Sentiero Valtellina verso il ponte di Dubino

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Colico-Isola di Talamona
4 h e 30 min (a piedi)
22 km lineari
T
SINTESI. Portiamoci con l’automobile a Colico, il paese in cima al Lago di Como ed in provincia di Lecco, lasciando la ss 36 dello Spluga allo svincolo di Colico, appena prima di affacciarsi alla Valtellina. Ci portiamo poi alla stazione ferroviaria e di lì, procedendo verso nord, imbocchiamo via Nazionale. Imboccata una strada a traffico limitato, superiamo un sottopassaggio. Usciamo dalla zona a traffico limitato, procediamo verso il Lungolago fino al parcheggio, dove lasciamo l’automobile. Ci incamminiamo o iniziamo a pedalare sulla ciclabile che vediamo alla nostra sinistra. Procedendo verso nord-nord-est, con il lago di Como alla nostra sinistra, attraversiamo un pianoro ed una selva, per poi raggiungere la riva meridionale del fiume Adda a poca distanza nel punto in cui si immette nel lago. Saliamo sul suo argine, alla nostra destra, e procediamo verso est, toccando diversi luoghi: Forte di Fuentes (km 4), ponte fra Piantedo e Nuova Olonio (km 4,5), Fosso Pala Marcia (km 7), Ponte di Dubino (km 9), Area di sosta Torrente Lesina (km 10), Ponte di Mantello (km 11 e 300 m), Ponte fraCosio Valtellino e Traona (km 15), Area di Sosta al Campo Sportivo di Cosio Valtellino (km 16 e 200 m), Isola della Pescaia o dell'Adda (km 17), Ponte di Ganda (km 18 e 900 m), Area di Sosta Ponte di Ganda e Centrale di Campovico (km 19 e 200 m), Torrente Toate (km 21), Ponte di Paniga (km 22 e 100 m).


La bassa Valtellina da Colico a Talamona

Il Sentiero Valtellina è una pista ciclopedonale che da Colico risale l’intera Valtellina terminando, dopo 115 km, a Bormio. Ben segnalato ed attrezzato con numerose aree di sosta, è ad oggi (2016) un work in progress in diverse sue parti, in particolare il raccordo fra l’Isola di Talamona ed Ardenno e la costruzione di alcune strutture nelle aree attrezzate (come un polo didattico-naturalistico all’isola della Peschiera sull’Adda a Traona). La prima sezione, lunga 22 km, porta da Colico alla località Isola di Talamona. A piedi o su due ruote, permette di gustare gli scenari della piana in prossimità del fiume Adda alle porte di Valtellina, scenari probabilmente inediti in alcuni angoli e scorci anche per buoni conoscitori della Valtellina. Vediamone la descrizione.
Portiamoci con l’automobile a Colico, il paese in cima al Lago di Como ed in provincia di Lecco, lasciando la ss 36 dello Spluga allo svincolo di Colico, appena prima di affacciarsi alla Valtellina. Ci portiamo poi alla stazione ferroviaria e di lì, procedendo verso nord, imbocchiamo via Nazionale. Imboccata una strada a traffico limitato, superiamo un sottopassaggio. Usciamo dalla zona a traffico limitato, procediamo verso il Lungolago fino al parcheggio, dove lasciamo l’automobile.


Sentiero Valtellina presso il ponte di Dubino

Ci incamminiamo o iniziamo a pedalare sulla ciclabile che vediamo alla nostra sinistra. Procedendo verso nord-nord-est, con il lago di Como alla nostra sinistra, attraversiamo un pianoro ed una selva, per poi raggiungere la riva meridionale del fiume Adda a poca distanza nel punto in cui si immette nel lago. Saliamo sul suo argine, alla nostra destra, ed iniziamo a percorrere un lungo tratto diritto, verso est, restando a breve distanza ed a destra del fiume Adda.
Seguiamo infatti l'ultimo tratto rettilineo del fiume prima di consegnare le sue acque al lago di Como. Tratto che però non appartiene al suo tratto storico, ma alla rettifica operata a metà del secolo XIX. Nella “Guida alla Valtellina” del 1885 (edita dal CAI di Sondrio, II edizione, a cura di Fabio Besta), leggiamo:”Il Pian di Spagna, così chiamato perché nel secolo XVII era occupato dalle truppe spagnole ricoverate nel forte di Fuentes, è malsano a cagione delle paludi formatevi dall’Adda. A ottenere il prosciugamento nell’anno 1857 si mutò il corso dell’Adda aprendole una nuova foce collo scavo di un alveo artificiale, che dal lago s’interna nella valle per più di mezzo chilometro. Mentre si eseguivano i lavori per il nuovo tratto di strada e il nuovo ponte, a settentrione del colle si trovò a un metro sotto il suolo il lastricato di un’antica strada romana, e a poca distanza dal ponte, circa 200 m., si rivennero sepolcri e in essi molti oggetti che si giudicarono dell’età etrusca, e che custodisconsi presso il lago di Como”.


