Questa
tappa si regge sull'ipotesi che si possa trovare a Frasnedo un punto di
appoggio, per il pernottamento, nell'edificio dello spaccio, aperto nel
mese di agosto (per informazioni telefonate allo 034344337 oppure 034344064).
Se così non fosse, non resterebbe che sobbarcarsi una faticosissima giornata
di marcia da Codera al bivacco Primalpia o al rifugio Volta. Ma siamo ottimisti
e, seguendo le indicazioni (il cartello con la sigla S.I., che più volte
si incontra nella traversata), scendiamo dalle case di Codera al bel ponte
sul torrente, sospeso per una quarantina di metri sul vuoto. |
Oltre
il ponte si trova un bivio: prendendo a destra si giunge ben presto ad un
secondo bellissimo ponte, sospeso sulla forra terminale della val Ladrogno,
laterale di sinistra della Val Codera. Ad un nuovo bivio, si lascia alla
propria sinistra il sentiero che sale verso il bivacco Casorate-Sempione,
puntando verso l'abitato di Cii (m. 851), dove si trovano capre, talvolta
anche pastori e, soprattutto, un'ottima visuale sul lago di Mezzola e sull'alto
Lario. Oltre le baite di Cii, il sentiero riprende, con una traccia meno
marcata, che sale ad intercettare, poco sopra i 900 metri, il Tracciolino.
Questo sentiero, costruito negli anni trenta per congiungere le prese di
Val Codera con il bacino Sondel in Val dei Ratti, si snoda, pianeggiante,
per oltre dodici chilometri fra dirupi e valloni, e costituisce, per buona
parte del suo percorso, una sezione del sentiero Italia. |
Infatti
lo si segue per un buon tratto, superando il vallone della val Grande e
raggiungendo una grande baita isolata, poco oltre la quale si intercetta
un sentiero che offre una duplice possibilità, quella di raggiungere, salendo,
il paese di Cola (m. 1018), e quella di incamminarsi, scendendo, alla volta
di San Giorgio di Cola. Se avete tempo, salite a Cola (si raggiungono le
sue baite in pochi minuti): l'atmosfera fuori del tempo e l'ottimo panorama
sull'alto Lario ripagheranno ampiamente il supplemento di fatica. |
Tornate
poi al trivio e,
lasciando il Tracciolino,
scendete per quasi
duecento metri nel cuore
impressionante del vallone
di Revelaso, una sorta di
Purgatorio alle cui porte si
trova una cappelletta
protettrice e da cui si
riemerge, sul lato opposto
del vallone, superando un
tratto di sentiero esposto e
non protetto (attenzione,
dunque). La risalita porta
in breve tempo al
bellissimo abitato di San
Giorgio di Cola (m. 748),
dove si troveranno
sicuramente persone gentili disposte a regalare indicazioni e consigli. |
San
Giorgio se ne sta adagiato in una bella conca, nascosta alle spalle di un
impressionante sperone roccioso, sul lato sinistro idrografico della Val
Codera, dal quale scende un'ardita mulattiera, quasi gemella di quella percorsa
il primo giorno, che porta alla frazione Campo di Novate Mezzola (si tenga
presente che è dunque possibile sfruttare questa mulattiera per passare,
nella prima giornata, da Novate Mezzola a Frasnedo, tagliando fuori Codera).
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Le
abitazioni del paese,
così come la bellissima
chiesa, sono costruite con
quel granito che ha
costituito per secoli la
risorsa economica
principale della Val
Codera.Riprendendo il
cammino e seguendo le
indicazioni, si sale di
nuovo alla volta del
Tracciolino, incontrando,
presso l'ultima casa, un
avello celtico che
testimonia un'antichissima
colonizzazione del paese.
Superati il cimitero ed un
bel bosco di betulle, si
intercetta il Tracciolino, che, percorso in direzione della Val dei Ratti,
conduce ben presto ad una serie di gallerie che permettono di superare valloni
e strapiombi impressionanti. |
Qui
capisce cosa sia l'aspetto orrido della montagna: pareti granitiche incombono
sopra la testa e talora sembrano voler inghiottire l'inerme escursionista,
mentre sotto si aprono voragini paurose. Eppure il sentiero sembra dipanarsi
sicuro, ed è sempre abbastanza largo e protetto, tanto da infondere sicurezza.
Si badi comunque, in alcuni tratti, ai sassi che potrebbero cadere dall'alto.
Sarebbe buona cosa munirsi di un casco (ed anche di una torcia, perché la
più lunga delle gallerie misura circa trecento metri). Poi, proprio al termine
della galleria più lunga, lo scenario si ingentilisce un po' e, seguendo
i binari e facendo attenzione ai carrelli che potrebbero percorrerli, ci
si avvia rasserenati alla casa dei guardiani che precede di poco la fine
del Tracciolino. |
Non lo si segue però fino alla fine, ma lo si lascia quando si intercetta
il sentiero che da Verceia sale verso Frasnedo. Non ci vuole molto per raggiungere
l'abitato di Càsten (m. 975), dove si comincia a scorgere parte della testata
della Val dei Ratti, e precisamente la Cima del Desenigo.
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Ci
vuole ancora poco più di mezzora di cammino prima di concludere questa tappa.
Se la giornata è bella, si può gustare uno scenario ben diverso da quello
dell'orrido cuore granitico percorso dal Tracciolino: la Val dei Ratti mostra
il suo volto misterioso (è infatti, questa, una valle poco conosciuta in
quanto, come la Val Codera, non può essere raggiunta mediante una carrozzabile
e, a differenza di quella, è molto meno frequentata dagli escursionisti).
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Ecco
la meta, Frasnedo
(m. 1287), paese che
d'estate si anima di gente
orgogliosa delle proprie
radici e diffidente rispetto
ad ogni ipotesi di più facile
accessibilità della valle.Proprio all'uscita del
paese, in corrispondenza
del punto di arrivo della
teleferica che lo serve, si
trova l'edificio dello
spaccio che dovrebbe
servire come punto di appoggio per il pernottamento di chi percorre il
sentiero Italia.
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Qui
si può attendere la sera, godendo, se la giornata è limpida, di un'ottima
visuale sull'alto Lario e preparando, nella propria immaginazione, la terza
tappa. Se volete saperne di più, aprite la presentazione del tratto che
porta da Frasnedo al rifugio Volta. Ah, volete sapere quanto ci si può mettere
a percorrere questa seconda tappa? Difficile dirlo. Il dislivello complessivo
non è certo proibitivo, e si aggira intorno ai 750 metri. Lo sviluppo in
lunghezza è però notevole. Cinque ore complessive, al netto delle soste,
possono essere un tempo medio attendibile. |