpeggio, che iniziava ai primi di giugno e durava 80-83 giorni, due momenti rivestivano un'importanza particolarissima: il ventottesimo ed il cinquantaseiesimo giorno si effettuava la pesa, cioè si pesava il latte prodotto da ciascuna mucca, alla presenza del proprietario, per pattuire, su tale base, il compenso che a questi andava corrisposto.


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L'alpeggio costituisce oggi la meta di una facile e molto remunerativa escursione, per la sua posizione estremamente panoramica, sul confine fra Val Masimo, a nord, e bassa Valtellina, a sud. Gli appassionati della geologia vi potranno trovare più di un elemento di interesse. Passa di qui, infatti, nelle profondità della terra, la faglia che separa la falda Margna dalla falda Sella. Siamo sul limite settentrionale dellla falda paleoafricana. Tutto ciò, ovviaente, sfugge al nostro sguardo, come pure, probabilmente, sfugge la diversa natura delle rocce dell'alpe, antichissimi gneiss, micascisti e vene di quarzo, rispetto alle molto più giovani rocce del gruppo del Masino, il cosiddetto plutone Masino-Bregaglia, di cui vediamo un'interessante sezione a nord (testata della Val Porcellizzo, costiera Arcanzo-Remoluzza, monte Disgrazia).


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Il valore panoramico dell'alpe è impreziosito da uno splendido colpo d'occhio sulla catena orobica, a sud, che mostra in tutta la sua bellezza un'ampia sezione della Val Gerola e, sul limite destro, il caratteristico corno del monte Legnone. Il rifugio Alpe Grande costituisce, infine, un possibile punto di appoggio o di ristoro.


Apri qui una panoramica dal bivacco Baita degli Alpini all'Alpe Granda

Giunti al termine della pista, ci troviamo nella parte nord-orientale dell'alpe: prendendo a destra in pochi minuti giungiamo in vista del nuovo rifugio Alpe Granda (m. 1680), che all'inizio resta nascosto dietro un poggio boscoso, mentre prendendo a sinistra ci possiamo portare ad una bella croce panoramica da cui si domina quasi interamente la catena orobica. Possiamo anche procedere alla vicina e poco marcata elevazione della cima di Granda (m. 1705), scendendo poi alla parte sud-occidentale dell'alpe, dove si trova il nuovo bivacco Baita degli Alpini all'alpe Granda (m. 1630), costituito da un piccolo locale con tavolo, panche e stufa a legna, utilissimo però come ricovero in caso di maltempo.


Pizzo Cengalo e Pizzi del Ferro visti dall'alpe Granda


CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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