Dubino

Ci attende un nuovo incontro ravvicinato con la storia, perché al km 4 (i km sono puntualmente segnalati da paline a lato del sentiero, che riportano la doppia numerazione della distanza da Colico e da Bormio) passiamo a sinistra della modesta ma strategica elevazione (il Montecchio est, che domina la riserva naturale del Pian di Spagna) che ospita i ruderi del celeberrimo forte di Fuentes, che ci riporta d’un colpo indietro di circa 4 secoli.
Il nome tradisce l’origine spagnola. Fu infatti il Governatore spagnolo dello Stato di Milano, Pedro Enriquez de Acevedo Conte di Fuentes, a promuoverne la costruzione iniziata nel 1603 e terminata nel 1609, per sorvegliare l’importante confine fra Milano, possesso spagnolo, e Valtellina e Valchiavenna, protettorati delle Tre Leghe Grigie elvetiche. Divenne assai importante nei turbolenti anni della fase Valtellinese della Guerra dei Trent’Anni (1620-26, e poi ancora fino al 1639, fra Cattolici e Spagnoli, da una parte, e Leghe Grigie e Francesi, dall’altra), e passò ad inizio del Settecento agli Austriaci, fino al 1782, anno in cui venne dismesso come fortezza militare. Oggi è visitabile a pagamento (cfr. www.fortedifuentes.it).


Dubino

Entriamo poi in Valtellina, nel territorio del comune di Piantedo, il primo sul versante orobico, alla nostra destra. Scrive Renzo Sertoli Salis (in “Valtellina fra mito e storia”, Bissoni, Sondrio, 1969): “A Fuentes, dunque, comincia la Valtellina propriamente detta, ossia la Valle dell’Adda, con andamento orizzontale e cioè – risalendone il fiume – da ovest ad est: andamento eccezionale, anche per la sua lunghezza, nelle vallate alpine e che fa spesso paragonare nei discorsi la Valtellina alle valli dell’Hymalaia”. Dobbiamo subito attraversare la strada che da Piantedo porta a Nuova Olonio, all’imbocco della Valchiavenna, appena a destra del ponte sul fiume Adda.
Proseguiamo diritti ancora per un buon tratto, passando a sinistra della frazione di S. Agata di Piantedo (km 5) e raggiungendo il punto nel quale il fiume Adda, in località Isola (km 6) piega leggermente a destra, e poi decisamente a sinistra. Il Sentiero Valtellina lo asseconda per un tratto, poi lo lascia piegando a destra e tagliando la piana del Fosso Pala Marcia. Ritroviamo il fiume ad una sua nuova ansa verso sinistra, ce ne allontaniamo per breve tratto e ci accostiamo per la terza volta. Siamo in vista del primo comune valtellinese sul versante retico, detto dei Cech (forse per l’insediamento dei Franchi nell’alto Medio-Evo), Dubino. Siamo a metà strada fra la Costiera dei Cech e quella dei Maròch (questa la denominazione degli abitanti dell’opposto versante orobico), divise da una plurisecolare fierissima rivalità non ancora del tutto sopita. I primi hanno sempre dileggiato i secondi canzonandone la mala fortuna, “d’inverno senza sole, d’estate senza luna”; i secondi hanno risposto per le rime, con proverbi acuminati come pietre.


