Questa
tappa del sentiero è senz'altro la più panoramica, in quanto percorre interamente
il lungo crinale Granda-Scermendone, che offre una visuale superba sulla
catena orobica e sulle cime della Val Masino. Tornando, dal rifugio Granda,
al limite nord-orientale dell'alpe omonima, imbocchiamo il sentiero segnalato
che entra nel bosco, salendo verso nord-est con una lunga diagonale e giungendo
ad intercettare, in prossimità di una croce di legno, una traccia che sale
dall'alpe Verdel. Proseguiamo fino ad incontrare due brevi tornanti, poco
oltre i quali dobbiamo prestare attenzione ad una traccia, non molto evidente
alla sua partenza, che si stacca sulla sinistra dal sentiero principale.
La traccia, dopo una serie di brevi tornanti, conduce al limite sud-occidentale
dell'alpe Scermendone, uscendo dal bosco in prossimità di una baita semidiroccata.
Alla nostra sinistra appare la cima quotata 2127 metri, sulla quale possiamo
facilmente salire dal fianco meridionale, per ammirare un panorama di incomparabile
bellezza (vedi foto sopra). |
Dalla
cima, infatti, si domina non solo l'intero crinale che poi si dovrà percorrere,
ma anche, partendo da destra, il pizzo Bello, la val Terzana ed il passo
di Scermendone che la chiude, i Corni Bruciati, la valle di Preda Rossa
ed il monte Disgrazia che la sovrasta, con la sua mole regale.
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Ma
torniamo sui nostri passi e riprendiamo il sentiero: seguendo i segnavia,
raggiungiamo in breve la casera dell'alpe (m. 2103). |
Proseguiamo
con calma,
gustando le molteplici
prospettive del panorama,
che in direzione della Val
Masino mostra la valle
dell'Oro, con il pizzo
Ligoncio in evidenza, ed
uno scorcio della valle
Porcellizzo.
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Superati
una baita ed un microlaghetto, il sentiero aggira a destra un dosso e
punta in direzione della chiesetta di san Quirico (san Cères, m. 2131).
La chiesetta è legata ad una devozione molto antica ed è un'altra delle
perle che il sentiero regala.
La terza domenica di luglio, nella celebrazione della festa del santo,
la piana si riempie di tende di escursionisti che convengono per gustare
la bellezza di questo terrazzo sull'immenso.
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Pochi
metri oltre la chiesetta si trova il rifugio Scermendone, ricavato nel 1999
da una baita riadattata, come punto d'appoggio prezioso sul sentiero Italia.
Qui si può, infatti, pernottare liberamente (nella parte cui si ha libero
accesso, sempre aperta, ci sono quattro posti letto, con la possibilità
di ricavarne altri collocando brandine sul pavimento), oppure ci si può
riparare in caso di cattivo tempo (in caso di temporale il rischio di essere
colpiti da fulmini è, in questa zona, piuttosto elevato). Il rifugio offre,
quindi, la possibilità di articolare con una certa libertà la cadenza delle
tappe: si può scegliere, infatti, di effettuare un'unica tappa da Cataeggio
al rifugio, o dall'alpe Granda al rifugio, con la possibilità, in questo
secondo caso, di disporre del tempo necessario per scendere facilmente all'alpe
di Scermendone basso e di qui all'incantevole piana di Preda Rossa, oppure
per raggiungere il laghetto di Scermendone.
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Si
può anche scegliere un'interessante variante del sentiero Italia: nei pressi
del rifugio parte, infatti, un'evidente sentiero che percorre, verso nord-est,
tutta la val Terzana, oltrepassando il già citato laghetto di Scermendone
e salendo al passo omonimo (visto nella foto a sinistra, dall'alto), dal
quale si scende in alta val Caldenno, per poi attraversarla e raggiungere
il passo omonimo, intercettando il sentiero Italia che sale dalla valle
di Caldenno. Oppure, sempre dal rifugio, si può facilmente risalire il crinale,
che prosegue in direzione nord-est, conduce alla Croce dell'Olmo e termina
con la cima di Vignone, alla quale si sale facilmente (m. 2608). Dalla cima
si può, poi, di nuovo scendere fino ad incontrare un grande ometto che segnala
un sentiero il quale, puntando verso est, porta alle baite del Baric, in
alta val Vignone, per raggiungere infine, di qui, la parte bassa dell'alpe
Vignone, dove si riprende il sentiero Italia.
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Se
però si vuol rimanere sempre nel solco del sentiero vero e proprio, si procede,
dal rifugio, verso est, seguendo le segnalazioni ed ignorando due tracce
che si staccano l'una in salita, verso la Croce dell'Olmo, l'altra in discesa,
verso il dosso di Oligna. Numerosi e preziosi paletti permettono di seguire
una traccia che si mantiene per un buon tratto sulla quota 2100, superando
alcuni valloni che confluiscono nella valle della Laresa. Questo è uno dei
punti più delicati del sentiero, perché la sua traccia è poco evidente e,
soprattutto, in diversi punti esposta e priva di protezioni. |
Poi, finalmente, si cala in un bel bosco, raggiungendo luoghi più tranquilli
e scendendo alle baite dell'alpe Vignone, dalle quali, se la giornata è
limpida, lo sguardo spazia ampiamente sulla bassa Valtellina.
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Dal
limite inferiore
dell'alpe, poco sopra i
1800 metri, parte una bella
mulattiera che permette di
scendere comodamente al
prato Maslino (m. 1650),
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dove
questa graziosa chiesetta sembra fronteggiare la cima del Desenigo e gli
ormai noti passi di Primalpia e Talamucca. |
Il
rifugio Marinella (m. 1650), presso il limite sud-
rientale del prato, permette
di concludere qui questa
tappa, che comporta un
dislivello in salita di circa
500 metri ed un tempo
complessivo che si aggira
intorno alle 3-4 ore.
Per proseguire nel cammino, apri la presentazione dell'ultima tappa, dal
rifugio Marinella a Chiesa in Valmalenco.
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