Sentiero Valtellina nei pressi del ponte di Dubino

La pista procede ad una certa distanza dal fiume, attraversa la piana di Rossolo, piega a sinistra e dopo un tratto diritto raggiunge il ponte sul fiume Adda a Dubino (km 9), che se ne sta arroccata a ridosso del monte, attorno al campanile della chiesa di santi Pietro e Paolo. Il nome testimonia dell’antichità degli insediamenti sul suo territorio, in quanto è riconducibile alla medesima radice celtica che ha dato origine alla più illustre Dublino, capitale irlandese: si tratta del termine “dublindum”, che significa “acqua nera”, cioè torbida. Feliciano Ninguarda, vescovo di Como, trovò nel 1589 a Dubino 40 famiglie cattoliche e 4 riformate, nella vicinanza di Monastero 38 famiglie e 20 nella frazione di San Giuliano; registrò che nel paese sorgeva la "ecclesia parochialis" dedicata ai Santi apostoli Pietro e Paolo; annotò, infine, che le autorità grigione avevano decretato che a spese della comunità venisse mantenuto un predicatore protestante e che nella chiesa citata fossero celebrate le funzioni di entrambe le confessioni. 
Giovanni Guler von Weineck, governatore per le Tre Leghe Grigie della Valtellina nel biennio 1587-88, nell’opera “Rhaetia”, pubblicata a Zurigo nel 1616, un quadro più roseo, scrive: “Dubino è un notevole paese che giace in pianura, lungo la via maestra alle falde della montagna chiamata di S. Giuliano, tra Ferzonico e Monastero; acquistò rinomanza a cagione di una battaglia che si combattè nel 1525 nel suo territorio; in essa alcuni battaglioni delle Leghe Caddea e delle Dieci Giurisdizioni, sotto il comando del mio venerato padre, batterono il conte di Arco, che a nome dell’imperatore e del duca di Milano voleva invadere la Valtellina. Poco dopo Dubino vi è sull’Adda un buon traghetto.” Il traghetto costituiva nei secoli passati un punto di transito importante, perché sulla riva settentrionale dell’Adda partiva un’importante via di valle che, traversando a mezza costa tutta la Costiera dei Cech, si affacciava alla Val Masino e si biforcava, salendo con un ramo ai Bagni di Masino, proseguendo verso Ardenno e la media Valtellina con l’altro.


Area di sosta Torrente Lesina

Il ponte congiunge Dubino ad un altro borgo che non tollera di essere ignorato: sull'opposto versante orobico sta, infatti, Delebio, di cui leggiamo, nella Guida alla Valtellina edita dal CAI di Sondrio (1885, II ed., a cura di Fabio Besta): "Delebio (250 m.), borgo non umile, commerciante e industrioso, dove si tiene nella terza settimana di ottobre una fiera di bestiami assai frequentata. Ha una filanda di seta con filatoio, una conceria di pelli, una fabbrica di pasta, una cereria, fucine, seghe, mulini.. Nelle antiche carte questo borgo è designato con il nome di Adelebium o Alebium. Al borgo detto Badia esisteva il monastero di S. Giorgio rovinato nel 901. Ad occidente avvi la località, chiamata ancora oggigiorno la Fossa dei Veneziani, che ci ricorda la battaglia ivi combattuta il 26 e 27 novembre del 1432. L’esercito veneziano comandato da Giorgio Cornaro, vincitore in una prima giornata delle forze viscontee, fu sconfitto il giorno seguente per opera specialmente di Stefano Quadrio, sopraggiunto colle truppe valtellinesi. La fossa, scavata dai Veneziani a difesa del campo, servì di sepoltura ai loro morti."


Mantello e Cino

Dobbiamo ora salire alla strada provinciale appena prima del ponte di Dubino e scendere sul lato opposto, per ritrovare la pista ciclopedonale che prosegue a destra del fiume, verso sud-est. Dopo una curva a destra, giungiamo all’area di sosta Torrente Lesina (km 10), denominata così perché appena prima dell’area il torrente che scende dalla valle omonima, sul versante orobico, si immette nell’Adda (lo scavalchiamo su un ponticello in legno). Un pannello riporta la carta del sentiero da Colico a Cosio Valtellino ed un cartello riporta i 10 articoli che regolamentano la fruizione del Sentiero Valtellina. Proseguiamo verso est, mentre alla nostra sinistra, sul lato opposto dell’Adda, due ben visibili campanili rivaleggiano in imponenza, sul fondovalle quello di Mantello, a mezza costa quello di Cino. Seguiamo con attenzione i cartelli del Sentiero Valtellina per evitare piste secondarie, superiamo un ponticello in legno e raggiungiamo il nuovo ponte in cemento di Mantello, il secondo paese della Costiera dei Cech, che ci sorride dalla riva opposta dell’Adda. Sulla sua verticale, Cino segnala la sua presenza per l’imponente campanile. Presso il ponte troviamo la seconda area di sosta, quella, appunto, di Mantello (km 11 e 300 m).


Verso il ponte di Mantello

Il già citato Feliciano Ninguarda scrive: “Mezzo miglio sopra Dubino, ai piedi dello stesso monte vicino all'Adda, vi è il paese di Mantello con circa ottanta famiglie. La chiesa parrocchiale è dedicata ai SS. Gregorio e Colombano, tuttavia è chiamata dal popolo di S. Marco per le processioni che vi convengono nel giorno della festa. Il parroco è il sac. Pietro Castelli di Dubino. Sono tutti cattolici all'infuori di una famiglia il cui capo fu un certo Benedetto Malacrida, morto eretico, la cui moglie invece, ancora vivente persevera nella fede cattolica eun'altra donna di Caspano, oriunda della famiglia Cappelli, che malgrado sia andata sposa a un cattolico, resta sempre nell'eresia.” E Giovanni Guler von Weineck: “Subito dopo, proseguendo verso il lago, si trova nel piano della valle Mantello, che è quasi bagnato dall’Adda. Perciò un ponte, gettato in questa parte, conduce di lì nella squadra di Morbegno, a Rogolo che sta a mille passi dall’Adda, di fronte a Mantello. Qui abitano alcuni della nobile schiatta Castelli S. Nazaro, che vi immigrarono da Como al tempo delle fazioni cittadine…”


Mantello

Proseguiamo verso est-nord-est, senza perdere di vista il fiume Adda che scende tranquillo verso la foce. Al km 12, mentre sulla riva opposta scorgiamo la frazione Soriate, la pista, sempre seguendo il fiume, piega a destra ed inizia un lungo tratto diritto verso sud-est. Alla nostra sinistra vediamo le poche case di Piussogno, sulla cui verticale, a mezza costa, spicca un nuovo importante campanile, quello di Cercino. Ci avviciniamo al nobile borgo di Traona, posto a capo della squadra settentrionale del Terziere inferiore di Valtellina nell’età moderna. Cediamo di nuovo la parola a Feliciano Ninguarda: “La comunità di Traona, che assomma in sè molte frazioni, conta circa centoquaranta famiglie, tutte cattoliche, ad eccezione di un uomo, Francesco Parravicini, e di altre quindici famiglie forestiere, orinde di Caspano, che vivono a Traona durante l'inverno e d'estate a Caspano. Esse hanno, con gli altri eretici di Caspano, il loro predicante, tuttavia da pochi anni hanno portato anche a Traona un altro predicante. Compie questo compito ereticale l'ex cappuccino di S. Francesco fr. Antonio, ora chiamato Cesare Piacentino, che ivi prese una cosiddetta moglie... A Traona vi è un'altra chiesa dedicata alla SS. Trinità, una volta dotata di redditi, concessa in uso agli eretici di Caspano ed agli altri, dove il predetto cappuccino, ora apostata, predica l'eresia. A un miglio scarso oltre Traona, appena fuori strada sul monte c'è la frazione di Corlazzo, dipendente dalla comunità di Traona, con circa venti famiglie tutte cattoliche. Vi sono due chiese non lontane l'una dall'altra, dedicate l'una a S. Agata e l'altra a S. Caterina Martire. In esse raramente si celebra la messa per la penuria di sacerdoti e per la povertà di quella gente, non possedendo le chiese provento alcuno".


Traona e Mello

E Giovanni Guler von Weineck: “A ponente di Coffedo, dopo un buon tiro di schioppo, sempre sulle falde della catena settentrionale, allo sbocco di un Vallone che precipita dall’alto, non troppo lontano dal lago di Como ed a giusta distanza dall’Adda, sorge la grande borgata di Traona, così chiamata come per voler dire terra buona. Il paese è alquanto elevato, per ripararsi dalle rovinose piene del torrente, ed è il capoluogo della squadra omonima. Ivi risiede il podestà della squadra di Traona, da quando la giurisdizione di Cosio Valtellino…venne divisa in due squadre. In questo paese sorgono diversi palazzi ragguardevoli e signorili e fiorisce numerosa la nobiltà; vi risiedono i Paravicini, i Vicedomini, i Castelli S. Nazaro, i Malacrida, i Della Donna e parecchie altre famiglie, che quasi tutte traggono la loro origine da Como, o da altri luoghi dell’antico Ducato di Milano. Da queste e da altre stirpi nacquero in Traona parecchi gentiluomini, che hanno conquistato rinomanza in molti regni ed in molti stati del mondo, perché eccellono per dottrina, per valore personale e per abilità di condottieri; per queste ragioni essi ottennero da imperatori, re, principi e signori, grandi elogi, svariati favori e cospicui privilegi”. 


Verso l'isola della Pescaia

Raggiungiamo il ponte di Traona al km 15, e vi passiamo sotto. Il ponte congiunge Traona a Cosio Valtellino, sul versante orobico. Di Cosio Valtellino scrive Giovanni Guler von Weineck: “«Questo è uno dei più antichi borghi della Valtellina; un tempo, quando il fiume Bitto gli scorreva vicino, godeva di un clima salubre, che poi, cambiato il corso del fiume, divenne malsano. Esso fu a lungo il capoluogo di tutta la Valtellina inferiore; ed ivi teneva la sua residenza il podestà, la cui giurisdizione abbracciava tutta la vallata e i versanti montani di qua e di là dell’Adda, dal lago di Como sino alla chiesa di S. Gregorio. Allora Cosio Valtellino andava adorno di molti palazzi signorili che poi caddero a poco a poco in rovina». La località Dosso del Visconte, nel territorio di Cosio Valtellino, fu, infatti, la sede originaria del podestà della bassa Valtellina, anche se, a causa dell’impaludamento del fondovalle, la sede del governo fu spostata a Coseccio di Talamona. A Cosio Valtellino, sul dosso che vediamo, sulla destra, procedendo da Rogolo verso il paese, sorgeva anche un castello, detto dallo Sprecher “fortissimo”, che fu possesso dei ghibellini Vicedomini.


Ponte dell'isola della Pescaia

Lasciamo il ponte alle nostre spalle e procediamo verso est, prestando attenzione ai cartelli per non imboccare piste secondarie. Al km 16 superiamo su un ponte in legno una roggia e raggiungiamo l’area di sosta presso il Campo Sportivo di Cosio Valtellino, al km 16 e 200 m. Duecento metri oltre troviamo il bel ponte coperto in legno che scavalca un ramo del fiume Adda e ci porta in uno dei luoghi più suggestivi del Sentiero Valtellina, lsola della Pescaia o Isola d’Adda, creata dalla biforcazione in due rami del fiume. Lo sbarramento di Ardenno, che serve la centrale di Dubino, ha di molto ridotto la portata del fiume, che in passato doveva essere ben maggiore e ben più suggestiva. È comunque emozionante trovarsi su questo lembo di terra che prima della costruzione dei due nuovi ponti era rimasto deserto per decenni. Ci accolgono diversi tavoli con anche in legno e pannelli illustrativi di flora e fauna. Unico segno della vita antica, un rudere alla sinistra della pista, che verrà ristrutturato e diventerà un punto attrezzato per attività didattiche di carattere naturalistico. Poco oltre, la palina del km 17 ed il secondo ponte coperto in legno, che scavalca il ramo più settentrionale del fiume Adda. Sul lato opposto appaiono le case della frazione Valletta di Traona.


Isola della Pescaia

Pieghiamo subito a destra e procediamo verso est. In breve raggiungiamo il poderoso viadotto della nuova tangenziale. Per un breve tratto la pista corre quasi a ridosso della strada provinciale, poi si riavvicina al fiume Adda e giunge in vista di un altro luogo denso di rimandi storici, il ponte di Ganda (punt de gànda), che costituisce uno dei simboli di Morbegno. Edificato verso la fine del Quattrocento, come ponte in pietra (unico, sul torrente Adda), in località Ganda, venne distrutto da una piena nel 1566, e ricostruito nel 1568; di nuovo abbattuto nel 1772, venne ricostruito nel 1778, su progetto del capomastro Antonio Nolfi di Como, ma ad opera dell'ingegner Francesco Ferrari, con un piano carreggiabile largo sei metri arcuato a schiena d’asino e con materiali di pietra locale in modo da poter resistere alle piene dell'Adda. Prima di raggiungerlo, la pista passa accanto ad un’abitazione che mostra sulla facciata un bel dipinto che raffigura Gesù Crocifisso.


Secondo ponte dell'Isola della Pescaia

Raggiunto il ponte (km 19), lo lasciamo alla nostra destra, e con il ponte lasciamo alla nostra destra Morbegno, il più importante centro della bassa Valtellina, che deve il suo nome, a dar retta a Giovanni Guler von Weineck, non tando ai morbi legati al piano malsano, ma ai "Mores benigni", cioè ai costumi gentili dei suoi abitanti. La Guida alla Valtellina edita dal CAI nel 1885 (II ed., a cura di Fabio Besta), segnala che "Morbegno, antica borgata, fu per brevissimo tempo, nel 1798, sotto la Repubblica Cisalpina, capoluogo del dipartimento dell'Adda. Varie chiese antiche, tre vasti fabbricati di conventi, il palazzo Malacrida e diversi altri fanno fede della sua passata floridezza... Ha vari opifici, e l'industria, specialmente quella della sete, vi è in fiore. Ha mercati settimanali attivi e frequentati; ha numerosi e decentissimi negozii... Nel fabbricato del soppresso convento dei cappuccini, non molti anni sono, venne costruito un teatro."


Il ponte di Ganda

Lasciato alle spalle il Ponte di Ganda, procediamo per qualche decina di metri a lato della strada provinciale pedemontana, fino a trovare, alla nostra destra, la ripartenza segnalata del Sentiero Valtellina. Qui troviamo l'area di sosta attrezzata Ponte di Ganda. Passiamo poi a destra della storica centrale di Campovico, costruita nel 1898 per servire l’elettrificazione della tratta ferroviaria fra Colico e Como. Questa centrale rappresenta non solo un pezzo di storia locale, ma anche mondiale: i treni valtellinesi, a partire dal 15 ottobre 1902, furono i primi in Italia e nel mondo ad impiegare la corrente alternata trifase ad alta tensione, con linee elettriche aeree a 3.600 V e frequenza nominale di 16,7 Hz, alimentate appunto dalla centrale idroelettrica di Campovico che sfruttava le acque del torrente Toate.


Centrale di Campovico

La pista prosegue verso sud-est, attraversando la riserva naturalistica del Parco della Bosca. Alla nostra sinistra vediamo Campovico, importante frazione di Morbegno, con la sua candida chiesa della Visitazione della B. V. Maria. Feliciano Ninguarda attesta che "nel piano vicino all'Adda e non lontano dal ponte di Ganda c'è Campovico con la chiesa dedicata a S. Maria, incorporata al monastero dell' Isola. Non lontano c'è Cermeledo altrettanto sottomesso al predetto monastero, e la chiesa di S. Nazzaro. I due paesi contano oltre quarantacinque famiglie tutte cattoliche eccetto una che abita a Cermeledo, il cui capostipite fu il contadino chiamato Giovanni Lutero. Quando morì gli successero nell'eredità e nell'eresia due nipoti che occuparono la chiesa di S. Nazzaro..." E Giovanni Guler von Weineck: “Vicino ai Torchi c’è Campovico, in basso nella pianura vicino all’impetuoso torrente Tovate; è un villaggio assai antico che fu un giorno molto fiorente, sia per la sua numerosa popolazione, sia ancora per i mercati settimanali e per le fiere annuali che ivi si tenevano prima che fossero trasferiti a Morbegno. L’Adda ed il torrente Tovate, in mezzo ai quali sta Campovico, hanno poi rovinata e insabbiata non solo la pianura che era vasta e ridente, ma anche il paese stesso; e a tal segno che oggi si scorgono appena poche tracce della sua passata floridezza, perché gli abitanti si sono trasferiti in alto, a Cermeledo. Presso Campovico si combattè anticamente una sanguinosa battaglia contro i Milanesi, i quali durante la guerra con Como volevano occupare l’intera Valtellina; e avrebbero vinto i Milanesi, se in Valtellinesi non fossero stati di grande aiuto ai Comaschi e a loro favorevoli”.


Campovico

L’ultimo tratto del Sentiero Valtellina, dal km 20 al km 22, corre a sinistra del fiume Adda e ci porta alla località Isola di Talamona, assai frequentata da podisti, camminatori e ciclisti. A metà circa di questo segmento, cioè al km 21, l'andamento rettilineo è interrotto da una piccola deviazione che permette di scavalcare su un ponticello il torrente Toate, che scende dal limite orientale della Costiera dei Cech.
Il sentiero termina presso il ponte arcuato di Paniga, a destra della frazione omonima. Sul lato opposto dell’Adda l’importante paese di Talamona, ai piedi del versante orobico.
Qui il sentiero si interrompe e, in attesa di un segmento di connessione, deve essere ripreso dopo un tratto sulla ss 38 dello Stelvio in località Chiosco del Ponte subito dopo, a sinistra, del ponte del Tartano sul fiume Adda. Noi invece, superato il ponte, ci troviamo al parcheggio dove, se ne abbiamo la possibilità, abbiamo lasciato una seconda automobile per tornare a recuperare la prima a Colico.


Verso il ponte di Paniga

CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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